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Intelligenza artificiale a scuola, la spinta di Valditara: dettagli, obiettivi



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Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara annuncia che a partire dall’anno scolastico 24-25 in 15 scuole di Calabria, Lazio, Toscana, Lombardia partirà una fase di prova dell’uso dell’intelligenza artificiale. Vediamo come e perché

Pubblicato il 10 set 2024

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino



scuola intelligenza artificiale

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, al Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha appena annunciato che a partire dall’anno scolastico 24-25, ormai alle porte in tutte le regioni italiane, in 15 scuole di Calabria, Lazio, Toscana, Lombardia[1] partirà una fase di prova dell’uso dell’intelligenza artificiale che durerà due anni scolastici.

La sperimentazione dell’intelligenza artificiale a scuola in Italia

La fase sperimentale, che sarà attentamente monitorata e valutata, secondo quanto dichiarato da Giuseppe Valditara, sarà il primo passo per estendere l’uso dell’Intelligenza Artificiale.

Proprio secondo quanto si evince dalle parole pronunciate dal ministro, l’IA diventerà uno strumento per dare un contributo importante alla didattica, aiutando i docenti nel costruire percorsi che valorizzino i talenti degli studenti e delle studentesse, che avranno così l’opportunità di verificare i propri traguardi, modellare il proprio studio e anche per recuperare. Al centro della sperimentazione ci sarà la personalizzazione della didattica, favorita proprio dell’uso dell’IA.

Al termine dei due anni di sperimentazione, sarà l’Invalsi[2] a valutare i risultati del progetto, che confronterà i progressi degli studenti e delle studentesse delle classi coinvolte nel percorso, con quelli delle classi tradizionali.

Se i risultati saranno positivi, l’obiettivo del ministero è quello di estendere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale a tutte le scuole italiane a partire dal 2026.

I dettagli della sperimentazione Valditara

Il percorso riguarderà dapprima le scuole selezionate in Lazio e Calabria, a seguire quelle in Toscana e Lombardia. La sperimentazione prevede l’utilizzo di un software installabile su Google Workspace, inizialmente più centrato sulle materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e sulle lingue straniere.

In questi giorni saranno ufficialmente indicate le classi scelte per il progetto sperimentale per l’introduzione a 360 gradi dell’IA nella didattica ordinaria; i direttori degli Uffici Scolastici delle regioni coinvolte le hanno selezionate e si attende ora il parere di dirigenti scolastici e dei docenti e anche quello di alunne e alunni per la privacy.

L’intero percorso prevede la formazione dei docenti, che potranno così avere il supporto dell’intelligenza artificiale, sotto forma di assistente virtuale, in grado di individuare le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti e di segnalarle contemporaneamente al docente e all’allievo. A quel punto, il passo successivo sarà quello di predisporre interventi specifici e mirati per aiutare i discenti a superare le difficoltà.

Va ricordato che già circa un anno e mezzo fa il Ministero dell’Istruzione e del Merito si era espresso a favore della formazione dei docenti sull’uso dell’IA che aveva detto: “Mi piacerebbe che la scuola fosse in grado di collegare gli studenti con luminari situati oltreoceano tramite traduzione simultanea, perché non tutti i bravi professori sono solo in università italiane. Vorrei che gli studenti potessero partecipare a una lezione di fisica o matematica durante un corso liceale o di istruzione tecnica, professionale, e così via, erano state infatti queste alcune delle parole pronunciate da Valditara in occasione di Didacta 23”[3].

Al centro del progetto del MIM c’è la personalizzazione della didattica, che lo stesso Valditara ha da tempo dichiarato essere uno dei must del suo ministero, e che grazia all’IA potrà essere potenziata.

Obiettivi

La sperimentazione punta a raggiungere due obiettivi principali: dare a tutti gli studenti e le studentesse, la possibilità di migliorare il proprio livello di istruzione e contrastare la dispersione scolastica, soprattutto quando si troveranno nella fase della scelta della scuola superiore.

L’IA, guidata e supervisionata dai docenti potrà quindi svolgere un ruolo significativo nel differenziare i percorsi di apprendimento, offrendo ad ogni apprendente un’esperienza formativa più adatta alle proprie caratteristiche, potenzialità e ritmi di apprendimento.

Una valutazione della sperimentazione italiana dell’IA a scuola

Dietro alla sperimentazione, che si pone come una delle prime a livello internazionale secondo il ministro, vi è il pensiero di Benjamin Bloom, che nel 1984 sosteneva come i risultati scolastici degli studenti migliorassero in modo significativo in presenza di un supporto individuale costante. Oggi tale supporto sarà proprio quello dell’assistente virtuale, che potrebbe contribuire al colmare il divario di apprendimento tra studenti e studentesse, coloro che raggiungono una buona valutazione e coloro che si trovano in difficoltà. 

Quello italiano è uno dei primi progetti a livello internazionale che prevede la collaborazione tra docenti e assistenti virtuali, per questo, come ribadisce lo staff del ministro dell’Istruzione, sarà importante passo dopo passo verificare, validare i risultati e l’intera sperimentazione.

Ci tengono a sottolineare inoltre che l’introduzione dell’IA non solo non comprometterà la centralità de docenti nel percorso educativo e formativo, ma anzi costituirà un supporto che se funzionerà potrà non solo innovare ulteriormente la didattica, ma sostenere il lavoro degli insegnanti.

L’IA nelle scuole in Italia e nel mondo

Il progetto sperimentale del MIM, come detto, si segnala come uno dei pochi a livello internazionale e in effetti secondo l’ultimo rapporto Unesco “A mapping of government –endorsed AI curricula” su competenze e intelligenza artificiale, presentato nel corso della ultima edizione della Digital Learning Week[4], fino al 2022 sono stati pochi i Paesi nel mondo che hanno realizzato quadri di riferimento o dei programmi di IA per docenti (Armenia, Austria, Belgio, Canada – Yukon, Cina, Corea, Emirati Arabi, India, Kuwait, Portogallo, Qatar, Serbia) inserendo l’IA tra gli obiettivi di apprendimento nei programmi di studio nel loro paese.

In Italia sono state già avviate alcune significative sperimentazioni di utilizzo dell’AI in ambito didattico.

Tra queste quella della rete di 54 istituti del Friuli Venezia Giulia, che ha pubblicato il documento “Costruire il futuro. Linee Guida sull’utilizzo dell’IA in ambito scolastico”[5]  e la Rete Nazionale Licei Scienza dei dati e Intelligenza Artificiale, guidata dal Liceo Michelangelo Buonarroti di Monfalcone[6] (Licei di Voghera, Reggio Calabria, e Trento) che ha costruito un curricolo che connette Intelligenza Artificiale e competenze liceali.

Bibliografia


[1] Scuole italiane secondo il MIM 364.069, https://www.miur.gov.it/-/scuola-disponibili-i-primi-dati-sull-a-s-2023-2024-in-classe-circa-7-2-mln-di-studenti-1#:~:text=Nell’anno%20scolastico%202023%2F2024,dati%20sull’anno%20appena%20iniziato.

[2] https://www.invalsi.it/invalsi/index.php

[3] https://www.tuttoscuola.com/didacta-italia-valditara/

[4] https://www.unesco.org/en/weeks/digital-learning

[5] https://stelliniudine.edu.it/wp-content/uploads/sites/724/E-Book-Costruire-il-futuro-maggio-24_def.pdf?x52729

[6] https://www.liceomonfalcone.it/

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