Italia ancora impreparata a cogliere appieno i vantaggi offerti dalla digital transformation e, in particolare dall’Intelligenza artificiale. La scarsa dotazione di digital skill rischia non solo di alimentare paure sbagliate sul futuro del lavoro che si teme venga messo in pericolo dall’ingresso delle nuove tecnologie. Ma anche di impedire a industria e nuove generazioni di perdere un treno strategico per la crescita del Paese. Vediamo più in profondità.
Agli italiani “mancano le necessarie competenze di base per prosperare nel mondo digitale, sia come individui, sia come lavoratori”. Questa la sentenza dello Skills Outlook Scoreboard che inserisce il nostro Paese tra gli ultimi posti tra quelli impreparati ad affrontare le sfide di un processo di digitalizzazione in atto che sta trasformando il modo in cui le persone vivono e lavorano.
Lo Scoreboard, recentemente pubblicato dall’OCSE – l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico –, pone l’accento sulla necessità di una formazione continua, fondamentale per garantire all’Italia l’opportunità di sfruttare appieno il potenziale della digitalizzazione.
Tecnologie come l’Ict, l’intelligenza artificiale e la robotica rappresentano infatti una fonte di risorse utili a rafforzare la produttività del nostro Paese, benessere che non può essere raggiunto senza un’adeguata preparazione delle nuove generazioni. Di tutti quei giovani che nella propria quotidianità fanno un uso costante delle nuove tecnologie senza conoscere davvero le molteplici declinazioni del digitale nel mondo del lavoro e le figure professionali attualmente più ricercate. I ragazzi di oggi sono al corrente che la tecnologia intelligente sta trasformando il modo di lavorare?
AI e lavoro: lo spettro della sostituzione dell’uomo
Negli ultimi quattro anni le imprese che hanno adottato l’intelligenza artificiale sono aumentate del 270%; secondo un’analisi condotta da Gartner, l’AI sta vivendo un boom senza precedenti diventando parte integrante delle strategie digitali della maggior parte delle aziende. Diventa dunque fondamentale accompagnare i professionisti del futuro in un percorso di crescita delle proprie competenze, fornire loro un’adeguata preparazione, per evitare una discrepanza tra domanda e offerta. Un gap di cui troppo spesso i ragazzi non sono a conoscenza o che decidono di ignorare a causa di paure legate a pregiudizi ed errate convinzioni, come quella che porta la maggior parte di loro a credere che, un giorno, i robot sostituiranno gli uomini nel lavoro. O ancora la convinzione che affidare mansioni a esseri umani sia garanzia di successo: quello che emerge, in definitiva, è quasi sempre il timore di essere dominati dall’intelligenza artificiale, quasi mai la possibilità di averne il controllo.
E questo lo riscontriamo ogni giorno nei nostri numerosi laboratori pensati per avvicinare i più giovani al tema e alle competenze legate all’AI, al machine learning e alla robotica. Uno dei progetti che ci vede in prima fila è quello nato in collaborazione con Microsoft, “Ambizione Italia per la Scuola”. Un percorso che coinvolge studenti e docenti delle scuole italiane, con numerosi appuntamenti settimanali, tutti finalizzati a mostrare le numerose opportunità inesplorate che col tempo l’AI sta rivelando.
Formazione, parola chiave per un futuro sostenibile
Partiamo dalla storia, dalla sua evoluzione per passare all’aspetto più pratico, al funzionamento. Cos’è l’intelligenza artificiale? Come crearne una? Ma soprattutto, quali sono i benefici a questa connessi? Vogliamo trasformare qualcosa di “mistico” in qualcosa di più concreto, allontanare chi partecipa alle nostre sessioni formative dall’idea che l’AI sia qualcosa di lontano dal presente.
Ogni volta che i formatori della Fondazione Mondo Digitale entrano in aula lo fanno per informare sulle numerose opportunità lavorative da questa offerte; non tutti probabilmente ne sono al corrente ma per il 2020 l’Italia avrà bisogno di più di 100.000 nuove posizioni con profilo tecnico e il 90% dei lavori richiederà una preparazione digitale. L’intelligenza artificiale non metterà in crisi il settore occupazionale, al contrario. Per sviluppare un sistema di AI sono necessari il data scientist umani, che lavorano alla creazione di software per integrare nuove tecnologie e nuovi dati nel ciclo di apprendimento della macchina.
E ancora, nel settore finanziario i roboadvisor gestiscono portafogli, mentre in quello sanitario le tecnologie di imaging analizzano in tempi ridottissimi e in modo efficiente radiografie. Questo non significa che roboadvisor e tecnologie di imaging sostituiranno gestori finanziari o medici – come accadde in passato agli operai con l’avvento dei robot nelle catene di montaggio delle industrie automobilistiche –, ma che lavoreranno sempre più al loro fianco. E che per farlo nel migliore dei modi avranno bisogno di un aggiornamento professionale e delle competenze costante.
La parola chiave è formazione, un impegno costante al miglioramento delle hard skill, elemento imprescindibile per far emergere i progressi connessi all’AI, che hanno portato alla nascita di sistemi che apprendono, ragionano, vedono, sentono, generando così nuove opportunità. In definitiva al miglioramento della qualità della vita, base di partenza per la costruzione di un futuro sostenibile.