Nel giugno 2020, un gruppo di ricerca di INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione per l’Innovazione e la Ricerca Educativa) ha condotto una indagine rivolta ai docenti italiani, allo scopo di conoscere le pratiche didattiche attuate dalle scuole durante il lockdown di primavera.
Finalità, contesto e metodi dell’indagine
Con la sospensione delle attività didattiche (DCPM 8 marzo 2020), le scuole si sono dovute organizzare per attivare modalità di “didattica a distanza”, come da indicazioni del Ministero dell’Istruzione. Nel corso dei mesi successivi è salito così agli onori della cronaca un acronimo – “DaD” – con il quale hanno rapidamente preso consuetudine tanto gli addetti ai lavori (docenti, dirigenti, ricercatori) e gli stakeholder (allievi, famiglie, genitori) quanto l’opinione pubblica in generale.
La DaD forzata ha introdotto nelle scuole un elemento di cambiamento – e di destabilizzazione – quale mai si era visto in precedenza, i cui effetti necessitavano di essere indagati con urgenza: non solo per verificare quanto e come una didattica a distanza fosse in grado di sostituire quella in presenza, ma anche per capire se questa condizione inedita fosse in grado di generare nuove tipologie di pratiche con un loro effettivo valore intrinseco ed il potenziale per andare, in futuro, ad arricchire il bagaglio di metodologie didattiche della scuola post-covid.
In concomitanza con la chiusura dell’anno scolastico 2019/20, INDIRE ha diffuso online un questionario semi-strutturato rivolto ai docenti italiani, con l’obiettivo di indagare le pratiche in DaD attuate durante il lockdown, rispetto a dimensioni quali:
- le metodologie didattiche,
- le tecnologie utilizzate,
- le modalità di partecipazione e inclusione,
- la riorganizzazione di contenuti e curricolo,
- l’organizzazione e la leadership scolastica,
- le modalità di valutazione degli studenti,
- le iniziative di formazione per i docenti.
All’indagine hanno risposto in maniera volontaria 3.774 docenti – 3.195 donne e 579 uomini – così distribuiti per ordine di scuola: il 10% appartenenti alla scuola dell’infanzia; il 29,8% alla scuola primaria; il 21,8% alla scuola secondaria di primo grado e il 38,4% alla scuola secondaria di secondo grado.
I risultati di questa indagine sono stati pubblicati in due momenti successivi: a fine luglio 2020 è uscito un primo report preliminare con l’obiettivo di fornire al Ministero dell’Istruzione e alle istituzioni scolastiche, nel più breve tempo possibile, le risposte dei docenti al fine di meglio valutare le decisioni da prendere per l’avvio dell’anno scolastico 2020/21; ai primi di dicembre 2020 è poi stato pubblicato un report integrativo che, attraverso un processamento dei dati più approfondito, effettua correlazioni tra le tipologie di risposte dei docenti e individua delle tendenze utili a fare un quadro più completo del “fenomeno DaD”.
Alcuni risultati dell’indagine
Data l’ampiezza delle dimensioni oggetto di indagine e la complessità dei risultati conseguiti, in questa sede si focalizzerà l’attenzione solo su alcuni di essi, attingendo i dati sia dal report preliminare che dal report integrativo.
Tra i risultati più significativi emerge sicuramente l’uso esteso delle “lezioni in videoconferenza”, diffuse in ogni ordine e grado di scuola, (89,7% alla primaria, 96,7% alla secondaria di primo grado e 95,8% alla secondaria di secondo grado), abbinato all’”assegnazione di risorse per lo studio ed esercizi” da svolgere in autonomia (79,8% alla primaria, 78,7% della secondaria di secondo grado, 80% alla secondaria di primo grado), come illustrato nel Grafico 1. La lezione frontale si afferma maggiormente negli ordini superiori, con il 73% dei docenti che praticano questa modalità alla secondaria di primo grado e il 71% alla secondaria di secondo grado, ed è minore negli ordini inferiori, in linea con l’impegno cognitivo dei più piccoli.
È evidente, almeno in fase iniziale, il tentativo di replicare il modello trasmissivo della lezione frontale in presenza, con l’assegnazione di compiti per lo studio e l’approfondimento individuale a casa. Certamente si trattava di una situazione emergenziale, in tempi senza precedenti, cui nessuno poteva essere preparato e probabilmente la videolezione ha rappresentato la modalità più immediata e forse anche più semplice per mantenere il contatto con gli studenti e la relazione non solo educativa, ma anche umana e affettiva.
GRAFICO 1: Tipologia di attività effettuate in DaD durante il lockdown di primavera 2020
Docenti laboratoriali e docenti non laboratoriali
Un risultato interessante emerso dall’analisi fattoriale relativa alle modalità didattiche utilizzate dai docenti durante il lockdown riguarda la definizione di una categoria empirica, denominata dal gruppo di ricerca “docenti laboratoriali”, in antitesi ai “docenti non laboratoriali”. Il gruppo dei docenti laboratoriali corrisponde al 14,5% del campione (549 soggetti su base dati 3.774), che cresce al crescere dei gradi scolastici, collocandosi soprattutto nelle scuole secondarie di primo grado. Nella categoria dei “laboratoriali” si collocano i docenti che dichiarano di aver svolto contemporaneamente “attività di ricerca e laboratoriali” in ambiente digitale e offline: si tratta di pratiche maggiormente espressive di una didattica di tipo attivo, collaborativa e volta allo sviluppo del pensiero critico e alla metacognizione (Grafico 2). L’attenzione ai processi di sviluppo della metacognizione, allo spirito critico e alle modalità di autoregolazione rappresenta una specificità dei docenti laboratoriali che ha un conseguente impatto anche sugli aspetti valutativi.
GRAFICO 2: Tipologia di attività di ricerca e laboratoriali effettuate in DaD
La distinzione tra “docenti laboratoriali” e “docenti non laboriatoriali” si ripropone anche in relazione alla percezione della qualità delle attività in DaD, che registra generalmente percentuali più alte nei docenti laboratoriali, soprattutto in relazione all’autonomia degli studenti (Grafico 3).
GRAFICO 3: Percezione della qualità delle attività in DaD da parte dei docenti, sulle varie dimensioni prese in esame
Le alleanze formative con il territorio
Tra gli altri risultati emersi dall’indagine, possiamo menzionare le alleanze formative instaurate con il territorio, che seppure in percentuali modeste (Grafico 4) hanno contribuito a supportare il dialogo educativo-didattico in questo periodo particolarmente difficile; nello specifico si registrano collaborazioni con gli enti locali, i comitati dei genitori, i servizi sociali.
GRAFICO 4: Alleanze formative delle scuole con soggetti del territorio
Apprendimento formale e informale
Un altro risultato interessante è l’intreccio tra apprendimento formale e informale, peraltro ampiamente auspicato e riconosciuto in ambito internazionale. Nel disorientamento della fase iniziale della didattica a distanza, molti docenti hanno spesso utilizzato i canali comunicativi che meglio si prestavano alle loro esigenze didattiche e al loro specifico target di apprendenti, talvolta anche superando le regole relative alla privacy e al trattamento dei dati sensibili, soprattutto nel caso di studenti minorenni.
Un caso emblematico è quello che emerge dall’uso di Whatsapp come una delle applicazioni tecnologiche maggiormente utilizzate durante il lockdown: il 61.7% dei rispondenti ha, infatti, dichiarato di avere utilizzato questa applicazione. Si tratta di un dato molto elevato, soprattutto se confrontato con il 77.6% delle risposte registrate in riferimento all’uso del registro elettronico, lo strumento ufficiale per eccellenza utilizzato dalla scuola anche precedentemente il lockdown e ovviamente potenziato durante il periodo dell’emergenza sanitaria.
GRAFICO 5: Tecnologie utilizzate in DaD durante il lockdown di primavera 2020
Sviluppi futuri
Alla luce delle Linee Guida della Didattica Digitale Integrata (DDI) (20 agosto 2020), subentrata alla DaD, il gruppo dei ricercatori INDIRE è al momento impegnato nella pianificazione del protocollo di ricerca di una nuova indagine che verrà a breve, con l’obiettivo di far emergere gli scenari didattici e organizzativi di successo da capitalizzare e eventualmente trasferire anche nei possibili orizzonti della scuola del futuro.