Un vero e proprio “pronto intervento” concretizzato mettendo a disposizione tutte le nostre competenze e la precisa volontà di dare il nostro contributo, in un momento così difficile. Così tutti noi membri delle Equipe Formative Territoriali abbiamo fatto come il colibrì nella favola africana, che rispondeva “faccio la mia parte” a chi gli chiedeva cosa si illudesse di fare, versando sull’enorme incendio divampato nella foresta, quella piccola goccia d’acqua che portava nel becco.
Con lo stesso spirito, voglio raccontare alcune di queste gocce d’acqua che, insieme ai miei colleghi dell’Equipe Lazio, ho cercato di versare sull’incendio divampato nella scuola.
Nel posto giusto, al momento giusto
“Sono al posto giusto, al momento giusto”, mi sono detta quando ho capito che avremmo dovuto affrontare quello che il sociologo De Masi ha definito “il più grande insegnamento sul futuro che l’umanità potesse avere”.
Mi sono ritrovata, infatti, a partecipare alla prima esperienza massiva di didattica a distanza italiana, non come maestra né come animatrice digitale, ma in un ruolo inedito, istituito proprio all’inizio di questo anno scolastico: quello di componente delle Equipe Formative Territoriali.
Siamo 120 docenti esperti ed appassionati di innovazione didattica, a disposizione di tutte le scuole della propria regione – nel mio caso, il Lazio – per garantire la diffusione del Piano Nazionale Scuola Digitale; con il coordinamento degli Uffici Scolastici Regionali, il nostro compito è quello di assicurare supporto e accompagnamento per tutto ciò che riguarda la sfida dell’innovazione scolastica in merito a percorsi formativi, ambienti digitali, sperimentazione di metodologie e di modelli organizzativi.
Fare la propria parte
È stato ribadito in molte occasioni quanto l’accostamento dell’emergenza COVID con l’esperienza della guerra sia fuorviante, ma concedetemi una piccola licenza. Se già all’inizio dell’anno scolastico ritenevo che il nostro compito fosse una sfida entusiasmante ma complessa, con la chiusura improvvisa delle scuole, lo stesso compito si è trasformato in una “chiamata alle armi” per fronteggiare l’emergenza prima solo sanitaria, ma ben presto anche educativa.
Il concetto di “supporto” alle scuole, che sostanziava fino a poco prima il compito delle Equipe, improvvisamente mi suonava riduttivo: ora urgeva un vero e proprio pronto intervento.
Ecco dunque, le tre iniziative realizzate per le scuole della nostra regione, scelte tra tutte le altre perché lavorandoci ha avvertito che stavo partecipando a quell’incredibile insegnamento sul futuro citato da De Masi.
Chiacchierate attorno al caminetto (digitale)
Dal 18 marzo al 29 aprile, ogni giorno, alle ore 15.00 in punto, un paio di formatori della nostra Equipe erano online, collegati con centinaia di docenti per chiacchierare spaziando tra tanti temi: dal coding alla valutazione, dalla geometria dinamica all’internazionalizzazione, dalla cittadinanza digitale alla modellazione 3D. Tutti riletti nell’ottica della replicabilità a distanza, naturalmente.
L’obiettivo che ci eravamo posti progettando questo ciclo di webinar, intitolato non a caso #insiemecelafaremo, era principalmente quello di mettere a disposizione dei docenti una sorta di un “Dad starter kit” e aiutarli nell’organizzare efficacemente lezioni a distanza.
I messaggi di feedback ricevuti alla conclusione del percorso mi hanno fatto capire che quell’appuntamento quotidiano ha acquisito man mano un significato inaspettato, un valore aggiunto, qualcosa che era andato oltre l’opportunità di scoprire uno strumento per realizzare presentazioni o verifiche online:
Grazie…
…per averci creato una routine, seguendovi tutti i pomeriggi
…per non averci fatto sentire soli in un periodo così difficile, anche professionalmente
…per aver voluto accendere piccole fiamme di speranza
…per esserci semplicemente “stati”.
Quei webinar erano diventati una sorta di “caminetto digitale” attorno a cui tanti docenti si erano raccolti per ascoltare voci rassicuranti di colleghi, condividere timori, anche semplicemente per…stare. Il pensiero corre inevitabilmente al presidente Roosevelt che istituì le famose fireside chats: con la sua voce ogni sera portava conforto alle famiglie preoccupate per i loro figli mandati a combattere lontano da casa.
“Accendere caminetti” nelle case degli alunni di tutta l’Italia: mi piace pensare che sia stata proprio questa la vera impresa compiuta da tutti quei docenti che si sono messi in gioco con la loro professionalità e volontà, anche uscendo dalla loro comfort zone tecnologica, per conciliare, nonostante l’ossimoro, di una didattica della vicinanza… a distanza!
Non mettiamo in quarantena la fantasia: #RodariSocial
La seconda goccia del colibrì riguarda un progetto di social reading ispirato al metodo di TwLetteratura e tutto dedicato a Gianni Rodari, nel centenario della sua nascita.
Secondo un calendario di lettura condiviso le classi partecipanti avrebbero letto storie, prodotto brevi testi, ispirati a “La grammatica della fantasia”, condivisi poi in rete dai docenti, con l’hashtag #RodariSocial. Avremmo partecipato anche noi dell’Equipe per commentare i messaggi dei bambini animando l’account ufficiale del gioco e interpretando coralmente uno degli indimenticabili personaggi del “Libro degli errori”: il Professor Grammaticus!
Tutto era pronto per partire, quando il caso ha voluto che l’inizio del gioco coincidesse con l’inizio del lockdown. Dopo un breve momento di incertezza, abbiamo scelto che avremmo proseguito, anche perché era proprio in un momento come quello, che ci sarebbe stato bisogno di storie fantastiche da condividere. Predisposto un kit didattico di supporto (che può essere richiesto tuttora via mail), abbiamo lanciato la sfida agli insegnanti: una sfida accolta da più di cinquanta di loro, che hanno scelto di non mettere in quarantena la fantasia.
Provare per credere: ci vorrebbero ore, forse giorni, per scorrere l’intera cronologia dei testi ideati dagli alunni durante le lezioni a distanza e pubblicati poi dai loro volenterosi insegnanti.
Tra tutti, quelli che emozionano maggiormente sono i testi in cui i bambini hanno espresso il loro vissuto nell’epidemia -frustrazioni, paure, speranze- tutto interpretato attraverso la poetica rodariana. Insomma, anche in chiave digitale, le parole di Rodari sono state in grado di compiere nuovi ed ulteriori prodigi negli alunni, e nei docenti, costretti a casa per mesi.
Ecco solo un assaggio dei testi condivisi:
“Se ora potessi esprimere un desiderio
chiederei a chi ci guida di far finire questo putiferio.
Se solo potessi chiederei
che bastasse un abbraccio
per far sparire ogni contagio”. Anna, IC Istituto B.De Finetti, Roma
“Ho sognato il nostro ritorno a scuola.
In classe non c’erano più i banchi, ma gli SBANCHI
Tutti colorati, sul soffitto si erano posati
a reggerli c’erano delle catenelle di caramelle.
Un giorno torneremo e ci riabbracceremo!”. Marco, II B Istituto M.Fedele di Minturno (LT)
“Se Capitan America esistesse davvero
dal virus salverebbe il mondo intero.
Se la Nutella fosse un medicinale
il mondo intero potrebbe curare.
Se la bacchetta di Harry Potter fosse vera,
farei uscire tutti da questa galera”. Filippo IVG, Istituto Spizzichino-Scuola Berto, Roma
Ultimo giorno di scuola, online
L’ultima goccia che ho il piacere di condividere riguarda, non a caso, l’ultimo giorno di scuola. Un timore infatti serpeggiava già da tempo tra i docenti: come saluteremo i nostri alunni, senza poterli incontrare né abbracciare?
L’8 giugno nessuno avrebbe suonato né avrebbe sentito il suono dell’ultima campanella che dà inizio alle vacanze, con il rischio di perdere la celebrazione di un rito, non solo scolastico.
Come Equipe abbiamo deciso di intercettare questo timore e ci siamo messi al lavoro per raccogliere idee creative, attività coinvolgenti, strumenti, utili a salutare felicemente gli alunni, seppur a distanza, e per rispondere a tante esigenze pratiche:
- come animare online una festa di saluto?
- come condividere digitalmente emozioni e ricordi?
- come realizzare la tradizionale foto finale di classe?
Tutto questo si è concretizzato in un webinar affollato, intitolato Ultimo giorno di scuola online, alla presenza di tantissimi docenti, che erano lì perché rifiutavano l’idea che concludere l’anno scolastico potesse coincidere con un click sul pulsante “abbandona evento” di una lezione online.
Da segnalare un dato che ha caratterizzato questa, come molte altre iniziative: la partecipazione numerosa delle maestre dei più piccoli, infanzia in testa. Numeri alla mano, sono state loro, in assoluto, a manifestare il maggiore interesse alle nostre iniziative durante tutta la fase di emergenza. Insomma: le fondamenta educative della nostra scuola hanno retto l’urto, mettendosi in gioco formandosi, approfittando della “tempesta”.
Approfittiamo della tempesta
“Rimettere tutte le suppellettili dov’erano sui mobili è sciocco, perché vuol dire perdere un’enorme opportunità.
Dobbiamo essere disposti a perdere dei pezzi di mondo.
Approfittiamo e cerchiamo di andare oltre. E di ridisegnare le cose che ci stanno a cuore.”
Non sono parole mie, ma quelle di Alessandro Baricco, pronunciate durante l’evento inaugurale dell’ultima edizione del festival di Parole O Stili. Sintetizzano metaforicamente quel che spero accada ad una delle “cose” che mi stanno più a cuore: la scuola.
Spero innanzitutto che grazie dall’esperienza prolungata fatta in questi mesi, si vada oltre i pregiudizi nei confronti della didattica digitale: è stato evidente che se l’epidemia si fosse abbattuta sulla nostra scuola anche solo 10 anni fa, con altissima probabilità l’ultimo giorno di lezione sarebbe stato il 5 marzo. Seppur con tutte le limitazioni del caso, proprio grazie all’utilizzo -piuttosto diffuso- di strumenti e piattaforme digitali, è stato possibile proseguire nelle attività didattiche e, come ben espresso in una nota ministeriale “dare validità sostanziale, non meramente formale, all’anno scolastico”.
La tempesta c’è stata e, anche se si spera il contrario, potrebbe ripetersi.
Investire tempo e formazione in attività che favoriscano l’attitudine alla resilienza e al problem solving, farà la differenza, non solo per gli alunni, ma anche per tutti noi, professionisti della scuola, che ci troviamo ora davanti ad un bivio. Da una parte possiamo scegliere di rimettere tutto esattamente dov’era, ritornando a quella che definivamo “normalità”. Dall’altra, non senza fatica, scegliere di abbandonare qualche pezzo di scuola che, rivisto oggi, alla luce dell’esperienza fatta nella tempesta, non ci appare più così essenziale né funzionale.
E ridisegnare allora una scuola più contemporanea, un luogo di benessere diffuso, dove insegnare ed imparare insieme ai nostri alunni finalmente alleggeriti da pregiudizi, muovendoci con naturalezza tra quaderni e app, piattaforme e libri, attività in presenza e sul cloud.