lauree a distanza

Lauree online, Pizzetti: “Nuove norme occasione unica per la formazione e il diritto allo studio”



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La rapida evoluzione della società digitale e l’aumento delle Università telematiche in Italia richiedono una regolamentazione chiara. Il MIUR, in collaborazione con la Conferenza dei Rettori, sta lavorando a un decreto per disciplinare le lauree a distanza, con l’obiettivo di migliorare l’accesso agli studi e la formazione permanente

Pubblicato il 6 ago 2024

Franco Pizzetti

professore emerito in diritto costituzionale, Università di Torino, ex Garante Privacy



Strategie di trasformazione digitale

L’evoluzione in atto della società digitale, sempre più rapida e pervasiva di ogni settore economico e produttivo, obbliga a affrontare temi sempre nuovi relativi all’organizzazione di insegnamenti a distanza.

È ben noto che da tempo, con accelerazione evidente durante la pandemia, si sono sviluppare forme di insegnamento a distanza relative anche al rilascio di lauree, utilizzando la didattica digitale.

Verso un decreto che disciplini le lauree a distanza

Del resto, anche il MIUR ha dedicato molta attenzione, anche di intesa con la Conferenza dei Rettori, a disciplinare il riconoscimento delle cosiddette lauree a distanza.

Proprio a questo, del resto, sta dedicando ora nuova attenzione la ministra dell’Università Bernini che ha segnalato più volte la volontà di firmare un nuovo decreto che disciplini meglio e in modo più chiaro la materia, in modo che la nuova regolazione entri in vigore, se possibile, per l’anno accademico 2024-2025.

Le Università telematiche in Italia

Il tema interessa moltissimo le numerose Università telematiche che, registrando numeri sempre più elevati di iscritti, si sono sviluppate in questi anni in Italia, e che sono oggi raggruppate in numerose e diverse forme di raccordo tra loro, la più rilevante delle quali è oggi, in Italia, il ben noto “Multiversity Group”. Il gruppo, controllato dal fondo britannico CVC Capital Partners, é proprietario delle Università Pegaso, Mercatorum, San Raffaele e Sole 24 ore formazione.

Il gruppo Multiversity S.p.A. è presieduto da Luciano Violante e ha come Amministratore delegato Fabio Vaccarono, portatore di una lunga e analoga esperienza in Google Italia.

Intorno al decreto in preparazione c’è molto interesse, così come non meno elevata e generale è l’attenzione per l’attività del gruppo Multiversity.

I temi al centro della discussione

Ovviamente al centro dell’attenzione oggi vi è il rapporto tra modalità tradizionali di erogare l’insegnamento universitario e le diverse missioni proprie dell’Università, da un lato; la possibilità di consentire, grazie all’insegnamento telematico, l’accesso agli studi universitari a un numero sempre più elevato di studenti, anche se residenti lontano da località universitarie e privi dei mezzi o del tempo necessario per seguire la didattica tradizionale in sedi lontane dalla loro residenza abituale, dall’altro lato.

Offrire un canale telematico idoneo, controllato dal Ministero

Insomma, come ha messo bene in rilievo Luciano Violante, il primo scopo delle lauree digitali e delle Università digitali è quello di offrire un canale telematico idoneo e controllato dal Ministero nella qualità degli insegnamenti impartiti, per rendere più efficace il diritto, anche costituzionalmente riconosciuto a tutti i capaci e meritevoli, di accedere ai gradi più alti degli studi.

Offrire istruzione di qualità a popolazioni di altri Paesi e Continenti

Inoltre, aggiunge sempre il Presidente Violante, una efficiente organizzazione delle università in forma digitale può consentire anche all’Italia di offrire istruzione di qualità a popolazioni di altri Paesi e Continenti, a cominciare dai Paesi dell’Africa, contribuendo così a governare in modo più efficiente per tutti gli interessati i rapporti tra l’Italia e il suo sistema produttivo, da un lato; le popolazioni di altri continenti e le loro volontà migratorie, dall’altro.

Regole chiare sulle Università telematiche sono un vantaggio per tutti

Non vi è dubbio dunque che il tema delle Università digitali e degli insegnamenti di rango universitario impartiti con modalità digitali è assolutamente centrale e tocca molteplici aspetti, diversi fra loro ma tutti della massima importanza: primo fra tutti quello di garantire appunto la qualità degli insegnamenti impartiti e, secondo, quello di non creare incomprensibili e inutili forme di concorrenza sleale fra Università tradizionali e Università telematiche, a rischio di incidere negativamente sulla possibilità di apprendimento tanto di chi frequenta le Università tradizionali quanto di chi frequenta quelle telematiche.

Tutto questo è certamente assolutamente chiaro sia alla ministra Bernini che agli organi ministeriali della Conferenza dei Rettori che stanno preparando la bozza di decreto, così come è chiaro anche alle Università digitali e alle loro forme di organizzazione, che certo non hanno alcun interesse a indebolire controlli e regole che, se ben definiti e applicati, possono invece dare sempre più peso e ruolo alle Università digitali.

Università telematiche e formazione permanente: l’importanza di regole adeguate

In questo quadro è bene sottolineare un ulteriore aspetto che merita sia ben presente a chi sta elaborando la nuova normativa.

La società digitale si sviluppa con un ritmo velocissimo di cambiamento e di innovazione e si fonda sempre di più su tecnologie che, come la stessa Intelligenza Artificiale sta dimostrando, richiedono conoscenze molto approfondite non solo per rispettare le regole del mercato unico digitale europeo ma anche per poter trarre, dall’ uso di queste tecnologie da parte delle imprese, i massimi benefici possibili, anche nella prospettiva della competizione globale fra UE e altri ecosistemi mondiali.

Se si tengono bene a mente queste cose non sarà certo difficile comprendere che una riflessione moderna ed efficace sulle regole relative alle Università digitali deve tener presente anche l’attività di formazione permanente e di adeguamento professionale costante che già da tempo le Università tradizionali cercano di offrire.

Si tratta di una occasione unica, che sarebbe gravissimo perdere, di dettare regole adeguate a garantire non solo la equipollenza delle lauree telematiche con quelle tradizionali ma anche a offrire strutture di insegnamento e di aggiornamento professionale capaci di seguire costantemente l’evoluzione della società digitale, offrendo alle imprese e ai lavoratori forme efficienti e adeguate di aggiornamento professionale indipendentemente da dove lo stabilimento sia collocato e da dove risiedano i lavoratori impiegati.

È più che ragionevole dunque fare appello alla ministra Bernini affinché dia alle strutture che supportano la didattica digitale indicazioni chiare in questo senso.

Lo stesso vale per le organizzazioni che raggruppano le Università telematiche.

Un’occasione unica per la formazione permanente

Sarebbe davvero curioso che queste organizzazioni avessero a cuore garantire giustamente una offerta formativa adeguata a garantire conoscenze universitarie di base agli italiani e ai cittadini di altri Paesi e Continenti e trascurassero invece la necessità di assicurare anche una adeguata e costante capacità di formazione permanente in sintonia con l’evoluzione della società digitale.

Non vi è alcun dubbio peraltro che tanto il Presidente Violante, quale Presidente di Multiversity, quanto la ministra Bernini non mancheranno di porre la massima cura per garantire che le Università telematiche siano anche strutture permanenti di adeguamento professionale e tecnico rispetto all’evoluzione della società digitale.

Quello che è certo è che ci troviamo di fronte a un nodo essenziale del passaggio alla società digitale che, come abbiamo detto, incide anche sulle modalità di attuazione dei una delle norme più importanti della nostra Costituzione e su uno dei diritti fondamentali di maggior rilievo che essa afferma con riguardo all’accesso dei capaci e meritevoli ai più elevati radi degli studi.

Conclusioni

Sempre più è evidente che davvero il passaggio alla società digitale non riguarda, anche per la UE, solo la tecnologia e la disciplina uniforme del mercato unico digitale ma si estende a richiedere nuove regole fondamentali da porre anche alla base dei diritti essenziali dei suoi cittadini e, in particolare, dei cittadini della UE.

L’AI Act, dunque, non è solo la prima normativa che disciplina la corretta applicazione della AI ma è anche, e soprattutto, la prima disciplina che, pur nata per rafforzare lo spazio unico digitale europeo mette tutti di fronte alla ampiezza del passaggio che stiamo vivendo dalla società of line a quella on line, come direbbe Floridi.

È bene che questo sia chiaro a tutti gli esperti e i decisori europei perché quella che per la UE è davvero un’occasione unica non vada sprecata a causa di una inspiegabile miopia di vedute circa quanto sta accadendo.

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