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L’EdTech in Italia: come viene usato in scuole, università e aziende



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Il settore dell’EdTech sta attraversando un periodo di cambiamento. Qual è lo stato attuale dell’adozione di queste tecnologie in scuole, università e aziende nei processi formativi? Quali sono i benefici riscontrati? Quali le barriere? Queste sono alcune delle domande a cui l’Osservatorio EdTech ha cercato di dare una risposta nella sua più recente ricerca

Pubblicato il 1 feb 2024

Martina Mauri

Direttrice dell’Osservatorio EdTech del Politecnico di Milano



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Nell’agosto 2023, l’UNESCO ha pubblicato un report intitolato “An EdTech tragedy?” in cui vengono mosse forti critiche al ricorso a strumenti digitali durante la pandemia, nonostante in quel periodo abbiano garantito continuità nell’erogazione della formazione. Parallelamente, è dallo scorso anno che si osserva un calo a livello globale degli investimenti venture capital (VC), diminuiti vertiginosamente rispetto ai livelli del 2020-2021.

Sta scemando quindi l’interesse nel settore EdTech?

Il ruolo del Piano Scuola 4.0 nel settore EdTech

A dire il vero, l’ultimo anno in Italia è stato segnato da forti finanziamenti pubblici alle scuole per la digitalizzazione della didattica, tramite il Piano Scuola 4.0, parte del PNRR. Il fondo ha infatti stanziato risorse per circa 2,1 miliardi destinati alla trasformazione di 100.000 aule per adattarle ad una didattica immersiva, nonché alla creazione di laboratori per formare le future professioni digitali. Questa forte spinta sta accelerando il processo di adozione di alcune tecnologie innovative nelle scuole, come la realtà virtuale/aumentata e l’intelligenza artificiale.

Le potenzialità di applicazione nella didattica sono molteplici, dalla creazione di simulazioni di situazioni reali in cui sviluppare abilità manuali specifiche tramite la realtà immersiva, alla personalizzazione del percorso formativo grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale. In questo contesto, il digitale va oltre il concetto di alternativa alla formazione in presenza, come è stato utilizzato per necessità durante l’emergenza pandemica.

Formazione in azienda: l’approccio ominicanale

Gli strumenti tecnologici vengono sempre più applicati anche nella formazione in azienda, anche in questo caso integrandosi con altre metodologie di apprendimento. La prospettiva che si sta delineando è quella di una “omincanalità educativa”, intesa come l’utilizzo sinergico, pianificato e integrato di diverse modalità di insegnamento on e offline. Questo cambiamento di prospettiva influisce notevolmente sui compiti di chi è responsabile dell’erogazione della formazione, orientando l’attenzione verso una maggiore enfasi sulla progettazione della didattica.

Il settore dell’EdTech sta quindi attraversando un periodo di cambiamento. Qual è lo stato attuale dell’adozione di queste tecnologie in scuole, università e aziende nei processi formativi? Quali sono i benefici maggiormente riscontrati? Quali barriere ostacolano la transizione digitale nella formazione? Queste sono alcune delle domande a cui l’Osservatorio EdTech ha cercato di dare una risposta nella ricerca di quest’anno.

La formazione corporate e l’importanza dell’upskilling e reskilling

In ambito aziendale, la formazione è sempre più percepita dal top management come un tema di grande importanza. L’ultimo anno ha evidenziato una forte necessità da parte delle aziende di percorsi di upskilling[1] e reskilling[2], spinti dalla velocità di evoluzione delle competenze del contesto lavorativo.

Tuttavia, sebbene la formazione sia percepita come un elemento fondamentale, spesso non è sufficientemente integrata nei piani strategici aziendali. La mancanza di una visione strategica a medio-lungo termine può comportare il rischio di formare le persone per necessità di breve termine, trascurando l’evoluzione della sua professionalità dovuta alla trasformazione digitale. In questo contesto, il digitale gioca già un ruolo chiave nella formazione delle figure professionali. Le medio-grandi organizzazioni, infatti, hanno investito in media circa 480.000€ in forme di digital learning nel 2022, circa il 40% dell’intero budget di formazione. Per il 2023, è prevista un’ulteriore crescita di questa spesa del 4,9%.

Al momento, il canale digitale viene principalmente usato per la formazione obbligatoria e la formazione linguistica, ambiti nei quali si rileva anche più efficace. È utile inoltre sottolineare il fatto che per lo sviluppo di competenze hard, come ad esempio la capacità di saper utilizzare particolari macchinari o specifici applicativi tecnologici, il digitale è percepito come altamente efficace, sebbene in quest’ambito sia meno diffuso l’utilizzo di strumenti tecnologici per la formazione.

Al contrario, per lo sviluppo di competenze soft e manageriali il digitale è più diffuso, ma l’efficacia dichiarata dalle aziende è inferiore. Si tratta infatti di abilità in cui la componente relazionale è di primaria importanza e andrebbero ripensate le modalità di erogazione in digitale.

Ad esempio, sistemi di realtà virtuale possono abilitare uno sviluppo efficace di questo tipo di competenze, perché permettono la creazione di ambienti virtuali in cui la persona si può allenare, ad esempio a gestire situazioni di conflitto, senza nemmeno la pressione sociale di confrontarsi con colleghi e/o superiori.

Tuttavia, questi strumenti sono ancora poco diffusi nell’ambito della formazione aziendale, principalmente a causa dei costi elevati.

Ad oggi, infatti, le tecnologie più diffuse per la formazione in azienda sono le piattaforme LMS[3], i sistemi di HCM[4] in cui è compreso il modulo di formazione e le app per il microlearning[5]. Questi strumenti sono strettamente connessi ai benefici maggiormente riscontrati dalle aziende nell’adozione di tecnologie digitali nella formazione, che nel contesto aziendale sono legati alla flessibilità nell’erogare e fruire della formazione, alla possibilità di coinvolgere un numero maggiore di utenti e all’efficienza, data dal contenimento dei costi e dall’ottimizzazione dei tempi. Le barriere principali risultano invece essere la resistenza culturale delle persone e la scarsa cultura digitale delle aziende.

La didattica nelle scuole e nelle università

Riguardo l’ambito scolastico, come anticipato negli ultimi anni è aumentata notevolmente la capacità di spesa degli istituti. Questo enorme flusso di capitali all’interno della Scuola ha il potenziale di cambiare notevolmente l’approccio della Scuola alla trasformazione digitale. Secondo i dati dell’Osservatorio EdTech del Politecnico di Milano, la quasi totalità degli istituti (97% del campione) dichiara infatti di aver presentato una o più progettualità per l’ottenimento di fondi negli ultimi 3 anni. Tuttavia, molte di esse hanno riscontrato difficoltà nell’ottenimento di questi fondi, specialmente legate alla complessità burocratica dei bandi, le loro tempistiche ristrette e la scarsità di personale per seguire il progetto. Solo 1 scuola su 10 non ha riscontrato difficoltà nel presentare la domanda. Gli ingenti finanziamenti verso la scuola, infatti, non bastano: è necessario anche in questo caso un cambiamento culturale.

Le barriere culturali all’adozione del digitale nell’istruzione

Il tema chiave che emerge dalla ricerca dell’Osservatorio EdTech è relativo alle limitate competenze digitali dei docenti.

È su questo fronte che appare più urgente agire, fornendo una formazione adeguata. La formazione ai docenti infatti viene fatta, ma non sempre è efficace. In questo senso, la linea di investimento “Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico” rappresenta un’opportunità da non perdere per sfruttare al meglio le risorse stanziate per la formazione ai docenti. Un’adeguata formazione permetterebbe infatti di abilitare ulteriormente i benefici riscontrati dall’adozione del digitale, che al momento sono principalmente legati ad un maggior coinvolgimento degli studenti, l’inclusione di ragazzi/e più introversi e/o con bisogni particolari, nonché l’aumento dell’efficacia dell’insegnamento.

Anche nelle università il tema è di grande interesse. Gli atenei italiani investono in media il 5,6% del budget di ateneo nella trasformazione digitale, con il 57% di essi che ha aumentato gli investimenti in queste iniziative rispetto al 2022. La pandemia ha infatti rappresentato un’opportunità per la sperimentazione di nuove forme di didattica. Sebbene la presenza fisica rimanga fondamentale, la didattica nelle università è infatti sempre più integrata con strumenti tecnologici. Tra le soluzioni maggiormente adottate, spiccano gli open badge[6] per la certificazione di contenuti formativi, di particolare importanza nell’avvicinare il mondo universitario con l’universo lavorativo e nel favorire gli scambi internazionali degli studenti. Tra i benefici riscontrati dall’adozione di strumenti digitali sono predominanti la flessibilità nell’erogazione e fruizione della formazione, nonché l’efficacia della formazione stessa. Tuttavia, la transizione digitale è spesso ostacolata anche in questo contesto dalle competenze digitali dei docenti. Come nelle scuole, il problema non risiede in una mancanza di formazione su queste figure, ma piuttosto nella sua bassa efficacia. Risulta quindi cruciale un intervento dall’alto per agire su questo fronte in maniera adeguata.

L’impatto dell’IA generativa nella formazione

Guardando al futuro, l’Intelligenza Artificiale, e in particolare quella generativa, promette un impatto significativo nella formazione, supportando sia i docenti nella progettazione dei contenuti formativi che gli studenti con elementi didattici personalizzati. Questo è solo uno dei molteplici scenari che si potrebbero verificare nei prossimi anni, con lo sviluppo tecnologico che offrirà sempre più possibilità di applicazione nell’ambito formativo. In generale, il digitale è destinato ad essere sempre più integrato nella formazione, in un’ottica complementare alla didattica in presenza. Formare i docenti per guidare questo cambiamento e sfruttare al meglio le opportunità offerte dai nuovi strumenti digitali risulta la sfida chiave da affrontare per abilitare i benefici della tecnologia in ambito formativo.

Note


[1] Per Upskilling si intendono le attività per migliorare le competenze e le abilità di chi lavora, puntando su un vero e proprio upgrade di ciò che conosce e sa fare, per crescere nel ruolo. (Osservatorio EdTech – Politecnico di Milano)

[2] Per Reskilling si intendono le attività finalizzate al trasferimento della persona su un altro ruolo per farle svolgere un lavoro diverso dall’attuale: un progetto di “conversione professionale” guidato dall’azienda. Interviene sulle mansioni andando a “ricostruire” la figura professionale dotandola di nuove competenze. (Osservatorio EdTech – Politecnico di Milano)

[3] È la piattaforma applicativa che permette l’erogazione dei corsi in modalità e-learning al fine di contribuire a realizzare le finalità previste dal progetto educativo dell’istituzione proponente. (Osservatorio EdTech – Politecnico di Milano)

[4] I sistemi di HCM (Human Capital Management dall’inglese) sono software informatici per la gestione dei diversi processi HR dal recruiting alla formazione e la gestione delle performance. (Osservatorio EdTech – Politecnico di Milano)

[5] Il Microlearning è una modalità di progettazione didattica che prevede una serie di brevi moduli di apprendimento, in formato digitale. Solitamente i moduli non durano più di 20 minuti e ognuno di essi è focalizzato su un singolo argomento o obiettivo di apprendimento. (Osservatorio EdTech – Politecnico di Milano)

[6] Un Open Badge è un micro-attestato digitale. È un’immagine che viene assegnata da una organizzazione a una persona e che, come una fotografia, contiene metadati che raccontano una esperienza o competenza della persona che ottiene ed esibisce il Badge. In ambito formativo, vengono rilasciati al termine di un percorso di apprendimento, certificando le competenze acquisite dal discente. (Osservatorio EdTech – Politecnico di Milano)

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