La regolamentazione dell’intelligenza artificiale (IA) è sempre più centrale nel dibattito pubblico e accademico. Al centro della discussione, l’urgenza di bilanciare i benefici offerti dall’IA con la necessità di proteggere diritti fondamentali e garantire un uso etico e responsabile di tali strumenti. Un compito impegnativo, che coinvolge attivamente legislatori, organizzazioni internazionali e istituzioni accademiche.
Le recenti iniziative legislative sull’intelligenza artificiale
Mentre gli strumenti di intelligenza artificiale, versione dopo versione, implementano nuove funzionalità, i governi e le istituzioni di tutto il mondo si stanno interrogando sui benefici e i pericoli derivanti dal loro utilizzo.
L’AI Act, ad esempio, (Parlamento Europeo, 2024), si impegna testualmente a “proteggere i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale dai sistemi di IA ad alto rischio, promuovendo nel contempo l’innovazione e assicurando all’Europa un ruolo guida nel settore”.
Tale legge ha previsto disposizioni diverse in base al livello di rischio dei sistemi IA. Sulla base di questi accorgimenti e valutazioni, il settore dell’istruzione è stato inserito nella categoria di “alto rischio” a dimostrazione dell’interesse dei legislatori per questo ambito.
Occorre però ribadire che l’impegno del Parlamento Europeo è solo il contributo più recente di un più vasto ed eterogeneo insieme di documenti in materia IA provenienti da altri attori di spessore internazionale.
IA nell’education: le raccomandazioni Unesco
L’UNESCO, “the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization” ha risposto alla crescente necessità di regolamentazione, pubblicando già nel 2021 il documento AI and education: guidance for policy-makers (Miao, Holmes, Huang, & Zhang, 2021) al quale è seguita nel 2023 la guida “ChatGPT and Artificial Intelligence in higher education. Quick start guide” (Sabzalieva, & Valentini, 2023). Tale guida ha individuato e suggerito tre necessari passaggi per implementare il corretto ed etico utilizzo di ChatGPT nell’istruzione superiore.
- La prima raccomandazione offerta dall’ente è testualmente “Usa ChatGPT con cura e creatività”. Questa esortazione viene dettagliata come segue:
- Aprire degli spazi di confronto all’interno dell’accademia per discutere circa le conseguenze della diffusione di ChatGPT nel settore dell’istruzione superiore e cercare di collaborare nella creazione di strategie per implementare al meglio l’applicativo;
- Elaborare delle Linee guida per studenti e docenti per chiarire i contesti e le situazioni in cui l’utilizzo dell’IA è autorizzato e dove invece è proibito.
- Illustrare le implicazioni dell’utilizzo di ChatGPT in termini di apprendimento per permettere agli studenti di utilizzare lo strumento a loro vantaggio.
- Fare una riflessione sui necessari cambiamenti circa i metodi volti ad accertare e valutare la preparazione degli studenti. Si riscontrerà una tendenza a preferire esami in presenza e con particolari accorgimenti in termini di contenuto e struttura.
- Formare il personale docente e gli studenti a interfacciarsi in modo efficace con ChatGPT: prompt strutturate con logica e rigore sono alla base di output corretti e precisi.
- Il secondo invito avanzato dall’UNESCO consiste nel perseguire l’obiettivo di una comprensione il più possibile sofisticata dello strumento di ChatGPT in modo da poterlo sfruttare e gestire in ogni sua funzionalità. In questa sezione l’ente esorta a creare corsi interamente incentrati sullo studio di questo tool di intelligenza artificiale e ad aggiornare i corsi esistenti inserendo degli insegnamenti specifici sull’applicativo. L’alfabetizzazione alla IA gioca un ruolo importante soprattutto per il corpo docente, il quale deve costantemente ribadire e “fare la differenza” nell’insegnamento in modo da preservare il gap tra la propria figura professionale e i chatbot “intelligenti”.
A conclusione della “quick start guide”, l’UNESCO presenta in breve i principali step per la corretta conduzione di un AI audit: comprendere la situazione, decidere, monitorare le performance. Tale strumento permette una completa indagine del contesto di riferimento per fare le opportune considerazioni e garantire così l’adozione di azioni sensate in materia di integrazione IA nel settore dell’istruzione superiore.
Infine, come prima ho accennato, un ultimo contributo dell’UNESCO in materia è il documento Guidance for generative AI in education and research (Miao, & Holmes, 2023), il quale fornisce indicazioni più dettagliate per implementare correttamente l’uso di strumenti di intelligenza artificiale. L’organismo internazionale ribadisce l’importanza di un approccio “human-centre” secondo il quale si riconosce una grande responsabilità al lato “umano” che deve essere in grado di “adattare” e a sua volta di “adattarsi alla macchina” per ottenere risultati in ambito di ricerca a istruzione non opinabili sia da un punto di vista etico che deontologico.
Il ruolo delle università nella regolamentazione dell’IA
Chiarito il quadro generale di riferimento è ora interessante indagare come le università del mondo stanno concretizzando questi inviti alla regolamentazione. Per creare una rassegna sulle principali misure adottate dagli atenei, si è optato per una ricerca web-based svolta con precisi parametri. “Policy”/“Guidelines”/“Statements”, “University”, “AI” e “ChatGPT” sono state le keywords utilizzate per scandagliare il web, mentre per ogni stringa di ricerca si sono selezionate le prime dieci università comparse in output. La situazione emersa è molto utile ai fini della ricerca in quanto si vedono rappresentati ben 5 continenti.
Le politiche IA nelle università a livello globale
Sulla base di quanto indicato nei siti ufficiali delle università selezionate è possibile individuare dei punti comuni e delle discordanze che permettono così una più rapida e semplice comprensione.
Il fenomeno dell’IA è talmente vasto che gli aspetti su cui gli atenei devono avviare una riflessione attenta e ponderata sono in costante evoluzione.
Una prima questione che trova in accordo gran parte delle università analizzate consiste nel principio secondo il cui ogni produzione scritta dello studente soggetta a valutazione debba essere il risultato di un’operazione di riflessione e rielaborazione personale.
La sfida dell’IA nell’accademia: tra plagio e integrità
È emerso inoltre che il tema dell’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale è strettamente connesso ai concetti di plagio e violazione dell’integrità accademica. L’unica realtà accademica che si discosta leggermente da quanto appena affermato in quest’ultimo punto è l’Università del Wisconsin-Milwaukee che afferma: “use of AI tools should not be considered plagiarism. Plagiarism is defined as presenting another human being’s work or ideas as one’s own. An AI tool is not a human being” (University of Wisconsin-Milwaukee, Guidelines on Use of ChatGPT and Other Predictive Language Models, n.d). In merito a quest’ultima posizione occorrerebbe studiare i termini di utilizzo degli strumenti IA utilizzati, che nel caso di OpenAI prevedono testualmente “As between you and OpenAI, and to the extent permitted by applicable law, you (a) retain your ownership rights in Input and (b) own the Output. We hereby assign to you all our right, title, and interest, if any, in and to Output” (OpenAI, 2024).
Proseguendo nello studio dei risultati, un altro elemento fortemente rimarcato dalla quasi totalità dei documenti accademici esaminati è la necessità di riconoscere quali tool di intelligenza artificiale siano stati utilizzati, in quale modo e per quale scopo. Si ribadisce inoltre l’importanza di creare uno spazio di discussione tra studenti e docenti in merito alla regolamentazione dell’IA. I docenti sono infatti chiamati a dare chiare indicazioni circa le politiche IA previste per i loro corsi e gli studenti non devono esitare a chiedere chiarimenti in caso di situazioni dubbie.
È assolutamente un caso, viste le modalità di campionamento, che tra gli atenei oggetto di studio troviamo Princeton, università frequentata dall’ideatore di GptZero. Si tratta di Edward Tian (Bernstein, 2023), studente di informatica che ha sviluppato il rilevatore IA per la sua tesi di laurea. È circa la possibilità di verificare in maniera automatica se uno scritto sia stato probabilmente sviluppato servendosi degli IA detector che le posizioni degli atenei si dividono.
Le Univesità che dicono sì all’uso dell’IA
A una maggioranza che si dice contraria per motivazioni legate all’inaffidabilità di strumenti di rilevazione sia in termini di qualità del controllo che di privacy, si contrappone una minoranza di università che si pongono a favore di tali strumenti, tra cui la Taylor’s University, l’Università del Free State e l’Università di Tartu.
I nodi privacy
Sul tema della privacy occorre spendere ancora qualche parola poiché rappresenta una questione carica di sfide per gli strumenti IA in accademia.
La maggior parte delle raccomandazioni reperite dei casi di studio invitano i docenti e gli studenti a prestare la massima attenzione al tipo di dati che inseriscono nei tool di intelligenza artificiale come chiarisce l’Università del Texas ad Austin: “any use of ChatGPT or similar AI Tools cannot use any personal, confidential, proprietary, or otherwise sensitive information unless a university contract is in place” (The University of Texas at Austin, Information Security Office, n.d).
Lo studio di nuove forme di valutazione dell’apprendimento
Un ulteriore elemento di riflessione sul quale urge soffermarsi è lo studio di nuove forme di valutazione dell’apprendimento. In linea generale, la via più battuta consiste nel proporre di indagare l’effettiva preparazione degli studenti utilizzando prove incentrate sulle skills difficilmente replicabili da strumenti IA: l’analisi critica, empirica o l’elaborazione di idee personali. Al riguardo, l’Università del Missouri (Missouri Online, Issues Posed by Generative
AI for Teaching and Learning, n.d) fornisce un’ottima guida su come strutturare nuove forme di valutazione definite come “Authentic and Alternative assessments le quali non hanno più come scopo quello di valutare il risultato ma bensì di valorizzare il processo di apprendimento. È qui che l’intelligenza artificiale può venire in aiuto agli insegnanti per fare la differenza.
Un’altra via percorribile è quella sperimentata da alcune realtà come l’Università di Kean (Ai@Kean, Center for Teaching and Learning, n.d) la quale propone la prassi secondo cui gli studenti debbano consegnare gli incarIchi assegnati in diverse fasi, rendendo possibile tracciare l’operato dello studente e la convalida della proprietà intellettuale.
Quanto detto fino ad ora sembra ritrarre l’intelligenza artificiale come un pericolo per l’istruzione e per l’apprendimento che rende necessaria una “corsa agli armamenti” per arginarne il più possibile le conseguenze. In realtà la narrazione è ben diversa in quanto quasi tutte le università riconoscono i vantaggi che l’IA può apportare all’ambito accademico. Tra le funzioni che vengono più ricorrentemente esaltate troviamo la possibilità di chiedere all’IA di riformulare dei concetti per poterli capire meglio, la capacità di tali strumenti di tradurre lingue straniere e di suggerire idee per facilitare le fasi di brainstorming che aiutano così gli studenti che sono inciampati nel “blocco dello scrittore”.
L’IA è una potente risorsa nelle nostre mani che porta con sé delle ingenti responsabilità che l’ambito accademico traduce nella necessità di accostarsi a questo strumento con la giusta attenzione. La questione relativa alle allucinazioni, alle imprecisioni, ai pregiudizi e agli stereotipi di cui i tool sono silenziosamente portavoce va gestita e contrastata con una costante valutazione critica dei loro output.
Università di Russia e Cina, le grandi assenti
Arrivati a questo punto dell’indagine possiamo sbilanciarci per esprimere un giudizio globale sull’insieme delle informazioni reperite durante la ricerca. In linea generale, le politiche adottate dal ristretto gruppo di atenei analizzati si basano sugli stessi assunti permettendo quindi di delineare un quadro di raccomandazioni abbastanza omogeneo.
Eppure, focalizzando la nostra attenzione sulla composizione del campione analizzato, possiamo constatare la totale assenza di due paesi che attualmente stanno suscitando tanto clamore nella corsa all’innovazione. Stiamo parlando di Russia (ANSA, Russia lancia rivale di ChatGPT, 2023) e Cina (ANSA, Baidu lancia Ernie Bot, 2023), entrambi escluse dai servizi offerti da OpenAI e responsabili del lancio di forme di IA nazionali in grado di competere con quella statunitense.
Non dobbiamo infine dimenticare che ci troviamo in un momento storico molto delicato segnato da pesanti conflitti internazionali e non solo, in quanto a breve avranno luogo le elezioni europee e le elezioni presidenziali americane. Purtroppo, sono già molti i casi di disinformazione imputata all’utilizzo improprio di strumenti di intelligenza artificiale in ambito di propaganda politica (ANSA, TikTok, rimosse 7 reti di propaganda russa, 2024).
La regolamentazione dell’IA nelle università: il primato dell’Università di Siena
Per concludere, tornando su suolo nazionale è necessario menzionare l’Università di Siena, la prima università italiana ad aver sviluppato una Politica di regolamentazione IA in ambito accademico (Università di Siena, 2023). L’università toscana fornisce una serie di principiutili per guidare docenti e studenti in una nuova concezione di didattica condividendo la maggioranza delle considerazioni formulate dalle università estere analizzate.
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