istruzione e digitale

L’intelligenza artificiale in classe: sfruttare le opportunità e gestire i rischi

L’IA può essere usata per l’apprendimento degli studenti attraverso la creazione di programmi personalizzati, per la correzione automatica delle esercitazioni, oppure come supporto didattico allo studio e per la preparazione di esami e concorsi. Ma, attenti: non è tutto oro quel che luccica

Pubblicato il 21 Feb 2023

Giuseppe Lanese

Consigliere nazionale PA Social e Coord. Tavolo Nazionale Scuola, Membro Osservatorio Nazionale sulla Comunicazione Digitale, vicedirettore di Datamagazine.it

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Altro che vietare il cellulare in classe. L’intelligenza artificiale rischia di avere un impatto rivoluzionario sul mondo dell’istruzione e non è detto che ciò possa avvenire solo in termini positivi.

Ci riferiamo ovviamente, ma non solo, a ChatGPT, l’intelligenza artificiale generativa lanciata da OpenAI a novembre 2022 e in grado di “apprendere” interagendo con gli utenti.

E se ChatGPT fosse una risorsa per la Scuola? Ecco i pro e i contro

Le potenzialità dell’IA generativa

ChatGPT scrive su qualsiasi argomento, in lingue e stili diversi e sorprende per la qualità dei contenuti prodotti. Si tratta, infatti, di testi lunghi e dal contenuto assai attinente alla domanda posta dall’utente. Questo perché l’IA è stata allenata dai supervisori a identificarsi quasi in un autore in carne e ossa. L’uso di ChatGPT è semplicissimo. Basta iscriversi su openai.com e poi usare come nei motori di ricerca la barra in cui inserire l’informazione. La risposta al quesito è quasi immediata e va da un minimo di attesa di cinque secondi ad un massimo di 30. Che cosa si può chiedere all’IA? La risposta ad un quesito scientifico o su qualsiasi altro tema, la scrittura di un articolo, la risoluzione di un problema, la scrittura di un compito scolastico, ecc.

ChatGPT: non è tutto oro quello che luccica

L’unico limite sembra la creatività dell’utente. Ma non è tutto oro quello che luccica. Il progetto di OpenAI presenta, infatti, dei limiti. La precisione di quanto pubblicato dall’intelligenza artificiale non è certificata al 100%, sia dal punto di vista della sintassi che dei contenuti. Inoltre, ChatGPT ha un limite cronologico che ferma la conoscenza temporale dell’intelligenza artificiale a fatti precedenti al 2021 (anno che precede il lancio ufficiale del progetto). Eppure, i miglioramenti sono continui e sono sempre di più gli utenti che utilizzano questo servizio. Pensiamo, ad esempio, ad una parte del mondo dell’editoria per produrre contenuti veloci destinati a riempire siti di informazione, oppure al mondo della comunicazione e del marketing. L’utilizzo dell’IA si sta diffondendo sempre di più anche nel settore dell’istruzione, senza tener conto che affidandosi ciecamente a questo servizio si rischia di commettere errori e imprecisioni alimentando confusione e permettendo la circolazione di contenuti non verificati con esattezza. Qualcuno sta correndo ai ripari. Nello stato di New York è stato vietato l’uso del bot ChatGPT nelle scuole e la tessa decisione è stata presa anche in diverse università australiane, mentre spuntano applicazioni in grado di riconoscere i testi prodotti dall’intelligenza artificiale.

Come sfruttare il potenziale dell’IA nell’istruzione

Tralasciando il suo uso sbagliato, cerchiamo anche di capire in che modo l’IA possa essere utile nel settore dell’istruzione. L’intelligenza artificiale può essere usata per l’apprendimento degli studenti attraverso la creazione di programmi personalizzati, per la correzione automatica delle esercitazioni, facendo risparmiare tempo agli insegnanti. Oppure può essere impiegata come supporto didattico allo studio e per la preparazione di esami e concorsi. La tecnologia dell’IA è utile anche per analisi e raccolta di dati e la si può interrogare per definire nuove metodologie di insegnamento. Occhio, però, a non perdere mai di vista il fattore umano, il quale va posto sempre e comunque davanti ad ogni scelta tecnologica e di innovazione.

Da questo punto di vista ci viene in aiuto l’Unione Europea con i suoi “Orientamenti etici per gli educatori sull’uso dell’intelligenza artificiale (IA) e dei dati dell’insegnamento e dell’apprendimento”. Perché è la parola “etica” quella più importante da tenere sempre presente quando ci riferiamo alle scelte da adottare in materia di IA.

IA e istruzione, l’elaborazione di orientamenti etici sull’uso dell’IA

“L’intelligenza artificiale – scrive il Commissario europeo per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù Mariya Gabriel – sta già cambiando le modalità di lavoro di scuole, università ed educatori, e le modalità di apprendimento dei nostri figli. Sta inoltre rendendo i contesti educativi più reattivi aiutando gli insegnanti a rispondere alle necessità specifiche di ciascun discente, e si sta rapidamente convertendo in un elemento fondamentale del tutoraggio personalizzato e della valutazione, mettendo sempre più in luce il potenziale di cui dispone per fornire preziose informazioni sullo sviluppo degli studenti. L’impatto dell’IA sui nostri sistemi di istruzione e formazione è innegabile, e aumenterà ulteriormente in futuro”.

L’elaborazione di orientamenti etici sull’uso dell’IA rientra nel “Piano d’azione per l’istruzione digitale (2021-2027)” che nella “Priorità 1” punta a “Promuovere lo sviluppo di un ecosistema altamente efficiente di istruzione digitale”. L’UE parla di “intelligenza artificiale etica”, indicando uno sviluppo, una diffusione e un utilizzo dell’IA tali da assicurare il rispetto di norme e principi etici e dei valori fondamentali connessi.

Conclusioni

Negli orientamenti è ben spiegato come l’uso dei sistemi di IA sia potenzialmente in grado di migliorare l’insegnamento, l’apprendimento e la valutazione, di assicurare risultati dell’apprendimento migliori e di aiutare le scuole a operare in maniera più efficiente. Ma è anche altrettanto evidenziato come una progettazione inadeguata o un utilizzo poco attento di tali applicazioni di IA potrebbero però provocare conseguenze dannose. Gli educatori, infatti, devono dare prova di consapevolezza e verificare se i sistemi di IA che utilizzano sono affidabili, equi e sicuri. Devono, inoltre, garantire che la gestione dei dati relativi all’istruzione sia sicura, protegga la riservatezza delle singole persone e sia utilizzata per il bene comune.

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