Dopo 20 mesi di Piano Nazionale Scuola Digitale, era venuto il momento di fare il punto.
Un punto concreto e onesto, anche se i dati rappresentano al momento solo un campione parziale. Perché le politiche pubbliche devono prima di tutto dimostrare la capacità di apprendere dalle proprie azioni,
L’evento il Piano Nazionale Scuola Digitale incontra il Paese che la Ministra Fedeli ha voluto organizzare a Roma prima della pausa estiva alla presenza di oltre 600 rappresentanti del mondo dell’innovazione del Paese ha avuto un duplice significato.
Rilanciare il Piano Nazionale Scuola Digitale
Da una parte, rilanciare il Piano Nazionale e la Scuola Digitale. Con nuove e azioni e nuovi investimenti (le trovate qui, qui il comunicato stampa completo), ma soprattutto con un’idea ben chiara di cosa serve fare in questa fase.
Dall’altra, mandare un segnale chiaro e forte al Paese, per unirlo attorno agli obiettivi e alla visione di innovazione del sistema educativo impostati dal Piano.
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Colmare i divari rimasti
Serve prima di tutto investire in maniera mirata, per colmare i divari rimasti. Dare una connessione adeguata alle scuole e concentrare gli investimenti su scuole in periferia e in piccoli centri sono esempi importanti di questi divari su cui stiamo andando ad intervenire.
Rientrano in questa direttrice 4 delle azioni lanciate ieri.
- Un voucher per coprire i costi di allacciamento alla fibra per ogni edificio scolastico (investimenti MISE)
Il 97% dei plessi ha una connessione ad Internet, che usa anche per la didattica, ma che non è sufficiente a coprire le crescenti esigenze della scuola.
Dare ad ogni edificio scolastico la possibilità di avere una connessione ad Internet adeguata per una vera didattica digitale è investimento che compete solo in minima parte al MIUR.
E su questo, quanto annunciato dal Sottosegretario del Ministero per lo Sviluppo Economico Antonello Giacomelli ieri ha un’importanza capitale.
Non è solo l’allacciamento alle fibra di tutte le scuole al 2020, che è già obiettivo del Piano BUL – anche grazie all’accordo MIUR-MISE dell’ottobre 2015; quanto lo stanziamento aggiuntivo (su risorse CIPE) di un voucher per ogni scuola e per ogni edificio scolastico (fino a 5.000 euro) per coprire i costi di allacciamento alla fibra nelle aree grigie e per permettere una connettività a 100 Mbit alle scuole.
Questo servirà anche ad abbassare i costi della connettività alle scuole, e a dare un incentivo economico estremamente necessario per permettere alle scuole di dotarsi di una connessione adeguata.
2. Un investimento da 2.5 milioni di Euro per ambienti innovativi e Fab Lab nelle scuole di periferia
Gli investimenti sulle periferie da parte del MIUR sono già stati molto importanti. Quasi 300 milioni di euro, tra competenze e formazione, senza contare l’edilizia scolastica e gli investimenti per le aree colpite dal sisma.
L’azione lanciata vuole realizzare una connessione ancora più palese tra periferie e innovazione: è un modo per dire chiaramente che l’innovazione in certe aree del Paese conta ancora di più, ed è veicolo di rilancio sociale e territoriale. Spazi innovativi aperti al territorio (e i Fab Lab sono un esempio) devono dare accessibilità e legittimità al ruolo trasformativo della scuola.
- 140 milioni per convertire in chiave digitale (e Industria 4.0) tutti i laboratori delle scuole secondarie
Gli investimenti in spazi e ambienti fatti nei primi 20 mesi hanno raggiunto tutte le scuole, ma hanno posto enfasi su “dotazioni diffuse” e sulla creazione di spazi per la creatività nella scuola del primo ciclo.
Ora è tempo di realizzare quanto avevamo promesso anche alle scuole secondarie: un investimento da 140 milioni (che parte il 20 settembre) per innovare in chiave digitale tutti gli indirizzi caratterizzanti e professionalizzanti, in un’ottica 4.0.
Dall’agrario all’alberghiero, passando per la moda, la meccatronica, la chimica o l’odontotecnica, ogni indirizzo scolastico sarà accompagnato deve poter affrontare la digitalizzazione con un approccio 4.0. Non è solo una questione di modernizzazione.
La convergenza tecnologica non crea solamente grandi sfide. Crea grandi opportunità, e sono le scuole, prima di chiunque altro, a doverla cogliere.
- Amministrazione digitale e servizi digitali per la scuola più semplici
Vanno lette in questo senso anche le nuove azioni per semplificare l’amministrazione digitale delle scuole.
Lo stato di avanzamento della digitalizzazione amministrativa delle scuole è buono, con numeri che superano l’80 e il 90% di digitalizzazione per la maggior parte dei processi.
Anche i pagamenti elettronici (l’area in cui il sistema scolastico è stato tra i più pionieri) avanzeranno grazie ad una estensiva campagna di uso sistematico di “Pago in Rete” in ogni scuola.
La digitalizzazione deve realizzare due obiettivi ben più importanti, dal lato amministrativo: semplificare la vita alle scuole (ne hanno davvero bisogno!), risparmiando tempo che può finalmente essere riallocato verso la progettazione didattica e formativa; migliorare i servizi digitali associati alle scuole, per rafforzare il rapporto tra scuola e famiglia.
Proprio il rapporto tra scuola e famiglia è un buon esempio di questa idea.
I dati sono buoni: il 96% delle scuole usa strumenti di comunicazione con le famiglie di tipo digitale. Merito di siti web, posta elettronica, registro elettronico e, in misura crescente, i social.
Ma l’usabilità di questi strumenti ha ampi margini di miglioramento. Ecco perché, insieme al Team Digitale e grazie alle community /Developers e /Designers Italia (su forte impulso di Diego Piacentini) è già partito un percorso per dare ad ogni scuola un nuovo design, open source e centrato sull’utente, e che vedrà la luce già a novembre. Sarà costruito sulle esigenze della comunità scolastica, e la collaborazione è già iniziata con la comunità di Porte Aperte sul Web.
Una piccola innovazione, se pensiamo ad altre aree di lavoro, ma estremamente significativa per la rappresentazione di una scuola che deve raccontare quello che fa con e per i propri studenti e come sta cambiando, andando oltre alla tanta burocrazia.
Il cambio di narrativa passa anche da queste cose.
E poi c’è il lavoro sul sistema informativo del MIUR, che diventerà il primo laboratorio di “ecosistema digitale” come da Piano Triennale per l’Informatica. Aperto e interoperabile, per abilitare un vero sistema operativo a favore dell’innovazione educativa.
A questo aggiungiamo altre due azioni di “cacciavite” (concrete e senza fronzoli) fortissimamente richieste dalle scuole.
Con 5.7 milioni di euro, forniamo risorse per l’assistenza tecnica ICT a tutte le scuole del primo ciclo, mentre con 15 milioni portiamo il registro elettronico ad ogni classe della scuola primaria e media. Siamo, con il registro elettronico, quasi al 90% di diffusione, ma vogliamo non avere più scuse per portarlo il più vicino possibile al 100%.
Consolidare gli investimenti chiave
Serve poi consolidare gli investimenti più importanti, spingendo ancora per dare qualità ad azioni come quelle sulla formazione dei docenti.
- Formazione di qualità
Stiamo parlando del passaggio più delicato dell’intero Piano: portare l’innovazione metodologica in ogni classe è il kernel della scuola che innova.
In questo caso, l’azione è una, ma composta da diverse gambe.
L’abbiamo chiamata “Formazione di qualità”, per essere estremamente chiari sugli obiettivi. Un’esigenza universale, espressa sia da chi è dentro la scuola che da chi lavora insieme alla scuola.
Servono competenze e contenuti chiari, che diano all’intero sistema un’idea concreta di accompagnamento. Dobbiamo invece consolidare e rafforzare le competenze che abbiamo nel nostro sistema, e permettere ai migliori esperti e ai migliori contenuti di arrivare a tutti.
Lo facciamo con 3 investimenti, per un totale di 25 milioni di Euro.
Vogliamo prima di tutto dare al sistema educativo 18 centri di competenza sui temi dell’innovazione in campo educativo: luoghi, all’interno della scuola e in partenariato con università e ricerca, anche internazionali, che possano fare ricerca continua e che producano i migliori contenuti per tutti. Lavoreranno sui temi dell’innovazione metodologica, sulla leadership educativa, sulle STEM e sulla creatività, sul pensiero computazionale e sulla cittadinanza digitale, sull’inclusione con e attraverso le tecnologie.
A questo, associamo un investimento infrastrutturale in almeno 18 spazi (1 per regione, per partire), dove realizzare la migliore formazione pratica, con tecnologie all’avanguardia per sperimentare tutte le opzioni dell’innovazione didattica.
Il resto delle risorse stanziate servirà a portare i risultati di questi sforzi ad ogni singola scuola, attraverso percorsi formativi mirati ed efficaci.
Tutto questo servirà a dare struttura permanente, scientificamente validata e alla frontiera dell’innovazione, al sistema della formazione, senza per questo diminuire il protagonismo delle scuole.
- Rendere le competenze digitali strutturali agli ordinamenti
Consolidare significa anche investire su ciò che sta funzionando, con ancora maggior convinzione. I risultati in soli 20 mesi sulle competenze degli studenti sono notevoli.
Ed è prima di tutto merito delle scuole, che hanno accettato la sfida con coraggio.
Due anni fa non avremmo potuto minimamente citare questi numeri: 74% delle scuole ha messo in campo percorsi sulla cittadinanza digitale (educazione ai media, all’informazione e data literacy, ad esempio), 70% su pensiero computazionale e robotica educativa.
Questo ci dà forza, e ci permette di fare il passo strutturale annunciato ieri dalla Ministra Fedeli. Prima di tutto l’introduzione definitiva delle competenze digitali negli ordinamenti scolastici, che avverrà inizialmente attraverso un gruppo di lavoro per rivedere le indicazioni nazionali, che inizierà a lavorare a partire dal 15 settembre.
A questo affiancheremo altri due gruppi: uno servirà a chiarire definitivamente la questione dell’utilizzo di dispositivi personali degli studenti in classe, per promuoverli, ma con consapevolezza d’uso. Avrà 45 giorni per pubblicare delle linee guida chiare ed efficaci per le scuole.
L’altro si dedicherà allo studio dell’innovazione metodologica nella didattica per fornire ad ogni scuola, molto concretamente, modelli applicabili per portare l’innovazione in ogni classe.
Ma l’investimento sulle competenze degli studenti non si ferma. Si rilancia.
Le direttrici sono 4, e fanno tesoro di quanto già realizzato.
Sono un ottimo punto di partenza gli 1.6 milioni di studenti e 26.000 docenti coinvolti con Programma il Futuro, l’attivazione generale della scuola, anche attraverso iniziative organizzate spontaneamente e, dal lato della cittadinanza digitale, le tantissime attività messe in campo dal Consorzio Generazioni Connesse, che ha coinvolto un totale di 13 milioni di persone anche attraverso una campagna media.
L’investimento più corposo messo in campo – gli 80 milioni per la cittadinanza digitale e il pensiero computazionale – stanziati su fondi strutturali lo scorso giugno vedrà la luce già a settembre per quasi 4.000 scuole.
Ma il punto ora è far succedere tutto questo in ogni classe.
Tra ottobre e novembre, quindi, partiranno quattro azioni:
Un percorso di “educazione civica digitale” in ogni classe, sostenuta da una campagna di comunicazione pubblica e in forte sinergia con il lavoro di Generazioni Connesse.
Un finanziamento per sperimentazioni di larga scala (su cui chiederemo il co-investimento a territori interessati) per un curriculum verticale, con lo scopo di introdurre pensiero analitico e computazionale e l’informatica strutturalmente a tutti i cicli, dalla prima elementare all’ultimo anno delle scuole superiori.
Un contributo ad ogni scuola media (dotazioni e formazione) per realizzare percorsi STEM in ogni classe a partire dal prossimo anno scolastico, con una particolare enfasi sulle ragazze.
Un curriculum nazionale per l’imprenditorialità, per permettere ad ogni studente della scuola secondaria di sviluppare il proprio spirito di iniziativa traducendo idee in progetti concreti, anche a partire dal recente investimento di 50 milioni di Euro su questo tema.
Investire sulla comunità
La terza chiave del rilancio del PNSD è l’investimento sulla comunità: una comunità, quella degli innovatori della scuola, che cresce continuamente e che non è più una nicchia. Che parla, che sperimenta, che lavora trasversalmente alle diverse azioni del PNSD, e spesso ben oltre.
Gli animatori digitali, nello specifico, hanno fatto molto. Organizzando nella maggior parte dei casi formazione per i propri colleghi, incontri di condivisione di pratiche e avvicinamento all’innovazione, coinvolgimento del territorio.
- La piattaforma degli innovatori della scuola
Ora, per diventare sistema, questa comunità ha bisogno ora di strumenti per lavorare al meglio. Abbiamo scelto di fare una cosa radicale, e inusuale per un’amministrazione.
Acquisire la migliore soluzione – prodotta da una delle migliori startup in circolazione, e che è usata per gestire altre community – quella degli studenti Erasmus – per dare agli innovatori della scuola quello che è già utilizzato dagli innovatori del Paese. Una valenza simbolica prioritaria..
Il 12 settembre (ne abbiamo mostrato ieri le prime immagini) lanceremo la piattaforma online per animatori digitali, team per l’innovazione e dirigenti scolastici. Permetterà di organizzare gruppi, eventi e progetti di lavoro. Di sperimentare, discutere e consolidare buone pratiche. Di parlare con il Ministero in modo costante e innovativo. Ma soprattutto di fare “densità”, di investire sul valore intrinseco della comunità. Come avviene per le migliori comunità di pratica al mondo. E i legami sono potenzialmente infiniti: con altre comunità di pratica nazionali e internazionali, con il mondo della ricerca e della sperimentazione, con il mondo degli innovatori.
Investire sull’ecosistema, per fare squadra attorno alla scuola
La quarta direttrice è quella naturalmente legata allo scopo dell’evento. Ed è anche quella meno ovvia, per chi si occupa di sistemi educativi e in particolare di scuola.
Non è solo una questione di “fare rete”, ma prima di tutto di invertire la narrativa.
La Ministra Fedeli ha chiarito questa inversione di narrativa con un messaggio forte “L’educazione non è un settore: è la condizione abilitante di un Paese”.
Dall’innovazione digitale della scuola non passano solo la qualità del capitale umano e le competenze degli studenti. Passa la crescita delle imprese che lavorano nell’ICT e nel settore dell’educazione. Passa l’attrazione di investimenti delle grandi imprese ICT in Italia, che sta ritornando ad essere significativo nell’educazione soprattutto grazie agli investimenti del Piano.
Passano le spese e gli investimenti in innovazione, ma anche i comportamenti delle famiglie e crescita e consapevolezza nell’utilizzo di Internet e dei servizi digitali.
Ecco quanto profondo può essere l’impatto di un investimento incisivo e continuativo nella scuola digitale.
L’inversione di narrativa passa anche da una provocazione.
“Ciò che il Paese chiede alla scuola in termini di competenze, attitudini e offerta formativa per sostenere le esigenze di innovazione digitale è ben chiaro a tutti. Ma è ora di pensare a quello che la scuola può chiedere al Paese.“
La scuola, ha detto con forza la Ministra Fedeli, “ha bisogno dei migliori contenuti, delle migliori competenze, di un accompagnamento sempre più dedicato, dei migliori formatori, delle tecnologie più avanzate”.
Se questo succede, allora la scuola torna ad essere il laboratorio di innovazione del Paese.
All’evento di ieri sono intervenute 600 persone tra istituzioni, università e ricerca, imprese e società civile. Il messaggio è stato forte (erano presenti anche le scuole, ma per loro la festa è rimandata al 19, 20 e 21 ottobre, per il Secondo Compleanno del PNSD).
Con 7 territori – Puglia, Lombardia, Liguria, Campania, Sardegna, Toscana e Città di Roma – la Ministra ha lanciato nuovi accordi importanti. Si aggiungono ad altri 5 – Umbria, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia e Città di Bologna, per dare forza all’investimento. Perchè solo con i territori è possibile rendere l’innovazione davvero concreta.
Con la Conferenza dei Rettori è iniziato il lavoro per la costituzione di una Research Unit per l’educazione del 21mo secolo, partita attraverso una raccolta di ricerca e gruppi di ricerche sul tema. Un oggetto fondamentale per cominciare a pensare al lungo e lunghissimo periodo, ma anche porsi domande su questioni già urgenti adesso (pensiamo alla pervasività delle tecnologie), dando linee di indirizzo strategiche alla ricerca pubblica.
Il MIUR ha infine lanciato lo Stakeholders’ Club per la scuola Digitale, un’aggregazione di oltre 70 partner di impresa e società civile, che raccoglie tutti coloro che si impegnano a fare sinergia sugli obiettivi del PNSD, che da oggi lavorerà in maniera sinergica con l’amministrazione per investire sempre meglio e sempre di più nella scuola.
Gli investimenti e le azioni verso la scuola continueranno, e saranno il primo focus del lavoro del MIUR.
Ma avevamo bisogno anche di questo. Perché solo con il contributo di tutti traduciamo il Piano Scuola Digitale in cambiamento, culturale e irreversibile.