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Nuovo dimensionamento delle scuole: cosa cambia da settembre 2024



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In virtù del nuovo dimensionamento scolastico, parte del PNRR e oggetto di controversie, da settembre ogni scuola potrà avere un dirigente, indipendentemente dal numero di alunni. Vediamo perché e quali sono i problemi in alcune Regioni

Pubblicato il 20 mar 2024

Rossella Rizzatto

Dirigente Scolastico Liceo Artistico "G. Sello" di Udine Coordinatore I.T.S. Academy Istituto Tecnico Superiore Legno e Arredo navale e nautico – Sostenibilità del prodotto, eco design di Udine



scuola

Il tempo in cui oggi vive la scuola è segnato da numerosi cambiamenti, molti dei quali risultano strategici e implicano un forte impatto sulla realtà sociale dell’educazione dei giovani. La logica che sorregge il sistema decisionale impone sempre di più la necessità di incanalare le scelte secondo un processo di protezione delle esigenze del futuro e di costruzione del consenso, cioè, attraverso la consapevolezza che le decisioni assunte avranno l’onere di impattare positivamente sia sui decisori, sia sulla collettività intera secondo un sistema di sostenibilità integrato.

Il nuovo dimensionamento delle scuole previsto dal PNRR

La questione del nuovo dimensionamento delle scuole previsto dal PNRR e approvato nell’ultima legge di bilancio rientra nel suddetto processo decisionale che continua ad alimentare numerose polemiche e dissensi, tanto che alcune Regioni hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro le norme sul dimensionamento scolastico per violazione delle regole sulla competenza regionale nella materia, cui è seguita una serie di botta e risposta tra gli attori politici in campo.

Nell’analizzare gli aspetti pratici del processo di attuazione di tali disposizioni accade che le Giunte Regionali deliberano ogni tre anni le linee di indirizzo contenenti le disposizioni alle quali, sia gli Enti Locali, che i Consigli d’Istituto delle scuole, debbono attenersi per proporre le proprie istanze. Invece, il dimensionamento vero e proprio è quel documento programmatico (“Piano di dimensionamento”) che impegna annualmente le Regioni a razionalizzare e a progettare la propria Rete scolastica e consiste nella mappatura geografica delle scuole di istruzione del Primo e Secondo grado del territorio, le quali includono le scuole dell’infanzia, la primaria e la secondaria di primo e secondo grado secondo i profili dell’autonomia scolastica e dei singoli punti di erogazione del servizio, detti plessi scolastici.

Grazie alla condivisione preventiva delle scelte da operare con i soggetti interessati del territorio, come gli Enti locali, le Scuole, l’Ufficio Scolastico Regionale, i Sindacati, le Consulte degli Studenti, all’interno del Piano di dimensionamento è anche possibile attualizzare e aggiornare l’offerta formativa degli istituti superiori, autorizzando o sopprimendo eventuali indirizzi di studio.

Fino all’agosto 2023 si era applicata la disciplina che definiva il contingente dei Dirigenti Scolastici stabilito dalla manovra finanziaria risalente all’estate del 2011, D.L. n. 98/2011, decisa dal Governo Monti, che prevedeva, inizialmente, l’obbligo di non scendere sotto il numero di 700 alunni per ogni istituzione scolastica per l’assegnazione di un  dirigente  e di un direttore amministrativo. Tale limite è stato successivamente fissato a 600 unità con la possibilità di ottenere una deroga ai numeri minimi per le istituzioni situate nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, di cui all’art. 19, commi 5 e 5-bis.

Il concorso delle autonomie locali nei dimensionamenti scolastici

Un ulteriore comma della norma, il 5-ter, prevedeva, invece, che i dimensionamenti scolastici dovessero essere progettati con il concorso delle autonomie locali, quindi con la voce in capitolo delle Regioni sulla programmazione della rete scolastica dei propri territori. Questa normativa, valevole scuola per scuola, ha comportato che quelle Regioni, prevalentemente del Sud, che non hanno messo in pratica negli anni le scelte di aggregazione delle scuole o non hanno provveduto a razionalizzare la loro rete, cioè, non hanno deciso l’istituzione, l’aggregazione, la fusione o la soppressione di taluni plessi scolastici al fine di fare sì che le scuole avessero la popolazione definita dal legislatore come ottimale, hanno fatto nascere le cosiddette “scuole sotto dimensionate”, ovvero plessi funzionanti al di sotto dei parametri numerici previsti dalla norma con conseguente assegnazione in reggenza dell’intera scuola.

Cosa cambia dal primo settembre 2024

Dall’introduzione della nuova disciplina sul dimensionamento prevista dal PNRR, inserita nella legge di bilancio, dal primo settembre 2024, poiché il contingente assegnato a ogni Regione è marcato da parametri medi, ogni Regione sarà libera di decidere, secondo un processo di personalizzazione delle caratteristiche dei territori, la titolarità dei dirigenti e, se si riuscisse a organizzare la rete secondo sistemi di razionalizzazione, si otterranno nel tempo riduzioni drastiche nel numero delle scuole destinate agli incarichi di reggenza.

Dal primo settembre 2024, quindi, cesseranno a esistere le scuole sottodimensionate giacché qualsiasi plesso potrà disporre di un Dirigente Scolastico titolare indipendentemente dal numero di alunni presenti, grazie al fatto che la Regione potrà decidere, legittimamente, di mantenere autonoma anche una scuola situata in una zona a bassa densità di popolazione, come i piccoli comuni, allo scopo di garantire il presidio e assicurare l’erogazione del servizio scolastico.

I criteri per il calcolo del numero delle Istituzioni Scolastiche previste in ogni Regione

I criteri necessari per il calcolo del numero delle Istituzioni Scolastiche previste in ogni Regione sono definiti dalla Legge Finanziaria e si riferiscono al numero degli alunni, alla caratteristica della dimensione territoriale regionale, se montana, piccola isola, comunità linguistica – in analogia ai principi di distribuzione delle risorse – alla densità della popolazione per chilometro quadrato del territorio regionale. È facile comprendere in tal modo che le Regioni a bassa densità di popolazione potranno disporre, comparativamente alle altre, di un numero di Dirigenti Scolastici maggiore per ogni 1.000 alunni, il tutto comunque, secondo un parametro di gradualità nell’introduzione dei nuovi indici, senza temere pertanto conto delle conseguenze derivate dai gravi tagli all’organico dei Dirigenti Scolastici.

Di converso, in quelle Regioni che hanno rimandato per anni la decisione di riorganizzare la rete scolastica, la riduzione dell’organico dirigenziale sarà molto più complicata da contrastare, considerando che in alcune di esse gli Istituti Comprensivi, figli del dimensionamento scolastico,  sono già realtà assolute, mentre in altre, permangono tutt’ora i circoli didattici e le ex scuole medie, ambiti per i quali è indispensabile programmare con urgenza la loro costituzione in comprensivi, luoghi educativi adatti a favorire la crescita degli alunni attraverso una pluralità di indirizzi pedagogici e didattici interpretati da diverse culture della scuola e ben indicati dagli Ordinamenti scolastici degli ultimi 20 anni.

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