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Patti Digitali, famiglie unite per l’educazione: l’esperienza in Italia



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I Patti Digitali crescono in Italia coinvolgendo famiglie, scuole e istituzioni. Basati sulla progressività d’accesso e centralità della comunità, offrono supporto alle famiglie mentre si discute una proposta legislativa per regolamentare l’uso dei dispositivi digitali tra i minori

Pubblicato il 27 feb 2025

Gianluca Gasparini

ESSE-CI Centro Studi



ai scuola (1) formazione intelligenza artificiale

A poco più di un anno di distanza dal primo meeting nazionale dei Patti Digitali, incentrato sulle possibili azioni di supporto per aiutare i genitori e le famiglie ad affrontare le nuove sfide educative, venerdì 31 gennaio 2025 si è tenuto il secondo incontro nazionale, dal titolo “Il villaggio cresce: i Patti di comunità per l’educazione digitale”, nel corso del quale la rete dei Patti Digitali si è riunita tracciando un primo bilancio dei fatti e dei risultati raggiunti nel corso di questo ultimo anno.

Secondo meeting nazionale dei Patti Digitali - 31/01/2025

Cosa sono i patti digitali e quali principi li guidano

Si tratta di gruppi di genitori – ai quali talvolta si aggiungono scuole, istituzioni e associazioni – che si coordinano per gestire collettivamente alcuni passaggi chiave dell’educazione digitale, come ad esempio l’età di arrivo di uno smartphone personale. Le famiglie hanno progressivamente deciso di aderire a questa rete per darsi delle norme sociali capaci di rispondere alle sfide che la velocità della trasformazione tecnologica ha portato con sé e alla quale non sempre è seguita un corrispondente adeguamento delle prassi educative da parte delle istituzioni.

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I principi su cui si fonda l’educazione digitale (sul punto si veda il manifesto dei Patti Digitali), e che i patti promuovono, sono la progressività di accesso agli strumenti tecnologici in base allo sviluppo cognitivo-emozionale dei bambini e delle bambine, nonché dei ragazzi e delle ragazze adolescenti; e la centralità della comunità, perché, come ha detto il Prof. Marco Gui (Professore Associato dell’Università Milano-Bicocca e componente del Board nazionale dei Patti Digitali) nell’intervento di apertura dei lavori, «solo un gruppo può costruire delle norme sociali che aiutino a riprendere controllo di una situazione che è sfuggita al nostro controllo».

L’evoluzione della rete dei patti digitali nell’ultimo anno

Nell’ultimo anno, il contesto di riferimento della rete dei Patti Digitali è fortemente cambiato, a seguito delle prime prese di posizione da parte delle istituzioni. Le principali disposizioni hanno riguardato, ad esempio, l’obbligo di AGCOM delle SIM filtrate per i minori (novembre 2023), il divieto dell’utilizzo dello smartphone per scopi didattici (luglio 2024) e le proposte di regolamentazione per l’età minima di accesso all’uso dei dispositivi digitali e dei social network, già richiamate all’interno della petizione “Pellai-Novara”, in cui si suggeriva di stabilire rispettivamente tali limiti a 14 e 16 anni di età (settembre 2024). A fronte di tali mutamenti, allo stesso modo, la rete dei Patti Digitali si è mossa crescendo sotto tutti i punti di vista, a partire dal numero degli attori coinvolti che si sono moltiplicati, grazie al successo delle esperienze sul campo promosse e condotte.

I numeri dei patti digitali: crescita e diffusione in Italia

Come riportato da Marco Grollo (Associazione MEC e componente del Board Nazionale dei Patti Digitali), attualmente in Italia la rete dei Patti si sta gradualmente allargando con oltre 40 progettualità in fase di avvio, la previsione di circa 10.000 genitori coinvolti nel 2025 e l’aggiunta di ben 4 regioni nell’Italia Meridionale. Infatti, i Patti Digitali formalizzati e attivi entro la fine del 2024 si attestavano a circa 100 ed erano già presenti in 14 regioni per un totale di 6000 genitori coinvolti.

Inoltre, al rafforzarsi delle evidenze di associazioni negative tra uso dei media e benessere personale – con particolare riguardo per la qualità del sonno, il profitto scolastico e la salute – le famiglie hanno iniziato ad attivarsi maggiormente, percependo in modo più diffuso tali problematicità, talvolta addirittura dai risvolti patologici.

I genitori hanno trasversalmente rilevato un crescente bisogno educativo, del quale, tuttavia, essi non possono farsi carico interamente e per il quale la rete dei Patti Digitali offre un sistema efficace sostegno.

La direzione futura dei patti digitali: collaborazione e partecipazione

Per tali ragioni, i Patti Digitali si stanno muovendo in una direzione sempre più partecipata, mettendo al centro la cooperazione tra scuole, amministrazioni locali, associazioni sportive ed extrascolastiche, e sistema della comunicazione, nel tentativo di fornire fonti di sostegno sempre più diffuse alle famiglie, che restano comunque il primo livello fondamentale per l’educazione dei giovani ad un uso consapevole del web e dei dispositivi digitali.

L’approccio dei Patti Digitali, infatti, ha cercato di scardinare le resistenze e i dubbi di alcuni istituti o dirigenti scolastici, che guardavano ad essi come un intralcio al progresso didattico, mostrando quanto invece protezione e innovazione siano due dimensioni complementari all’interno dei percorsi formativi dei giovani.

A tal riguardo, grazie anche alla presentazione di alcune iniziative promosse da presidi, genitori o educatori extrascolastici, è stato possibile osservare l’utilità e l’efficacia delle indicazioni pratiche contenute nel “decalogo” della rete dei Patti che, mediante la promozione dalla collaborazione tra docenti, genitori ed educatori, ha contributo ad una crescita complessiva della comunità educante.

Ascoltando tali esperienze, è stato altresì possibile comprendere la traiettoria di azione dei Patti Digitali che, per raggiungere gli obiettivi preposti, non è sufficiente che vengano calati dall’alto a partire da un piano istituzionale, ma necessitano di un’attivazione dal basso che penetri all’interno del tessuto sociale.

Il dibattito politico sui patti digitali: verso una proposta legislativa

Alla luce dei risultati raggiunti e dei riscontri raccolti dall’Università, dalle scuole e dal Terzo settore, che nel corso dell’assemblea sono stati presentati e discussi, il dibattito è proseguito con una tavola rotonda in cui esponenti di tutte le parti politiche si sono confrontati per lavorare ad una proposta di legge che possa rispondere alle nuove necessità educative emergenti.

A questo momento di confronto hanno partecipato l’On. Marianna Madia deputata del Partito Democratico, l’On. Lavinia Mennuni senatrice di Fratelli d’Italia, l’On. Giulia Pastorella deputata di Azione-Italia Viva, l’On. Giuliana Sportiello deputata del Movimento 5 stelle, l’On. Denis Dori deputato di Europa Verde, la Dott.ssa Anna Scavuzzo Vicesindaco e Assessore all’istruzione del Comune di Milano, e il Dott. Daniele Novara Direttore del CPP – Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.

Sfide e proposte legislative per l’educazione digitale dei minori

A fronte di un aumento esponenziale di forme di dipendenza, di problemi psichici, comportamentali e sociali legati all’uso incontrollato degli smartphone, si è discusso di prevenzione e contrasto, a partire dalla previsione di un’età minima di accesso – attualmente stanziata ai 14 anni – fino all’implementazione dell’intervento già previsto del GDPR, per verificare in modo più accurato l’età su internet, per impedire la profilazione dei minori e lo sfruttamento del lavoro digitale che talvolta svolgono. In particolare, i crescenti problemi di natura psicofisica e motoria delle generazioni di cittadini e cittadine più giovani – come ad esempio sedentarietà, deficit dell’attenzione e dell’apprendimento, nonché disturbi del sonno –, che sono stati progressivamente registrati in modo crescente da istituti scolastici e associazioni locali, hanno condotto le forze politiche a sviluppare una riflessione ampia relativamente ad un problema che non si attesta più esclusivamente sul piano emergenziale.

Ciononostante, sebbene sia stato manifestato un impegno concreto e trasversale da parte della comunità politica nazionale, permangono alcuni dubbi circa l’efficacia delle misure che si intendono adottare, dal momento che ancora non è stata prevista l’istituzione di una cabina di regia unica per la promozione di un piano educativo nazionale.

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