Avviare un solido piano di rilancio dei programmi educativi e di ricerca, per un vero New Deal dell’istruzione e della formazione, sarà la vera sfida per i prossimi mesi. E se in questa fase di ripartenza delle scuole, molte sono state le prese di posizioni delle varie autorità ed enti organizzativi sul tema sicurezza, uso dei banchi a rotelle, distanziamento e misure di contenimento per la diffusione del covid19, la vera priorità sarà abituare le giovani menti a un approccio della didattica all’insegna del digitale con semplici ma utili strumenti che li possano accompagnare nel loro percorso educativo.
Un piano strutturale di rilancio del sistema didattico all’insegna dell’innovazione e del digitale può essere attuato sia mediante la programmazione economica del prossimo bilancio Ue 2019/2024, destinando maggiori risorse al fondo europeo per l’innovazione, sia attraverso le disponibilità del Recovery Fund. E allo stesso tempo occorre rilanciare il Piano Nazionale Scuola Digitale, passando dall’adozione del libro di testo digitale e rafforzando sui canali dedicati ai giovani, la diffusione della cultura digitale con una serie di approfondimenti e campagne di comunicazione dedicate ai temi dell’innovazione per educare all’uso consapevole e dosato delle nuove tecnologie per le giovani generazioni.
Importante, in questo senso, la proposta lanciata nei giorni scorsi dalla Ministra per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano, la quale richiamando a gran voce la necessità di investire sulle giovani generazioni, ha proposto alla Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, di inserire nei programmi didattici di tutte le scuole lo sviluppo e la diffusione delle competenze digitali, con la creazione di una nuova materia ribattezzata “scienza dell’innovazione tecnologica”.
Nel mondo del lavoro le cosiddette digital skills sono infatti considerate essenziali e imprescindibili. Partendo da questo importante assunto, l’esempio degli altri Paesi membri della Comunità Europea è particolarmente significativo, un esempio da cui l’attuale modello della didattica tradizionale italiano potrà sicuramente prendere spunto e colmare così il digital divide degli studenti e dei giovani all’interno delle scuole e delle università.
Le risorse per il rilancio della scuola
Per sostenere e finanziare questo importante passaggio, lo strumento del Recovery Fund sarà imprescindibile. Le linee guide del Governo su questo sono state recentemente presentate e prevedono un piano di sviluppo su varie direttrici chiave. Si parte dal cablaggio con fibra ottica delle infrastrutture scolastiche e universitarie – da riqualificare anche in chiave di efficienza energetica e antisismica – fino all’insieme delle infrastrutture per e-learning e il potenziamento degli asili e i nidi tra zero e sei anni.
Dal potenziamento della ricerca alla riqualificazione e formazione del personale docente, dalla digitalizzazione dei processi e degli strumenti di apprendimento fino ai nuovi strumenti digitali per la tutela del patrimonio culturale e professionale. In termini di risorse sono stati stanziati per la ripartenza della scuola circa 2,9 miliardi che sommati a quelli già stanziati da gennaio 2020 portano il totale a circa 7 miliardi. E grazie agli investimenti legati al Recovery Fund si prevedono importanti progetti che grazie ai fondi Ue l’Italia potrà investire anche nell’edilizia scolastica, per un Piano pluriennale destinato ad ammodernare gli edifici scolastici già esistenti e a costruire dei nuovi, per la creazione di ambienti innovativi di apprendimento.
Un unico network universitario europeo
E per una maggiore interazione e ottimizzazione risulta altrettanto importante la necessità di creare un unico network universitario europeo che costruisca reti di conoscenza diffuse e accessibili a tutti, con equiparazione di competenze certificate in tutti i paesi Ue. Costituirebbe il primo passo concreto nell’unificazione di un percorso di istruzione europeo destinato alle future generazioni, a tutti coloro che nel domani si affacceranno al mondo del lavoro, consentendo l’inclusione occupazionale e parità di opportunità per lo sviluppo di una società più coesa e dinamica.
Nonostante la risposta repentina da parte del ministero dell’Istruzione e del ministero dell’Università e della ricerca durante la straordinaria emergenza sanitaria che ha colpito il Paese, la gestione della didattica non è stata semplice. Lo stesso comparto docente, seppur motivato a seguire le direttive ministeriali, ha mostrato difficoltà nell’organizzazione e nella pianificazione delle lezioni.
La dimensione della questione è internazionale, e ora che ci si sta avviando con cautela alla riapertura, sarebbe interessante costruire un confronto tra i ministri dell’Istruzione dell’Unione Europea al fine di individuare soluzioni condivise per affrontare la ripresa in sicurezza e investire congiuntamente in piattaforme telematiche, così da affiancare adeguatamente studenti e famiglie nel percorso formativo per l’avvio di questo nuovo anno scolastico.