Sono più di 316mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, pari al 3,8% degli iscritti. Rispetto all’anno precedente si sono aggiunti altri 15mila studenti (+5%). Hanno bisogno di attenzioni dedicate e di un percorso didattico personalizzato anche altri alunni, soprattutto con disturbi specifici dell’apprendimento, che costituiscono un altro 8% degli iscritti. Questi studenti, insieme agli alunni con disabilità, rientrano nella sfera degli alunni con Bisogni educativi speciali (BES), che sono in aumento (+23% negli ultimi tre anni) anche perché è migliorata la capacità della comunità educante di riconoscere precocemente i disturbi che interferiscono con l’apprendimento.
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Inclusione, i problemi della scuola italiana
A più di 50 anni dalla legge, che ha sancito, a differenza di altri paesi, il modello della massima inclusione [n. 118 del 31 marzo 1971], possiamo definire la scuola italiana di qualità e inclusiva per tutti? Per provare a rispondere mettiamo insieme altri dati elaborati dall’Istat per il report “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità a.s. 2021-2022” e scopriamo che tra gli oltre 207mila insegnanti per il sostegno (+8% rispetto all’anno scolastico precedente), più di 70mila (il 32%) sono stati selezionati dalle liste curricolari, si tratta cioè di insegnanti che non hanno una formazione specifica ma vengono impegnati nelle classi frequentate da alunni con disabilità per far fronte alla carenza di figure specializzate. In un certo senso vengono “mandati allo sbaraglio” perché gli alunni con disabilità possono avere problemi, e quindi bisogni, molto specifici, dal ritardo cognitivo a disturbi nel linguaggio. Sono di aiuto gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, uno ogni cinque studenti. Alcuni assistenti, circa il 4,6%, conosce anche la lingua italiana dei segni (LIS). Nonostante la carenza di figure specializzate rappresenti ancora una criticità, il rapporto evidenzia tra i segnali positivi l’aumento negli ultimi tre anni della quota di insegnanti specializzati per il sostegno (dal 63% al 68%).
L’aspetto che trovo più preoccupante è quanto sia ancora poco diffusa la formazione in tecnologie educative per gli alunni con disabilità: in una scuola su 10 nessun insegnante per il sostegno ha mai frequentato un corso specifico di aggiornamento. Inoltre non è stata ancora raggiunta la copertura di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità, ancora insufficienti per una scuola su cinque. Mi sarei aspettata una maggiore enfasi sul tema della disabilità e dell’inclusione anche nel Piano Scuola 4.0, mentre mi sembra manchi una specifica sullo stato dell’arte della digitalizzazione inclusiva della scuola italiana. Allora cosa fare nel frattempo, in attesa di misure più incisive?
Il ruolo degli gli insegnanti curricolari
Credo che un ruolo cruciale lo debbano interpretare sempre di più gli insegnanti curricolari, creando nella scuola e nelle loro classi contesti facilitanti per l’inclusione e l’accoglienza. E poi bisogna sviluppare in maniera maggiore la nostra capacità di declinare in modalità inclusiva ogni strumento didattico che progettiamo, costruiamo e sperimentiamo, rendendo il suo uso davvero universale.
Il progetto “Vivi Internet, al meglio”
Stiamo facendo un’esperienza molto interessante in questa direzione con il progetto “Vivi Internet, al meglio” che oltre a Google coinvolge Polizia di Stato, Altroconsumo e Anteas. Non ci limitiamo a fare formazione sull’uso responsabile della rete coinvolgendo le diverse generazioni, dai bambini ai nonni, ma stiamo trasformando il nostro ruolo verso la ricerca di servizio, con l’aiuto delle comunità educanti e di importanti partner scientifici.
Tutto parte da Interland [g.co/interland], un gioco online gratuito pensato per aiutare i bambini a imparare, attraverso quattro diverse esperienze, le lezioni fondamentali relative alla sicurezza sul web. Creato con l’aiuto di esperti di sviluppo di sicurezza digitale, il gioco è adatto a tutte le età, ma è indicato soprattutto per i bambini dai 6 ai 13 anni. Le quattro esperienze proposte attraversano il Fiume della Realtà (per imparare a distinguere il vero dal falso), la Torre del Tesoro (per custodire le informazioni personali), il Regno cortese (per diffondere la gentilezza) e il Monte responsabile (per usare la tecnologia con buon senso). Con la competenza di scrittura della Scuola Holden il gioco è stato declinato in un libro da leggere a scuola e a casa, per scoprire le “avventure digitali” di nonno Agenore e dei suoi nipoti insieme ai genitori, ai parenti più adulti e agli anziani. Per dare più concretezza ai rischi della rete e rendere più evidente l’aspetto di responsabilità condivisa, abbiamo trasformato Interland in un gioco da tavolo, con tabelloni e pedine, come in un gioco di percorso. Ma non siamo ancora soddisfatti. Con l’aiuto di un designer esperto abbiamo costruito una Interland room, uno spazio fisico che riproduce fedelmente nella grafica i quattro regni del gioco originale, costruito con un sistema modulare adattabile ad ambienti diversi, grazie ad arredi facili da trasportare, assemblare e smontare.
Qual è il vantaggio? I bambini svolgono attività didattiche sia digitali che analogiche. Uno schermo con supporto vocale spiega cosa fare, propone domande, indovinelli e un gioco manuale. Ma siamo arrivati a tutti? Ancora no. Con la Fondazione Don Gnocchi stiamo sviluppando Interland4All, una versione firtuale (fisica e virtuale) del gioco adatta ai bambini con bisogni educativi speciali. In Interland4All si uniscono scenari di realtà aumentata, fruibili da smartphone, a un kit concreto, con plancia, pedine e carte-domanda. Il risultato permette di estendere le finalità didattiche del gioco, rendendolo accessibile alle diverse abilità.
Trovare un equilibrio tra vita offline e online
Con l’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, invece, stiamo rielaborando i moduli formativi sul “Benessere digitale”, che insegnano a trovare un equilibrio tra vita offline e online (caregiver e ragazzi con disabilità), e sulla “Comunicazione gentile” per prevenire e contrastare il fenomeno del cyberbullismo e del linguaggio ostile online. Pensiamo soprattutto a ridurre l’isolamento sociale dei minori affetti da disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento, con un principale deficit di pragmatica del linguaggio.
Lavorando sulle differenze stiamo cercando di dare forma a un prodotto didattico “universale”, giocabile con piacere e passione da ogni bambino e da tutti i bambini. Per costruire una cittadinanza digitale universale abbiamo bisogno sempre di più di costruire servizi a misura di tutti. Con gli insegnanti, curricolari e di sostegno, e la comunità educante stiamo mettendo a punto un modello interessante, anche esportabile e scalabile, che coniuga progettazione partecipata (participatory design) e centrata sull’utente (user centred design). Nello stesso tempo familiarizziamo con le diverse soluzioni tecnologiche per rispondere ai bisogni speciali. Procediamo con la stessa formula di innovazione incrementale anche nella formazione con la piattaforma gratuita Computer Science First: coinvolgiamo gli insegnanti nella progettazione di percorsi didattici curricolari ad alta densità inclusiva. Perché senza la massima inclusione, lo sappiamo, non c’è scuola di qualità.