Finalmente anche l’OCSE si accorge dell’importanza fondamentale delle competenze informative in rete per la scuola e le include nel test PISA, che sarà somministrato agli studenti nel 2018, come “competenza globale”, antitesi del pensiero acritico. È così che il direttore OCSE per le competenze e l’education, Andreas Schleicher, ha affermato che “Le scuole possono fare molto per fornire agli studenti il tipo di capacità cognitiva per accedere e analizzare i significati, la cultura, le pratiche” e che, poiché i social media creano una sorta di “cassa di risonanza” in cui gli utenti ascoltano solo da punti di vista simili al proprio, è essenziale che i giovani abbiano il senso critico necessario per discutere diversi punti di vista e opinioni.
Questo significa anche evitare il rischio del “pensiero unico”, mono-culturale, verso un pensiero multi-culturale e multi-religioso. Aperto, democratico.
La competenza informativa esercitata sul web, enfatizzata anche all’interno del Piano Nazionale Scuola Digitale, è riconosciuta come una delle principali competenze necessarie per la costruzione consapevole di una propria opinione, di un proprio pensiero sociale e politico. Condizione di base, appunto, per una democrazia matura, per una reale partecipazione alla vita democratica.
Da qui passa la capacità di riconoscere le “fake news”, le “bufale online”, che sempre più drogano le discussioni in rete con massicce dosi di disinformazione: dalle competenze digitali di base.
Nulla di nuovo, d’altra parte, perché si tratta di una delle competenze di base proposte nel framework europeo DIGCOMP (riferimento per tutte le rilevazioni europee sul livello di competenze digitali di base), nell’ambito dell’area di competenza informativa: “Valutare dati, informazioni e contenuti digitali” e si declina così: “Analizzare, confrontare e valutare criticamente credibilità e affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali. Analizzare, interpretare e valutare criticamente dati, informazioni e contenuti digitali.”
Nulla di nuovo, ma l’inclusione del test PISA ha due effetti fondamentali:
- far transitare PISA verso la considerazione del web come ambiente dove esercitare competenze e non come mero strumento, tecnologia;
- spingere le scuole verso un approccio strutturato e pervasivo verso le competenze digitali, di cui la competenza informativa rappresenta quella primaria per poter accedere e navigare consapevolmente in rete.
Ed è questo che, adesso, ci si aspetta accada nelle scuole: inserire l’acquisizione delle competenze digitali nel percorso scolastico, non legandola a progetti estemporanei, ma riconoscendole come una sorta di “competenza globale” che sta alla base dell’apprendimento e dell’orientamento in un mondo in cui Internet è diventato fondamentale per tutti, e prima di tutto per i giovani (anche l’Italia, con le sue arretratezze, comunque vede l’89% di giovani tra 16 e 24 anni in rete almeno una volta al giorno).
Interessante in quest’ambito l’iniziativa dell’associazione Factcheckers, nata nell’estate del 2016, che riunisce un gruppo di giornalisti, social media verifiers, web developers, e che si occupa di educational fact-checking per diffondere la cultura della verifica delle fonti tra studenti, docenti, organizzazioni educative. L’associazione ha costruito, tra l’altro, una “guida galattica per gli esploratori di notizie” di cui fa parte una sorta di decalogo minimo per il riconoscimento delle bufale:
- controlla sempre l’indirizzo web;
- dai un’occhiata alla sezione “chi siamo”;
- occhio alla spunta blu sui profili social;
- diffida dei titoli troppo urlati;
- risali alla fonte primaria;
- cerca sempre altre conferme;
- verifica la data e le località;
- assicurati che non sia uno scherzo;
- attento ai fotomontaggi;
- pensa prima di condividere.
Prime semplici indicazioni per costruire la consapevolezza necessaria per utilizzare la rete ottimizzandone i benefici e riducendo i rischi di una navigazione superficiale, partendo dalla scuola, dai primi contatti con il digitale, con insegnanti adeguatamente formati e supportati (dal team digitale, dall’animatore digitale).
Perché la rete possa rimanere una formidabile opportunità di democrazia, di partecipazione, di crescita individuale e collettiva, dobbiamo costruire, dalle fondamenta, solide competenze digitali e una consapevolezza nuova e matura.