I SOCIAL A SCUOLA

Perché usare Twitter a scuola: cinque (buoni) motivi

Che senso ha utilizzare Twitter a scuola, per di più con alunni che neanche possono accedervi in prima persona? Ecco una lettera che lo spiega e cerca di contagiare gli animatori digitali

Pubblicato il 09 Giu 2017

Stefania Bassi

Maestra e animatrice digitale Istituto Comprensivo “C.A.Dalla Chiesa”, Roma

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Care colleghe e colleghi, questa lettera* è per voi, animatrici e animatori digitali che, come me, da due anni a questa parte, state lavorando nelle scuole di tutta l’Italia per trasformare le parole del PNSD in fatti. Ho scritto questa lettera idealmente insieme a Pietro, Michele e Livia, gli alunni che mi hanno accompagnata, in rappresentanza dei tantissimi bambini della mia scuola, al SocialMediaDay organizzato al Miur.

Dichiaro subito e apertamente il mio intento: con questa lettera vorrei tentare di “contagiarvi” con un virus (di cui la scuola dovrebbe essere sempre invasa)… quello della curiosità! E lo farò raccontandovi che utilizzare social a scuola, con intenzionalità didattiche e pedagogiche, è possibile, anzi, urgente.

Attenzione

Chi contrae il virus potrebbe perdere (un po’) il controllo e avvertire meno la paura del nuovo; accusare un’impellente voglia di sperimentare; avere delle “visioni” e percepire i social come una terra da esplorare, alla ricerca di nascoste opportunità di crescita per tutti, grandi e piccoli nella scuola.  Infine potrebbe diventare piuttosto molesto, a causa dell’intenzione di voler contagiare e coinvolgere tanti colleghi insegnanti!

Il primo sintomo, visibile anche già da stasera, potrebbe essere quello di aprire un account su Twitter, perché è su questo social che ci soffermeremo: a differenza di altri, non si basa su relazioni preesistenti, ma crea una rete nuova tra persone collegate da interessi ed esperienze comuni, spesso sintetizzate con una parola preceduta da un #. I messaggi, detti anche “cinguettii”, sono i tweet; se piace un messaggio si fa un re-tweet; i nuovi amici che si seguono sono i follower, mentre quelli che si segue sono i following.

Ciò che rende un po’ speciale questo social è che i tweet sono lunghi al massimo come un pensierino scritto da un bambino di prima elementare: la brevità dei 140 caratteri costringe il pensiero ad essere essenziale, insegna a ponderare non solo ogni parola, ma anche ogni punto o virgola, e a dare importanza anche gli spazi!

Sia chiaro: i bambini non possono, e non devono, accedervi in autonomia. Lo fanno in maniera mediata, utilizzando una “tecnologia” a basso costo, ma sempre efficace: un foglio di carta con 140 quadretti, detto paper-tweet! Come previsto da chi per primo lo ha proposto, i vulcanici fondatori di TwLetteratura, la trasformazione del paper-tweet da analogico a digitale, viene poi fatta dall’insegnante o con l’affiancamento di un adulto.

A questo punto, la domanda che forse molti di voi si staranno facendo, probabilmente è: perché? Che senso ha utilizzare Twitter a scuola, per di più con alunni che neanche possono accedervi in prima persona? Non ho nessuna intenzione di esaltare i social in quanto tali: sono uno strumento di comunicazione tra tanti e, quindi tutto dipende da come vengono adoperati. Forse sarà venuto in mente anche a voi il verso di quella famosa canzone di qualche tempo fa: “dipende, da che dipende? Da che punto guardi il mondo tutto dipende”.

Appunto, tutto dipende dallo sguardo e noi animatori digitali dovremmo essere i primi, come dicono gli scout a dare il “buon esempio”, allenando ogni giorno di scuola, il nostro sguardo ad essere libero, a guardare con curiosità nuovi strumenti e metodi, anche lì dove la cronaca ci dice esserci negatività.

Ecco, allora, i perché della mia scuola, che vi propongo dopo circa tre anni di sperimentazioni didattiche in 140 caratteri, tre anni in cui ci hanno fatto buona compagnia errori e correzioni di rotta, ma in cui l’entusiasmo ha sempre avuto la meglio. I “perché” sono sintetizzati in poco più di un tweet: se vi venisse voglia di approfondire trovate tutto, spiegato con più calma, in uno SchoolKit.

Perché? Per raccontare 

È possibile utilizzare Twitter per raccontare in un modo essenziale, quelle piccole cose di scuola, che possono fare la differenza e rendere straordinario ogni ordinario giorno di classe. Se vi va, provate a digitare l’hashtag #TwDiario e sfoglierete un diario di scuola scritto in tweet, dove si racconta, ad esempio, dell’incredibile ritrovamento di un riccio in giardino, ma anche di una splendida una lezione autogestita di vela o di una corsa folle tra macchinine fatte con i Lego.  

Perché? Per comunicare

Si può sperimentare una comunicazione più diretta con le famiglie e il territorio, che vada oltre il sito ufficiale dell’istituto, utilizzando un nuovo modo per condividere ciò che si propone a scuola, creando e animando con un team di colleghi un account di istituto o dei diversi plessi. Non abbiate timore di taggare persone, enti, associazioni, che potrebbero essere molto interessate a quello che fate!

Perché? Per partecipare

Si parla sempre più dell’urgenza di promuovere la cittadinanza digitale: perchè non cominciare a costruire questa competenza, partecipando ad una delle tante iniziative culturali condivise su Twitter? Ad esempio, partecipando con gli alunni ad un’esperienza di social reading con TwLetteratura e sentirsi parte di una comunità di lettori oggi, di cittadini, domani. Quest’anno, tantissimi nostri bambini hanno partecipato alla lettura e riscrittura dell’OrlandoPazzo, e hanno potuto scambiarsi tweet addirittura con @Orlando e @Angelica!

Perché? Per conoscere

Tramite Twitter è possibile conoscere e dialogare direttamente con persone eccezionali, che possono aiutarci a saldare quello che si sta studiando dentro la scuola con quello che accade nel mondo. A noi è successo di andare a vedere un documentario e di aver rivolto le nostre domande direttamente alla protagonista… e Astrosamantha ci ha risposto!

Perché? Per riflettere

Non è mai troppo presto per imparare a comunicare in maniera responsabile, utilizzando con sempre maggiore consapevolezza parole che non feriscono, come recita efficacemente il Manifesto della Comunicazione Non Ostile.

Nel nostro istituto abbiamo inventato un gioco ispirato a Rodari e al metodo di TwLetteratura: è il #TwLab, un laboratorio di scrittura creativa su paper-tweet, della durata di un’ora, ispirato a Rodari e a TwLetteratura, ideato per educare ad un uso positivo dei social. Se vorreste sperimentarlo anche voi, grandi o piccoli, mandateci un… tweet!

E se fin qui, non fossi riuscita a “contagiarvi” con il sopracitato virus della curiosità e non vi fosse ancora venuta voglia di dare ai social una chance didattica… ecco un ultimo tentativo: vi chiedo di leggere, magari ad alta voce, i versi in tweet scritti da Pietro, Livia, Michele e dai loro compagni, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, per il progetto #RingraziareVoglio.

Eccoli qui…fatemi sapere se il virus vi ha (felicemente) contagiati!

@wlascuolaviva

* Stefania Bassi, maestra di scuola primaria e animatrice digitale dell’Istituto Comprensivo C.A.Dalla Chiesa di Roma ha partecipato, insieme a tre dei suoi piccoli alunni, al SocialMediaDay organizzato dal Miur, raccontando “Come animare (e innovare) la scuola a colpi di tweet”.  Questo il suo intervento da lei riadattato in forma di lettera indirizzata in particolare agli animatori digitali, ma dedicata a tutti coloro che hanno a cuore il futuro della scuola.

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