BEST PRACTICE DIDATTICHE

Piccole scuole digitali crescono: così la tecnologia supporta la “pluriclasse” nelle zone remote

Peer education, cooperative learning, e-twinning, aule virtuali sono protagonisti della rinascita dei mini-istituti delle zone montane o delle isole. Ecco come una gestione smart del digitale può spingere all’eccellenza incrementando senso collettivo e cooperazione internazionale

Pubblicato il 11 Apr 2019

Nicoletta Vitali

Dirigente Scolastico IC Eugenio Donadoni di Sarnico (BG)

scuola

Il digitale leva di eccellenza per le “piccole scuole”, realtà situate in zone montane o sulle isole (in Italia sono 1.681). Peer education, cooperative learning, aule virtuali, e-twinning (ma non solo) stanno trasformando il metodo di insegnamento e apprendimento allargando i confini e generando nuovi modelli che guardano alla collaborazione, anche internazionale. Ecco le best practice italiane.

La Scuola Digitale possiede, potenzialmente, tutti gli strumenti idonei per qualificare e rendere efficienti la formazione, le competenze e l’apprendimento, in tutte le 57.831 (44.896 statali e 12.935 paritarie) scuole italiane. Tra queste decine di migliaia di scuole, ci sono quelle che si definiscono “Piccole scuole”: si tratta di realtà scolastiche situate in zone montane o sulle isole, in paesi non facilmente raggiungibili, contraddistinti da una bassissima densità di popolazione, spesso dispersa su aree molto estese.

Queste piccole comunità presidiano luoghi magnifici e fragili, dal punto di vista socio-economico, del nostro Paese ed è interesse comune tutelarle, evitandone per quanto possibile lo spopolamento, in quanto avamposti culturali ed educativi preziosi. Le Piccole scuole sono costituite dalle Pluriclassi. In Italia se ne contano 1.681 (dato MIUR del settembre 2018), dalle Alpi a Lampedusa, e sono frequentate da alunni di età diverse, ad esempio dalla prima classe della scuola Primaria fino alla quinta, e in alcuni casi (Istituti Omnicomprensivi) dall’Infanzia fino alle Secondaria di II grado.

Il sistema “pluriclasse” e il digitale

In un paese di pochi abitanti, dove ogni bambino ha pochi coetanei, la scuola primaria (esempio più diffuso) ha spesso un’unica classe (definita Pluriclasse), con alunni dai 6 ai 10 anni che condividono la stessa insegnante.

Ancora oggi, resiste la concezione delle pluriclassi intese come tipiche delle scuole marginali, di serie B, ma è arrivato il momento di capovolgere questo pensiero comune, rappresentando l’evoluzione in atto in queste scuole, divenute luoghi di sperimentazione didattica e pedagogica, anche grazie alle nuove tecnologie.

La scuola digitale è in grado di azzerare le distanze spaziali e di collegare virtualmente tra loro in tempo reale comunità distanti anche centinaia o migliaia di chilometri (come nell’E-twinning). La scuola di qualità è caratterizzata dall’efficacia delle metodologie didattiche utilizzate, innovative rispetto alla classica lezione frontale, come, ad esempio, la Peer education, il cooperative learning e l’insegnamento laboratoriale.

In una pluriclasse, dove sono inseriti alunni dai 6 ai 10 anni, non è possibile insegnare a tutti nello stesso modo la stessa cosa, occorre diversificare (con grande capacità di gestione della classe) contenuti e metodologie, anche se ci sono dei vantaggi, quali il numero ridotto degli alunni, che rende più tempestivi ed efficaci gli interventi individualizzati; la flessibilità dell’organizzazione delle lezioni, nell’utilizzo delle risorse tecnologiche e degli spazi di apprendimento; i casi di difficoltà di apprendimento, che possono essere gestiti tramite la collaborazione dei compagni più grandi, che aiutano gli alunni più piccoli, accrescendo nel gruppo le capacità di collaborazione, ascolto e supporto tra pari; si ha più tempo per ascoltare gli alunni; tra famiglie e insegnanti si crea un legame affettivo ed emotivo, di mutua collaborazione; gli alunni imparano a lavorare in autonomia, dato che spesso l’insegnante è occupata con il gruppo di bambini di una classe diversa dalla propria; si impara l’importanza dell’aspettare (non si può avere tutto e subito).

Il valore aggiunto offerto alle pluriclassi dalle nuove tecnologie è la possibilità di allargarne i confini, come avviene ad esempio in una Rete di Scuole Friulane, attraverso il progetto SBILF, nel quale gli insegnanti condividono percorsi didattici facendo lavorare insieme alunni di scuole diverse, in aule virtuali, con gruppi di studenti in Abruzzo e isole Egadi. Anche a distanza, possono svolgere insieme laboratori didattici.

La chance di “fare rete”

A supporto delle Piccole scuole italiane, l’INDIRE ha promosso da alcuni anni la costituzione di questa ed altre reti di scuole, per “sperimentare modalità di lavoro comune grazie al WEB, a Internet e ai sistemi di videoconferenza”.

Si è così creata una rete nazionale di Piccole Scuole che ha permesso, nel corso degli anni, di superare l’isolamento, di collegare classi con pochi alunni e di sviluppare percorsi formativi basati sull’uso delle tecnologie e della collaborazione a distanza. Implementare soluzioni tecnologiche adeguate alle diverse realtà rende possibile superare la ristrettezza dell’ambiente sociale, che limita le possibilità di confronto e tende a ridurre gli stimoli e le opportunità.

La sperimentazione di modalità della conduzione di attività didattiche in collaborazione con altre realtà scolastiche appartenenti a territori diversi può rappresentare un’opportunità reale per superare i limiti derivanti dall’isolamento e dalla dimensione limitata dei territori e degli ambienti sociali.

Allo scopo di unire le azioni formative e progettuali delle Piccole scuole è stato steso un Manifesto, a cui tutte le pluriclassi degli istituti scolastici italiani possono aderire. I tre punti chiave del Manifesto sono: comunità di memoria e qualità di apprendimento; l’esperienza delle pluriclassi, una risorsa e non un limite; tecnologie e inclusione sociale.

Le risorse a disposizione

L’unione Europea è vicina al progetto INDIRE: fornisce risorse finanziarie, attraverso i fondi PON 2014-2020, e strutturali, proponendo anche alle Piccole scuole uno spazio per la cooperazione internazionale, attraverso il progetto e-twinning Outdoor learning: “Gli obiettivi […] sono la cooperazione e la progettazione di attività di apprendimento all’aperto, sfruttando le potenzialità delle tecnologie per confrontarsi con i colleghi e con i compagni di altri Paesi europei.

Quella dell’outdoor learning è una metodologia di apprendimento basata sull’esperienza diretta e sulla scoperta, che presuppone una stretta connessione con l’ambiente naturale che ci circonda. Si è rivelata molto utile nell’aiutare i discenti a sentirsi maggiormente coinvolti nel processo di apprendimento e a sviluppare le cosidette soft skill”.

Il Progetto INDIRE comprende anche percorsi di formazione specifici per gli insegnanti delle Piccole scuole, in modalità blended. Molto interessanti anche i Toolkit predisposti per il progetto dedicato alle Piccole Scuole e ai loro docenti: si tratta di un Toolkit Metodologico e di un Toolkit per il Service Learning.

Altra risorsa online dedicata alle Piccole scuole è il percorso “Ora di Futuro”, incentrato sulle competenze di Cittadinanza: “La “piccola scuola”, all’interno di questo progetto, troverebbe un’occasione di rilancio e visibilità sul territorio poiché potrebbe candidarsi a fulcro di un circolo virtuoso che ha come protagonisti i bambini dai 7 agli 11 anni. Le attività proposte possono successivamente proseguire a casa insieme ai genitori, creando così una sinergia a 360 gradi.

Ecco i passi ancora da fare

In conclusione, come dirigente di una scuola con sei pluriclassi di sessantasei alunni, suddivisi in due paesi di montagna, che sostiene le intenzioni delle Amministrazioni Comunali per mantenere aperte queste due ottime (docenti straordinari e comunità attente ai bisogni della scuola) Piccole scuole, sono lieta di poter contare su progetti e risorse così qualificati, e di poter presentare ai docenti e alle famiglie una prospettiva di sviluppo per le loro scuole e per il territorio che ne costituisce il bacino d’utenza.

I passi da compiere sono molti, per chi si appresta a valorizzare e rimotivare le pluriclassi: occorre implementare ulteriormente le dotazioni tecnologiche delle scuole e formare adeguatamente i docenti interessati; è necessaria la collaborazione degli Enti pubblici e il supporto degli stakeholder per strutturare ambienti e tempi dell’apprendimento adeguati; gli organi collegiali della scuola devono esprimersi nel merito, attraverso le loro delibere. L’obiettivo a medio termine è che le Piccole scuole diventino un laboratorio aperto e inclusivo, un’occasione per tutta la scuola di crescere in motivazione, soddisfazione, interesse e partecipazione attiva.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati