Che il PNSD sia una innegabile opportunità per il mondo della scuola è ormai un dato acquisito. Lo è per il radicale cambiamento di prospettiva sull’innovazione nel sistema scolastico: non un processo di digitalizzazione e introduzione delle tecnologie nella didattica, ma un processo complesso che assume i contorni di una sfida per una organizzazione pubblica, la scuola, che, si legge nel PNSD, è già, potenzialmente, “il più grande generatore di domanda di innovazione, e quindi di digitale”.
Del resto, dice il Piano, la “scuola digitale” non è un’altra scuola e comprendere la scuola nell’era digitale significa capire la profondità dei processi di innovazione che la sottendono. Dunque, ”la sfida della digitalizzazione è la sfida dell’innovazione” e l’obiettivo diviene propagare l’innovazione all’interno di un’organizzazione complessa come un istituto scolastico.
La gestione delle attività di formazione relative al PNSD ci ha consentito di incontrare e confrontarci con molti docenti, animatori digitali, personale amministrativo, assistenti tecnici. Abbiamo discusso assieme del perchè il PNSD rappresenta una sfida all’innovazione sostenibile e di come intenda porre la scuola al centro di “un’azione culturale, che parte da un’idea rinnovata di scuola, intesa come spazio aperto per l’apprendimento e non unicamente luogo fisico, e come piattaforma che metta gli studenti nelle condizioni di sviluppare le competenze per la vita.” Un processo in cui le tecnologie diventano abilitanti, quotidiane, ordinarie…, contaminando – e di fatto ricongiungendoli – tutti gli ambienti della scuola…” e in cui i docenti assumano il complesso ruolo di facilitatori.
Una sfida, dunque, molteplice, perché ha dentro di sé diverse dimensioni da affrontare, non senza partire dalla definizione di una strategia chiara e condivisa di tutto l’istituto:
un’infrastruttura che consenta un utilizzo agevole delle tecnologie, che dovranno essere scelte secondo esigenze specifiche e in coerenza con la strategia dell’istituto (Progetto Innovare la scuola con creatività!, realizzato dagli Animatori digitali nel corso di formazione DM 435/2015);
una migliorata capacità di gestione della conoscenza, che passa attraverso la condivisione e la messa in comune di risorse didattiche aperte, l’acquisizione di competenze su metadati e archiviazione, licenze e riuso materiali, l’accompagnamento e il monitoraggio dei processi di sperimentazione didattica, ma anche attraverso la valorizzazione di processi di condivisione delle scelte, della ristrutturazione dei processi amministrativi, della riflessione e progettazione didattica (Progetto Archil@b 2.0, realizzato dagli Animatori digitali nel corso di formazione DM 435/2015);
una formazione del personale docente che si muova da un obiettivo più ampio, che non riguardi la semplice introduzione di questa o quell’altra tecnologia nella didattica, ma dalla consapevolezza che l’istituto debba ottenre una didattica più efficace, adatta alla propria utenza, omogenea e capace di promuovere curricoli per le competenze digitali (Progetto Competenze in rete: un’opportunità per cambiare la didattica, realizzato dagli Animatori digitali nel corso di formazione DM 435/2015);
la costruzione di forti relazioni sul territorio e la valorizzazione di reti formative e progettuali: il PNSD, infatti, in più punti ed azioni, chiarisce l’importanza delle costituzione di reti formali ed informali fra scuole, territorio, mondo della formazione e della ricerca e della necessità che la scuola sia al centro di un processo di miglioramento della cultura digitale del territorio stesso Progetto Progetto App-hour – Castelli in rete, realizzato dagli Animatori digitali nel corso di formazione DM 435/2015);
un processo di riflessione sull’innovazione didattica che ragioni in maniera coerente su competenze, infrastruttura disponibile e didattica e tecnologie in rete, sull’efficacia rispetto ai target di utenza e le competenze dei docenti, e si muova da un coinvolgimento più ampio degli stakeholder (Progetto Intraprendere la metodologia BYOD a scuola, realizzato dagli Animatori digitali nel corso di formazione DM 435/2015).
Tutto ciò, senza dimenticare l’attenzione alla privacy e sicurezza e la sostenibilità delle azioni e delle scelte e compatibilità degli investimenti.
E qui qualche nota dolente.
L’esperienza ci racconta le difficoltà degli istituti di prendere decisioni sicure, sostenibili ed efficaci in fatto di infrastrutture e tecnologie, spesso a causa di una mancanza nell’organizzazione scolastica della competenza specialistica ICT, competenza fondamentale in un’organizzazione, secondo le Linee guida dell’Agenzia per l’Italia digitale, che negli istituti superiori è presente e rappresentata dall’assistente tecnico e, che, negli istituti comprensivi è stata introdotta dall’Azione# 27 del PNSD con la figura degli assistenti tecnici per il I ciclo. L’azione chiarisce, infatti, la necessità che sia garantita effettiva “copertura delle esigenze di assistenza tecnica delle scuole primarie e degli istituti comprensivi” per migliorare “l’utilizzo delle dotazioni scolastiche, al fine di aiutare la digitalizzazione amministrativa e soprattutto didattica delle attività della scuola, vista l’impossibilità di gestire le numerose esigenze e avere un sostegno continuo.” Dunque, una scuola al centro di un processo di innovazione non può affrontare tale sfida priva di questa competenza specialistica, così come è preferibile non lo faccia da sola (l’Azione #27 sottolinea che il MIUR crea i “Presìdi di Pronto Soccorso Tecnico”, formati tra scuole del primo ciclo e scuole secondarie, con lo scopo di gestire piccoli interventi di assistenza tecnica per le scuole della rete condividendo personale, anche attraverso l’organico funzionale”) anche aprendosi a collaborazioni con corsi di laurea ad indirizzo informatico, per il ricorso a tirocini di studenti universitari: soluzione creativa ma forse troppo poco concreta per risolvere efficacemente problemi che urgono nelle scuole.
Il PNSD dà una serie di precise indicazioni organizzative, con la consapevolezza che un processo innovativo prima di tutto deve essere strutturato, reso sostenibile e condiviso. In questo processo tutto il personale scolastico deve contemporaneamente contribuire e essere messo nelle condizioni di lavorare insieme, partendo dalla rilevazione delle carenze, come quel gap evidente sulle competenze digitali di base indicate da DigComp 2.1: The Digital Competence Framework for Citizens with eight proficiency levels and examples of use e la mancanza della competenza specialistica ICT, che ad oggi sono un grandissimo freno ai processi di innovazione didattica e digitalizzazione amministrativa.
Dunque, una scuola in cui una triade composta da Dirigente scolastico (DS), Direttore dei servizi generali ed amministrativi (DSGA) e la nuova figura dell’Animatore Digitale (AD) (Azione #28 del PNSD) lavora assieme per “convertire gli obiettivi e le innovazioni del PNSD nella vita scolastica e creare le condizioni per un forte stimolo all’innovazione”. Un DS che dirige e valorizza i processi di innovazione, un DSGA che abilita di processi di dematerializzazione e digitalizzazione amministrativa, partecipa alle scelte strategiche, supporta le azioni dell’istituto, un AD che disegna ed accompagna l’innovazione digitale, come figura di sistema a supporto della valorizzazione delle azioni di formazione ed accompagnamento, di coinvolgimento dell’intera comunità scolastica (docenti, studenti, famiglie, stakeholder) e di creazione di soluzioni metodologiche e tecnologiche innovative. Un e-leader, insomma, che favorisce l’acquisizione delle competenze digitali e la costruzione di una cultura digitale di base in tutta la comunità scolastica.
Tutto ciò, secondo il PNSD, è reso possibile, grazie ad un gruppo di lavoro di supporto, composto dal personale amministrativo, dagli assistenti tecnici, dal team dell’innovazione e da quei dieci docenti selezionati e inviati in formazione, dai quali partire per avviare una progettazione e una riflessione condivisa sui percorsi di innovazione.
Il PNSD propone un preciso schema organizzativo, indica delle priorità, suggerisce delle soluzioni, con l’idea di fondo che l’innovazione necessita di una governance attenta e creativa, di una visione accompagnata da un disegno efficace del processo, dalla definizione dei tempi, che inevitabilmente si prospetteranno non brevi, ma che devono consentire di gestire la frustrazione determinata dalle difficoltà che inevitabilmente compariranno, dai cambi di rotta necessari ed imprevisti, dalla paura del cambiamento, dalle rigidità funzionali, dall’eccesso di protagonismo che contraddistinguono i processi di innovazione,
La consapevolezza della sfida comune, di ciò che manca per renderla possibile, l’organizzazione di un percorso di lavoro comune e sostenibile appaiono, dunque, il primo passo per muovere un vero cambiamento. E in molte scuole, in questi mesi, c’è stato un impegno straordinario in questo senso, che fa ben sperare, nonostante alcuni limiti evidenti, che questa possa essere un’occasione importantissima per tutti i professionisti della scuola e la comunità scolastica.