L’edizione 2022 delle rilevazioni OCSE P.I.S.A. è stata posticipata di un anno a causa dell’emergenza sanitaria: il focus del triennio sarà sulla matematica e sul pensiero creativo. Per il 2025 è stato già stabilito che il focus sarà sulle scienze e le abilità di apprendere in un mondo digitale.
Le rilevazioni OCSE P.I.S.A. costituiscono la più estesa indagine internazionale nel campo dell’educazione: vi partecipano studenti da circa 80 Paesi del mondo, tra cui l’Italia. Nel nostro Paese è l’INVALSI[1] ad occuparsi della somministrazione delle prove e della raccolta dei dati, che vengono successivamente confrontati con quelli delle altre nazioni.
Scuola-lavoro, una questione di inclusione: il ruolo di tecnologie e territori
P.I.S.A.[2] sta appunto per Programma per la valutazione internazionale: nell’ultima indagine del 2018 ha rilevato le differenze dell’accesso degli studenti di 15 anni alla lettura in forma cartacea e/o digitale e le ricadute sull’apprendimento. Il sondaggio è stato svolto anche paragonando campioni analoghi rispetto ad analisi precedenti, in prospettiva diacronica.
Cosa sono e come funzionano le prove PISA
Prima di entrare nel merito del contributo sulle abitudini di lettura cartacea e digitale e sugli effetti nei processi di apprendimento, diamo uno sguardo veloce alle caratteristiche delle prove internazionali appena menzionate.
Le prove PISA sono pensate per accertare alcune competenze degli studenti alla fine della scuola dell’obbligo. L’obiettivo è monitorare questa fascia di età nel momento in cui sta per affrontare dei passi importanti verso le responsabilità che comportano l’ingresso nel mondo degli adulti.
Il programma, infatti, non si concentra sulla padronanza dei contenuti curricolari, che vengono valutati dai singoli sistemi scolastici e che sono difficilmente comparabili tra loro, ma sulla capacità di affrontare e risolvere i problemi della vita quotidiana e di riuscire a continuare ad apprendere in futuro.
I risultati PISA permettono quindi a scuole, sistemi di istruzione e governi di individuare gli aspetti da migliorare nei loro programmi educativi per formare cittadini più competenti. Inoltre, consentono di confrontare il rendimento degli studenti e i contesti di apprendimento dei diversi Paesi.
L’OCSE poi raccoglie informazioni preziose su atteggiamenti e motivazione degli studenti e valuta abilità quali la risoluzione collaborativa di problemi.
Le prove PISA sono costituite prevalentemente da quesiti a scelta multipla, ma comprendono anche domande a risposta aperta, che possono costituire fino a un terzo della prova. Si svolgono ogni tre anni, a partire dal 2000, e a ogni indagine viene approfondito uno dei tre ambiti che sono oggetto di misurazione.
L’edizione 2018 ha avuto come dominio principale la competenza in Lettura – la reading literacy – che si riferisce alla comprensione, all’utilizzo e alla riflessione su testi scritti al fine di raggiungere i propri obiettivi, alla capacità di sviluppare le proprie conoscenze e le proprie potenzialità e di svolgere un ruolo attivo nella società. I risultati di ciascuna rilevazione vengono solitamente pubblicati l’anno successivo a quello della somministrazione.
I dati che presenteremo e la riflessione ad essi collegata sono internazionali, tuttavia prima di vedere l’analisi legata alla tipologia e all’accesso alla lettura, vale la pena avere una breve sintesi dei risultati nazionali PISA – INVALSI 2018.
Prove PISA-Invalsi 2018: come e quanto leggono gli adolescenti italiani
Gli studenti italiani ottengono in reading literacy un punteggio di 476, inferiore alla media OCSE (487), collocandosi tra il 23° e il 29° posto tra i paesi OCSE. Il punteggio non si differenzia da quello di Svizzera, Lettonia, Ungheria, Lituania, Islanda e Israele.
A livello italiano si conferma il divario Nord-Sud: gli studenti delle aree del Nord ottengono i risultati migliori (Nord-Ovest 498 e Nord-Est 501), mentre i loro coetanei delle aree del Sud sono quelli che presentano le maggiori difficoltà (Sud 453 e Sud-Isole 439).
I quindicenni del Centro nella competenza in lettura ottengono un punteggio medio di 484, superiore a quello degli studenti del Sud e Sud-Isole, inferiore a quello dei ragazzi del Nord-Est, ma non diverso da quello dei coetanei del Nord-Ovest.
Divari ancora più ampi si osservano tra le diverse tipologie di istruzione: nei Licei è più elevata la percentuale di studenti top performer (9%) e, al tempo stesso, quella più bassa di low performer (8%); negli Istituti tecnici la percentuale di top performer scende al 2%, mentre il 27% degli studenti non raggiunge il livello 2; livello che non è raggiunto da almeno il 50% degli studenti degli Istituti professionali e della Formazione professionale.
In dieci anni ridotto il digital divide di accesso a Internet
Spostiamoci ora all’analisi globale. Come anticipato, l’indagine PISA del 2018 si è focalizzata sulla lettura e, di recente, in “PISA in focus” del 2022 sono stati commentati i risultati rilevati, alla luce dei cambiamenti delle abitudini di lettura dei giovani adolescenti parte del campione, e soprattutto su come l’accesso al libro stampato e a quello digitale siano mutati significativamente, considerando fattori come lo svantaggio socio-economico.
Negli ultimi due decenni, è evidente come la lettura sia passata dalla carta agli schermi con la diffusione della digitalizzazione, e siano cresciute a livello internazionale le preoccupazioni per l’accesso sbilanciato a nuovi tipi di risorse tra studenti socio-economicamente avvantaggiati e svantaggiati.
Questo fattore di discrimine è emerso chiaramente nei risultati di PISA 2018, che hanno mostrato come le differenze socio-economiche nell’accesso alle risorse digitali a casa si siano ridotte negli ultimi 10 anni. Ad esempio, nel 2009, il 97% degli studenti avvantaggiati e il 75% degli studenti svantaggiati aveva dichiarato di avere accesso a Internet a casa nei Paesi OCSE. Questo divario socioeconomico di 22 punti si è ridotto a cinque punti percentuali negli ultimi dieci anni: nel 2018, il 99% degli studenti più avvantaggiati ha dichiarato di avere accesso a Internet a casa, e il 94% degli studenti svantaggiati ha dichiarato lo stesso.
Chi legge su carta apprezza di più la lettura
Nel 2000, gli studenti svantaggiati avevano dichiarato di avere accesso in media a 133 libri a casa, più della metà di quanto dichiarato dagli studenti avvantaggiati. Nel 2018, gli studenti svantaggiati hanno dichiarato di avere accesso a 107 libri, circa la metà di quelli avvantaggiati. Nel 2018, gli studenti che hanno dichiarato di leggere libri “più spesso in formato cartaceo” hanno accesso a una media di 195 libri a casa. Gli studenti che hanno dichiarato di leggere “altrettanto spesso in formato cartaceo e su dispositivi digitali” hanno 179 libri a casa, mentre gli studenti che hanno dichiarato di leggere “più spesso su dispositivi digitali” hanno 131 libri a casa. Gli studenti che hanno dichiarato di “leggere raramente o mai” hanno in media 113 libri a casa.
I dati sin qui esposti trovano una loro importante collocazione rispetto alla ricaduta nei test di lettura PISA: rispetto agli studenti che leggono raramente o mai, gli studenti che leggono più spesso libri in formato cartaceo hanno ottenuto 49 punti in più nel test di lettura PISA 2018, dopo aver tenuto conto del profilo socioeconomico degli studenti e delle scuole e del sesso.
Il corrispondente vantaggio di rendimento per gli studenti che leggono più spesso libri su dispositivi digitali è di 15 punti. Quello che i risultati di PISA 2018 mostrano è che, in media, gli studenti che leggono libri con la stessa frequenza in formato cartaceo e digitale o più spesso in formato cartaceo hanno dichiarato di apprezzare di più la lettura rispetto agli studenti che leggono più spesso libri su dispositivi digitali, con un vantaggio di 0,5 punti dell’indice (che equivale a 0,5 deviazioni standard dell’indice).
Resta il divario di accesso sui libri cartacei
I risultati di PISA confermano che l’accesso al capitale culturale come i libri è un forte fattore predittivo del rendimento degli studenti e mostrano che gli studenti svantaggiati non hanno recuperato terreno rispetto a quelli avvantaggiati in termini di accesso ai libri stampati a casa. E, come molti altri studi hanno dimostrato, in media nei Paesi OCSE, gli studenti che hanno dichiarato di avere accesso a più di 100 libri a casa hanno ottenuto 44 punti in più in lettura rispetto a quelli che hanno dichiarato di avere accesso a 100 o meno libri a casa, anche dopo aver tenuto conto del livello di istruzione e dell’occupazione dei genitori.
Il divario socioeconomico che si riflette nei libri a casa è persistente tra il 2000 e il 2018. In media nei Paesi OCSE, sia gli studenti socio-economicamente avvantaggiati che quelli svantaggiati hanno riferito di avere accesso a un minor numero di libri a casa nel 2018 rispetto al 2000, con il background socio-economico degli studenti misurato dalle risposte degli studenti sulla loro ricchezza familiare.
In media nei Paesi OCSE, il 35% degli studenti ha risposto di leggere raramente o mai libri; il 36% ha risposto di leggere più spesso libri in formato cartaceo; il 15% ha riferito di leggere più spesso libri su dispositivi digitali.
In quanto alla rilevazione del numero di libri e formato, il 12% ha risposto di leggere libri con la stessa frequenza in formato cartaceo e su dispositivi digitali.
La lettura digitale al 40% nel sud-est asiatico
Dato internazionale, ma che fa riflettere, è che oltre il 40% degli studenti di Hong Kong (Cina), Indonesia, Malesia, Taipei cinese e Thailandia ha dichiarato di leggere più spesso libri su dispositivi digitali. Anche dopo aver tenuto conto del profilo socio-economico degli studenti, gli studenti che leggono libri su carta o che bilanciano il loro tempo di lettura tra carta e digitale tendono ad avere più libri a casa rispetto agli studenti che hanno dichiarato di leggere più spesso libri su dispositivi digitali.
Con dati trasversali come quelli di PISA, è impossibile stabilire se un certo numero di libri a casa sia un prerequisito per la preferenza degli studenti nella lettura di libri in formato cartaceo. Gli studenti che hanno più libri a casa possono essere incoraggiati a leggere libri in formato cartaceo. Gli studenti che amano leggere libri in formato cartaceo possono tenere più libri a casa. Oppure, entrambe le cose possono essere vere.
Gli studenti che leggono libri su carta o che bilanciano il loro tempo di lettura tra carta e digitale tendono a ottenere risultati migliori nel test di lettura PISA e riferiscono di apprezzare di più la lettura.
Cosa si legge su carta e in digitale
I risultati di PISA 2018 mostrano che i lettori forti, che hanno ottenuto punteggi più alti nel test di lettura PISA 2018, utilizzano la tecnologia digitale, ma dipende dallo scopo. I lettori forti usano spesso i dispositivi digitali per leggere informazioni come le notizie o per navigare in Internet per i compiti scolastici. Al contrario, quando si tratta di libri, i lettori forti tendono a leggerli in formato cartaceo o a bilanciare il tempo di lettura tra carta e digitale piuttosto che su dispositivi digitali. In sintesi, gli studenti che hanno dichiarato di leggere libri cartacei o di bilanciare il tempo di lettura tra carta e digitale tendono a ottenere punteggi più alti in lettura rispetto agli studenti che hanno dichiarato di leggere libri su dispositivi digitali o di non leggere mai o raramente libri.
Il rischio di iniquità educativa
Se si tiene conto del profilo socioeconomico degli studenti e delle scuole e del sesso, gli studenti che hanno dichiarato di leggere più spesso libri in formato cartaceo hanno ottenuto prestazioni di lettura superiori di 70 punti rispetto a quelli che hanno dichiarato di leggere raramente o mai libri.
Anche se gran parte del mondo è diventato sempre più digitalizzato, la questione della parità di accesso ai libri stampati non deve essere dimenticata. Mentre gli studenti svantaggiati stanno recuperando terreno in termini di accesso alle risorse digitali, il loro accesso al capitale culturale come i libri cartacei a casa è diminuito e il divario socio-economico è persistente. I risultati di PISA 2018 mostrano anche che il numero di libri è correlato al rendimento degli studenti nella lettura e al loro piacere di leggere. E questo potrebbe tradursi in una crescente iniquità educativa.
Conclusioni
Gli studenti svantaggiati, che in genere ottengono risultati più bassi in reading literacy, hanno percepito come meno stimolanti le attività di lettura proposte dai loro insegnanti. Leggere testi narrativi e più lunghi si associa a migliori prestazioni di lettura nella maggior parte dei Paesi. In 36 Paesi è stata riscontrata un’associazione negativa tra la performance in lettura e il maggior numero di ore trascorse leggendo sui dispositivi digitali.
Sebbene le implicazioni di questo divario persistente debbano essere studiate, è necessario richiamare l’attenzione del settore dell’istruzione su questo problema e creare le condizioni per promuovere in modo efficace la discussione sull’equità nell’istruzione.
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Note
- Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione https://www.invalsi.it/invalsi/index.php↑
- D’ora in avanti l’acronimo sarà usato senza punti. In rete si trovano entrambe le versioni, con e senza punti. ↑