Il Ministero sta investendo moltissimo nella formazione dei docenti sull’applicazione dell’approccio STEM, ma permangono, in molti alunni, dubbi, incertezze, insicurezze circa lo studio delle materie scientifiche.
“La matematica non fa per me”; “Non sono portato per le materie scientifiche”; “Studiare matematica non serve a niente” sono frasi che comunemente si sentono dentro e fuori delle aule scolastiche e che spesso predispongono negativamente molti alunni nei confronti dello studio delle STEM. Dalla necessità di creare un ambiente che predisponga gli alunni ad un approccio positivo verso le STEM nasce l’idea dello Science Capital.
Lo Science Capital, ovvero uno zainetto pieno di Scienze
Lo Science Capital è un approccio scaturito dallo studio di ricercatori ed insegnanti che si sono focalizzati su come abbattere questi preconcetti che, spesso, condizionano in senso negativo l’atteggiamento degli alunni nei confronti delle discipline scientifiche, e si basa sulla necessità di ampliare il campo di interesse degli insegnanti, introducendo a scuola tutto ciò che, relativo alle “STEM” fa parte delle esperienze, delle conoscenze, delle relazioni degli alunni. Viene concepito come uno zainetto in cui gli alunni “depositano” tutto ciò che riguarda le scienze intorno a loro, intese come conoscenze, atteggiamenti e attitudini, esperienze, persone che conosciamo e che, in qualche modo sono legate all’ambito scientifico – non solo premi Nobel, ma anche gli scienziati più vicini a noi, come biologi, medici, ingegneri ecc., in una parola, tutto ciò che può cambiare positivamente la nostra idea di STEM e il rapporto che con le STEM pensiamo di poter avere.
Luise Archer[1], professoressa dello University College di Londra, ha sviluppato con il suo gruppo di ricerca questo approccio, partendo dalle riflessioni sul Capitale Sociale del sociologo francese Pierre Bourdieu[2], che si è occupato dei meccanismi di riproduzione delle gerarchie sociali, che si perpetuano grazie alla trasmissione di valori culturali e simbolici che influenzano e condizionano i rapporti di dominazione. Per aiutare gli alunni a superare stereotipi di genere o legati all’iconografia tipica dello scienziato (strano, asociale, ecc.), a liberarsi dei vincoli di preconcetti e convinzioni circa la propria incapacità di capire e apprendere le STEM, la Archer, partendo dalla valorizzazione delle buone pratiche didattiche già esistenti, sposta la propria attenzione sugli studenti, sul loro mondo, sulle loro esperienze, sulle loro conoscenze e sulle loro relazioni al di fuori della scuola, per collegarle alle tematiche curricolari ed ampliare il raggio di azione didattica degli insegnanti.
Lo Science Museum[3] di Londra è stato una delle Istituzioni che ha applicato con successo l’approccio dello science Capital, creando esperienze inclusive e coinvolgenti per i giovani visitatori, creando percorsi educativi con le scuole, gli insegnanti, i ricercatori e dandosi come missione la diffusione dell’approccio.
I tre pilastri dello Science Capital
L’approccio si basa su tre pilastri fondamentali:
- Personalizzazione e localizzazione dell’esperienza scientifica, attraverso l’interesse per tutto ciò che di scientifico circonda gli alunni, che è radicato nel loro territorio, che costituisce una cultura locale;
- Sollecitazione, valutazione e collegamento di tutte le esperienze STEAM extrascolastiche degli alunni a quelle scolastiche, perché contribuiscano ad arricchire il curricolo, rinforzando, nel contempo, l’autostima e il senso di autoefficacia degli studenti nei confronti dello studio delle scienze;
- Costruzione del Capitale Scientifico di ciascun alunno, attraverso la predisposizione di piani di lezione che facciano scoprire come le STEAM siano intorno a noi, sempre, in ogni aspetto della nostra vita, e quindi non possano essere ignorate, ma vadano, anzi, studiate e comprese per trarre il meglio dalle esperienze di ciascuno, senza pregiudizi o preconcetti.
Ovviamente l’uso degli strumenti digitali, per la loro capacità di personalizzare l’apprendimento, giocano un ruolo molto importante nell’attuazione dell’approccio dello Science Capital e possono favorirlo, grazie alla possibilità che offrono di annullare il tempo e lo spazio, ad esempio permettendo di ascoltare interviste, di contattare persone distanti, di raccogliere risorse autentiche e reali, sugli argomenti più svariati, di effettuare esperienze virtuali quando quelle reali siano impossibili.
Effetti collaterali positivi
Oltre ad ampliare le tematiche oggetto di studio delle STEM superando i limiti del curricolo, questo approccio produce degli “effetti collaterali” altrettanto positivi negli alunni, in particolare:
- Potenziamento del coinvolgimento nello studio delle STEM, anche e soprattutto da parte di quegli alunni che si tenevano in disparte, perché pensavano di non essere portati o di non essere interessati, dal momento che l’attenzione alle problematiche territoriali e l’interesse dell’insegnante verso le loro esperienze personali li ha fatti sentire al centro del processo educativo;
- Approfondimento delle conoscenze scientifiche ed aumento dell’interesse verso le STEM come risorse per comprendere meglio il mondo in cui viviamo;
- Sviluppo di un atteggiamento positivo verso le STEM e miglioramento del clima di classe, che diventa un ambiente propositivo e generativo, attento alle peculiarità degli alunni;
- Incremento nel numero degli alunni che si dedicheranno allo studio delle STEM;
- Superamento degli stereotipi legati alle STEAM e promozione di un apprendimento più inclusivo.
Conclusioni
Come già detto in altre occasioni, neanche lo Science Capital è una panacea per tutti i problemi che gli insegnanti si trovano ad affrontare con le STEM, ma è sicuramente un approccio da provare per migliorare il coinvolgimento, l’interesse, la curiosità, l’attenzione degli studenti verso discipline considerate ostiche e distanti, ed un ulteriore passo verso un’idea di scuola che metta veramente, e non solo a parole, l’alunno al centro del processo educativo.
[1] Archer, L., DeWitt, J., Understanding Young People’s science Aspirations – How students form ideas about “becoming a scientist”, Routledge, London, 2016
[2] Bourdieu, P., La Reproduction: Eléments pour une théorie du système d’enseignement, Les Editions de Minuit, Paris, 1993
[3] https://learning.sciencemuseumgroup.org.uk/our-approach/