L’utilizzo delle nuove tecnologie nelle classi può rivelarsi strategico per costruire tipologie più efficaci di apprendimento basate sull’esperienza concreta. E aprire a un modello didattico adeguato alla Scuola digitale. E’ emerso nel corso dell’esperienza di tirocinio diretto di una studentessa all’interno del corso di Scienze della Formazione Primaria all’Università degli Studi di Udine. Il tirocinio si è svolto presso la prima classe della scuola primaria di Moruzzo (Udine) e pone l’attenzione su come gli strumenti tecnologici siano stati fondamentali per supportare il progetto didattico “Percorsi e funzioni dello spazio”.
L’insegnamento può essere riassunto con la frase “Non riempire un vaso. Cerca di accendere un fuoco”, in quanto le conoscenze devono essere learning by doing, affinché il sapere resti più impresso nello studente. Serve tener presente quanto siano importanti per progettare un’accurata osservazione del gruppo classe e la creazione di un ambiente di apprendimento che favorisca l’intero processo. Il setting, inoltre, deve essere caldo e accogliente e favorire la flessibilità nell’uso degli spazi, l’autonomia, l’esplorazione e la scoperta degli alunni. È anche fondamentale la lettura e il confronto continuo con le indicazioni nazionali, strumento che deve essere “pane quotidiano” per l’azione di un buon insegnante.
Nuove tecnologie per coinvolgere gli allievi in modo attivo
Progettare per unità di esperienza alla scuola dell’infanzia e per unità di apprendimento alla primaria, individuando i traguardi di sviluppo delle competenze e gli obiettivi in entrambi gli ordini, sono nodi fondamentali per comprendere poi la mediazione e i mediatori didattici che si mettono in atto, al fine di migliorarsi nell’essere un buon docente.
Nell’esperienza didattica svolta la progettazione ha cercato di favorire le diverse intelligenze e stili di apprendimento, al fine di motivare gli studenti e di sviluppare in loro curiosità. In primo luogo, l’utilizzo del colloquio guidato è stato utile per la condivisione di idee sui concetti di “reticolato”, di “punto di riferimento”, di “spazio pubblico” e di “spazio privato”, affinché gli alunni stessi arrivassero alla loro definizione, costruendo step by step la conoscenza, in modo attivo.
L’apprendimento è stato supportato dall’insegnante quando si è presentata la necessità, aiutando gli alunni nella ricerca della soluzione. Inoltre, per comprendere al meglio come si costruiscono i percorsi e come si forniscono le indicazioni sulla base degli indicatori topologici la docente ha correlato l’apprendimento attraverso il corpo all’uso della lavagna interattiva. Difatti, sono stati creati dei reticolati, sia fisici sul pavimento – per capire i concetti di asse x/y e di coordinate – che proiettati sulla LIM, per riprodurre con delle frecce le indicazioni dei percorsi.
I bambini hanno sperimentato le nuove conoscenze sia in modo autonomo, inventando i propri percorsi da condividere poi con il vicino di banco, che in gruppo, creando la pianta della scuola, le definizioni degli spazi e la storia interattiva con Scratch.
Necessaria è stata la richiesta di feedback continui agli studenti per capire il livello di apprezzamento delle lezioni e le difficoltà incontrate.
Quali tecnologie al servizio dell’apprendimento
Per scoprire gli spazi del paese di Moruzzo e le loro funzioni è risultato importante l’utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare di Google Maps, per individuare gli spazi esplorando virtualmente il paese e di Scratch per ricostruire quanto scoperto.
Grazie a Google Maps (proiettato sulla LIM) gli alunni a turno, muovendo l’omino-guida Pegman lungo il percorso scuola-centro del paese, hanno cercato prima gli spazi distinguendoli in pubblici o privati e poi hanno definito la loro funzione attraverso un confronto di opinioni. Le definizioni sono state scritte e riportate su un unico foglio Word che poi è servito per la ricostruzione di quanto scoperto sul software Scratch: qui ogni studente ha creato il proprio personaggio (nell’aspetto fisico, nei movimenti) e ha letto un concetto di spazio individuato precedentemente registrando la propria voce. Con Scratch gli alunni hanno creato delle brevi storie interattive, mentre a loro insaputa hanno imparato ad esprimersi in modo creativo.
È stato interessante notare il coinvolgimento degli studenti: da un lato, scoprire gli spazi da loro frequentati in modo differente con Google Maps ha suscitato curiosità per ricercare poi a casa la loro abitazione o altri spazi conosciuti. Dall’altro lato, Scratch ha dato anche la possibilità agli alunni di ricostruire quanto fatto, formulando frasi di senso compiuto che da poco tempo avevano imparato a comporre in italiano.
La flipped classroom leva del percorso
Le tecnologie hanno reso i bambini partecipi ed attivi nel loro percorso di apprendimento, poiché esse coinvolgono la classe catturando l’attenzione dei bambini ed entrano in contatto con il sapere facendo divertire chi viene coinvolto. Oggigiorno l’idea tradizionale dell’insegnante-cattedra-sapere non permette un coinvolgimento interattivo degli alunni che costruiscono da sé l’apprendimento grazie al supporto del docente. È bene creare situazioni di flipped classroom fornendo strumenti differenti, come le nuove tecnologie, che permettano lo sviluppo dei diversi stili di apprendimento ed intelligenze.
Riflettendo in ottica professionalizzante sul percorso formativo, sono state attivate alcune delle competenze trattate da Philippe Perrenoud tra cui l’organizzare ad animare situazioni di apprendimento, il coinvolgere gli alunni nei loro apprendimenti e nel loro lavoro ed il servirsi delle nuove tecnologie. È necessaria la lettura approfondita delle competenze per avere una visione più dettagliata di quanto un insegnante riesce ad attivare attraverso il proprio insegnamento. Tra i diversi pensieri che emergono dalla lettura, uno sottolinea che l’apprendimento è “un percorso collettivo che il professore orienta creando situazioni ed aiutando, senza diventare l’esperto che trasmette il sapere né la guida che propone la soluzione”. Si deve imparare facendo, non in modo meccanico, ma divertendosi affinché il sapere resti negli studenti.
Questo compito non è sicuramente una passeggiata, ma è ciò che un insegnante dovrebbe tener presente per “accendere il fuoco, non riempiendo solamente il vaso” del bambino.