Sos emozioni

Scuola e famiglia, l’impatto della pandemia sulla salute psichica e sociale: ecco cosa è accaduto

L’emergenza sanitaria ha fatto si che il fluire abituale della quotidianità delle famiglie cessasse. A questo stravolgimento è seguito un ulteriore sconvolgimento della semantica dei contesti scolastici. Un’esperienza che sicuramente sarà ricordata e sarà presente nel nostro futuro. Ecco a quale compito è chiamata la scuola

Pubblicato il 13 Ott 2020

Daniela Lucangeli

Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Università degli Studi di Padova

Laura Mattera

Mind4Children spinoff dell'Università di Padova

Photo by Tore F on Unsplash

L’emergenza sanitaria vissuta negli ultimi mesi ha riguardato non solo la salute fisica ma anche quella psichica e sociale. Da quanto rilevato dal servizio gratuito “Sos Emozioni” del Mind4children, spin-off dell’Università di Padova, questi mesi sono stati caratterizzati da una reale e importante emergenza educativa. Centinaia di genitori hanno inviato richieste di aiuto per la gestione di dinamiche familiari vissute come inaspettate e disorientanti. Senso di impotenza, preoccupazione, paura sono diverse e mutevoli le emozioni e i sentimenti provati.

Cosa è accaduto all’interno dei contesti educativi, nelle nostre case?

Lo stravolgimento dello “script” familiare

Nei contesti educativi si è assistito a un cambiamento, quasi un ribaltamento dei ritmi e delle abitudini familiari. Nella situazione pre-Covid ogni famiglia aveva quello che in psicologia viene definito “script”. Lo script è una sorta di scorciatoia cognitiva che consente di velocizzare i processi di elaborazione delle informazioni, e che ci consente ad esempio quando entriamo in un ristorante, di essere consapevoli rispetto a ciò che accadrà a breve. Ci indicheranno il nostro tavolo, ci porgeranno il menu, ordineremo quanto da noi scelto, mangeremo, pagheremo. Lo script del ristorante, esempio spesso utilizzato nei contesti didattici universitari, ci aiuta a comprendere, come ognuno di noi prima del Covid, avesse un proprio script della propria quotidianità. Ogni famiglia aveva un suo “script” relativo ai ritmi, agli impegni caratterizzanti la singola giornata, e l’intera settimana. Nel momento in cui la routine, le certezze sono venute a mancare ci si è dovuti rimettere in gioco e gestire situazioni nuove e complesse. La situazione sanitaria ha fatto si che il fluire abituale della quotidianità cessasse, come a dirci “adesso fermati e stai; gestisci questa situazione con i tuoi, con la tua famiglia”.

Il cambiamento del significato della Scuola

A questo stravolgimento della quotidianità, è seguito un altrettanto stravolgimento della semantica dei contesti scolastici. Per la prima volta nella storia è accaduto che non sono stati i bambini, gli adolescenti, i giovani adulti ad andare a scuola o all’Università, ma sono state le scuole e l’Università ad andare dai propri alunni. Vi è stato un cambiamento del significato della scuola, per cui l’adulto significativo, l’insegnante, ha rotto il silenzio e la solitudine del distanziamento sociale come a dire “Sono con te oggi”. Vi è stata la necessità di creare una nuova alleanza prima di tutto educativa, relazionale e poi didattica. La tecnologia è stato uno strumento di ausilio per far fronte a questo distanziamento sociale. Questo ha portato sicuramente ad una metamorfosi non solo delle modalità relazionali, ma anche delle situazioni educative e didattiche. Gli insegnanti hanno dovuto imparare a comunicare attraverso il filtro di uno schermo. I genitori a gestire i tempi e le modalità di utilizzo di quei dispositivi che prima avevano un significato prettamente ludico e/o creativo. I bambini, gli adolescenti hanno dovuto imparare a vedere la propria insegnante al di là di uno schermo, a giocare e a chiacchierare con il proprio compagno di banco attraverso il pc. Prima del Covid, gli studenti che non ascoltavano le lezioni si immergevano nella tecnologia. Durante il lockdown è straordinario come la tecnologia sia in realtà rientrata ad assolvere il suo ruolo, ovvero strumento di mediazione dell’Io-Io. La tecnologia è diventata aiuto e non sostituzione dell’umano. Quando la connessione artefatta, artificiale, sostituisce quella umana bisogna essere molto prudenti. Quando invece il digitale permette agli studenti e agli insegnanti di mantenere una connessione che è relazionale, educativa, didattica, allora ci si trova difronte a tutt’altra semantica.

Nessuno di noi ha vissuto da bambino o da adolescente una pandemia, una situazione di rischio e pericolo unita ad uno stravolgimento dei contesti educativi e didattici. E’ stata una situazione completamente distante da ogni previsione e immaginazione possibile tanto da non essere riusciti a gestirla in maniera adeguata. I bambini, gli adolescenti sentono e hanno sentito, respirato questa situazione. Cosa fare rispetto a questo loro sentire? Averne consapevolezza ed assolvere al ruolo di adulto significativo. L’adulto può e deve accompagnare alla comprensione di questo vissuto interiore e alla costruzione di un contesto educante che sia una comunità fluida di intelligenze e di emozioni.

La scuola che verrà

Ad oggi ancora non è chiaro come sarà la scuola di domani. Cruciale è che l’adulto sia consapevole e preparato ad accogliere le vulnerabilità e i bisogni educativi di bambini e adolescenti. In particolare, la scuola è chiamata a prendere in carico quelle che le neuroscienze ci dicono da tempo. I processi di apprendimento non sono sconnessi e distanti dai processi emotivi. L’apprendimento è una sinfonia di circuiti sincronici fatta di pensieri, emozioni, ragionamenti logici, sentimenti ecc. Occuparsi solo degli aspetti prettamente cognitivi, o solo degli aspetti emotivi vuol dire parcellizzare e non considerare che il nostro cervello mentre pensa, impara, apprende, sente. E’ fondamentale che la scuola promuova il benessere e la salute di bambini e ragazzi in tutte le principali aree dello sviluppo della persona. In psicologia, c’è questo costrutto meraviglioso chiamato “Differenziale di Sviluppo”, ovvero la differenza tra ciò che il bambino è in grado di fare da solo e ciò che sa fare se aiutato da un adulto competente. E’ un principio che non ha finestre evolutive ma è indispensabile sempre. Certo, se lo guardiamo nelle finestre evolutive in cui c’è maggiore plasticità cerebrale e in cui le potenzialità di sviluppo sono massime, è una “conditio sine qua non”. Educatori ed insegnanti oltre che essere figure significative, è importante che siano veri e propri “differenziali di sviluppo” per garantire lo sviluppo armonico di bambini, adolescenti e giovani adulti.

Questa esperienza sicuramente sarà ricordata e sarà presente nel nostro futuro. Perché? Perché le emozioni tracciano le nostre memorie, le emozioni governano il processo di memoria non da un punto di vista superficiale ma neurofunzionale. Il ruolo della scuola, degli insegnanti, dei genitori e di tutti coloro che si occupano di educazione e sviluppo è far sì che queste memorie non siano memorie di dolore, memorie che portano all’evitamento e all’allontanamento dalla scuola.

Le emozioni sono un linguaggio antico. Se ho paura mi viene da scappare; se sono nella gioia, nella curiosità di conoscere vorrò conoscere e imparare sempre di più.

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