SCUOLA DIGITALE

Scuola-lavoro, il digitale per un patto a prova di futuro

L’adozione accelerata di nuove tecnologie nella didattica spiana la strada a un diverso modello formativo. Che investe su percorsi strategici in grado di rispondere alla crescente domanda di nuove competenze. Ecco cosa si muove in Italia

Pubblicato il 20 Mag 2020

Annalisa Buffardi

Ricercatrice, Indire - Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa

scuola digitale ragazze

Le potenzialità delle tecnologie digitali emergono con forza nella rappresentazione delle professioni del futuro. Non solo da un punto di vista prettamente tecnico. Ma anche come leva per la formazione di creatività, collaborazione, leadership, problem solving: elementi ritenuti cruciali nel nuovo mondo produttivo, che la scuola digitale punta a rafforzare. Analizziamo lo scenario italiano a partire dai risultati della ricerca Indire sull’incontro tra scuola e lavoro.

Didattica a distanza e in presenza: tecnologie

Negli ultimi decenni sempre di più il mondo della formazione e quello del lavoro sono al centro di significativi mutamenti che conducono al superamento dei modelli tradizionali – di apprendimento nel primo caso, di produzione nel secondo – nel contesto della più generale digitalizzazione dei processi sociali, culturali ed economici.

In quest’ottica, le tecnologie digitali emergono come straordinarie opportunità per rinnovare la didattica attraverso nuovi strumenti, animando diversi scenari di formazione, negli ambienti online come in quelli fisici. L’emergenza Covid-19 ha portato prepotentemente all’attenzione la didattica a distanza condotta in modalità sostitutiva, esclusivamente attraverso spazi e schermi digitali. La capacità di risposta delle scuole, di fronte alla inedita condizione generata dalla pandemia, ha mostrato uno scenario di diffusione di aule online più o meno in grado di cogliere il potenziale conoscitivo e connettivo del web e complessivamente ben focalizzate sulla ricomposizione delle classi, fuori dalla mure scolastiche.

Integrare device e software nella didattica in presenza rappresenta un secondo ambito di utilizzo delle tecnologie, in una prospettiva di affiancamento e di integrazione dei sistemi digitali entro una attività generalmente fondata su spazi e tempi di incontro fisici. Su questo fronte, negli ultimi decenni diverse istituzioni scolastiche hanno espresso sempre maggiore maturità digitale e culturale nell’adeguamento agli scenari sociali che sembravano mutare ad un ritmo accelerato già a cavallo del nuovo millennio. Combinare quella maturità con l’esperienza accumulata nella Dad ai tempi del Covid-19 alimenta oggi i termini di una nuova sfida che dovrà giocarsi al di là dell’emergenza. Anche sfruttando la nuova disponibilità di risorse didattiche pensate dalla scuola e per la scuola nel periodo di crisi, e dunque potenziando il ricorso agli archivi di fonti online, che hanno rappresentato la prima novità del web nel periodo del suo sviluppo.

La diffusione delle Open Educational Resources e di contenuti digitali di qualità rappresenta ancora un obiettivo per molte istituzioni scolastiche, come veniva evidenziato nel 2013 anche dal report dell’OECD “Review of the Italian Strategy for Digital School”. Il dibattito sulle nuove forme e pratiche scolastiche nel post Covid è appena iniziato e la consuetudine acquisita da molti nell’uso di ambienti didattici online, insieme alla maggior circolazione di contenuti didattici digitali, costituiscono alcuni degli elementi da integrare nella tradizione della formazione in presenza. Nel breve e lungo temine, per l’immediata ripresa secondo nuove norme di distanziamento sociale e nelle routine che poi prenderanno forma, il ruolo degli ambienti digitali nella didattica tradizionale non potrà che giovarsi della pratica acquisita nei giorni dell’emergenza, così come delle piattaforme, dei device e delle relazioni che hanno contribuito a realizzarle.

Industria 4.0 e formazione

Nel rapporto con il mondo del lavoro, la cosiddetta quarta rivoluzione industriale ha già posto all’attenzione la necessità dell’adeguamento ai nuovi scenari sociali. Anche su questo versante, sarà necessario combinare le istanze della trasformazione con le nuove esigenze emergenti nel difficile contesto di ripresa post Covid. La digitalizzazione delle attività ha modificato sistemi e strutture organizzative e di produzione, attraverso metodi e processi basati su più immediate modalità di raccolta, archiviazione e uso dei dati, su inedite possibilità di comunicazione di tali dati tra le macchine e con le persone, su tecnologie e sistemi che agevolano la produzione e modificano le modalità del consumo. Gli sviluppi nei campi dei Big data e dell’Intelligenza Artificiale, dell’Internet of Things e della robotica, generano nuove possibilità per la crescita economica e richiedono nuove competenze, generali e specialistiche.

La quarta rivoluzione industriale, culturale prima che tecnologica, introduce nuovi scenari espressi inoltre nelle definizioni di economia collaborativa e innovazione aperta, basate su nuovi modi di creazione del valore attraverso diverse forme di collaborazione e di scambio, su relazioni peer-to-peer, sulla circolazione aperta di informazioni e conoscenze, avvalendosi generalmente delle tecnologie digitali nelle fasi di ideazione, progettazione, finanziamento, realizzazione, distribuzione e consumo.

L’approccio collaborativo e aperto che va diffondendosi sempre più nelle economie avanzate prende forma sulla “Ricchezza della Rete” (Benkler 2006) ed esprime un cambiamento culturale che va coltivato nella relazione scuola-lavoro.

Nell’incontro prospettico con le professioni del futuro, le potenzialità delle tecnologie digitali assumono una evidenza immediata. Su un piano è rapido il richiamo alle competenze tecniche per interagire con i nuovi strumenti, per comprenderne le principali caratteristiche, a partire dall’interconnessione dei dati e dal networking tra le persone e gli strumenti.

Su un altro versante, il tema richiama le competenze generali sempre più necessarie – come più volte indicato sul fronte istituzionale e dalle stesse aziende – per agire nei diversi contesti lavorativi. Creatività, collaborazione, leadership, problem solving sono tra le aree ritenute sempre più necessarie, insieme a nuovi set di competenze tecniche, specialistiche e digitali per affrontare, intercettare e guidare il cambiamento in atto e che verrà, nelle sue dimensioni non solo tecnologiche ma anche e soprattutto culturali e sociali. Il tema della sostenibilità ambientale rappresenta oggi uno dei principali esempi delle sfide (ancora) emergenti a livello globale che richiama esigenze di adeguamento, oltre che nuove opportunità di sviluppo e di crescita economica.

Da un punto di vista più generale, è l’orizzonte del futuro a guidare le prospettive dei nuovi scenari educativi sostenuti dalla diffuse opportunità tecnologiche e dalle mutate configurazioni sociali. Lo è, come sempre è stato, con riferimento al singolo individuo e alla società nel suo complesso, nel difficile equilibrio tra la forza della tradizione e le potenzialità dell’innovazione.

Scuola-lavoro, una relazione orientata al futuro

Su questi temi, una recente ricerca condotta da Indire ha esplorato l’incontro tra mondo della scuola e mondo del lavoro, orientando lo sguardo nella direzione di una relazione proiettata al futuro, sul versante sociale e culturale, economico e produttivo. La ricerca ha preso avvio nel 2018 entro il progetto Modelli Innovativi di Alternanza Scuola Lavoro[1], nell’ambito del Programma Operativo Nazionale PON per la Scuola 2014-2020. Nel contesto dell’ analisi di esperienze scolastiche avviate entro la vecchia definizione di Asl, l’obiettivo era quello di esplorare l’Alternanza come spazio culturale, che incorpora la tecnologia e la sua cultura nelle pratiche, in una dinamica espressione dei cambiamenti in atto.

A partire da questa cornice, la ricerca ha intrecciato il tema delle competenze imprenditoriali, intese come visione e azione per il cambiamento.

Uno dei temi emersi dalla declinazione delle aree del framework Entrecomp 2016 (Bacigalupo, Kampylis et al, 2016) è espresso nell’agire con gli studenti per sostenere la capacità di “immaginare un futuro desiderabile”, individuando le opportunità di innovazione attraverso un set di competenze che include la capacità creativa, di trasformare le idee in azione, il pensiero etico e sostenibile. Dunque, abilitare i ragazzi a percepire innanzitutto se stessi come attori del cambiamento, capaci di intercettare i bisogni emergenti sul versante dell’innovazione sociale, economica e produttiva, anche a partire dalle nuove opportunità tecnologiche, nella direzione “intelligente”, della sostenibilità, del benessere.

In particolare, sono stati analizzati 10 casi sul territorio nazionale, selezionati tra esperienze scuola-lavoro orientate allo sviluppo di prototipi, prodotti o servizi, condotte da istituti scolastici capofila di Laboratori territoriali per l’occupabilità[2], e/o sviluppate nell’ambito di partnership con Aziende e Enti o entro contest nazionali in ambito robotica e tecnologia. L’indagine ha previsto focus group con studenti, docenti, partner aziendali e territoriali, dirigenti scolastici e staff. Ha posto l’attenzione sulle dimensioni didattica-metodologica, tecnologica e organizzativa, approfondendo le dinamiche e le pratiche caratterizzanti lo sviluppo delle attività, dalla genesi dell’idea alla realizzazione dei prototipi.

Tra i principali elementi di attenzione emerge la capacità progettuale e l’uso dei laboratori scolastici, il riferimento a reti consolidate di relazioni, la contaminazione di competenze e l’agire collaborativo, che include le tecnologie non solo come strumenti ma come risorsa per sviluppare idee e progetti nella direzione del benessere e della sostenibilità, individuale e collettiva.

Scuola-lavoro, centralità dell’istituto

Innanzitutto, i casi analizzati evidenziano un forte protagonismo delle scuole nella dinamica di relazione con il mondo del lavoro. Ciò non si traduce però in autoreferenzialità, ma esprime la valorizzazione della pratica scolastica e dei suoi obiettivi. Viene fuori l’identità forte e riconosciuta dell’istituto scolastico, che investe il proprio capitale relazionale, tecnologico e di competenze nella costruzione di una più ampia progettualità.

Come si vedrà meglio più avanti l’utilizzo dei laboratori scolastici e la presenza di una solida rete, formale e informale, di partner, rappresentano infatti, nelle esperienze indagate, elementi consolidati nel tempo e sui quali investire. In questo scenario, i driver tecnologici e della sostenibilità ambientale emergono come i principali fattori di spinta dei progetti attivati, che prendono forma nell’interazione tra i diversi soggetti del mondo della scuola e del lavoro, a partire dalla partecipazione attiva degli studenti nella generazione delle idee progetto.

Nello sviluppo delle attività e nella realizzazione dei prototipi, inoltre, le competenze generali giocano un ruolo fondamentale, al pari di quelle specialistiche. Capacità collaborativa e problem solving, creatività, comunicazione, autonomia e responsabilità sono tra le principali cui docenti e studenti fanno riferimento nella narrazione delle esperienze svolte, rispettivamente in termini di obiettivi e di crescita percepita. La conoscenza degli elementi teorici e tecnici riveste un ruolo altrettanto centrale, in quanto base del percorso formativo e della realizzazione pratica, che rende protagonista lo studente nei termini dell’esperienza attiva.

Dalle idee progetto ai prototipi

I casi studiati evidenziano il forte ruolo della contaminazione tra discipline, tra indirizzi e talvolta tra scuole differenti, nell’ottica della costruzione collettiva e collaborativa di un percorso e di un prodotto che necessita di competenze diverse.

Sulla dimensione dell’innovatività e della creatività, la ricerca ha esplorato in particolare le dinamiche di genesi e le modalità di sviluppo dell’idea-progetto, declinandone il contenuto in relazione agli indirizzi scolastici e ai settori professionali, come definiti dalla Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente.

Le attività condotte dalle scuole considerate nell’indagine evidenziano un processo in cui studenti, docenti e partner aziendali condividono idee e progetti per giungere insieme a soluzioni creative e innovative che possano soddisfare nuovi bisogni per il benessere individuale o collettivo. I temi della cultura ambientale, della salute e del benessere, nella cornice dell’engagement sociale e dell’innovazione tecnologica caratterizzano le esperienze analizzate. I casi studiati includono diverse progettualità che combinano il sapere professionale, le conoscenze tecniche e generali, l’uso delle attrezzature, la capacità applicativa e quella creativa, il rispetto delle procedure e la ricerca come base per avviare nuovi processi.

Nelle diverse esperienze, gli studenti hanno ideato, progettato e sviluppato, collaborato e contribuito a risolvere anomalie e difetti nel corso della realizzazione, sia ricorrendo a strategie creative sia attraverso l’approfondimento teorico e tecnico. Hanno usato software e strumentazioni disponibili nei laboratori o individuato in rete soluzioni open per lo sviluppo dei prototipi, hanno svolto ricerche su procedure e applicativi tecnici, sullo sviluppo del settore e sulle tematiche sociali di specifico riferimento per valutare gli impatti e le prospettive di sviluppo delle proposte avanzate.

Ecco i progetti realizzati dalle scuole

Ne sono un esempio i veicoli elettrici realizzati nell’IIS Ferrari di Maranello (Mo) e nell’ITI Panella Vallauri di Reggio Calabria, destinati, con diverse finalità, alle comunità di riferimento; la maglietta intelligente per il monitoraggio dei parametri vitali prodotta dagli studenti del Iss Costanzo di Decollatura (Cz), il prototipo di pozzo d’acqua potabile sviluppato dagli studenti dell’ ITI Pininfarina (Torino) e il pozzo 4.0 per l’approvvigionamento idrico in Africa, realizzato nella collaborazione tra l’IIS Mandela e l’IIS Cattaneo Dall’Aglio di Castelnovo ne’ Monti (Mo); il robot ecologista dotato di intelligenza artificiale sviluppato dagli studenti dell’IIS Gae Aulenti di Biella; il braccio robotico realizzato dagli studenti dell’ITT Altamura-Da Vinci di Foggia. Nella stessa prospettiva, basata sulla partecipazione degli studenti e sull’utilizzo attivo delle tecnologie digitali, sono state condotte le esperienze orientate alla pratica professionalizzante, come quelle condotte, ad esempio, presso l’IIS Caboto di Gaeta e l’ITI Lucarelli di Benevento.

Alle diverse esperienze studiate saranno dedicati successivi approfondimenti che consentiranno di evidenziarne caratteristiche, obiettivi e metodologie, partendo dallo specifico progetto realizzato e dai punti di vista degli studenti, dei docenti, dei partner e dei dirigenti scolastici. Nella pluralità di interpretazioni che i singoli attori restituiscono dell’esperienza condotta, la ricerca evidenzia il ruolo della scuola come soggetto attivo di fronte alle innovazioni economiche e produttive contemporanee e alle trasformazioni sociali e culturali in corso, anche con riferimento all’utilizzo di tecnologie digitali e dei laboratori, interni ed esterni alle scuole.

Partendo da differenti prospettive e pur con diverse argomentazioni, i testimoni ascoltati condividono una visione dell’incontro tra mondo della scuola e mondo del lavoro come spazio culturale per lo sviluppo delle competenze per il cittadino e il lavoratore del futuro. Nella percezione degli studenti, le esperienze realizzate rappresentano un’opportunità di formazione, di orientamento, di crescita e di scoperta del sé.

Network, tecnologia, apertura

L’apertura territoriale e alle aziende, il networking collaborativo e la dotazione tecnologica rappresentano fattori rilevanti per la partecipazione delle scuole ai cosiddetti ecosistemi di innovazione territoriale. Ciò emerge nelle realtà investigate, in misura più o meno sviluppata o comunque come una visione cui tendono i dirigenti scolastici, i docenti, i referenti aziendali e territoriali ascoltati.

Emerge comunque, parallelamente, anche il bisogno di accompagnamento per poter portare a compimento il progetto – e la visione – di un istituto scolastico che sia realmente centrale per la costruzione del futuro. Come emerge da molte delle interviste svolte tra gli attori scolastici, si tratta di prendersi cura del futuro degli studenti (“dare loro la capacità di mettersi in gioco”, di “essere in grado di riprogrammare con idee innovative la propria figura professionale”) ma anche, più in generale, del futuro della società in termini di innovazione e sostenibilità.

La digitalizzazione dei processi è un elemento trasversale comune e si intreccia con la tradizione delle professioni e con la conoscenza degli elementi di base dei settori di riferimento.

Relazioni scuola-territorio

Una delle principali caratteristiche delle realtà analizzate è la presenza di un solido capitale sociale della scuola, inteso come l’insieme delle relazioni di cui il Dirigente Scolastico e/o i suoi docenti dispongono nel proprio agire professionale. Tali relazioni sono generalmente forti sul territorio locale e/o con le aziende del settore professionale di riferimento. In alcuni casi la rete coinvolge altri istituti scolastici. Le scuole visitate risultano essere animatrici di iniziative di sviluppo e nel contempo adeguatamente sostenute da diversi altri attori (istituzioni e aziende) nella promozione e conduzione di tali iniziative.

Laboratori e tecnologie

La presenza di laboratori attrezzati con hardware e software spesso particolarmente avanzati rappresenta una caratteristica importante delle realtà analizzate. Ciò non sorprende, considerato che le esperienze sono state selezionate a partire da alcune condizioni di base, sopra descritte. Tuttavia, l’esplorazione dei casi conferma che tale elemento rappresenta una condizione rilevante per innestare una proficua relazione con il mondo del lavoro, in relazione alle dinamiche culturali, sociali ed economiche in corso e alla digitalizzazione dei processi, produttivi e non solo.

Va inoltre sottolineato che la presenza di spazi attrezzati tecnologicamente rientra nella più ampia visione progettuale dell’istituto scolastico e riflette una capacità di competere per finanziamenti o di capitalizzare le relazioni con le aziende di riferimento. Tali spazi appaiono infatti costruiti nel tempo, a partire dalle opportunità offerte dai diversi bandi competitivi per finanziamenti, che progressivamente hanno consentito alla scuola di dotarsi di condizioni anche strutturali per realizzare nuove progettualità formative; o anche a partire dalla rete di relazioni. In alcuni casi, macchine e software sono resi disponibili dalle aziende, in comodato d’uso o attraverso promozioni dedicate.

L’allestimento degli spazi laboratoriali – che riflette già la capacità progettuale della scuola e l’inserimento in una rete territoriale – consente di arricchire ulteriormente il progetto formativo e alimenta le stesse relazioni con il territorio. Nel caso dei Laboratori territoriali per l’occupabilità, la mission che ne è alla base rappresenta in sé l’occasione per procedere in questa direzione.

Per le scuole coinvolte nell’indagine si tratta di mettere insieme diverse opportunità e finanziamenti che consentono nel tempo di costruire un sistema scolastico aperto alle innovazioni e al territorio, come emerge più volte nelle interviste con i dirigenti scolastici ascoltati.

Scuole aperte: spazi e tempi

La disponibilità di laboratori e tecnologie consente all’istituto scolastico di avviare diverse progettualità nella direzione della formazione di competenze digitali e per le nuove professioni.

Generalmente è accompagnata da una ampia apertura della scuola, che si configura in diversi modi. Gli istituti scolastici selezionati sono in alcuni casi sede CPIA – Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti – o partecipano ad una Fondazione ITS – Istituti Tecnici Superiori – oltre ad essere stati in alcuni casi selezionati in quanto sede di Laboratorio Territoriale per l’occupabilità. Ciò è collegato a:

  • apertura fisica della scuola. L’apertura della sede in orari prolungati agevola l’organizzazione di momenti di incontro tra i diversi soggetti anche per lo svolgimento di progetti dedicati. Docenti, referenti di aziende ed enti, e studenti, colgono tale opportunità per svolgere le relative attività. Emerge, da questo punto di vista, una realtà viva e dinamica, e la scuola diviene un punto di riferimento, oltre che di incontro e di confronto.
  • apertura alle aziende del settore. La partecipazione ad una Fondazione ITS esprime e consente una apertura alle aziende/enti del settore di riferimento, sia in termini di opportunità e di relazioni, sia in termini di collegamento con le richieste di competenze per i nuovi profili professionali.
  • apertura al territorio. L’istituto scolastico sede di Laboratorio territoriale per l’occupabilità incarna l’identità di una struttura formativa attiva sul territorio e per il territorio, relazionata con i diversi soggetti istituzionali, potenzialmente disponibile – in termini di sede e di attrezzature – per la comunità di riferimento. Questo ultimo aspetto è più evidente nelle connessioni con altre istituzioni scolastiche. E rappresenta più spesso un obiettivo verso cui tendere per rendere effettivamente il Laboratorio aperto a giovani e aspiranti imprenditori del territorio, come emerge da alcune interviste (“a chi voglia sperimentare idee… fare un prototipo… ma non ha i soldi per le macchine”). In alcuni casi, all’interno o all’esterno della realtà scolastica visitata, risulta collegata la presenza di FabLab, il cui modo operativo e ideativo rappresenta elemento di attenzione per le scuole considerate.

A differenti livelli di maturazione, le esperienze analizzate coltivano un proficuo terreno di incontro tra scuola, lavoro e tecnologie. La cultura collaborativa e la contaminazione tra competenze differenti, la creatività e la visione innovativa appaiono elementi caratteristici delle esperienze analizzate, basate sul potenziale delle tecnologie “come forza trasformatrice che può generare nuove strade per la conoscenza e l’apprendimento”, come teorizzato nel modello pedagogico dei FabLearnLabs avviato da Paulo Bilkstein nel 2009[3].

Come vedremo nei prossimi approfondimenti, nei casi studiati il sistema di relazioni, più o meno strutturato e formalizzato, alimenta le progettualità investigate aprendo ad esperienze che incontrano anche la spinta di innovazione delle imprese. Un incontro sempre più necessario nello scenario di incertezza generato anche dalle crisi contemporanee e potenzialmente orientato verso nuove prospettive di crescita e di sviluppo.

Riferimenti biliografici

Avvisati F., Hennessy S et al. (eds), 2013. Review of the Italian Strategy for Digital School, OECD

Bacigalupo M., Kampylis P. et.al(2016). EntreComp: The Entrepreneurship Competence Framework. Luxembourg: Publication Office of the European Union

Benkler Y. 2006. The wealth of networks: How social production transforms markets and freedom, New Haven, Yale University Press

Note

  1. Il progetto è stato coordinato dalla sottoscritta. Hanno preso parte al gruppo di ricercaStefania Sansò e Ciro D’Ambrosio.
  2. I Laboratori territoriali per l’occupabilità (L.107/2015; DM 657/2015) sono definiti “spazi dall’alto profilo innovativo a disposizione di più scuole del territorio dove sviluppare pratiche didattiche avanzate in sinergia con le politiche locali per il lavoro e le imprese”.
  3. Per approfondimenti, si veda la presentazione del progetto progetto FabLearn

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