cambio di prospettiva

Scuola, togliamo pure il voto ma mettiamo più digitale per favore



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Allontanarsi dalla didattica tradizionale per provare a utilizzare nuovi strumenti e nuovi percorsi. Ma si può aprire una riflessione sulla valutazione e sull’utilizzo del voto senza ripensare tutto il resto? Il percorso avviato da alcune scuole, che però rischiano di incagliarsi

Pubblicato il 20 giu 2023

Daniela Di Donato

Docente di italiano (Liceo scientifico), PhD in Psicologia sociale, dello sviluppo e della Ricerca educativa presso Sapienza Università di Roma, esperta di metodologie didattiche, inclusione e uso delle tecnologie digitali a scuola.



scuola

Liceo Civico Manzoni di Milano, Istituto Michelangelo Buonarroti di Monfalcone, Liceo Cannizzaro di Palermo. Sono solo alcune delle scuole italiane, che negli ultimi anni hanno deciso di aprire una riflessione sulla valutazione e sull’utilizzo del voto, assumendo decisioni in controtendenza. In alcune sono stati le studentesse e gli studenti a chiedere a gran voce un ripensamento delle modalità di attribuzione del voto, esigendo che fosse accompagnato perlomeno da una descrizione e che non si usasse perfino il voto 1[1], ritenuto umiliante e privo di contenuto educativo.

Il percorso fatto dalle scuole

Se l’introduzione del registro elettronico, uno dei primi strumenti di digitalizzazione che la scuola ha accolto, ha esacerbato alcuni processi entrati sulla misurazione e sul calcolo del voto (media aritmetica, media ponderata, controllo esasperato di numeri e decimali) dall’altra parte qualcuno ha cominciato a chiedersi se fosse tutto lì il cuore del processo, cioè una questione di numeri, e che impatto avesse questa esasperata misurazione senza l’accompagnamento di feedback narrativi, consigli di miglioramento, accompagnamento anche tra pari nei percorsi di apprendimento. Alcune di queste scuole hanno anche scelto di farsi accompagnare dalle università: il 23 febbraio del 2023 il Liceo scientifico Cannizzaro di Palermo comincia un percorso formativo dal titolo “Valutazione narrativa (classe senza voto)” in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche dell’Esercizio Fisico e della Formazione dell’Università degli Studi di Palermo. Il primo Liceo ad aver applicato un modello di valutazione, che si avvale del voto solo nei due momenti in cui è davvero obbligatorio (periodo intermedio e fine dell’anno scolastico), è stato però il Liceo Morgagni di Roma, che dal 2019 collabora con un team di professori e ricercatori della Sapienza, coordinato dai professori Guido Benvenuto (Pedagogia Sperimentale) autore di uno dei manuali di riferimento sul tema della valutazione (Benvenuto, 2003) e Stefano Livi entrambi del Dipartimento di Psicologia Sociale, dello Sviluppo e della Ricerca Educativa.

Scuole senza voto, che poi senza voto non sono

Sto parlando insomma delle cosiddette “scuole senza voto”, che poi senza voto non sono. La denominazione è infatti impropria visto che l’utilizzo del voto numerico è obbligatorio per legge (DPR 122/2009 e D. Lgs 62/2017) e che nella frettolosa e banale sovrapposizione di voto e valutazione, sono talvolta interpretate come scuole che sperimentano in una o più classi la scuola senza la valutazione. Non è così. Non mi addentro qui troppo in profondità sul tema, già affrontato anche su Agendadigitale (Di Donato, 2019, 2023) e su altre pubblicazioni (Di Donato, 2023) e naturalmente non solo da me (ultima tra le pubblicazioni indispensabili: Corsini, 2023), perché merita costanti e aggiornati approfondimenti, ma provo a tracciare qualche considerazione.

Per farlo sono andata alla fonte e ho fatto quattro chiacchere con la mia amica ed ex collega Gabriella Biancini, che al Morgagni insegna disegno e storia dell’arte e si trova proprio nella sezione G, quella “senza voto”.

Valutare il percorso di apprendimento in maniera costante

Nel documento del 15 maggio della quinta G di questo anno scolastico si legge infatti che la classe partecipa al progetto e che la valutazione è sempre di tipo discorsivo: il consiglio di classe pertanto si impegna a valutare il percorso di apprendimento in maniera costante (pur aderendo nei tempi e nei contenuti alle programmazioni dipartimentali) attraverso feedback pubblicati sul registro elettronico, che intendono mostrare ai ragazzi i punti di debolezza ma soprattutto quelli di forza del loro agire quotidiano in classe. A metà di entrambi i quadrimestri viene proposta una valutazione numerica orientativa, per aiutare le famiglie alla comprensione del livello di apprendimento degli alunni.

Il progetto “Scuola delle relazioni e delle responsabilità”

Gabriella mi ricorda che il progetto si chiama appunto “Scuola delle relazioni e delle responsabilità” (è pubblicato nel Ptof e ha come docente di riferimento il prof. Vicenzo Arte) e che non chiama più “sperimentazione”.

Le chiedo allora come si partecipa a questo progetto: mi spiega che mentre quando è partito (2016) i docenti potevano scegliere di insegnare in quella sezione oppure no e gli studenti venivano assegnati senza che l’avessero scelto, da qualche anno accade esattamente il contrario: gli studenti possono scegliere e i docenti vengono assegnati. Questo però forse ha comportato alcuni squilibri: innanzitutto per lavorare con un modello di valutazione diverso da quello praticato tradizionalmente si deve essere formati e poi servirebbe una bella dose di entusiasmo, quella tipica di chi guarda alla propria funzione docente con uno spirito da innovatore e sperimentatore. Infine, si possono generare dei fraintendimenti: la sezione potrebbe essere percepita dagli studenti come “non valutante” e quindi come un luogo in cui tutto è ammissibile, tanto non ci sono apparenti conseguenze. Insomma, la dimensione del voto interpretato come premio o punizione diventa paradossalmente un pretesto per non impegnarsi.

Nuovi strumenti e nuovi percorsi

Il punto di forza sembra essere quello di tentare di allontanarsi dalla didattica tradizionale, per provare a utilizzare nuovi strumenti e nuovi percorsi. Nelle linee guida della programmazione didattica si legge infatti che la valutazione si avvarrà di verifiche immediate dell’argomento spiegato in classe, valutazioni dal posto e alla cattedra/lavagna, verifiche comuni, esecuzione di elaborati tradizionali, questionari a risposta aperta/chiusa, esercizi di completamento, realizzazione di schemi, mappe concettuali, griglie, grafici, relazioni, valutazione di interventi dal posto e sul lavoro assegnato a casa, partecipazione attiva dello studente al processo di insegnamento- apprendimento, Cooperative learning, Discussione guidata e/o debate, Lezione segmentata, Flipped classroom, esperienze di peer education, esperienze di approfondimenti da parte degli studenti di argomenti di studio: agli studenti viene richiesto di elaborare contenuti di studio utilizzando presentazioni, video, testi di vario genere accompagnati da immagini.

Non è possibile ripensare la valutazione senza ripensare tutto

In questo elenco si mescolano strategie didattiche con metodologie con strumenti e forse questo qualcosa ci dice: che non è possibile ripensare la valutazione senza ripensare tutto. Le scelte dovrebbero riguardare: la cornice pedagogica di riferimento, la metodologia didattica per dare senso alla progettazione educativa, gli strumenti per avviare una ricostruzione di quella integrazione tra analogico e digitale che a volte sembra interrotta bruscamente quando invece la distanza voluta dalla pandemia ci aveva svelato le debolezze delle pratiche di classe e che si poteva essere distanti anche quando ci si fosse trovati in presenza. Non è ancora cominciato quel processo di ristrutturazione didattica, che vede anche negli ambienti digitali degli alleati per sviluppare pensiero critico, monitoraggio e non sorveglianza, per contribuire a incrementare le attività di collaborazione e di condivisione, per sfruttare l’immediatezza di feedback diffusi e reciproci.

Cambiare la prospettiva per cambiare la scuola

Ripensare la valutazione per mutare la domanda degli studenti e delle studentesse da “Quanto ho preso?” a “Che cosa posso fare per migliorare?” non sarà un passaggio semplice: le scuole, che hanno cominciato, rischiano di incagliarsi. Basterebbe riflettere su alcuni piccoli passaggi mal intesi e, nel tempo, come nel gioco del passaparola, trasformati impropriamente come il punto dello Statuto di studentesse e studenti in cui si afferma che “Lo studente ha inoltre diritto a una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento»[2] o come il congruo numero di prove di apprendimento che nel tempo si è trasformato in congruo numero di voti, identificando voto e prova come lo stesso oggetto[3].

Bibliografia

Benvenuto, G. (2003). Mettere i voti a scuola. Carocci.

Corsini, C. (2023). La valutazione che educa. Liberare insegnamento e apprendimento dalla tirannia del voto. FrancoAngeli.

Di Donato, D. (2019). Valutazione o voto a scuola? Così il digitale può cambiare tutto. In Agenda Digitale. https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/valutazione-vs-voto-cosi-il-digitale-puo-rifondare-la-scuola

Di Donato, D. (2023). Scuola 4.0: fare didattica con i Meme per educare alla creatività e alla complessità. In Agenda Digitale. https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/scuola-4-0-fare-didattica-con-i-meme-per-educare-alla-creativita-e-alla-complessita/

Di Donato, D. (2023). Numeri e voti nei sistemi scolastici: il digitale ci salverà o no? In Il Sole24ore. https://imparadigitale.nova100.ilsole24ore.com/2023/05/19/numeri-e-voti-nei-sistemi-scolastici-il-digitale-ci-salvera-o-no/


[1] Cfr https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/23_aprile_18/milano-occupato-il-liceo-linguistico-manzoni-sette-studenti-su-dieci-avevano-dichiarato-di-avere-crisi-d-ansia-f49c8965-215a-4129-b3a9-30f385576xlk.shtml

[2] Statuto delle studentesse e degli studenti, DPR 24 giugno 1998, n. 249, reperibile all’indirizzo

[3] L’art. 79 del R.D. 653/1925 che prescrive che “I voti si assegnano, su proposta dei singoli professori, in base ad un giudizio brevemente motivato desunto da un congruo numero di interrogazioni e di esercizi scritti, grafici o pratici fatti in casa o a scuola, corretti e classificati durante il trimestre o durante l’ultimo periodo delle lezioni”.

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