“Invent an idea to create an artwork in the cosmic space”. È la sfida lanciata da Eduard Kac, pioniere dell’arte della telepresenza, per l’hackathon promosso con l’Ambasciata Usa in Italia in occasione del Media Art Festival al Maxxi (17-19 maggio 2018). Un centinaio di studenti delle scuole superiori per una giornata lavorano con Scratch, il linguaggio di programmazione gratuito sviluppato dal MIT, per costruire sinergie creative tra arte, animazioni, game e scienza.
Una sfida difficile per i giovani in formazione perché arte e tecnologia sono ancora mondi lontani, anzi lontanissimi, che distano dalle nostre abitudini didattiche come la stazione spaziale internazionale, in orbita a 400 km dal livello del mare. Eppure, proprio lassù Eduard Kac, artista di origini brasiliane non nuovo a performance mediatiche, ha pensato di realizzare l’opera “Inner Telescope” con la collaborazione di un’astronauta francese. E la condivide per la prima volta in Italia con il pubblico nella mostra “The Great Convergence: Natural and Artificial Intelligence“, allestita al MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo. Prima sperimentazione di arte nello spazio, realizzata con le “cose” disponibili in una stazione a gravità zero.
Più scienza nella scuola
Come sottolineato anche da Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” in un recente intervento, “ci si augura perciò che i politici non perdano tempo, ma agiscano rapidamente chiamando a raccolta ricercatori, pedagoghi e tutte le professionalità utili a stabilire le linee guida più idonee a promuovere non solo una coesistenza, ma una profonda integrazione tra scienza e umanesimo”. Il punto è proprio questo: non più scienza a discapito della cultura umanistica, ma più scienza e basta. Perché la scienza e il metodo scientifico si possono insegnare anche con le materie umanistiche. E perfino con l’arte. Anzi, soprattutto con la media art, per la sua capacità di interpretare la complessità e la velocità delle trasformazioni della nostra epoca, traducendole in un linguaggio efficace per tutti.
La scuola e la contaminazione dei saperi
Non possiamo rinnovare la scuola solo con addizioni e sottrazioni, aggiungendo e togliendo tra le discipline. Dobbiamo imparare a moltiplicare ed elevare a potenza. Perché a scuola, prima di tutto, serve più cultura, che si alimenta, anche in modo esponenziale, contaminando i saperi, a partire dalle competenze di base, leggere, scrivere e far di conto.
Hackathon e apprendimento potenziato
Per gli studenti delle scuole l’hackathon è uno strumento di apprendimento potenziato, per questa ragione lo usiamo spesso nelle nostre attività. I giovani imparano a condividere e cooperare per raggiungere un obiettivo comune, importante, che li proietta in una dimensione professionale. In questo caso grazie alla realizzazione di giochi o animazioni che, nel sistema produttivo culturale e creativo del nostro paese, sono tra le componenti che alimentano in misura maggiore la creazione di valore aggiunto (11,5 miliardi) e posti di lavoro (quasi 160mila). L’ultimo rapporto della Fondazione Symbola, Io sono cultura, ci racconta che tra i sotto settori, dopo l’editoria, sono proprio le attività dei videogiochi (33.629) a registrare il maggior numero di imprese nell’ambito delle industrie culturali.
Cercare il supporto dei dati per noi significa essere concreti, rispondere a problemi reali offrendo soluzioni che portano risultati efficaci anche a breve termine.
L’impatto dell’abbandono scolastico sul PIL
Perché il fallimento formativo delle nuove generazioni ha costi importanti che incidono anche sul Pil. Secondo i calcoli di Tuttoscuola in dieci anni sono stati “bruciati” 27 miliardi, perché hanno abbandonato la scuola quasi 1,8 milioni di studenti. Ecco perché orientiamo i giovani anche a partire dalle loro passioni, per aiutarli a essere prima di tutto imprenditori di sé stessi, a sviluppare lo spirito di iniziativa, la capacità di progettare e risolvere problemi.
Quanto rendono gli investimenti in cultura
Ed è sempre il rapporto di Symbola a rivelarci che l’investimento in cultura funziona e fa crescere i livelli di istruzione richiesti alle professioni culturali e creative, perché il comparto prima di altri ha individuato nella crescita delle competenze una delle risposte alla crisi. Tra il 2011 e il 2016, infatti, i laureati sono aumentati dal 33 al 41% con un valore superiore al resto dell’economia (dal 17 al 20%).
L’approccio che abbiamo sviluppato può essere applicato in ogni settore della cultura, cercando di contaminare saperi e competenze, soprattutto ora che il sistema produttivo culturale e creativo del nostro paese ha ricominciato a crescere con numeri importanti. Secondo i conti di Symbola e Unioncamere, all’insieme di industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive, produzioni creative-driven, infatti, si deve il 6% della ricchezza prodotta in Italia: 89,9 miliardi di euro. Per l’effetto moltiplicatore sul resto dell’economia per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,8 in altri settori, fino ad arrivare a 250 miliardi dell’intera filiera culturale.
La ripresa culturale italiana
“Più spesa, più consumi, maggiore partecipazione e una rinnovata attrattività di patrimonio e territori”: sintetizza così la ripresa culturale italiana l’ultimo Rapporto annuale Federculture. Ma alla scuola arrivano i segnali di ripresa del paese? Docenti e studenti in che modo ne beneficiano mentre sono alle prese con l’emergenza educativa amplificata dalla crisi? Conosciamo bene le difficoltà della scuola italiana e per questo abbiamo scelto il ruolo di “servizio pubblico per l’innovazione”. Sperimentiamo nuove soluzioni che poi mettiamo a disposizione delle scuole. Con “Projecting the future”, ad esempio, abbiamo dato vita insieme a Epson a un percorso di produzione artistica all’interno del Media Art Festival e abbiamo realizzato anche un corner fisso alla Palestra dell’Innovazione, attrezzato con tecnologie che rendono l’esperienza artistica sempre più coinvolgente.
Creatività e competitività
Abbiamo così scoperto l’interesse delle imprese a investire in creatività, perché, come ci racconta il rapporto Symbola, anche le attività produttive che non rappresentano in sé un bene culturale, dalla cultura possono trarre linfa creativa e competitività. Un messaggio importante che ora vogliamo portare a tutti i giovani in formazione.