L’educazione allo sviluppo sostenibile deve essere un obiettivo strategico per la conservazione delle risorse del nostro Pianeta: occorre pertanto affrontare una sfida non più eludibile per le future generazioni, che non può che iniziare dalle scuole e dagli studenti, indipendentemente dall’età.
Il digitale per lo sviluppo sostenibile: le nuove “costellazioni” di professioni e competenze
Il ruolo della scuola
Lo studio dell’ambiente va considerato una materia determinante per la costruzione di una società pienamente sostenibile. E le innovazioni tecnologiche che stanno determinando mutamenti nei metodi e nei percorsi di formazione possono orientare la progettazione di percorsi didattici verso esperienze operative nelle quali le tematiche legate alla tutela ambientale possono solo avvantaggiarsene.
In tale contesto, in cui l’attenzione ai temi ambientali è elemento imprescindibile per garantire una crescita organica e uno sviluppo sostenibile, il Ministero dell’Istruzione ha definito, promosso e finanziato una serie di interventi tesi a realizzare percorsi di trasformazione ispirati agli obiettivi dell’Agenda 2030, tra i quali: educazione ambientale, educazione alla sostenibilità, economia circolare.
È indispensabile a questo punto strutturare nei contesti educativi e formativi iniziative per la definizione di una cultura sostenibile, in modo da supportare anche dal basso la transizione ecologica già nelle singole realtà.
Il Piano RiGenerazione Scuola
A tale proposito, il Ministero dell’istruzione ha definito e messo in atto il cosiddetto Piano RiGenerazione Scuola, la cui finalità è quella “rigenerare la funzione educativa della scuola per ricostruire il legame fra le diverse generazioni, per insegnare che lo sviluppo è sostenibile se risponde ai bisogni delle generazioni presenti e non compromette quelle future, per imparare ad abitare il mondo in modo nuovo”.
Il piano si basa su quattro pilastri: la rigenerazione dei saperi, dei comportamenti, delle infrastrutture e delle opportunità, a ognuno dei quali corrispondono alcuni obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) previsti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Tutte le transizioni possibili
Il termine transizione è ormai entrato nel lessico politico, economico e sociale. Con tale sostantivo femminile si intende il passaggio da una condizione o situazione a una nuova e diversa; o anche il periodo che segna il passaggio da una civiltà a un’altra, durante il quale si maturano nuove forme sociali e di costume, nuove concezioni e produzioni culturali, letterarie, artistiche.
Il 55° Rapporto Censis, analizzando i più significativi fenomeni sociali ed economici in Italia nell’anno 2021, ha individuato ben quattro transizioni sulle quali concentrarsi:
- la transizione verde, ossia la necessità di ridurre l’impronta ecologica delle attività umane, per salvaguardare l’ambiente delle generazioni future,
- la transizione digitale, simbolo della sfida tecnologica e dell’innovazione delle grandi società globali,
- la transizione demografica, con una società meno numerosa e più anziana,
- la transizione del lavoro, con il riposizionamento delle competenze in uno scenario produttivo e dei servizi radicalmente mutato.
Ma le principali sfide dei prossimi anni avranno il compito di gestire contemporaneamente due vere e proprie transizioni: quella digitale e quella ecologica.
La scuola tra nativi digitali e nativi ambientali
Quali implicazioni ha la digitalizzazione per lo sviluppo sostenibile?
È assodato ormai che i processi in atto, relativi alla trasformazione digitale, possono e devono essere orientati per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha sottolineato che le due megatendenze globali della digitalizzazione e della sostenibilità dal punto di vista della società civile sono e saranno sempre più essenziali per la prosperità e la resilienza future dell’Europa.
Il peso strategico della scuola nel preparare le nuove generazioni ai cambiamenti della società e alla transizione verso modelli di sviluppo sempre più sostenibili diventa allora sempre più rilevante: l’obiettivo deve essere quello di guidare la rivoluzione digitale al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Il Next Generation EU e le politiche europee
Nella nostra epoca dell’Antropocene, pregna di globalizzazione mediatica ed economica e di disintermediazione sociale, le transizioni (rivoluzioni) digitale ed ecologica stanno determinando, spesso e purtroppo in maniera inconsapevole, ogni aspetto del vivere quotidiano collettivo e personale ridefinendo come non mai il rapporto tra uomo e uomo e uomo e contesto sociale.
Non a caso sono molti gli analisti che, a valle della crisi pandemica, affermano che la ripresa economica non può che prescindere da un consapevole mutamento in senso ecologico e digitale, auspicando un connubio indissolubile tra digitalizzazione e green economy.
Ecco perché attraverso Next Generation Eu, lo strumento per il rilancio dell’economia dopo la crisi pandemica, il Consiglio della Ue ha avviato un processo di trasformazione senza precedenti in materia di coesione sociale, digitalizzazione e transizione verde.
Creare un ambiente favorevole all’innovazione e all’utilizzo ottimale delle tecnologie funge da volano per l’attuazione della transizione ecologica: la transizione digitale diventa elemento guida per lo sviluppo sostenibile.
Il Consiglio dell’Unione europea, dal canto suo, ha riconosciuto, in riferimento al progetto “Una digitalizzazione a vantaggio dell’ambiente”, che la digitalizzazione è un’eccellente leva per accelerare la transizione verso un’economia climaticamente neutra, circolare e più resiliente e per questo è opportuno massimizzare il contributo apportato delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione alla transizione verde.
Conclusioni
La strada da percorrere deve essere allora l’acquisizione della consapevolezza da parte del sistema dell’istruzione (e della formazione) di poter divenire un driver di cambiamento verso un modello di sviluppo sostenibile.
Occorre, quindi, che il concetto di nativo digitale (o meglio, generazione X) e quello di nativo ambientale si integrino e si armonizzino affinché ogni cittadino acquisisca il peso della responsabilità sociale del proprio agire: ogni processo digitale ha bisogno di molta più energia di un equivalente processo analogico.
E se l’energia richiesta non proviene da fonti rinnovabili il nativo digitale non diverrà mai un nativo ambientale, poiché l’innovazione non potrà considerarsi sostenibile.