A maggio 2016 OECD ha lanciato la sua proposta di valutare, a partire dai test del 2018 del suo famoso Programme for International Student Assessment (PISA), la comprensione da parte dei quindicenni di problemi e temi “globali” (di interesse per un mondo sempre più globalizzato e interconnesso), come pure le attitudini dei ragazzi verso diversità culturale e tolleranza.
La proposta è stata battezzata “Competenza globale per un mondo inclusivo”.
L’ambizione è quella di verificare l’azione della scuola, non nuova a questi temi, nella sua capacità di supportare i giovani nel farsi parte attiva per creare comunità in cui la diversità diviene una ricchezza per la crescita economica e sociale futura.
La competenza globale si definisce come “la capacità di analizzare, criticamente e da prospettive molteplici, temi globali e interculturali, per capire come le differenze influenzano le percezioni, i giudizi, le idee proprie e degli altri, per partecipare ad un dialogo aperto, appropriato e efficace con persone con differenti background sulla base di un rispetto condiviso della dignità umana”.[1]
A noi qui interessa evidenziare il ruolo del pensiero critico e dell’informazione nel raggiungimento della competenza globale. OECD ritiene il pensiero critico un elemento fondamentale per creare conoscenze vere e quindi una società rispettosa delle differenze culturali; per questo motivo nel suo test andrà a strutturare domande che consentano specificatamente di indagare, tra l’altro, come i ragazzi analizzano e giudicano criticamente l’informazione.
Si ritiene infatti che la capacità di valutare il valore intrinseco, la validità e l’autorevolezza di qualunque documento letto, che i ragazzi dovranno saper comprendere e confrontare con le proprie conoscenze e con una pluralità di altra informazione, sia indispensabile per far crescere dei cittadini globali.
Senz’altro quando ci riferiamo al mondo dell’informazione cui un quindicenne è quotidianamente sottoposto immaginiamo la Rete e i problemi di false notizie, post-verità, con il rischio di confondere fonti scadenti e fonti autorevoli. Andreas Schleicher – che di PISA e di altri importanti programmi di indagini come PIAAC è il direttore – in occasione del recente Forum Global Education and Skills ha sottolineato appunto che nel prossimo test PISA saranno testate anche le capacità degli studenti di non cadere nelle trappole di false notizie che abbondano.
Per poter applicare spirito critico è necessaria un’abitudine al confronto, prima guidato e poi autonomo, con più fonti e documenti, comprendendo le notizie online e tutto il complesso mondo dell’informazione, oggi ovviamente sempre più digitale, ossia tipi molto diversi di “documenti” con differenti livelli di complessità (articoli, libri, dati statistici, video, molteplici strumenti di ricerca…), quello che una persona information literate [2] usa quando vuole verificare un’informazione.
I temi dell’information literacy (competenza informativa), intesa come insieme di attitudini, capacità, conoscenze che portano gli individui a ricercare e fare un uso consapevole di qualunque fonte informativa per creare nuova conoscenza, almeno per sé, sono già presenti nel mondo della scuola e del Piano nazionale per una scuola digitale e fanno parte dell’offerta di momenti di apprendimento che migliaia di biblioteche civiche hanno rivolto agli studenti italiani e alle scuole stesse[3].
L’individuazione della competenza globale è un ulteriore input per continuare a lavorare a quanto sia importante saper cercare e valutare l’informazione, ma questo non in astratto, perché il rapporto PISA richiede che cio’ comporti per chi impara un agire responsabile nelle comunità per un bene comune e senza pregiudizi, un creare nuova conoscenza in modo attivo.
Una volta identificati quei suggerimenti o siti che possono aiutare ad identificare le fake news – tra le proposte citiamo quella dell’International Federation of Library Association [4]– PISA raccomanda la necessità di imparare a riconoscere i “bias” nei giudizi espressi, nostri e di altri, su temi complessi come le differenti culture, l’integrazione, la globalizzazione, il che non è affatto un’azione semplice, senz’altro non è un’azione meccanica.
Solo con un confronto prolungato e diretto con i documenti al di fuori dai manuali e in una dimensione di ricerca si può toccare con mano la complessità del mondo dei documenti e delle conoscenze che contengono e quindi agire per un’integrazione responsabile.
Le scuole, le biblioteche “vere” delle scuole (per intenderci usando un’espressione cara al mondo dei bibliotecari quelle che sono “organismi che crescono”[5], hanno personale professionale dedicato, offrono servizi in base ai bisogni della comunità scolastica tutta) e le biblioteche civiche sono un luogo ideale per allenare nel tempo, ben oltre i quindici anni, queste competenze con un confronto con una pluralità di testi non banali sullo stesso argomento, in cui i ragazzi risultano immersi attraverso laboratori di ricerca guidati. Su questo terreno il lavoro da fare è ancora tanto.
Una persona information literate difficilmente cade nella trappola di un qualsiasi post o tweet perché per abitudine risale a fonti autorevoli, dati statistici attendibili, usa siti web ufficiali, ricorre a documenti complessi e articolati in qualsiasi formato si presentino, sia che queste fonti siano gratuite che a pagamento, ma in più sa valutare criticamente anche situazioni complesse che comportano il confronto tra ipotesi esplicative alternative.
Toccare con mano, in percorsi didattici di ricerca guidata da insegnanti e bibliotecari, quante interpretazioni rigorose e provate, scientifiche, sono possibili a fronte di un presunto “fatto” è fondamentale. Imparare a discuterne in modo realmente argomentato, come pure scrivere e comunicare indicando esplicitamente le “prove” dei propri ragionamenti, rappresentano quella fase di necessaria produzione di conoscenza sui temi globali che è richiesta ai ragazzi per raggiungere davvero gli obiettivi ambiziosi di PISA di una competenza globale. Diversamente mancherebbe l’”applicazione” in cui lo studente produce nuova conoscenza e si confronta, che è poi il terreno che allena alla futura partecipazione in una società globale.
[1] PISA, Global Competency for an inclusive world, OECD, 2016, p. 4
[2] AIB. Gruppo di studio sull’information literacy, Manifesto per l’Information literacy, < http://www.aib.it/struttura/commissioni-e-gruppi/gruppo-literacy/ilmanifesto/>
[3] AIB-Public Library 2020.eu, Library and skills in Italy, <http://www.publiclibraries2020.eu/sites/default/files/atoms/files/Italy.pdf>
[4] IFLA, International Federation of Library Association, propone queste semplici regole: https://www.ifla.org/files/assets/hq/topics/info-society/images/how_to_spot_fake_news_-_italian.pdf
[5] RANGANATHAN, Shiyali Ramarnrita, Five laws of library science. Madras, Madras Library Association; London, Blunt, 1957