ragazzi e tecnologie

Tutti i rischi dell’uso precoce di smartphone e AI: gli studi



Indirizzo copiato

Due ricerche analizzano l’uso precoce di smartphone e AI tra i giovani. Lo studio Milano-Bicocca evidenzia effetti negativi sull’apprendimento e disuguaglianze educative. La ricerca TgmResearch-NoPlagio mostra l’uso diffuso dell’IA per compiti scolastici, con preoccupazioni sull’affidabilità. Entrambi gli studi invitano adulti e insegnanti a guidare un uso consapevole

Pubblicato il 24 mag 2024

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino



ragazzi smartphone scuola

L’impiego precoce di tecnologie digitali, soprattutto degli smartphone, tra i giovani è un fenomeno in costante crescita e non esente da implicazioni significative. Se da un lato gli strumenti tecnologici possono rappresentare risorse preziose per l’apprendimento e lo sviluppo personale, dall’altro possono generare situazioni di fragilità e di dipendenza. In particolare, l’uso dei social network può influire sul rendimento scolastico, come emerge da una recente ricerca condotta dall’Università Milano Bicocca.

L’intelligenza artificiale (IA), poi, sta rivoluzionando il modo in cui gli studenti si avvicinano allo studio e alla produzione di elaborati scolastici, come evidenziato dalla ricerca di TgmResearch e NoPlagio. Una trasformazione in atto che solleva interrogativi sulla necessità di promuovere un utilizzo consapevole dell’IA tra le giovani generazioni.

Anticipando le conclusioni dei due lavori di ricerca, sembra possibile affermare che sia nel caso dell’uso precoce degli smartphone sia in quello dell’AI da parte dei più giovani gli esperti avvisano gli adulti, genitori e insegnanti, di considerarne gli effetti, soprattutto sull’apprendimento.

La ricerca Milano Bicocca sull’uso precoce degli smartphone

Una ricerca Milano-Bicocca e Supsi uscita nel 2023 Earlier smartphone acquisition negatively impacts language proficiency, but only for heavy media users. Results from a longitudinal quasi-experimental study[1] aveva stabilito che l’uso intensivo e precoce degli smartphone nei ragazzini non solo non favorisce l’apprendimento, ma riduce le performance scolastiche di una parte consistente dei discenti. Ora è in uscita, sempre curato da Bicocca, dal dipartimento di Sociologia, in partenariato con l’Università di Brescia, il Centro Studi Socialis e l’associazione Sloworking, con il sostegno di Fondazione Cariplo, uno studio dal titolo Eyes Up (EarlY Exposure to Screens and Unequal performance), che punta a spiegare come l’accesso agli strumenti digitali e ai social influenzi l’andamento dei livelli di apprendimento e la condizione generale degli studenti.

Eyes Up si è proposto di analizzare quanto l’utilizzo problematico di media digitali durante l’infanzia sia inegualmente distribuito tra famiglie in Lombardia, e come questo fenomeno interagisce con origini sociali, background migratorio e genere nell’approfondire le esistenti disuguaglianze educative in termini di competenze e rischio di bocciatura.

Il progetto ha coinvolto un campione di 30 scuole e 6609 studenti di prima e seconda superiore delle provincie di Brescia, Mantova, Cremona, Monza e Brianza e Milano, attraverso la somministrazione di un questionario che mirava a ricostruire il loro rapporto con i media digitali e le loro prime esperienze in tema. Dal punto di vista scientifico il progetto intende stimare effetti di lungo periodo dell’uso precoce di media digitali sugli esiti scolastici e sul suo impatto sulle disuguaglianze educative. Queste evidenze verranno messe in relazione con i risultati delle prove Invalsi svolte da ogni allievo nel corso della loro carriera scolastica.

Gli effetti dell’uso precoce dei social network sul rendimento scolastico

Le domande di ricerca specifiche hanno inteso stimare se e in che modo l’età alla quale bambini e adolescenti iniziano autonomamente a usare smartphone e social media influisca sui loro esiti scolastici nel medio periodo, cioè fino alla scuola superiore. Altra area di ricerca la quantificazione della relazione tra fenomeni di esposizione precoce e sviluppo delle disparità negli esiti scolastici tra studenti di diverso genere, background socio-economico e migratorio. Le risposte al questionario dovrebbero permettere di capire se l’abuso di media digitali va incluso nelle attuali scale di povertà educativa e comprendere quindi le indicazioni di policy seguendo un percorso di ricerca-azione.

Questo aspetto è stato realizzato dal gruppo di ricerca insieme alle scuole incluse nel progetto attraverso un lavoro di restituzione e commento dei risultati emersi dalle domande di ricerca. Sono state anche coinvolte le comunità locali, che hanno avuto il compito di stilare proposte di lavoro comuni sui temi dell’educazione e sul contrasto alle disuguaglianze sociali nei minori, attraverso la presentazione dei risultati dell’indagine alle scuole partecipanti e incontri in modalità focus group per la condivisione di esperienze, conoscenze e buone prassi.

Il professore Marco Gui, direttore del Centro Benessere Digitale di Milano-Bicocca (dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale) ha anticipato – la ricerca è appena terminata – che l’uso precoce dei social network da parte di bambini e ragazzi influisce negativamente sul loro rendimento scolastico, nonché sul grado di soddisfazione e benessere generale.

Questo studio ha preso in considerazione il concetto di precocità, ovvero l’età di primo accesso alle tecnologie. I ricercatori sono partiti dal presupposto che in media gli smartphone arrivano tra le mani dei ragazzi e delle ragazze in prima media, definiti “early adopters”, per usare una espressione presa in prestito dal marketing tecnologico.

Uno dei risultati che colpisce, è che chi ha creato il proprio profilo prima della quinta elementare, all’esame di terza media ha avuto una valutazione inferiore di quasi un punto rispetto a chi non lo ha fatto o lo ha fatto dopo l’esame.

Il concetto di fragilità nei giovani utenti di tecnologia

Lo studio, che ha messo anche a confronto i dati di quello uscito nel 2023 a cura di Bicocca e Supsi già citato, pone al centro il concetto di fragilità. E proprio intorno al concetto di fragilità e di generazioni fragili si stanno concentrano numerosi studi scientifici per misurare l’effetto delle tecnologie sui giovanissimi. Dice di nuovo il ricercatore milanese Gui che quello a cui stiamo assistendo è una sorta di cognitive overload: la frizione sull’apprendimento è legata alla facilità di accesso ai contenuti e quindi agli smartphone e al loro modello di business, quello che è soggetto alle regole di mercato.

La ricerca di TgmResearch e NoPlagio sull’uso dell’IA

La ricerca condotta da Tgm Research per conto di NoPlagio ha messo in luce l’impatto sempre più rilevante che l’IA sta avendo sul modo in cui gli studenti italiani affrontano i compiti e la scrittura degli elaborati scolastici. NoPlagio è la piattaforma internazionale di prevenzione del plagio, che ha lanciato in Italia qualche mese fa il nuovo servizio che riconosce un testo scritto con l’IA.

Come l’IA viene utilizzata dagli studenti italiani

Lo studio ha coinvolto 1007 studenti italiani.
Dal sondaggio è emerso che nelle scuole italiane, il 71% dei ragazzi dai 16 ai 18 anni usa l’IA per cercare informazioni, il 60% per fare i compiti, il 33% per imparare, il 18% per rispondere ai test, il 21% la usa come assistente personale, il 13% per scrivere saggi.

I sedicenni sono più attivi dei diciottenni con un +3%. A livello geografico la ricerca ci dice che il 60% dei ragazzi appartiene alle città di Napoli e Torino seguite da Milano con il 56% e Roma con il 53%. I giovani del campione sono entusiasti di usare l’IA, tanto che il 68% di loro intende continuare in futuro ad utilizzarla e i maschi sono più propensi a farlo con il 71% contro il 65% delle ragazze. Mentre sono le femmine ad avere la maggiore percezione di preoccupazioni e utilità, con una percentuale del 70%.

In merito all’affidabilità di ChatGPT, il54% risponde che l’utente dovrebbe fare attenzione e non fare affidamento sui contenuti prodotti da ChatGPT e il 25% ammette l’affidabilità dello strumento.

Impatto dell’IA sulla scrittura degli elaborati scolastici

A livello europeo, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte dei ragazzi per compiti scolastici e la scrittura di saggi è molto diffuso in Germania, Spagna e Italia. Nonostante ci siano leggere variazioni tra i tre paesi, con il 63% dei ragazzi in Germania, l’70% in Spagna e il 65% in Italia che utilizzano l’IA per questi scopi, si può notare una tendenza comune verso l’adozione di questa tecnologia nell’ambito dell’istruzione.

La ricerca si rivolge soprattutto agli adulti e agli insegnanti in particolare, invitandolo ad essere i primi ad approfondire la materia per guidare ragazzi e ragazze verso un utilizzo corretto dell’IA, rispondere alle loro preoccupazioni dell’uso che si può fare dell’IA.


EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 4