Innovazione

5G MASS: tecnologie per mitigare i rischi e migliorare la sicurezza in mare



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Dalla tragedia della nave London Valour lo spunto per sottolineare l’importanza del rispetto per il mare e il ruolo cruciale della tecnologia e della digitalizzazione. Progetti come 5G MASS sono utili strumenti di prevenzione e mitigazione dei rischi, ma l’apporto e la preparazione umana restano imprescindibili

Pubblicato il 20 mag 2024

Francesco Beltrame Quattrocchi

Ordinario di Bioingegneria Università degli Studi di Genova; Presidente di ENR – Ente Nazionale di Ricerca e promozione per la standardizzazione



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nave cargo

Il 9 aprile 1970, la nave mercantile London Valour, battente bandiera del Regno Unito, naufragò a seguito di una concomitanza di eventi catastrofici. La sciagura si consumò all’imboccatura del porto di Genova: il cargo affondò a poche decine di metri dall’ingresso nello scalo marittimo, dopo aver urtato contro gli scogli a protezione della diga frangiflutti, a causa di una forte mareggiata.

51 anniversario del naufragio della London Valour

Nel disastro persero la vita venti membri dell’equipaggio, in gran parte di nazionalità indiana e filippina. Questa sciagura insegnò, se ancora una volta ce ne fosse bisogno, che il mare è una cosa meravigliosa, da amare, ma soprattutto rispettare e temere.

Il progetto 5G Mass, la tecnologia al servizio della sicurezza in mare

Il 21 marzo 2024, ovvero 54 anni dopo l’evento sopra ricordato, si è svolto a Roma, presso il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, un Convegno assai partecipato dal titolo “La digitalizzazione del settore marittimo: effetti sulla logistica del mare”, ove sono stati presentati i primi risultati del progetto 5G MASS (tecnologia 5G nativa e satellitare  – Maritime Autonomous Surface Ship), finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (European Space Agency – Esa), ovvero un sistema molto avanzato che aggrega le informazioni in tempo reale condivise tra la nave e gli ambienti digitali portuali, informazioni che servono per la delicata fase di avvicinamento al porto e per le manovre di ormeggio e disormeggio. I risultati sono in fase di test sulla nave ro-ro Eco Savona della flotta Grimaldi, nel porto di Livorno.

Il progetto di 5G MASS ha come obiettivo l’impiego in modo ottimo delle migliori tecnologie disponibili distribuite secondo una visione integrata mare-terra-spazio, al fine di cercare di offrire la massima sicurezza possibile alle navi del futuro a fronte della complessità, diversità e pure imprevedibilità degli scenari di navigazione che si debbano affrontare. Pare evidente la soddisfazione dei diversi attori del progetto per quanto fin qui ottenuto, il quale può, con buone ragioni, costituire un eccellente modello da presentare sullo scenario internazionale da parte dell’Italia, peraltro rispettoso anche dei crismi di tipo green deal UE, e della salvaguardia della sicurezza e della salute per chi operi in mare, dunque non soltanto rispettoso delle linee guida in materia dal parte di IMO (International Maritime Organization) ma anche di quelle di ILO – International Labour Organization).

Riflessioni sulla comunicazione dei progressi tecnologici

È sorta però nella sede del Convegno spontanea una domanda da parte di un partecipante genovese: “tutto il sistema descritto e le sue sofisticate tecnologie, derivate da applicazioni per la terra, per il mare e per lo spazio, ovvero da tutto quanto di meglio possibile la tecnologia attuale possa offrire, sarebbe stato capace di evitare la sciagura della nave London Valour all’imboccatura del porto di Genova, consumatasi il 9 aprile 1970?”

La risposta è stata generica e un poco ovvia: nessuno, intellettualmente onesto, può dirlo con un ragionevole margine di verosimiglianza, in primo luogo per il semplice dato di fatto che le condizioni meteo-marine di quel fatidico giorno furono improvvise e veramente estreme.

Quanto fin qui rappresentato, attraverso due episodi – in qualche modo paradigmatici – a distanza di un cinquantennio e su una medesima fattispecie, induce ad alcune riflessioni riguardo il modo, non di rado eccessivamente imprudente e superficiale, di comunicare da parte dei diversi media dei continui (per fortuna!) trovati tecnologici con il rischio di indurre nel cittadino-ascoltatore eccessive aspettative.

Tale atteggiamento, se non altro poco attento alla complessità reale, non è da considerarsi in sé, con riferimento a un certo prodotto o processo, ma in quanto portatrice dell’attitudine, del tutto umana, a un’eccessiva fiducia nel “pilota automatico”, finendo col dimenticare le procedure e i protocolli precedenti del “pilota umano”, frutto di secolari esperienze di eventi avversi diversi non coagulabili in alcun sistema di tipo AI robotizzato seppure capace di apprendimento.

Ciò non può e non deve essere assolutamente interpretato come un ripudio di un qualsivoglia trovato tecnologico che è pur sempre portatore di nuova conoscenza e, più specificamente, non solo di una conoscenza di curiosità, ma di una conoscenza performativa, ovvero dotata di un qualche valore per aiutare a migliorare la soluzione di un determinato problema così come espresso da un certo bacino di utenza. Il metodo scientifico è arma seria, autorevole, la via fondamentale da percorrere. Di ciò non si deve coltivare dubbio. Però, il metodo scientifico esige rispetto e opportuna considerazione dei propri limiti, senza i quali, peraltro, non sarebbe tale.

Tecnologia come fattore di mitigazione dei rischi

Occorre, e urgentemente, anche in considerazione del decadimento progressivo del sistema formativo scolastico e universitario e dei suoi valori negli ultimi cinquant’anni, non solo, ma particolarmente, in Italia, un cambio di prospettiva che consenta di percorrere con maggior forza e consapevolezza il sentiero scientifico e tecnologico.

Tale cambio consiste, fondamentalmente, nel passaggio da una fuorviante e, soprattutto, pericolosa esaltazione dei trovati tecnologici, alla loro presentazione come fattori di mitigazione di rischi importanti che l’uomo si trovi ogni giorno ad affrontare.

Il concetto di “mitigazione” porta con sé quello di preparedness, ovvero la predisposizione, nei vari ambiti di rilievo, di scenari di natura – intrinsecamente dinamica – di pronta risposta a emergenze o eventi avversi grazie all’impiego opportuno e consapevole delle migliori tecnologie via via disponibili, provvedendo, nel contempo, anche all’identificazione degli attori coinvolti per l’intervento capaci di maneggiare quelle certe tecnologie. Attori umani adeguatamente formati in modo continuo, addestrati sul campo e dunque pronti all’azione nel più rapido tempo possibile. Attori non dimentichi dei metodi passati, utili quali “piani B” o “piani C”  a fronte di ostacoli difficili da superare e, soprattutto, che abbiano metabolizzate e fatte proprie tante esperienze diverse attraverso le quali sia possibile loro intuire una qualche via di uscita: solo l’attore umano è capace di questo tipo di reazione proattiva. Ciò non offrirà garanzia di soluzione in toto di un’emergenza improvvisa ed eventualmente mai presentatasi prima, ma una mitigazione delle conseguenze, specie quelle di maggiore entità, certamente sì.

Con questa prospettiva, forse si sarebbe potuta offrire una risposta più “palatabile” (seppure non digeribile!) alla domanda del genovese attento al Convegno di cui sopra, che ha ancora negli occhi e nel cuore l’immagine del 1970 della  sciagura della London Valour a pochi metri dalla diga foranea del porto di Genova: “le tecnologie del progetto 5G MASS molto probabilmente non avrebbero evitato la sciagura, ma ne avrebbero mitigate certamente le conseguenze, magari in temini di riduzione del numero delle vittime o altro, mostrando in ciò misura del loro effettivo valore. Gli effetti dall’errata condotta del Comandante Donald Marchbank Muir, così come sentenziato dalla Corte Reale di Giustizia di Londra il 17.5.1972 quale causa del naufragio, ovvero quella di fare lavori alla turbina principale in attesa dell’ingresso nel porto di Genova con la conseguenza di rendere la nave non pronta (ecco la prova dei i guai possibili in assenza di preparedness!) alla navigazione per allontanarsi dagli scogli della diga foranea a fronte della improvvisa e violentissima mareggiata, potevano essere mitigati se fosse stato presente un qualche sistema tecnologico propulsivo di ridondanza in grado di mitigare, in questo caso l’errore umano, oppure anche un più banale sistema di blocco automatico capace di impedire (o comunque ostacolare) la scelta fatta dal Comandante”.

Conclusioni

L’uomo non è sostituibile da tecnologia alcuna, e la sua è sempre la decisione ultima della quale è unico responsabile, ma la tecnologia costituisce elemento decisivo nell’indirizzare ed eventualmente riorientare al meglio il comportamento umano finale: in ciò risiede il proprio valore, che come tale andrebbe sempre opportunamente comunicato a tutti.

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