La Commissione europea ha presentato ufficialmente, nell’ambito della complessiva strategia europea per un Internet migliore per i bambini, la proposta di Regolamento recante norme per prevenire e combattere gli abusi sessuali sui minori configurabili anche online.
Nella prospettiva di rafforzare la protezione dei minori in ambiente digitale, la Ue intende predisporre specifiche norme indirizzate ai gestori di piattaforme social e di gioco, nonché a tutti gli altri fornitori online di servizi di hosting, tenuti a maggiori e più stringenti obblighi di controllo e supervisione per rilevare, segnalare e rimuovere l’esistenza di materiale pedopornografico.
Abusi su minori, la Commissione europea vuole nuove regole e responsabilità per le aziende internet
Ma andiamo per gradi.
La strategia generale della Commissione europea
L’intento della Commissione europea è quello di realizzare il necessario aggiornamento della disciplina vigente in materia, mediante l’introduzione di nuove misure adeguate a fronteggiare i pericoli cui sono esposti, sia online che offline, i bambini, come priorità di intervento dell’Unione europea.
Prendendo atto dell’impatto delle tecnologie digitali e dell’uso che i bambini, a partire da una età sempre più giovane, ne fanno con modalità pervasive, si manifestano implicazioni problematiche legate, ben oltre le opportunità di interazione relazionale, all’esistenza di rischi di disinformazione e cyberbullismo particolarmente gravi quando colpiscono i bambini come soggetti notevolmente vulnerabili, e pertanto meritevoli di specifiche forme di tutela rafforzata a presidio dei loro interessi vitali.
In tale prospettiva, la strategia generale della Commissione europea si articola in specifiche iniziative funzionali a realizzare un quadro giuridico in materia di protezione dei bambini. In particolare, la proposta di Regolamento introduce una normativa aggiornata che integra la disciplina già introdotta dal Regolamento UE 2021/1232 “relativo a una deroga temporanea a talune disposizioni della direttiva 2002/58/CE per quanto riguarda l’uso di tecnologie da parte dei fornitori di servizi di comunicazione interpersonale indipendenti dal numero per il trattamento di dati personali e di altro tipo ai fini della lotta contro gli abusi sessuali online sui minori”.
Tale corpus normativo è stato emanato per garantire una lotta più efficace contro i pericoli posti in essere in danno dei bambini, come risposta globale alla crescente minaccia di abusi sessuali su minori sia offline che online, mediante l’adozione di misure rafforzate destinate a proteggere i bambini da tutte le forme di violenza, compreso l’adescamento e l’abuso online.
La proposta di Regolamento ricostruisce, in senso ampio e generalizzato, la nozione di “abuso sessuale sui minori online” per includervi “non solo la diffusione di materiale precedentemente individuato e confermato come materiale pedopornografico (materiale “noto”), ma anche materiale non precedentemente rilevato che potrebbe costituire materiale pedopornografico, ma che non è stato ancora confermato come tale (materiale “nuovo”), nonché attività costituenti l’adescamento dei bambini (“grooming”)”.
Sotto il profilo regolatorio, alla luce della rilevante lesività che assumono gli abusi in danno dei minori, si rende necessaria l’elaborazione di un quadro regolatorio uniforme e omogeneo a livello di Unione europea in grado di superare l’attuale frammentazione provocata dall’esistenza di discipline nazionali troppo diversificate, per prevenire e combattere gli abusi sessuali sui bambini online. Si tratta di un indispensabile intervento che il legislatore europeo considera, dunque, prioritario realizzare, in ragione del fatto che soltanto nel 2021 sono state rilevate “85 milioni di immagini e video che ritraggono abusi sessuali su minori segnalati in tutto il mondo”: la punta di un iceberg che riflette la gravità di un fenomeno, peraltro largamente sottostimato rispetto a molti altri casi non denunciati, che quindi non emergono nella statistica rilevata dalle fonti di monitoraggio periodico. Peraltro, durante la pandemia di COVID-19 sembra che tale problematica si sia ulteriormente accentuata, come riscontrato dalla fondazione Internet Watch, secondo cui si registra addirittura un aumento del 64% delle segnalazioni di abusi sessuali su minori rispetto all’anno precedente.
In tale prospettiva, poiché “l’attuale sistema basato sull’individuazione e la segnalazione volontaria da parte delle aziende si è rivelato insufficiente a tutelare adeguatamente i minori”, nell’ottica di assicurare l’efficiente standardizzazione degli interventi applicabili in tema di prevenzione, anche alla luce dell’attuale formulazione di disposizioni ritenuta troppo eterogenea e variegata a causa di informazioni “poco chiare e non strutturate”, sono stati recepiti 14 criteri di classificazione, facendo riferimento alle evidenze empiriche e alle validazioni scientifiche formulate nello studio “Classification criteria for child sexual abuse and exploitation prevention programmes”.
I predetti criteri di classificazione sono stati sviluppati in collaborazione con il Network on Prevention of Child Sexual Abuse e altre organizzazioni di settore, per delineare i principali rischi configurabili nell’attuazione operativa di programmi aggiornati di prevenzione personalizzata finalizzati a ridurre gli abusi sessuali sui minori, tenuto conto delle specifiche caratteristiche degli ambienti culturali e sociali di riferimento.
Le novità della proposta Ue
Tra le principali novità introdotte dalla proposta, che inizia quindi il suo iter procedurale sino alla definitiva approvazione del testo finale da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, vi è, nella prospettiva di rafforzare la protezione dei minori in ambiente digitale, la predisposizione di specifiche norme armonizzate applicabili ai gestori di piattaforme di social media e di gioco, nonché a tutti gli altri fornitori online di servizi di hosting, tenuti a maggiori e più stringenti obblighi di controllo e supervisione per rilevare, segnalare e rimuovere l’esistenza di materiale pedopornografico, nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli utenti, compreso il diritto alla privacy. I predetti soggetti sono altresì tenuti a valutare previamente i rischi esistenti, mediante una verifica ex ante delle criticità astrattamente riscontrabili per mitigare, in chiave preventiva, le possibili ripercussioni negative in danno dei minori.
Gli obblighi per i fornitori telematici
Nello specifico, le nuove regole impongono ai fornitori telematici l’obbligo di effettuare una valutazione del rischio per identificare in anticipo la possibilità di un qualsivoglia uso improprio dei propri servizi erogati come strumenti destinati a diffondere materiale pedopornografico o per finalità di adescamento di minori. Sono contestualmente prescritti specifici obblighi di rilevamento mirato, il cui concreto assolvimento è oggetto di controllo affidato ad apposite autorità nazionali incaricate di riesaminare le attività di supervisione effettuate dai prestatori virtuali. Inoltre, i fornitori che rilevano online abusi sessuali su minori, mediante tecnologie di tracciamento comunque non invasive a presidio dei diritti fondamentali degli utenti, sono tenuti a segnalarli al Centro UE per prevenire e contrastare gli abusi sessuali sui minori, nell’ottica di garantire la tempestiva rimozione dei relativi contenuti illeciti che, ove non sia possibile del tutto eliminare, devono in ogni caso essere oscurati, consentendo di disabilitarne il relativo accesso alle immagini incriminate e ai video illeciti pubblicati online, come specifico obbligo cogente posto direttamente a carico dei prestatori telematici.
Le nuove regole vietano poi agli app store di consentire ai bambini la possibilità di scaricare app che potrebbero esporli a un alto rischio di adescamento.
Conclusioni
Nell’ottica di conciliare le esigenze di tutela dei minori con la necessità di “consentire l’innovazione e garantire la proporzionalità e la neutralità tecnologica, non dovrebbe essere redatto un elenco esaustivo delle misure di mitigazione obbligatorie” affinché i fornitori siano in grado, in condizioni di flessibilità, di “progettare e attuare misure adeguate al rischio identificato e alle caratteristiche dei servizi che forniscono e alle modalità di utilizzo di tali servizi”.
La “ratio” del citato intervento è, quindi, giustificata dalla necessità di introdurre regole più chiare, severe e stringenti, senza però compromettere lo sviluppo tecnologico dell’evoluzione digitale, a fronte di un uso improprio dei servizi online diffusamente disponibili in Rete, da cui discendono massivi abusi sessuali sui minori.
Alla luce di tale complesso scenario, infatti, poiché i “i fornitori di servizi di hosting o di comunicazione interpersonale (“provider”) svolgono un ruolo particolarmente importante […] per un ambiente online sicuro”, prendendo atto che la “circolazione di immagini e video di abusi sessuali su minori, che è aumentata drammaticamente con lo sviluppo del mondo digitale, perpetua il danno subito dalle vittime, mentre i trasgressori hanno anche trovato nuove strade attraverso questi servizi per accedere e sfruttare i bambini” […] “nonostante l’importante contributo fornito da alcuni fornitori, l’azione volontaria si è quindi rivelata insufficiente per affrontare l’uso improprio dei servizi online a fini di abusi sessuali su minori”.
La Commissione europea propone, infine, di istituire un Centro europeo per prevenire e contrastare gli abusi sessuali sui minori, come organo preposto a garantire la corretta attuazione del regolamento, contribuendo altresì attivamente a fornire supporto e assistenza alle vittime di abusi, svolgendo le relative funzioni anche in collaborazione con le forze dell’ordine nazionali e l’Europol.