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AI e fisco in Italia: un sodalizio ancora tutto da esplorare



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La legge di delega per la revisione del sistema fiscale italiano apre la strada all’impiego dell’intelligenza artificiale per ottimizzare il controllo fiscale e combattere l’evasione. Nonostante l’assenza di dettagli sui decreti attuativi, l’IA promette di rivoluzionare l’accertamento tributario, migliorando efficienza e trasparenza, con una particolare attenzione alla protezione dei dati personali

Pubblicato il 13 mar 2024

Martina Lasco

Analista Digital&ICT AWARE Think Tank



Digital,Transformation,Concept.,Binary,Code.,Ai,(artificial,Intelligence).

La legge di delega per la revisione del sistema fiscale ha decretato l’approdo sullo scenario politico di un sodalizio particolare tra intelligenza artificiale e controllo fiscale. L’ottimizzazione e la semplificazione dei sistemi fiscali affondano le proprie radici nella presentazione del Recovery Plan da parte del Consiglio dei Ministri Europeo, mediante il quale i Governi nazionali sono stati fortemente incoraggiati ad implementare riforme strutturali in materia fiscale, soprattutto in un’ottica antievasione.

La revisione del sistema fiscale: un nuovo ruolo per l’IA

Un progetto che mostra una certa evoluzione anche in Italia, dai primi sforzi di digitalizzazione e semplificazione fino a giungere alla messa in opera dell’applicativo VeRa, utilizzato dall’Agenzia dell’Entrate per l’analisi del rischio di evasione. Tuttavia, la forza innovativa della legge di delega risiede nel fatto che essa riconosce all’intelligenza artificiale un ruolo pervasivo nella rimodellazione del sistema fiscale.

Ad oggi, i decreti attuativi emanati non presentano particolari indicazioni in merito. Dunque, la ricostruzione del rapporto tra intelligenza artificiale e controllo fiscale deve passare dapprima per una rilettura degli sforzi precedenti alla legge delega, che hanno fatto sì che vi fossero le condizioni per poter discutere di cambiamenti di una tale portata e, solo successivamente, sarà necessario chiedersi – dalla raccolta dati alla riscossione – che ruolo l’intelligenza artificiale può avere nel nostro sistema fiscale così come strutturato.

Un’indicazione chiara e inconfutabile riguarda la delicatezza della materia fiscale e, di conseguenza, del dato personale che ad essa si riferisce; l’esempio americano ci insegna sicuramente che esiste un buon margine di collaborazione tra sistemi di IA e operatori, ma che lo strumento deve rispettare le prerogative del settore che, per volontà un po’ di tutti, è sempre l’ultimo a svecchiarsi nel rischio, reale o potenziale, di commettere errori fatali per i contribuenti.

L’IA per garantire un sistema fiscale più equo, trasparente ed efficiente

La recente legge di delega al Governo per la revisione del sistema fiscale (Legge 9 agosto 2023, n. 111), varata con l’obiettivo di modernizzare e ottimizzare le politiche finanziarie nazionali, ha aperto la strada a un nuovo capitolo nel controllo fiscale, che, tra le altre cose, prevede lo sfruttamento delle potenzialità dell’intelligenza artificiale (IA) per garantire un sistema fiscale più equo, trasparente ed efficiente.

Il ruolo degli algoritmi avanzati dell’IA in questa trasformazione è cruciale, poiché questi consentono una rilevazione di eventuali frodi o evasioni fiscali con una precisione inedita; questa sinergia tra tecnologia e controllo fiscale mira non solo a migliorare l’efficacia delle autorità fiscali nel monitorare le transazioni finanziarie, ma si propone anche di contribuire a una maggiore trasparenza e conformità fiscale del sistema nel suo complesso.

I tre ambiti di applicazione dell’IA

La legge delega declina essenzialmente l’uso dell’intelligenza artificiale in tre ambiti di applicazione più o meno specifici:

(a) prima di tutto, il ricorso alle soluzioni di intelligenza artificiale viene annoverato tra i principi generali che il Governo deve osservare nell’esercizio della delega in riferimento alla prevenzione e al contrasto dell’evasione fiscale; (b) l’impiego dell’intelligenza artificiale è esplicitamente menzionato come strumento facilitatore nei procedimenti di interpello per i contribuenti di dimensioni minori; (c) infine, in materia di procedimento accertativo, l’intelligenza artificiale viene indicata come strumento chiave per l’identificazione dei soggetti a più alto rischio fiscale, soprattutto attraverso la gestione e l’interoperabilità delle banche dati.

Nonostante il Governo abbia approvato quattro decreti attuativi della delega, non si forniscono ancora indicazioni dettagliate sull’utilizzo specifico delle tecnologie IA nel sistema di controllo e riscossione fiscale. Tuttavia, la Convenzione Triennale per gli esercizi 2023-2025 del Ministero dell’Economia con l’Agenzia delle Entrate (AdE) e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, resa pubblica poco dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di delega, sottolinea l’impegno dell’Agenzia nell’applicare tecniche come l’IA per potenziare i controlli fiscali e presidiare l’efficacia dell’attività di riscossione.

I primi passi verso il fisco 4.0

A questo punto, risulta essenziale evidenziare che, specialmente per quanto riguarda l’analisi del rischio di frode fiscale, le fondamenta per la promozione dell’utilizzo di strumenti di IA da parte dell’Agenzia delle Entrate sono ormai in fase di sviluppo da un periodo considerevole. La legge delega, dunque, non rappresenta una vera e propria innovazione, quanto invece un essenziale chiarimento di indirizzo, di una volontà e di una consapevolezza circa il ruolo che l’intelligenza artificiale può avere in questo processo di razionalizzazione delle procedure. 

Basti pensare che già l’articolo 1, comma 683, della legge n. 160 del 2019 (Legge di Bilancio 2020) stabiliva per l’Agenzia delle Entrate la possibilità di avvalersi di tecnologie, elaborazioni e interconnessioni con le altre banche dati per individuare criteri di rischio, con l’obiettivo di far emergere posizioni da sottoporre a controllo e, contestualmente, incentivare l’adempimento spontaneo. Dall’attuazione di tale legge, è emerso VeRa (acronimo di “verifica dei rapporti finanziari”); il tool di web scraping a disposizione dell’Agenzia delle Entrate in grado di produrre delle analisi preliminari e targettizzare i potenziali evasori.

Un altro dato interessante riguarda le risorse finanziarie necessarie per realizzare il “sistema fisco 4.0”, le quali sembrano già essere disponibili, grazie agli obiettivi di riforma dell’amministrazione finanziaria delineati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Ricordiamo infatti che con riferimento alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, il PNRR prevede 7 investimenti, che si articolano a loro volta in 14 misure, per un totale di oltre 6 miliardi di euro.

Merita poi attenzione la Direttiva 2023/74424 dell’Agenzia delle Entrate, emanata il 15 marzo 2023 (il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge delega in materia fiscale il 16 marzo 2023), che prevede modifiche nell’organizzazione della Divisione Contribuenti e della Direzione Centrale Piccole e Medie Imprese dell’agenzia, prevedendo la creazione di un ulteriore ufficio di coordinamento per la “realizzazione di processi informatici complessi di elaborazione e trattamento di big data negli ambiti dell’analisi del rischio e del contrasto alle frodi, finalizzati all’individuazione di criteri di rischio, deterministici e probabilistici, da utilizzare per la predisposizione di liste selettive di controllo e di elenchi destinati all’alimentazione del processo di stimolo della compliance.”

Con il documento del 19 maggio del 2023, l’Agenzia delle Entrate ha illustrato in maniera minuziosa la metodologia di funzionamento degli algoritmi già in uso per supportare gli uffici di controllo nella selezione di posizioni “rischiose” da sottoporre a verifica. In particolare, oltre ad identificare potenziali discrepanze tra dati, gli algoritmi consentono di ordinare le posizioni individuate stabilendo una priorità nella calendarizzazione delle attività di controllo. Questo elemento, chiaramente, va integrato con le informazioni possedute dagli uffici di controllo e rappresenta solo una parte del quadro istruttorio complessivo.

Tuttavia, la legge delega offre uno spazio più ampio all’utilizzo dei sistemi di IA, suggerendo un effettivo potenziale innovativo e un margine maggiore di integrazione tra gli strumenti di IA e il lavoro di controllo dell’Agenzia delle Entrate.

Potenziali aree di intervento dell’IA negli accertamenti tributari

Per cogliere appieno le potenzialità dell’intelligenza artificiale nel sistema fiscale, è particolarmente utile scomporre le diverse fasi di un accertamento tributario e immaginare le eventuali aree di intervento per sistemi tecnologici avanzati:

Fase 1 – Raccolta dei dati

I dati fiscali si raccolgono principalmente attraverso le dichiarazioni fiscali presentate dai contribuenti e, eventualmente, attraverso la successiva acquisizione di informazioni da fonti come banche e istituti finanziari. In questo contesto, l’intelligenza artificiale può analizzare in modo autonomo e rapido l’insieme di questi dati, individuando con efficienza attività sospette e possibili evasioni. Algoritmi di machine learning, basati su dati storici e attuali, possono essere addestrati per predire i comportamenti futuri dei contribuenti, permettendo di concentrare le risorse sui casi a maggior rischio di evasione fiscale.

Fase 2 – Verifica da parte degli ispettori

Dopo uno screening iniziale gestito da software, gli ispettori fiscali esaminano manualmente le dichiarazioni e i documenti finanziari dei contribuenti. In questo contesto, l’intelligenza artificiale può essere impiegata per individuare schemi di frode fiscale, quali l’uso di documenti falsi o l’elusione fiscale, rilevando comportamenti non conformi in tempo reale.

Fase 3 – Eventuale audit fiscale

In presenza di irregolarità sospette, si avvia un audit fiscale. Qui, l’intelligenza artificiale può facilitare la comunicazione con i contribuenti, gestendo avvisi, richieste di informazioni e promemoria di pagamento in modo automatico.

Fase 4 – Definizione dell’imposta

Sulla base delle conclusioni dell’audit, viene stabilito l’importo dell’imposta dovuta, e il contribuente riceve una notifica di pagamento; l’IA può assistere gli ispettori fiscali nella ricerca e nell’analisi dei documenti e delle transazioni rilevanti durante l’audit fiscale, riducendo gli errori umani nei calcoli fiscali.

Fase 5 – Riscossione

Una volta determinata l’imposta dovuta, l’agenzia inizia il processo di riscossione. Qui, l’intelligenza artificiale può automatizzare processi manuali nella riscossione dei tributi, gestendo le comunicazioni con i contribuenti e creando piani di pagamento personalizzati.

Sebbene non sia chiaro il futuro dell’IA nel sistema fiscale italiano e siamo in attesa di informazioni più chiare sui prossimi sviluppi, un’informazione chiara riguarda il ruolo che avrà Sogei in questo processo di trasformazione. Il 22 dicembre dello scorso anno la Sogei ha firmato l’atto di fusione per incorporazione di SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico SpA e, il 20 dicembre, quello di acquisizione del ramo ICT dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione. In questo modo, di fatto, l’azienda è diventata unico referente tecnologico-informativo per il Ministero dell’Economia e per le Agenzie Fiscali e sarà, dunque, impegnata nel dare concretezza a quanto previsto dalla legge di delega di riforma fiscale.

Il binomio IA-fisco oltre il caso italiano

L’evoluzione attualmente in corso in Italia non rappresenta un caso isolato; anche gli altri Stati europei – soprattutto la Francia – sembrano rivolgere una rinnovata attenzione al potenziale utilizzo degli strumenti di IA nel sistema di controllo e riscossione fiscale. Chiaramente, in Italia come nel resto dell’Europa, questa rivoluzione riconoscerà un ruolo chiave in termini di predisposizione dell’assetto normativo di riferimento all’AI Act recentemente approvato. Anche la GTAP Global Tax Advisers Platform (in rappresentanza di 700.000 fiscalisti nel mondo) sta lavorando per definire un nuovo Statuto di diritti e doveri per Contribuenti e Fisco e un Discussion Paper “Professional Judgment in Tax Planning – An Ethics Quality Bar for All Tax Advisers” nell’era digitale.

Un primo esempio per capire nel concreto come sarà declinato il binomio intelligenza artificiale-controllo fiscale è il caso americano.

Già nel 2022, con l’Inflaction Reduction Act sono stati stanziati 80 milioni di dollari per la costruzione di un piano decennale di rinnovamento e miglioramento dell’Internal Revenue Service (IRS), l’amministrazione fiscale americana. Tra le altre cose, il piano ha previsto lo stanziamento di risorse da investire nell’intelligenza artificiale per “individuare schemi elusivi che non riuscivamo prima a cogliere, in modo da selezionare i grandi gruppi ad elevato rischio diminuendo la probabilità di commettere errori”, come sottolineato dal commissario IRS Danny Werfel durante una conferenza stampa.

All’inizio di ottobre 2023, l’IRS ha dunque avviato l’utilizzo a regime dell’intelligenza artificiale per investigare sull’evasione fiscale di partnership multimiliardarie, contribuenti particolarmente facoltosi e gruppi di investitori operanti nei settori immobiliare e dei fondi di investimento. L’IA è stata strumento chiave nell’ambito dell’accertamento fiscale, evidenziando, ad esempio, discrepanze sospette tra le entrate dichiarate e i dati bancari e, dunque, segnalando di fatto potenziali evasioni fiscali. Dagli accertamenti preliminari sono stati segnalati come “rischiosi” ben 1600 milionari e 75 strutture societarie complesse.

Chiaramente, tra i vantaggi dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte dell’Internal Revenue Service si evidenziano l’interoperabilità dei dati e la possibilità di ottenere e gestire rapidamente dati fiscali complessi, dichiarazioni fiscali e dati offshore da parte delle autorità fiscali sovrane di tutto il mondo.

Come si ipotizza per il sistema italiano, l’intelligenza artificiale non ha totalmente soppiantato l’azione umana, bensì è diventata un rapido strumento di contro-check tra le informazioni dell’IRS (interne e ottenute tramite scambio di dati) e quelle fornite dal contribuente statunitense; laddove le informazioni non sembrano combaciare, l’IA alzerà il segnale d’allarme e avvierà un eventuale processo di verifica.

Il futuro dell’IA nel sistema fiscale

In conclusione, pur non avendo ancora indicazioni chiare in merito alle implicazioni più pratiche dell’intelligenza artificiale nel sistema fiscale italiano, la legge delega fornisce uno spazio di manovra promettente, da attenzionare se si vogliono cogliere le sfumature di un cambiamento destinato ad essere la chiave di volta per l’evoluzione di un settore che ha sempre più bisogno di nuova linfa vitale.

All’interno della legge delega, l’intelligenza artificiale è concepita come uno strumento chiave per migliorare l’efficienza dell’autorità fiscale nel monitoraggio delle transazioni finanziarie e nella prevenzione dell’evasione fiscale. Inoltre, nonostante la reticenza ad affidare all’intelligenza artificiale il sensibilissimo dato del contribuente, analizzando i singoli step dell’accertamento tributario, il sistema fiscale italiano sembra prestarsi in modo ottimale per accogliere le innovazioni in materia di IA.

Resta fondamentale la necessità di equilibrare l’efficacia della tecnologia con la sensibilità delle questioni fiscali e la tutela dei dati personali; in questo senso, vale la pena ricordare che più volte negli anni il Garante per la Protezione dei Dati Personali è intervenuto sul tema della privacy dei contribuenti. Già nel 2021, con le prime discussioni in merito alla possibilità per l’Agenzia delle Entrate di incrociare dati contenuti nelle sue banche dati, il Presidente del Garante, Dott. Pasquale Stanzione, aveva rappresentato la necessità di un ruolo attivo dell’Autorità Garante nell’affiancamento dell’AdE in questo delicato settore, evidenziando una maggiore preoccupazione proprio per i trattamenti automatizzati.

Conclusioni

Non resta dunque che vedere quali saranno le implicazioni pratiche dell’introduzione dell’IA nel nostro sistema fiscale e in che modo tale evoluzione si allineerà con i livelli di privacy garantiti dalla normativa nazionale ed europea.

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