protezione dei dati

App mobili conformi al Gdpr: una guida pratica



Indirizzo copiato

Il GDPR definisce nuovi standard per la protezione dei dati mobili. Sviluppatori e aziende devono implementare strategie trasparenti e sicure per garantire la privacy degli utenti e rispettare i diritti individuali

Pubblicato il 5 dic 2024

Paola Zanellati

Responsabile Protezione dei Dati – DPO Consulente Privacy



email privacy (1)

Nell’era della digitalizzazione, il ruolo delle applicazioni mobili nella vita quotidiana è diventato fondamentale. Dagli smartphone ai dispositivi IoT (Internet of Things), le app sono al centro delle nostre attività online e gestiscono, spesso, informazioni personali delicate. Dati come informazioni sulla posizione, cronologia degli acquisti e dati di contatto sono regolarmente raccolti, e per garantire che i diritti degli utenti siano rispettati è essenziale che gli sviluppatori di applicazioni si conformino al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR).

Il GDPR impone rigidi standard per il trattamento dei dati personali, con un’attenzione particolare a trasparenza, sicurezza e controllo da parte degli utenti. Le applicazioni mobili, a differenza dei siti web, richiedono un’implementazione più rigorosa e trasparente per quanto riguarda la protezione dei dati, in quanto hanno accesso diretto a numerose informazioni e funzionalità dei dispositivi. Lo sviluppo di app conformi al GDPR è quindi una necessità per chiunque desideri operare sul mercato europeo.

Attori coinvolti e loro ruoli ai sensi del GDPR

Un ecosistema complesso sostiene il funzionamento di un’app mobile, includendo attori come l’editore dell’app, lo sviluppatore, i fornitori di SDK (Software Development Kit), i fornitori del sistema operativo e i negozi di applicazioni. Ognuno di questi soggetti ha responsabilità diverse in merito al trattamento dei dati personali.

Vediamo come identificare questi soggetti:

  • Editore dell’applicazione: È il soggetto che mette a disposizione l’app e determina le finalità e i mezzi per il trattamento dei dati. Per esempio, l’editore decide quali dati raccogliere, come conservarli e quali misure di sicurezza applicare. Spesso è anche responsabile della conformità complessiva dell’app con il GDPR.
  • Sviluppatore dell’applicazione: È incaricato della progettazione e implementazione del software. Sebbene la responsabilità legale ricada generalmente sull’editore, lo sviluppatore deve assicurare che l’applicazione rispetti i requisiti di sicurezza e privacy previsti dal GDPR. Ad esempio, lo sviluppatore può implementare funzionalità come l’anonimizzazione dei dati o la richiesta di consenso per l’uso di specifici dati sensibili.
  • Fornitori di SDK: Gli SDK forniscono componenti o servizi aggiuntivi all’app, come l’accesso alla fotocamera o a funzioni di pagamento. I fornitori di SDK sono generalmente considerati responsabili del trattamento se trattano i dati per finalità proprie, come il monitoraggio del comportamento degli utenti per scopi di profilazione pubblicitaria.
  • Fornitori del sistema operativo: Forniscono la piattaforma su cui l’applicazione viene eseguita e hanno il controllo sugli accessi ai dati e ai sensori del dispositivo (come fotocamera, microfono, GPS.
  • Negozio delle applicazioni: piattaforma digitale che permette agli utenti di cercare, scaricare e installare applicazioni mobili sui loro dispositivi. I più noti negozi di applicazioni sono Apple App Store per i dispositivi iOS e Google Play Store per i dispositivi Android. Questi negozi fungono da intermediari tra sviluppatori e utenti, offrendo una piattaforma sicura e controllata per distribuire applicazioni.

Il GDPR si applica alle app mobili in tutti i casi in cui viene effettuato un trattamento di dati personali da parte di titolari o responsabili del trattamento con sede nell’Unione Europea, o quando i dati di persone fisiche nell’UE vengono raccolti e trattati, anche se il titolare del trattamento ha sede fuori dall’Unione Europea.

Per esempio, un’app americana che traccia il comportamento di utenti europei per fornire pubblicità personalizzata deve rispettare il GDPR. L’ambito materiale quando il R.E. 679/2016 copre ogni operazione di trattamento di dati personali, inclusi l’accesso, la raccolta, la conservazione e la cancellazione. Questo riguarda sia i dati personali (come nome e indirizzo) sia gli identificatori unici (come l’ID pubblicitario del dispositivo)​.

La direttiva ePrivacy

La direttiva ePrivacy (2002/58/CE) è rilevante per la tutela, la riservatezza e la protezione dei dati personali nel settore delle comunicazioni elettroniche. La direttiva si applica a vari ambiti delle comunicazioni elettroniche, come i servizi di messaggistica, le reti telefoniche e anche le applicazioni online, che sono oggi diffusissime. Uno degli aspetti principali della direttiva riguarda il consenso informato dell’utente per la raccolta e l’uso dei suoi dati personali, un requisito che è diventato fondamentale con l’avvento delle app. Le applicazioni, infatti, raccolgono una vasta gamma di dati che possono includere informazioni sensibili, e la direttiva richiede che questo avvenga solo con il consenso esplicito dell’utente. Questa esigenza di consenso si riflette anche nella gestione dei cosiddetti “cookie” e di altri strumenti di tracciamento, che richiedono un’informativa chiara e l’approvazione dell’utente prima di essere attivati.

Lo sviluppo di applicazioni mobili richiede l’integrazione dei principi di privacy by design e privacy by default, che significano:

Il principio di privacy by design

Il principio di Privacy by Design implica che la protezione dei dati deve essere considerata non come un’aggiunta o un pensiero secondario, ma come una parte fondamentale del processo di progettazione e sviluppo dell’app. Questo approccio garantisce che le applicazioni siano costruite per gestire i dati personali in modo sicuro e trasparente fin dall’inizio.

Nel contesto dello sviluppo di un’app mobile, Privacy by Design significa prendere in considerazione ogni possibile trattamento di dati sin dalla fase di progettazione dell’applicazione. Per esempio, se un’app richiede l’accesso a una funzionalità come i contatti dell’utente, il principio di Privacy by Design esige che l’accesso ai contatti venga configurato per raccogliere solo le informazioni strettamente necessarie per l’obiettivo dichiarato. Se l’obiettivo è, ad esempio, inviare inviti a contatti selezionati, l’applicazione non dovrebbe raccogliere l’intera rubrica o memorizzare le informazioni di contatto al di là del tempo necessario.

L’implementazione di Privacy by Design in un’app mobile prevede alcuni step iniziali in base alla Privacy by design:

a) Analisi iniziale dei rischi: identificare e valutare i rischi di privacy legati all’uso dei dati nelle prime fasi di progettazione per decidere le misure di protezione adeguate.

b) Minimizzazione dei dati: ridurre al minimo i dati raccolti, trattati e conservati, in modo che solo le informazioni necessarie siano gestite dall’applicazione.

c) Pseudonimizzazione e cifratura: proteggere i dati trattati con misure tecniche come la cifratura per mantenere la sicurezza dei dati anche in caso di accesso non autorizzato.

d) Valutazione e testing: effettuare valutazioni di impatto sulla privacy e testare regolarmente le funzionalità per identificare eventuali punti deboli nella protezione dei dati.

Il principio di privacy by default

Il principio di Privacy by Default completa Privacy by Design, concentrandosi sull’esperienza dell’utente. Mentre Privacy by Design riguarda il processo di sviluppo, Privacy by Default si riferisce a come i dati personali vengono trattati nel momento in cui l’utente utilizza effettivamente l’app. In breve, Privacy by Default richiede che le impostazioni di privacy più protettive siano predefinite, senza che l’utente debba modificare nulla per ottenere un alto livello di protezione.

Per un’app mobile, questo significa che le impostazioni che riguardano la raccolta, il trattamento e la condivisione dei dati personali devono essere configurate in modo conservativo per impostazione predefinita. Ad esempio, una funzionalità di condivisione della posizione dovrebbe essere disattivata fino a quando l’utente non decide esplicitamente di attivarla, e le impostazioni di privacy dovrebbero limitare al massimo la condivisione delle informazioni personali, a meno che l’utente non consenta esplicitamente un trattamento più ampio.

Per implementare Privacy by Default, gli sviluppatori possono prendere alcune misure concrete:

  1. Richiesta di consenso esplicito: le funzionalità che raccolgono dati personali devono essere attivate solo con il consenso dell’utente; ciò vale per dati sensibili come la posizione geografica, le foto o l’accesso alla rubrica.
  2. Impostazioni di privacy di base protettive: ogni opzione di condivisione dei dati, come le notifiche di geolocalizzazione, deve essere impostata sul livello di privacy massimo, evitando che l’applicazione abbia un accesso eccessivo ai dati di default.
  3. Chiarezza e trasparenza: l’applicazione dovrebbe includere notifiche chiare e semplici che informano l’utente sul trattamento dei dati, offrendo anche spiegazioni su come possono modificare le impostazioni di privacy.

Le app che rispettano questi principi ispirano fiducia negli utenti, che possono sentirsi sicuri sapendo che i loro dati personali sono trattati con rispetto e protezione. Questo approccio può aumentare la fedeltà degli utenti e migliorare la reputazione sia dell’applicazione che dell’azienda che l’ha sviluppata. Inoltre, sviluppare un’app con questi principi permette di evitare costi aggiuntivi in termini di adeguamenti successivi o potenziali sanzioni, nel caso emergano problematiche legate alla protezione dei dati.

Uno degli aspetti centrali del GDPR è la gestione del consenso degli utenti, che deve essere libero, specifico, informato e inequivocabile. Per un’app mobile, ciò significa che gli utenti devono ricevere informazioni chiare su quali dati saranno raccolti e per quali scopi. Devono inoltre poter scegliere di acconsentire o meno al trattamento dei dati, soprattutto per le finalità opzionali come la profilazione pubblicitaria o la condivisione dei dati con terze parti.

Esempi pratici di raccolta del consenso

Al primo avvio dell’app, l’utente dovrebbe visualizzare una schermata chiara che spiega quali dati saranno raccolti e come verranno utilizzati (notifica). Solo i dati essenziali dovrebbero essere abilitati di default, mentre le altre opzioni devono essere configurabili dall’utente.

Se l’app utilizza tracciatori per scopi di marketing, gli utenti devono avere la possibilità di disattivare questi tracciamenti in qualsiasi momento, anche dopo aver inizialmente accettato. Un esempio può essere un’opzione facilmente accessibile nelle impostazioni dell’app.

L’app deve prevedere anche delle funzionalità che permettano la gestione dei diritti degli utenti:

  • Diritto di accesso: l’utente deve poter richiedere una copia dei propri dati raccolti dall’app.
  • Diritto alla rettifica: gli utenti devono poter aggiornare o correggere i propri dati personali.
  • Diritto alla cancellazione (diritto all’oblio): su richiesta, i dati personali dell’utente devono essere cancellati, a meno che esistano basi legali per conservarli.

L’app dovrebbe prevedere meccanismi che consentano agli utenti di esercitare facilmente questi diritti, come una sezione dedicata o un modulo di richiesta integrato nell’interfaccia.

L’uso di SDK (Software Development Kit)

L’uso di SDK (Software Development Kit) nelle app è una pratica comune che facilita l’implementazione di funzionalità specifiche senza doverle sviluppare da zero. Gli SDK forniscono strumenti, librerie e codice predefinito che permettono agli sviluppatori di integrare rapidamente servizi come analisi dei dati, pubblicità, geolocalizzazione e autenticazione all’interno dell’app.

Quando si integra un SDK, è essenziale valutare attentamente come questo gestisce i dati dell’utente. Alcuni SDK, infatti, possono raccogliere dati personali per conto del fornitore del servizio, come informazioni sulla posizione, sul dispositivo o comportamentali. Questo può sollevare problematiche di conformità, soprattutto alla luce dei requisiti di Privacy by Design e Privacy by Default.

Per garantire uso sicuro degli SDK è meglio fare una valutazione iniziale dei termini di servizio del fornitore, assicurandosi che siano gestiti in modo conforme e che mettano a disposizione i documenti relativi alle misure di sicurezza e alla valutazione di impatto. Accertarsi che l’SDK raccolga solo i dati strettamente necessari per la funzionalità richiesta, rispettando i principi di minimizzazione dei dati. Se l’SDK accede a informazioni personali, è fondamentale richiedere il consenso esplicito degli utenti, fornendo loro un’informativa trasparente sul tipo di dati raccolti e il loro utilizzo.

Gli sviluppatori dovrebbero monitorare regolarmente le attività dell’SDK per verificare che non raccolga dati non autorizzati o che non comprometta la sicurezza dell’app.

Il GDPR richiede che le applicazioni siano progettate in modo sicuro non solo in fase di lancio, ma anche durante l’intero ciclo di vita dell’app. Ciò implica la protezione dei dati sia mentre sono attivi nel sistema (in transito) sia quando vengono conservati nei server (a riposo). Queste Best practices per la sicurezza dei dati dovrebbero essere un must e invece ancora oggi non sono garantite come ad esempio la crittografia dei dati. I dati dovrebbero essere crittografati, sia a riposo che in transito, per proteggerli da accessi non autorizzati. Ad esempio, quando un’app invia informazioni personali tra il dispositivo e un server remoto, l’uso di protocolli come HTTPS è fondamentale per prevenire intercettazioni.

Il controllo degli accessi

Oppure il controllo degli accessi, solo il personale autorizzato deve poter accedere ai dati dell’app. Questo può essere realizzato tramite un controllo degli accessi basato sui ruoli (RBAC) che limita l’accesso ai dati solo alle persone che ne hanno necessità. Regola del minor privilegio.

Aggiornamenti regolari e gestione delle vulnerabilità

Gli aggiornamenti regolari e gestione delle vulnerabilità, ossia mantenere l’applicazione aggiornata con le ultime patch di sicurezza è fondamentale per proteggere i dati personali. Inoltre, l’app deve avere un sistema per gestire rapidamente eventuali vulnerabilità emerse.

Privacy e sistemi operativi mobili

Le applicazioni mobili devono essere progettate per adattarsi alle specificità dei principali sistemi operativi mobili, come Android e iOS, che offrono funzionalità di privacy diverse e richiedono permessi specifici.

Facciamo il distinguo per Android, Google fornisce strumenti di controllo dei permessi per le app. Gli sviluppatori devono configurare le richieste di permesso in modo che l’app chieda l’accesso ai dati solo quando necessario. Ad esempio, un’app che offre funzionalità di navigazione dovrebbe chiedere il consenso per accedere alla posizione solo quando l’utente inizia a usare la mappa. Per iOS, Apple ha introdotto funzionalità come il “Privacy Report” e l’“App Tracking Transparency” che impone agli sviluppatori di ottenere il consenso dell’utente per tracciare i dati tra le app. Gli sviluppatori devono garantire che le loro app siano conformi a queste direttive e fornire informazioni chiare sul tracciamento dei dati.

Entrambi i sistemi operativi offrono anche strumenti per limitare l’accesso a funzionalità come fotocamera e microfono, e gli sviluppatori devono configurare l’app affinché rispetti queste limitazioni di accesso per minimizzare i rischi di privacy. Ovviamente queste configurazioni limiteranno l’utilizzo delle funzionalità dell’app ma a beneficio della consapevolezza e della libera scelta dell’utente.

Pubblicare un’app in conformità con il GDPR implica anche garantire che l’app rispetti le politiche di privacy dei vari app store. I negozi di applicazioni come Google Play Store e Apple App Store richiedono che le app rispettino standard elevati per la protezione dei dati. Quali sono i requisiti per la pubblicazione: prima della pubblicazione, gli sviluppatori devono assicurarsi che l’app sia conforme ai requisiti di sicurezza e trattamento dati stabiliti dall’app store. Gli store possono rimuovere le app non conformi e richiedere aggiornamenti per migliorare la protezione della privacy.

Avere implementato una robusta politica sulla privacy che descriva in che modo i dati dell’utente saranno raccolti e utilizzati. La politica di privacy dovrebbe essere chiara, accessibile e aggiornata, specificando i dati trattati, le finalità e i diritti dell’utente. Gli sviluppatori devono assicurarsi che l’app disponga di strumenti per gestire eventuali segnalazioni di violazioni della privacy da parte degli utenti, come un modulo di contatto o una sezione di supporto.

Le best practices

Le Best Practices che mi permetto di consigliare sempre e di non trascurare sono dare priorità alla minimizzazione dei dati e raccogliere solo i dati strettamente necessari, fornire informazioni trasparenti agli utenti e richiedere il consenso per trattamenti non necessari, implementare misure di sicurezza solide per proteggere i dati durante l’intero ciclo di vita dell’app.

In conclusione, sviluppare applicazioni mobili conformi al GDPR richiede un approccio strategico e centrato sulla privacy, che si sviluppa dalla progettazione fino alla pubblicazione e gestione nel lungo termine. I vantaggi di rispettare i principi di privacy by design e privacy by default sono evidenti: non solo proteggono i diritti degli utenti, ma migliorano anche la fiducia e la trasparenza verso il brand senza incorrere nel danno reputazionale assai lesivo all’immagine dell’organizzazione.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 4