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Apple comincia a adeguarsi al DMA, ma ci sono ancora molte incognite

Presto potremo installare app anche senza passare dall’app store Apple. L’azienda sta già lavorando all’adeguamento al Digital Markets Act, infatti. Ma ci sono ancora molti aspetti da chiarire: è presto per cantare vittoria per i sostenitori di una maggiore apertura del mondo Apple

Pubblicato il 16 Dic 2022

Monia Donateo

Polimeni.Legal

iphone DMA

Apple ora è davvero costretta ad implementare il sideloading su iOS, come riporta Bloomberg, secondo cui l’azienda permetterà questa maggiore libertà già nel 2023.

Presto insomma potremo installare app anche senza passare dall’app store Apple.

Apple e DMA, che succederà? Tre incognite

Prima di questa decisione dovuta dall’emanazione del Regolamento europeo Digital Markets Act, il rifiuto di Apple si fondava (formalmente) sul rischio che il sideloading potesse minare il livello di sicurezza garantito tramite l’Apple store. In altre parole se Apple&co non sono in grado di controllare la genuinità dei software scaricati tramite app store di terze parti  – perché non transitano esclusivamente dal proprio app store – che tipo di rimedi possono attuare per mantenere gli standard qualitativi del relativo hardware?

  • Vedremo come Apple, con la release di iOS 17, muterà i propri standard e, soprattutto, la comunicazione in punto di sicurezza e privacy (suoi jolly di marketing e affidabilità negli ultimi due anni). Potrebbe comunque imporre requisiti di sicurezza e privacy alle app per essere installate.
  • L’altro motivo di rifiuto si basava logicamente sulla diminuzione degli introiti derivanti dalle discusse commissioni su App store (ed oggetto di provvedimenti giudiziari, si veda il caso Epic Games). Sappiamo bene quanto il transito esclusivo dei pagamenti in app e degli abbonamenti su App store configuri una pratica commerciale scorretta tanto da essere un punto fondamentale del nuovo regolamento europeo. Tra i molteplici obblighi e divieti, il DMA impone, infatti, alle gatekeeper di permettere ai business, come le software house, di promuovere e pagare i propri prodotti e servizi anche al di fuori della piattaforma di base utilizzata e di consentire agli utenti finali di disinstallare applicazioni preinstallate o di cambiare impostazioni preimpostate sui sistemi operativi, assistenti virtuali o browser del dispositivo al fine di non indurre gli stessi ad utilizzare solo i prodotti e i servizi del colosso. Vedremo come Apple gestirà questo rischio di calo di ricavi, considerato che ha già affermato che l’adeguamento alla norma non intaccherà il pagamento su store.
  • Non dimentichiamo infine che il DMA impone anche l’interoperabilità dei propri servizi con quelli analoghi di terze parti, si pensi a quelli di messaggistica. Sul punto, Apple appare ancora reticente per gli asseriti problemi sulla crittografia end-to-end. Anche qui quindi i prossimi passi hanno un’incognita.

Ricordiamo che i colossi tecnologici hanno pochi mesi ancora per adeguarsi a questo regolamento (entrerà infatti in applicazione il 6 marzo 2024) e le sanzioni sono molto alte, ovvero fino al 10% del fatturato totale annuo a livello mondiale. In caso di recidiva la sanzione può essere aumentata fino al 20% del fatturato globale annuo.

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