telemarketing selvaggio

Capitanio (Agcom): “Call center illegali, come affronteremo il problema”

L’iscrizione al Registro delle opposizioni ci tutela da tutte le adesioni date volontariamente o involontariamente, ma le chiamate moleste continuano ad arrivare da call center situati all’estero che non rispettano le nostre norme. Vanno rafforzate le misure di contrasto a questo fenomeno, anche in sede europea

Pubblicato il 20 Apr 2023

Massimiliano Capitanio

Commissario Agcom

call-centre-gda1102b17_1920

Il problema delle telefonate moleste è oggettivamente un problema da gestire e regolamentare. È sufficiente affrontare l’argomento sui mezzi di comunicazione o al bar per rendersi conto che i cittadini sono esasperati e, a volte, anche preoccupati di poter incorrere in truffe.

Partiamo, però, da un presupposto forse impopolare. Il telemarketing in quanto tale è una attività lecita che non va demonizzata, visto che ricevere informazioni e concludere contratti a distanza, soprattutto per chi ha problemi di mobilità o anche solo logistici, costituisce un indubbio vantaggio.

Telemarketing, iscritti al registro e tormentati lo stesso: ecco come risolvere

Chiaramente, la privacy del cittadino viene davanti a tutto e con essa il diritto a non vedersi turbata la serenità quotidiana.

Il Registro delle Opposizioni

È per questo che, sin dal 2010, chi non è interessato a ricevere chiamate (dai call center che svolgono questo lavoro regolarmente) può iscriversi al Registro delle opposizioni, un servizio completamente gratuito, curato dal Ministero del Made in Italy.

Dal 2022 l’opposizione può essere chiesta anche per il numero cellulare, nonché per l’indirizzo postale, onde evitare di ricevere anche pubblicità cartacea.

Una volta iscritti al Registro sull’apposito sito,  i call center regolamentati non potranno più contattare l’utente, pena una sanzione fino al 4% del fatturato.

Questo servizio, tanto atteso e invocato, non è ancora utilizzato da tutti: su 100 milioni di numero telefonici attivi, quelli registrati sono poco meno di 6 milioni.

L’iscrizione al Registro ci tutela da tutte le adesioni date volontariamente o involontariamente in passato mentre, dopo la registrazione, è possibile rinnovare la propria richiesta qualora, per sbaglio o consapevolmente, si abbia dato il consenso a nuovi operatori.

Perché continuiamo a ricevere chiamate moleste

Perché allora, nonostante norme precise e sanzioni severe, continuiamo a ricevere chiamate indesiderate?

Il motivo, purtroppo, è semplice: la professionalità di numerose aziende viene minata da soggetti, spesso operanti all’estero, che agiscono nella totale illegalità.

Se quindi un utente è iscritto al Registro, ma continua a ricevere chiamate, è altamente probabile che quel call center non rispetti la normativa italiana. E se un call center è illegale, commercializza dei servizi in maniera illegale.

Le attività di contrasto al telemarketing illegale

Sia il Garante della Privacy, in qualità di autorità che tutela i nostri dati e che irroga le sanzioni, sia l’Agcom, che vigila sul mercato delle comunicazioni, stanno portando avanti numerose attività per contrastare il fenomeno.

In primo luogo, l’Agcom tiene un registro in cui devono iscriversi i call center e riportare i numeri che utilizzano.

Sul sito agcom.it è attiva una pagina in cui, inserendo il numero che ci ha chiamati, possiamo risalire sia al call center, sia alla società per conto della quale siamo stati chiamati.

Se, però, il numero non è presente nel database, il call center è illegale e, infatti, al 99% il numero non sarà richiamabile, contrariamente a quanto disposto dalla normativa.

La tecnica del CLI spoofing

Questo, molte volte, accade perché il numero da cui siamo chiamati non esiste, ma è frutto del cosiddetto “CLI spoofing”: si tratta di una tecnica illecita che consente al call center di modificare il proprio numero, in modo che l’utente visualizzi sul proprio dispositivo un numero diverso da quello reale, spesso di provenienza extra UE.

Debellare il fenomeno del CLI spoofing è un altro fronte su cui è impegnata l’Agcom che, assieme al MIMIT, sta lavorando su una revisione della normativa vigente al fine di inserire norme di contrasto ad hoc.

È ovvio infatti che, rispetto a quanto accade attualmente, se riceviamo una chiamata dalla Papua Nuova Guinea, saremo quantomeno portati a non rispondere ed evitare che una voce registrata ci proponga di acquistare azioni di valore milionario a un prezzo stracciato.

Si tratta tuttavia di interventi regolamentari complessi su cui sono in corso le dovute riflessioni, in quanto, se non attentamente calibrati, potrebbero comportare il blocco illegittimo di chiamate reali.

Nel frattempo, l’Autorità ha riunito i principali operatori di telefonia e alcune associazioni di call center e consumatori con cui è stato redatto un Codice di condotta di prossima pubblicazione; gli aderenti si impegnano a stipulare contratti solo con partner compliant e che adottano misure di trasparenza nell’affidare eventuali subappalti, soprattutto se ad aziende collocate all’estero.

Conclusioni

In sintesi il primo passo che un cittadino dovrebbe compiere è l’iscrizione al Registro delle opposizioni che può essere completata telefonicamente, compilando un modulo online oppure inviando una mail.

In seconda battuta può segnalare all’Agcom o al Garante della Privacy i numeri che, eventualmente, dovessero continuare a chiamarlo.

Infine, bisogna imparare anche a riconoscere eventuali truffe di chi ci propone investimenti o azioni super remunerative.

Dire, come accade spesso, che il Registro delle opposizioni non funzioni è sbagliato. Pretendere che vengano rafforzate, anche a livello europeo, misure di contrasto ai call center illegali è assolutamente legittimo e doveroso.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Video
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 2