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Cavi sottomarini, ecco come si muovono gli equilibri geopolitici



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In un mondo sempre più interconnesso, i cavi sottomarini diventano strumenti di potere e influenza, delineando un nuovo campo di competizione geoeconomica che coinvolge Stati Uniti, Europa, Cina e Russia. La complessa dinamica tra queste superpotenze, il ruolo delle multinazionali digitali e la ricerca di una maggiore resilienza nel mercato digitale europeo

Pubblicato il 29 mag 2024

Eleonora Poli

Head of Economic Analysis, Centro politiche europee – Roma (CEP)



cavi sottomarini

A fronte di un’arena globale sempre più divisa tutto sembra essere diventato campo di battaglia, anche la difesa dei cavi sottomarini.

Come discusso durante l’evento sulla cooperazione transatlantica digitale, condotto dall’Istituto Affari Internazionali in cooperazione con il Centro per le politiche europee (cep) e il German Marshall Fund, i cavi sottomarini, per quanto appaiano poco all’ordine del giorno dei media internazionali, hanno un importanza geopolitica fondamentale per lo scacchiere globale e proprio su di essi si consumano competizioni e battaglie senza precedenti.

Cavi sottomarini e sicurezza

I cavi sottomarini, cioè quella ragnatela nascosta che alimenta il 99 per cento del traffico internet internazionale, sono alla base delle infrastrutture digitali critiche necessarie al supporto della resilienza e dello sviluppo economico di ogni Paese. Proprio grazie ai 529 sistemi via cavo e ai 1.444 punti di approdo dove questi cavi sottomarini raggiungono le coste, il mondo oggi può ancora dirsi interconnesso nonostante le divisioni geopolitiche.

Tuttavia, data la loro importanza strategica, i cavi sottomarini possono diventare una fonte di insicurezza senza precedenti per ogni Paese, dal momento che una loro interruzione può comportare la disconnessione digitale di quest’ultimo.

Inoltre, un possibile attacco ai cavi sottomarini può essere difficilmente contrastato ed è anche complesso capire se la causa di una potenziale interruzione sia di natura accidentale o deliberata. Va da sé che, a fronte di una crescente rivalità geopolitica tra occidente ed oriente e tra nord e sud del mondo, il rischio di sabotaggi diretti da uno Stato verso un altro non è un elemento da sottovalutare. Se è vero che per accedere e filtrare le enormi quantità di informazioni trasportate dai cavi sottomarini occorrono grandi sforzi e dispendi tecnologici importanti, viste le grandi profondità dove quest’ultimi sono collocati, le stazioni di attracco dei cavi a riva, ad esempio, sono potenzialmente vulnerabili ad attacchi. Proprio in questo contesto, la cooperazione transatlantica è sicuramente una chiave di volta per la sicurezza europea ed americana.

Cavi digitali e competizione geoeconomica e geopolitica

Nell’abito della questione dei cavi sottomarini si consumano due tipologie di competizione. Una di stampo geoeconomico e l’altra di natura più geopolitica. In altre parole, quando si tratta di progettare un cavo sottomarino e implementare progetti collegati, Unione europea e Stai Uniti devono considerare sia la necessità di mantenere la propria competitività economica, sia il bisogno di proteggere i propri mercati e la sicurezza dei cittadini. Nel campo di una competizione più strettamente geoeconomica, la Cina e non la Russia, rappresenta al momento l’avversario principale non solo degli Stati Uniti ma anche dell’Unione europea.

Non è un caso che il Global Gateway, l’iniziativa europea che punta a mobilitare 300 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027 per potenziare la connettività tra Europa, Africa, Asia e America Latina, sia nata proprio per contrastare la via della seta, digitale o fisica, della Cina. In effetti, anche se il Global Gateway è di fatto lo strumento che l’Unione europea ha messo in campo nell’ambito del suo generale tentavo di implementare una propria autonomia strategica, sicuramente la competizione con la Cina e la necessità di rilanciare modelli economici e istituzionali affini a quello europeo è fondamentale. Tuttavia, c’è un elemento profondamente diverso tra l’approccio verso la Cina implementato da Unione europea e USA. Nel caso degli Stati Uniti, infatti, ogni forma di cooperazione con la Cina nel settore dei cavi sottomarini è stata bandita per ragioni economiche ma anche di sicurezza.

In Unione Europea, invece, l’approccio è sostanzialmente meno radicale. Ad esempio, il cavo Peace del 2022 che collega la Francia al Pakistan tramite il Kenya è stato interamente finanziato e costruito da aziende cinesi. Tuttavia, la risposta transatlantica a questo progetto è il Sea-Me-We-6, che si estenderà da Singapore attraverso l’Oceano Indiano e il Canale di Suez direttamente al Mar Mediterraneo (19.200 chilometri). Questo progetto è stato pianificato e interamente gestito dall’azienda statunitense SubCom dopo il ritiro di due dei più grandi operatori cinesi, China Telecom e China Mobile.

Nel caso della Russia, invece, la cooperazione transatlantica è sicuramente meglio delineata, almeno fino a oggi, dal momento che, soprattutto a seguito dell’attacco ingiustificato della Russia contro l’Ucraina, entrambe le coste dell’Atlantico sono preoccupate da una possibile offensiva russa, che potrebbe manifestarsi anche tramite infiltrazioni da pare di Mosca attraverso i cavi sottomarini. La necessità di contrastare ogni forma di spionaggio rende quindi la sicurezza dei cavi prioritaria. Per questo, il progetto di un cavo sottomarino lungo la costa artica russa è stato cancellato e un consorzio di compagnie finlandesi, americane e giapponesi sta sovvenzionando un’iniziativa per collegare Groenlandia, Canada, Alaska e Giappone, bypassando la Russia.

Unione europea e Stati Uniti: rivali o partner?

Nonostante esternamente USA e Ue possano fare squadra contro la Russia e di fatto anche contro la Cina, la diversità di approccio tra le due sponde dell’Atlantico rende un allineamento totale molto difficile, soprattutto per l’Unione europea. Sicuramente vi è già una cooperazione rafforzata, tuttavia se per Washington è importante creare un mercato globale dove far competere e vincere le proprie aziende digitali, che ad oggi sono già leader mondiali, per l’Unione europea, la strada è ancora molto lunga. Prima di tutto, l’Ue non ha ancora azienda multinazionali che possano dirsi leader di mercato come nel caso delle hyperscaler americane.

A oggi Google, Meta, Amazon e Microsoft sono coinvolte in quasi ogni nuovo cavo posato e hanno solo il dominio di mercato nell’ambito delle tecnologie digitali. Per ottenere una posizione di leadership, l’Unione Europea punta sui progetti finanziati dal Global Gateway, tramite cui partnership pubblico-private possano rilanciare il mercato europeo e la sua competitività. Allo stesso modo, all’interno del pacchetto sulla connettività digitale, la Commissione sta pianificando di aumentare la resilienza dei cavi sottomarini, ridurre la dipendenza del sistema europeo e renderlo meno vulnerabile a sabotaggi, con nuovi finanziamenti per il periodo 2024-2027. Tuttavia, l’Ue si sta anche concentrando a proteggere il proprio mercato interno dai rischi associati al controllo estero delle infrastrutture digitali critiche da parte di grandi aziende non solo cinesi ma anche americane. Non è un caso che il dibattito su come il cloud computing per i servizi critici debba essere geograficamente localizzato all’interno dell’UE sia molto vivo. Tuttavia, a oggi progetti come il Gaia-X, supportato da Francia e Germania, per sull’istituzione di un’infrastruttura dati cloud federata in tutta Europa, non ha ottenuto grande successo.

I nuovi equilibri dopo le elezioni Usa e Ue

In questo frangente i risultati delle elezioni americane, più che quelli del Parlamento europeo di giugno, potrebbero però modificare i trend attuali. Una nuova Presidenza Trump, da un lato potrebbe vanificare ogni tentativo di cooperazione transatlantica, se non ci sono vantaggi economici assoluti per gli USA. Dall’altro, l’Unione europea sarebbe costretta a rafforzare la propria cooperazione interna, in linea con l’idea di autonomia strategica, ma pagherebbe il prezzo di non essere ancora abbastanza competitività nell’ambito dello sviluppo digitale.

Al di là degli interessi economici, la necessità di sicurezza dovrebbe comunque spingere le due parti a rafforzare la propria cooperazione o almeno a non diminuirla. Non è infatti casuale che nell’ambito del Trade and Technology Council (TTC), il più importante forum di coordinamento sulle infrastrutture digitali e commerciali tra gli Stati Uniti e l’Unione europea, vi è proprio un focus crescente sulla necessità di sviluppare vie di connessione alternative, tramite provider di fiducia, per collegare Europa, Asia e Nord America.

È proprio all’interno di forum come il TTC che Unione europea e Stati Uniti potrebbero e dovrebbero rafforzare la propria partnership in maniera più bilanciata, rilanciando progetti di ricerca e sviluppo o il cofinanziamento di nuove iniziative congiunte. Considerati i disordini globale, infatti, la resilienza e il rilancio dei modelli economici e politici delle due sponde dell’Atlantico è senza dubbio di vitale importanza.

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