il commento

ChatGpt, Scorza: “La vera partita comincia adesso, per una innovazione sana”

Il commento di Guido Scorza del collegio del Garante Privacy ad Agendadigitale.eu. Il ritorno di Chatgpt è una vittoria del diritto e dell’innovazione, segno che i due possono convivere. Abbiamo però solo segnato il calcio d’inizio di una partita complessa e importantissima

Pubblicato il 29 Apr 2023

Guido Scorza

Autorità Garante Privacy

chatgpt 4 stupido

La notizia ha fatto il giro dei social alla velocità della luce anche se, come tutte le buone notizie meno velocemente e con minor clamore di quelle percepite come cattive: ChatGPT è di nuovo accessibile anche dall’Italia.

OpenAI, la società che fornisce il servizio di intelligenza artificiale più popolare del momento, nelle scorse ore, in ottemperanza al provvedimento del Garante per la protezione dei dati personali dello scorso undici aprile, ha apportato una serie di miglioramenti significativi alla propria piattaforma rendendola, per dirla in sintesi, più trasparente e più rispettosa dei diritti delle persone e, quindi, ha rimosso il blocco che impediva agli utenti italiani di utilizzarla.

Le novità introdotte per la privacy in ChatGpt da OpenAI

Nel comunicato stampa del Garante c’è un riassunto delle principali novità introdotte.

Eccone alcune.

Oggi chiunque è informato in maniera più chiara della circostanza che i propri dati personali – anche se non utente della piattaforma – potrebbero essere stati utilizzati per l’addestramento degli algoritmi e chiunque, utente o non utente, può chiedere a OpenAI che i propri dati personali non siano più utilizzati per addestrare gli algoritmi.

E non solo: chiunque, qualora ritenga che ChatGPT generi contenuti inesatti sul suo conto – a prescindere dalla circostanza che lo faccia “inconsapevolmente” perché non è questo lo scopo del servizio – può chiedere e ottenere che i contenuti in questione non vengano più generati o, meglio, che i propri dati personali non compaiano più nei contenuti in questione.

Corretto o meno che sia – ci sarà tempo e modo per accertarlo nel corso dell’istruttoria e dei lavori della task force dei Garanti europei frattanto costituiti – OpenAi oggi dice chiaramente di basare i trattamenti dei dati personali – di utenti e non utenti – necessari all’addestramento degli algoritmi sul legittimo interesse e riconosce a tutti, come anticipato, il diritto di opposizione che può essere esercitato, a differenza che in passato, attraverso un modulo compilabile online senza grande sforzo da parte di chiunque.

L’informativa sulla privacy è immediatamente identificabile nel flusso di registrazione, gli utenti italiani già registrati saranno invitati a confermare di essere maggiorenni o ultratredicenni con il consenso dei genitori prima di riprendere a utilizzare il servizio mentre quelli non registrati dovranno indicare la loro età nel flusso di registrazione.

Questo in attesa che la società elabori e implementi, nei prossimi mesi, soluzioni di age verification effettive.

Ma non è tutto risolto, ecco perché

Tutto qui? Tutto risolto? Tutto a posto nel rapporto tra i servizi di intelligenza artificiale generativa e la disciplina sulla privacy?

Certamente no.

Legittimo interesse

  • Anzi, alcuni tra i problemi più rilevanti – in generale e nel caso specifico di ChatGPT – restano ancora sul tavolo a cominciare dalla legittimità e, eventualmente, dalle condizioni alle quali l’interesse legittimo può rappresentare una valida basa giuridica per l’addestramento degli algoritmi con i dati personali degli utenti.
  • E vanno considerati anche i comportamenti storicamente tenuti da OpenAI prima dell’intervento del Garante.
  • Entro settembre OpenAi dovrà davvero implementare inoltre un sistema di age verification per filtrare l’accesso dei minori di 13 anni.

Di tutto questo dovrà discutersi nei prossimi mesi nel corso dell’istruttoria in corso come è naturale che sia – essendo, dopo l’iniziativa del Garante, la questione divenuta di respiro europeo – in seno al Comitato dei garanti europei, nell’ambito dell’attività della task force frattanto costituita perché su alcune questioni tanto centrali per il futuro dello sviluppo tecnologico, dell’industria e dei mercati è indispensabile cercare, per quanto possibile, che l’Europa parli con una sola voce.

La campagna

E non basta perché OpenAI, nelle prossime settimane, dovrà anche negoziare con il Garante una campagna di comunicazione capace di informare effettivamente dell’accaduto almeno tutte le persone che vivono in Italia e raccontare loro come esercitare i propri diritti.

L’importanza della posta in gioco

Tuttavia, è difficile non riconoscere che quanto sta accadendo è importante e trascende il caso di specie perché rappresenta la dimostrazione plastica che non è vero che tra innovazione e diritti fondamentali – a cominciare dalla privacy – esistono antagonismi e rivalità irreparabili e che si sia chiamati a scegliere tra innovazione e rispetto dei diritti.

L’innovazione vera – quella che non è un fine ma un mezzo per l’amplificazione del benessere collettivo – e il rispetto dei diritti non solo non sono nemici ma possono essere straordinari alleati.

Assumere i diritti delle persone come vincolo “tecnico” e non come ostacolo dei processi innovativi è possibile come dimostra la circostanza che in una manciata di settimane – che sia sufficiente oppure no – OpenAi ha migliorato il proprio servizio nella direzione del rispetto delle persone, verosimilmente, senza alcun sacrificio eccessivo alla sua carica innovativa e senza negare a milioni di persone le straordinarie opportunità che l’innovazione buona porta sempre con sé.

Siamo al calcio di inizio di una partita – non solo in relazione a questa vicenda specifica ma più in generale con riferimento ai rapporti tra sviluppo e applicazioni dell’intelligenza artificiale e regolamentazione – di una partita straordinariamente importante, una finalissima per il futuro della nostra società ed è una partita nella quale si vincerà pareggiando, bilanciando, comprimendo il diritto a innovare nella misura minima necessaria a garantire l’esercizio degli altri diritti fondamentali e viceversa.

C’è una sola strategia per vincere: un confronto aperto, sereno, pacato, interdisciplinare e multistakeholder nel quale ciascuno rispetti il ruolo dell’altro.

E c’è una sola strategia per perdere: dividersi in tifoserie contrapposte, estremizzare le posizioni, esacerbare gli animi, abbandonarsi alla polemica per il gusto della polemica o, peggio, a caccia di like, chiudersi in posizioni preconcette, raccontare che si tratta di scegliere tra innovazione e diritti.

A noi, tutti insieme, nessuno escluso, scrivere nel modo migliore possibile queste pagine straordinarie della storia del mondo che ci è capitato in sorte di dover scrivere.

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