Commissione europea

Cybersecurity, cosa comporta il nuovo ruolo di Enisa in Europa

Approfondiamo il senso di una delle principali novità previste dal nuovo piano cybersecurity annunciato dalla Commissione ue: assegnare all’Enisa il ruolo di nuova “Agenzia di sicurezza cibernetica europea”

Pubblicato il 29 Set 2017

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La scorsa settimana, in occasione del discorso sullo Stato dell’Unione, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha ribadito l’importanza strategica della sicurezza cibernetica per gli Stati membri ed ha annunciato importanti misure in materia cybersecurity.

Analizzando la comunicazione congiunta indirizzata al parlamento europeo ad al consiglio, intitolata ‘Resilienza, deterrenza e difesa: costruire una sicurezza cibernetica forte per l’Ue‘, emergono chiari gli obiettivi della strategia che si intende perseguire in Europa per far fronte al crescente numero di minacce cibernetiche che minacciano le infrastrutture critiche ed i sistemi degli stati membri.

Principale obiettivo è l’incremento della resilienza dei sistemi informativi alle minacce cibernetiche attraverso l’implementazione di una serie di misure. Un ruolo cruciale in termini di incremento della resilienza alle minacce che alle risposte è riconosciuto all’Agenzia European Union Agency for Network and Information Security (ENISA)

Una proposta legislativa intende assegnare all’Enisa il ruolo di nuova “Agenzia di sicurezza cibernetica europea” e si è addirittura proposto un mandato permanente alla stessa.

L’ENISA diviene quindi il fulcro della nuova strategia: tra i suoi compiti principali vi è il supporto agli Stati Membri, alle istituzioni europee ad alle aziende operanti in aree strategiche. Pensiamo ad esempio all’implementazione degli stati della direttiva NIS ed alla proposizione di un framework per la certificazione cibernetica di prodotti e servizi.

L’implementazione e la conseguente adozione del Framework per la certificazione cibernetica vuole spingere al conseguimento dei seguenti obiettivi su base volontaria:

  • Incrementare la sicurezza di sistemi critici da cui dipendono molte delle attività quotidiane.
  • Implementare fondamenti di sicurezza in prodotti digitali adottati da grandi masse di utenti, reti informatiche, sistemi e servizi utilizzati nel settore pubblico e privato.
  • Adottare di una metodica di progettazione “security by design” per dispositivi digitali di basso costo ad elevate diffusione appartenenti alla categoria dell’Internet delle Cose.

Altro elemento di interesse nell’annunciata strategia è la costituzione di un Centro europeo per la ricerca e lo sviluppo di competenze sulla sicurezza cibernetica, che potrebbe essere operativo già a partire dal 2018 grazie all’annunciato investimento iniziale di 50 milioni di euro.

Altro obiettivo della strategia è l’adozione di misure volte ad incrementare la capacità di attribuzione degli attacchi cibernetici condotti da attori statali e non.

Si evidenzia il ruolo dell’Europol che funge da coordinatore in investigazioni condotte attraverso più stati con giurisdizioni differenti.

Già dal prossimo anno, l’Unione Europea proporrà delle misure per facilitare lo scambio della prova digitale fra Paesi, soprattutto con paesi non appartenenti all’Ue.

Al fine di contrastare il crimine informatico si intende predisporre 10,5 milioni di euro per attività varie, compresa la formazione degli organi di polizia e giudici attraverso il Fondo di sicurezza interno-Programma di polizia.

Si intende quindi incentivare anche la collaborazione pubblico-privato per il contrasto delle attività illegali in rete.

L’Ue continua l’implementazione del ‘cyber diplomacy toolbox’, un framework di recente creazione per la risposta diplomatica congiunta ad attività malevole contro i sistemi in uso da parte di membri dell’Unione. Ovviamente l’applicazione di sanzioni in risposta ad attacchi da parte di attori statali stranieri prescinde dalla capacità dell’Ue di incrementare le capacità di attribuzione degli attacchi.

Infine, la strategia discussa ha come obiettivo il rafforzamento della cooperazione internazionale in materia di sicurezza cibernetica. Fondamentale, a mio giudizio, è la ‘cybersecurity capacity building’ volta ad incrementare le capacità tecnologiche di paesi vicini. Il conseguimento di questo obiettivo consentirebbe all’Ue di beneficiare dell’incremento del livello di sicurezza cyber su scala globale.

*Pierluigi Paganini è Chief Technology Officer presso CSE Cybsec Enterprise SpA; Membro del Gruppo di Lavoro Cyber G7 2017 presso Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; Membro Gruppo Threat Landscape Stakeholder Group ENISA e Collaboratore SIPAF, Ministero Dell’Economia e delle Finanze

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