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Digital twin per la transizione verde, il nodo dei dati: problemi e possibili soluzioni

Le applicazioni dei digital twin alla transizione verde possono essere complesse e articolate, orientate a realizzare modelli predittivi basati su dati grezzi e aggregati di cui occorrerebbe definire titolarità e modalità di gestione. Gli aspetti da considerare e le tecnologie che potrebbero aiutare (blockchain in primis)

Pubblicato il 21 Lug 2021

Armida Russo

Studio Legale Cappello

La tecnologia al servizio delle comunità può cambiare la qualità della vita di tutti i cittadini. Sperimentare, in maniera controllata e virtuale, i rischi del territorio significa dare un contributo fondamentale nella prospettiva di pianificazione e sviluppo delle città. Tuttavia, questa svolta è ancora lontana proprio in quei territori dove sarebbe più necessaria.

I digital twin possono essere considerati il nuovo strumento per la transizione verde e digitale dell’industria, tanto auspicata dall’Europa. Ma, poiché alla base di questa tecnologia ci sono i dati, occorre affrontare e risolvere per tempo le criticità di natura legale riconducibili alla e alle modalità di tutela e trasferimento.

Industria 4.0, il ruolo dei Digital Twin per le fabbriche intelligenti

I dati e le politiche europee sulla sostenibilità

I dati sono diventati, nella rivoluzione industriale in corso, il perno attorno a cui ruota l’intera pianificazione strategica industriale per affrontare il futuro del mercato globalizzato, green e tecnologico, grazie all’implementazione di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, i big data, la blockchain e i computer quantistici.

Le strategie politiche in atto, soprattutto europee, stanno spingendo il tessuto produttivo verso la sostenibilità e l’attuazione di modelli di economia circolare, in cui i processi di produzione riducano, sino ad annullare, l’impatto ambientale, ed i prodotti mantengono il loro valore aggiunto il più a lungo possibile, azzerando scarti e rifiuti.

Un esempio, è il Piano d’azione per l’Economia circolare, adottato dalla Commissione Europea, l’11 marzo 2020 e che fa parte del Green Deal europeo, la tabella di marcia europea che racchiude un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione stessa con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.

Il ruolo dei digital twin e le criticità sul fronte legale

Il tessuto produttivo del futuro è parte, quindi, di un ecosistema intelligente e sostenibile, in cui diventa fondamentale l’implementazione del Digital Twin, una tecnologia abilitante che sta rivoluzionando il nuovo modello di industria. Il Digital Twin è una rappresentazione virtuale di un oggetto, un sistema, un asset o un processo che viene aggiornata in tempo reale attraverso dei sensori che, posti sull’elemento fisico, inviano real time i dati direttamente alla replica digitale. Attraverso l’interazione con altre tecnologie, quali l’intelligenza artificiale, il machine learning e la big data analytics, il Digital Twin permette di effettuare una serie di misure e simulazioni predittive in tema di progettazione, impatto ambientale, produzione e manutenzione con un importante risparmio di costi.

Inoltre, l’integrazione tra il digital twin e la blockchain, permette la registrazione delle informazioni e dei dati, in modo criptato e inviolabile, rappresentando una possibile soluzione alle questioni legali che possono porsi con l’utilizzo dei Digital Twin, ossia la protezione e la titolarità dei dati utilizzati.

Poiché alla base di questa tecnologia ci sono i dati, emergono problemi di natura legale riconducibili alla titolarità di questi ultimi e alle modalità di tutela e trasferimento. Ciò soprattutto a causa dell’attuale assenza di una regolamentazione precisa che deve quindi essere sopperita attraverso la definizione di contratti che prevedano, nel dettaglio, le varie dinamiche coinvolgenti lo strumento in oggetto.

Innanzitutto, va detto che il gemello digitale potrebbe fungere da mero repository di dati e informazioni. Un contenitore volto a tenere traccia delle caratteristiche originali del prodotto, e degli aggiornamenti che lo riguardano, con lo scopo di rendere più efficiente il suo ciclo di vita ed il suo monitoraggio.

Digital twin e privacy

Tuttavia, le potenzialità del digital twin sarebbero drasticamente ridotte se fosse destinato a svolgere una mera funzione di deposito dei dati. Le sue applicazioni possono essere molto più complesse e articolate, orientate a realizzare modelli predittivi basati su dati grezzi e aggregati di cui occorrerebbe definirne la titolarità e la gestione. Intervengono quindi aspetti connessi alla data protection che dovranno essere gestiti attraverso modelli compliance by design e by default, prevedendo la corretta implementazione del GDPR, dalla fase della progettazione sino alla concreta realizzazione tecnica.

Il quadro normativo potrebbe essere ulteriormente arricchito nel caso in cui entrasse in vigore la proposta di Regolamento ePrivacy, nel testo approvato dal Consiglio Europeo il 10 febbraio 2021.

La corretta gestione del rischio, pertanto, dovrebbe prevedere sia l’esplicita acquisizione del consenso che una corretta informativa sulle finalità del trattamento, nonché meccanismi che garantiscano il rispetto delle norme vigenti in materia, ad esempio, attraverso strumenti come le clausole di non divulgazione dei dati, ovvero accordi di riservatezza multilivello che prevedano il coinvolgimento dei vari soggetti interessati all’utilizzo del Digital Twin, sin dal momento della progettazione, o ancora la previsione di livelli di autorizzazione che permettano solo a determinati soggetti di accedere a specifici dati gestiti dal gemello digitale.

Sul punto, è opportuno considerare il problema relativo alla riservatezza dei dati che rappresentano la base su cui si fonda l’intero sistema, soprattutto nel caso in cui i titolari dei dati stessi non autorizzino il trasferimento di dati a soggetti terzi. È chiaro, quindi, che in questi contesti, la corretta informativa ed il tracciamento del consenso dell’utente sia fondamentale per prevenire il rischio di violazioni nel trattamento dei dati.

La blockchain è una soluzione?

In questo senso, la blockchain può semplificare il rispetto della data protection, in quanto, come affermato nella Risoluzione del Parlamento europeo del 3 ottobre 2018 su «tecnologie di registro distribuito e Blockchain: creare fiducia attraverso la disintermediazione», è «uno strumento che rafforza l’autonomia dei cittadini dando loro l’opportunità di controllare i propri dati e decidere quali condividere nel registro, nonché la capacità di scegliere chi possa vedere tali dati». Inoltre, con la Blockchain è possibile dare il consenso, tracciare e monitorare condizioni di utilizzo specifiche o per scopi specifici, sia nella forma della data donation che della data monetisation. La Blockchain, inoltre, permette la pseudonimizzazione dei dati, in ossequio ai principi imposti dalla normativa vigente, e rende possibile la creazione di livelli di autorizzazione che facilitano la tutela della riservatezza dei dati.

Il nodo della proprietà intellettuale

La corretta informazione circa l’utilizzo dei dati ha riflessi anche sul tema relativo alla proprietà (e relativa utilizzabilità) del modello implementato attraverso i dati raccolti, rispetto ai diritti di ognuna delle parti che ha contribuito ad implementare il modello attraverso la condivisione dei propri dati. In sede di definizione contrattuale occorrerà, inoltre, prevedere specifiche norme sulla proprietà intellettuale al fine di stabilire con precisione i diritti relativi ai vari set di dati, ma anche per disciplinare l’insieme di segreti commerciali che emergono nell’ambito dell’utilizzo del Digital Twin, nonché i diritti di ognuna delle parti che ha contribuito ad implementare il modello attraverso la condivisione dei propri dati.

Responsabilità e fiducia, il modello britannico e l’approccio Ue

Infine, c’è la questione della responsabilità. Come già evidenziato, i dati che vengono inseriti nel gemello digitale rappresentano il carburante per alimentare i processi che avvengono in esso. Questi dati, quindi, devono essere privi di errori in quanto le interconnessioni tra i sistemi necessitano di dati affidabili e corretti al fine di mantenere in piedi l’intero sistema. Dati che, al fine di garantirne l’affidabilità, dovrebbero essere gestiti con l’innesco di una serie di meccanismi idonei ad accrescere il livello di fiducia tra le parti che interagiscono all’interno del modello. Risulta, quindi, necessario specificare, nel contratto, lo scopo e la funzione dei dati, affinché possa svilupparsi la fiducia necessaria per condividere i dati e implementare il Digital Twin.

Nel Regno Unito, è stato avviato il programma National Digital Twin (NDTp) il quale è gestito dal Centre for Digital Built Britain, una partnership tra l’Università di Cambridge e il Department for Business, Energy and Industrial Strategy. Il programma sta sviluppando interessanti prototipi di gemelli digitali multi-asset lavorando, inoltre, per estendere la capacità degli strumenti esistenti a scale più grandi e sistemi complessi, dai campus universitari alle città. Il progetto si fonda sui Gemini Principles, un paper pubblicato nel 2018 con lo scopo di allineare l’approccio alla gestione delle informazioni in tutto l’ambiente di lavoro del gemello digitale.

Molto più ambizioso è il progetto lanciato dall’Unione Europea e chiamato «Destination Earth», un gemello digitale del pianeta terra per supportare la transizione verde, prevedere il degrado ambientale e sostenere le relative scelte politiche dell’Europa e degli Stati membri.

In definitiva, come ogni nuova tecnologia, l’approccio dell’interprete parte dalla consapevolezza circa l’assenza di un contesto normativo specifico per muovere verso l’individuazione di soluzioni semplificate alle possibili questioni giuridiche che possano porsi riguardo la tecnologia stessa.

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