Sì, la campagna elettorale italiana è a rischio interferenze straniere, in termini di attacchi cyber e di disinformazione russa.
Parola del Governo. Franco Gabrielli, autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, si è detto preoccupato di fronte al Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, per l’eventualità che la campagna elettorale italiana, che culminerà con le prossime elezioni del 25 settembre, possa subire influenze dall’esterno.
Elezioni 2022, i timori cyber del Governo
L’audizione, che era stata convocata a seguito della ripresa degli scontri a Tripoli, è stata l’occasione per Gabrielli per esprimere il timore sulla sicurezza del cyberspazio in un momento già molto delicato per l’Italia. Gabrielli ha fatto riferimento ad una notizia giunta dalla Svizzera secondo cui hacker russi utilizzerebbero server svizzeri per colpire sul piano cyber Paesi occidentali, tra cui anche l’Italia, nonostante ci sia stata la smentita dalla controparte sull’uso diretto documentato dei server, comunque impossibile da escludere a priori.
Cyberwarfare: cresce il rischio per il settore energetico e la sicurezza dell’Italia
Adolfo Urso, a capo del Copasir, ha commentato la questione cybercrime, che, per esempio in ambito energetico, sta registrando una certa espansione, confermando che nel decreto Aiuti bis, attualmente all’esame del Senato, sono già presenti norme sull’attivazione di misure di Intelligence da parte del Presidente del Consiglio in ambito cibernetico, con il controllo su queste attività nelle mani del Copasir. L’Italia è una papabile vittima di spionaggio estero perché, come espresso dallo stesso Urso, è “un Paese di frontiera ma anche cerniera rispetto alle informazioni”.
Come si legge nell’ultima Relazione annuale del Copasir sull’attività svolta dal 10 febbraio al 19 agosto 2022, disinformazione e ingerenze come mezzi della guerra ibrida “sono impiegati dai sistemi autoritari per condizionare le democrazie liberali ed i suoi processi elettorali e decisori e per manipolare la stessa informazione attraverso la propaganda e la diffusione di una determinata retorica e narrativa antioccidentale e costituiscono da tempo un problema che è stato segnalato ed è monitorato e che ora, dopo l’invasione della Russia in Ucraina, ha assunto dimensioni ancora più preoccupanti”.
L’attacco al settore energia
Tra i settori che vanno particolarmente monitorati e difesi dagli attacchi cibernetici spicca quello delle filiere che operano nel settore energetico. Ultimo dei tanti, il colpo inferto al Gestore dei Servizi Energetici, GSE, tra il 28 e il 29 agosto scorso. Seguito da quello a Eni (di poco impatto) e a Canarbino (import export energia).
I maggiori dettagli si hanno su quello a GSE. La provenienza dell’attacco sarebbe russa, considerando anche che il GSE sta gestendo l’acquisto di gas naturale sul mercato, con i quattro miliardi di euro resi disponibili dallo Stato, per assicurare gli stoccaggi italiani prima della prossima stagione invernale.
Un ransomware di nuova generazione avrebbe colpito la rete, il client, l’infrastruttura degli applicativi, il server dei file e i sistemi di posta elettronica. Dal 6 settembre il sito ufficiale del gestore è tornato online, anche se, come si legge dal comunicato web, sono ancora in corso lavori di ripristino dei sistemi informativi, per cui si teme sia stato un attacco grave che possa aver coinvolto dati personali e particolari nella Titolarità del GSE.
Attacchi cyber all’energia potrebbero essere utili a manipolare le elezioni contribuendo a seminare sfiducia nella popolazione soprattutto su un tema critico come l’energia.
Comunque, “Preoccupati dalla pervasività della ingerenza russa, anche le nostre Agenzie di informazione e sicurezza ed il Comitato da diversi mesi stanno monitorando la situazione, nella convinzione che, in tale contesto, risulta indispensabile valutare i rischi per la sicurezza nazionale, legati alla possibile percezione che l’Italia sia maggiormente vulnerabile e permeabile all’influenza russa, anche e soprattutto per effetto delle dinamiche al conflitto in corso di svolgimento. Tuttavia, a prescindere da questo frangente e da tale contingenza ed anche in una prospettiva di medio-lungo termine collegata specialmente alle imminenti elezioni politiche, il Comitato ha da tempo maturato la piena consapevolezza che l’azione di ingerenza e di influenza è esercitata – sia sui media tradizionali sia sui media e le piattaforme digitali – più in generale anche da attori statuali”.
Proprio per l’elevato rischio di interferenze dall’esterno sulla campagna elettorale, il presidente Urso aveva inviato una lettera alla presidente del Senato Elisabetta Casellati e al presidente della Camera Roberto Fico, dando piena disponibilità operativa da parte del Copasir anche nel mese di agosto.
Disinformazione online ed elezioni nel mondo
I timori del Governo italiano sui rischi cyber sotto elezioni sono in buona compagnia.
In Germania, alcuni account TikTok hanno impersonato figure politiche di spicco durante le ultime elezioni nazionali. In Colombia, post fuorvianti su TikTok hanno falsamente attribuito una citazione di un candidato a un cattivo dei cartoni animati e hanno permesso a una donna di mascherarsi da figlia di un altro candidato. Nelle Filippine, i video di TikTok hanno amplificato miti edulcorati sull’ex dittatore del Paese e hanno aiutato suo figlio a prevalere nella corsa presidenziale.
Nelle ultime presidenziali francesi ci sono stati segnali di disinformazione (anche se a basso impatto) sui temi come la guerra in Russia e il rischio di frodi elettorali. Timori simili ci sono per le prossime presidenziali brasiliane, dove l’attuale presidente, il populista Bolsonaro, è dato per sfavorito.
Negli Usa, in vista delle elezioni di midterm del prossimo autunno, TikTok si sta trasformando in un incubatore primario di informazioni infondate e fuorvianti, per molti versi problematico quanto Facebook e Twitter, secondo i ricercatori che seguono le falsità online. Le stesse qualità che permettono a TikTok di alimentare le mode virali – l’enorme portata della piattaforma, la breve durata dei suoi video, il suo potente ma poco compreso algoritmo di raccomandazione – possono anche rendere le affermazioni inesatte difficili da contenere.
Le teorie cospiratorie infondate su certi brogli elettorali di novembre sono ampiamente visualizzate su TikTok, che a livello globale conta più di un miliardo di utenti attivi ogni mese. Gli utenti non possono cercare l’hashtag #StopTheSteal, ma #StopTheSteallll aveva accumulato quasi un milione di visualizzazioni finché TikTok non ha disabilitato l’hashtag dopo essere stato contattato dal New York Times. Alcuni video esortavano gli spettatori a votare a novembre e citava voci sfatate emerse durante le audizioni del Congresso sull’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021. I post di TikTok hanno raccolto migliaia di visualizzazioni sostenendo, senza prove, che le previsioni di un aumento delle infezioni da Covid-19 in autunno sono un tentativo di scoraggiare il voto di persona.
Ricordiamo che l’ex presidente Donald Trump continua a diffondere la fake news che le elezioni presidenziali sono state rubate dai democratici, falsità a cui crede circa un repubblicano su due.
Da qui emerge che i principali topoi della disinformazione elettorale sono:
- frodi elettorali (per minare la fiducia nel voto, il che è utile sia a potenze straniere sia a politici che hanno perso o sanno di perdere)
- fake news per polarizzare la popolazione (utile a potenze straniere e a gruppi estremisti), su temi come covid-19 e guerra
- disinformazione/propaganda per screditare alcuni candidati e/o avvantaggiare altri
Redazione
La minaccia russa dalla Svizzera
La notizia sulla possibilità che hacker russi sfruttino server svizzeri per colpire l’Italia ha destato parecchia preoccupazione sull’influenza che potrebbe causare sulle prossime elezioni in Italia. Il quotidiano Blick di Zurigo è entrato in possesso di un rapporto confidenziale del Servizio di Informazione della Confederazione, anche conosciuto come SRC, secondo cui la Russia starebbe pianificando di dividere l’Occidente attraverso la manipolazione delle elezioni politiche. A dichiararlo la stessa intelligence svizzera, che teme in quel caso lo scoppio di una cyberwar che parta proprio dal loro Paese. Ad essere a rischio non sono solo le imminenti elezioni italiane, ma anche quelle elvetiche che si terranno nell’autunno del 2023.
Secondo i servizi informativi svizzeri, l’Italia ha tutte le carte in regola per essere presa di mira da Mosca in quanto “Stato con un’influenza da media a grande sulla politica europea e mondiale, oltre a una lista di candidati alle elezioni fortemente polarizzati tra di loro”.
Non sarebbe la prima volta che si cerchi di dirottare l’esito di votazioni politiche tramite cybercrime. Lo scorso anno uno dei principali servizi informativi russi, il GRU, ha attivato un’operazione di discredito nei confronti di Annalena Baerbock, dal 2018 presidente del partito ambientalista Alleanza 90/I Verdi e attuale ministra degli Esteri, contraria al gasdotto Nordstream2, anche se non è stato mai confermato che l’attacco sia passato dalla Svizzera.
Markus Christen, ricercatore all’università di Zurigo e autore di analisi sull’etica dei sistemi di comunicazione, sull’intelligenza artificiale e sulla cybersicurezza, spiega che il vantaggio di sfruttare server svizzeri per un attacco cibernetico sta nelle differenze giuridiche del Paese rispetto all’Unione Europa, che li rendono più interessanti per la difficoltà nel risalire alle società di copertura che ne usufruiscono e per non aver espulso le spie russe tra i diplomatici, a differenza degli altri Paesi occidentali.
Più cyber dopo le elezioni
Bene quindi che ci sia attenzione del Governo al tema cyber per le elezioni. Prossimo passo, dopo le stesse elezioni, sarà dotarci potenziare la nostra postura cyber, anche per una maggiore autonomia dai Paesi stranieri – in tutti i sensi – come del resto previsto dalla Strategia nazionale di cybersecurity.
E anche dichiarato dai diversi partiti ad Agendadigitale.eu nei giorni scorsi.