l'analisi

Gabrielli all’Intelligence, la scelta giusta in un momento critico: ecco perché

Mario Draghi ha individuato la nuova autorità delegata all’intelligence nella persona di Franco Gabrielli, che lascia la Polizia. Una scelta lungimirante, di valenza nazionale e internazionale, che però sarà da monitorare per evitare che l’Italia ceda a interessi esterni, geopolitici

Pubblicato il 01 Mar 2021

Marco Santarelli

Chairman of the Research Committee IC2 Lab - Intelligence and Complexity Adjunct Professor Security by Design Expert in Network Analysis and Intelligence Chair Critical Infrastructures Conference

franco gabrielli intelligence

Pochi giorni fa, prima che l’ex premier Conte lasciasse, abbiamo parlato dell’autorità delegata all’intelligence da lui individuata e a distanza di poco tempo ci troviamo a commentare la scelta, da parte del nuovo premier Mario Draghi, della nuova autorità delegata nella persona di Franco Gabrielli, che lascia la Polizia e assume questo importante compito.

Cosa cambia nello scenario nazionale ed internazionale con la sua figura, andiamo a vederlo.

La legge che prevede l’autorità delegata: 124/07

Come abbiamo già visto recentemente, in Italia la Legge 124/07, già Legge 801/1977, che vige dal 1977 per regolare l’ambito delicato dell’intelligence, prevede che il Presidente del Consiglio dei Ministri in carica deleghi a una personalità fidata o del proprio partito politico la gestione dei Servizi Informativi. “L’autorità delegata” non è stata sempre assegnata, ricordiamo infatti che sui 34 governi esecutivi che ci sono stati in Italia dalla fine degli anni 70, 16 di loro hanno lasciato questo compito al Presidente del Consiglio dei Ministri.

Tra gli ultimi governi che invece se ne sono avvalsi, possiamo citare il governo Berlusconi che scelse Gianni Letta come “autorità delegata” o anche il governo Monti che affidò l’incarico a Gianni De Gennaro. Nell’ultimo caso del governo Conte, l’ex premier ha mantenuto inizialmente la carica, per poi delegarla al suo consigliere diplomatico Piero Benassi.

Franco Gabrielli: chi è la nuova “autorità delegata”

Franco Gabrielli è il nuovo titolare dell’autorità delegata alla sicurezza della Repubblica e responsabile del coordinamento delle attività dei Servizi Informativi, Servizi Segreti. Gabrielli conosce già la “materia”, avendo guidato il SISDE dal 2006 al 2008, diventato AISI dal 2007.

Secondo quanto ci riferiscono fonti vicine al Governo (confermando quanto uscito su altri organi di stampa), la scelta è ricaduta su Gabrielli in quanto Draghi ha percepito per primo e da subito il clima di incertezza sociale, il disagio tra le persone e le potenziali minacce che provengono molto dal basso, oltre che da scenari internazionali.

Franco Gabrielli conosce bene queste minacce, assorbendone anche i lati negativi, i problemi e le soluzioni immediate. Questo passaggio ha il nome di una doppia scelta per Draghi perché Gabrielli avrà anche l’incarico di Consigliere di Palazzo Chigi per le questioni legate alla sicurezza.

L’intelligence: cosa fanno i nostri servizi segreti, i reparti, le funzioni

Una scelta lungimirante per il Paese

Gabrielli sembra essere una scelta lungimirante. Infatti, da una parte lavorerà a livello nazionale per arginare le mafie che approfittano di questo momento critico per intercettare fondi europei prima di altri e per bloccare finanziamenti delle stesse mafie a chi è in difficoltà a livello imprenditoriale. Non a caso Gabrielli è stato in prima linea nella lotta contro la mafia già dai suoi primi anni in Polizia.

Non a caso: lui è stato il fautore di quello che oggi chiamiamo Servizio Centrale di Protezione dei collaboratori di giustizia che provengono dalle mafie. Questo servizio provvede alla tutela dei testimoni e dei collaboratori di giustizia, attuando i relativi programmi di protezione.

Le sue esperienze alla Digos di Imperia “hanno consentito di fare luce sulle stragi mafiose della primavera-estate del 1993, fino ad arrivare all’arresto dei brigatisti responsabili degli omicidi di Massimo D’Antona, Marco Biagi e del sovrintendente della polizia Emanuele Petri, nel 2003”.

Dall’altra parte, sarà “l’orecchio” e la soluzione contro quelle microcriminalità che partono da situazioni incontrate nel tempo, che la Pandemia ha acutizzato in maniera forte e che minano le basi della società. Non dimentichiamo che su questo livello, per il terremoto a L’Aquila del 2009, venne nominato prefetto “speciale” del capoluogo abruzzese soprattutto per vigilare sulla regolarità degli appalti e per evitare infiltrazioni criminali, arginando anche le minacce dal basso.

Una scelta internazionale

Franco Gabrielli potrebbe essere la scelta migliore anche per i rapporti verso l’estero, soprattutto sul lato informativo, in cui l’esperienza a mantenere “il segreto” la farà da padrone. Non dimentichiamo infatti che nell’aprile 2010 si prese il vertice della Protezione Civile, che a sua volta gli affidò la gestione di tanti segreti nazionali e “strani” casi, come quello del recupero della Costa Concordia.

In questa esperienza, Gabrielli ha maturato la cosiddetta “vision” su concetti come Crisis Management e Business Continuity. Ovvero la capacità di gestire una crisi e la sua comunicazione e l’abilità di riprodurre delle continuità operative a fronte di un grave danno. Questo servirà a gestire la speculazione sia sui vaccini, sia sul rapporto della nostra economia con quella europea che, per forza di cose, sembra essere più forte e presente rispetto alla nostra.

Scenari deboli

Una scelta, quindi, di valenza nazionale e internazionale, che però sarà da monitorare, in linea con le scelte più “militari” dei nostri Servizi, nella capacità di rispondere a temi più ampi e più urgenti, per evitare che l’Italia diventi l’ancella di poteri più forti.

La partita lì si gioca nella gestione del 5G, nelle infrastrutture critiche (dall’energia e le risorse idriche alla CyberSecurity) e nella giusta capacità di capire come muoversi nella tematica sull’ambiente, sempre più abitata da ambiguità e speculazioni.

Ma anche nella perentoria presa di posizione tra Cina e USA e tra Russia e altri paesi. Argomento delicato che fa paio, a valle degli ultimi accadimenti in Afghanistan prima e Congo dopo, dove abbiamo riportato anche la morte del nostro Ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, nella gestione dei paesi con cui abbiamo rapporti da anni, compresa la Libia.

Certamente per l’esperienza di Gabrielli e la sua elasticità mentale, come abbiamo visto, avendo ricoperto più ruoli e diversi tra loro, non possiamo che avere grandi speranze anche su questi temi.

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