Il 25 maggio si avvicina e non sono solo le aziende italiane (PA e settore privato) a correre freneticamente per cercare la conformità al regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR). In corsa infatti ci sono anche i giganti del WEB che, per dimensioni e fatturato, sono quelli che rischiano le sanzioni più importanti, ma soprattutto, rischiano la diffusione impropria di informazioni di portata enorme anche se, per ora, le azioni intraprese possono essere applicate ai soli utenti residenti nella Ue e dunque ad un numero limitato di utenti in rapporto a tutti quelli presenti nei 5 continenti.
In sintesi è bene sottolineare che le “politiche” che stanno attuando i big del web in ambito privacy per ottemperare agli adempimenti del GDPR, non stravolgono quanto offerto sino ad ora ma mirano a rendere più trasparente ed accessibile la consultazione e la modifica delle proprie informazioni personali, mettendo in maggior evidenza eventuali collegamenti con strumenti e servizi di partner (vero punto critico). Grande rilevanza viene data anche alla conferma di consensi precedentemente concessi, magari anni addietro al momento dell’iscrizione, in un’epoca nella quale sicuramente non c’era la giusta attenzione a queste tematiche.
Qui di seguito approfondiamo le policy dei due giganti