L’efficace applicazione e la piena effettività del GDPR risultano fondamentali, anche alla luce dell’importanza che il regolamento sempre più riveste nel tessuto socio economico europeo e non solo. Una considerazione condivisa dal Parlamento Europeo, che con la Risoluzione del 25 marzo 2021, volta ad analizzare l’attuazione del GDPR a due anni dalla sua applicazione, ha portato all’attenzione dell’Assemblea la necessità, più che l’opportunità, di garantire alle Autorità di controllo nazionali sufficienti finanziamenti e adeguate risorse per poter far fronte alla sempre crescente necessità di sorveglianza che esse si trovano a dover affrontare.
Non è infatti sfuggito all’attenzione dell’organo comunitario come molte Autorità di controllo europee abbiano dichiarato esplicitamente di non disporre di sufficienti risorse umane, tecniche e finanziarie per poter assolvere adeguatamente ai propri compiti, dovendo far fronte a un numero in crescita costante di casi, oltre a trovarsi nella posizione di dover necessariamente utilizzare parte delle risorse già disponibili per la cooperazione con le altre DPA nazionali e il coordinamento con queste ultime in ordine alle proprie attività.
GDPR, la situazione delle autorità nazionali
Dalla raccolta di informazioni alla quale si è proceduto in sede comunitaria è risultato evidente che tali criticità abbiano sin qui causato e stiano causando un impatto sempre maggiore, in termini deteriori, sulla durata delle indagini e, più in generale, dei procedimenti posti all’attenzione delle autorità di controllo, con ovvie ripercussioni sull’efficace applicazione di tali misure e, non da ultimo, sulla fiducia da parte dei cittadini nei loro confronti.
È infatti indubbio che l’efficacia del Regolamento nel tessuto socioeconomico degli Stati Membri, assieme alla percezione della sua concreta efficacia da parte dei cittadini europei, passino dalla sua reale capacità di coercizione, che tali problematiche, da più parti sottolineate, certo non aiutano a rafforzare. A ciò si aggiungano poi le legittime preoccupazioni sull’applicazione non uniforme del Regolamento da parte delle singole Autorità nazionali e, talvolta, sulla parziale mancata applicazione di questo da parte di alcuni Stati membri, con le possibili ulteriori conseguenze di una scarsa effettività del Regolamento e un eccessivo carico posto sui cittadini, sui quali potrebbe in sostanza ricadere l’onere dell’effettivo controllo sulla sua applicazione; infine, si è avuto modo di osservare come l’applicazione del GDPR sia stata ed è ancora particolarmente impegnativa per le piccole e medie imprese (PMI).
Le proposte del Parlamento UE all’EDPB
Per questo, lo stesso Parlamento Europeo ha innanzitutto invitato l’EDPB ad armonizzare l’attuazione dei requisiti in materia di protezione dei dati nella pratica attraverso lo sviluppo di idonee linee guida che riguardino la necessità di valutare i rischi relativi alle informazioni sul trattamento dei dati per gli interessati (articoli 12-14), l’esercizio dei diritti degli interessati stessi (artt. 15-18, 20-21) e l’attuazione del principio di responsabilità, insieme all’emanazione di raccomandazioni riguardanti le misure tecniche e organizzative appropriate da porsi da parte dei titolari del trattamento e procedere a una chiara definizione dei casi di uso illegale dei dati personali, oltre ad approfondire le questioni riguardanti le tecniche di anonimizzazione e stabilire un elenco di criteri inequivocabili per ottenere l’anonimizzazione stessa, incoraggiando infine l’EDPB stessa a chiarire il significato di trattamento dei dati ai fini delle risorse umane.
Pur conscio della limitatezza delle risorse a disposizione a loro disposizione, il Parlamento Europeo ha tuttavia auspicato un maggiore impegno da parte delle DPA nazionali, probabilmente nella consapevolezza che tali sforzi ne aumenterebbero, e non poco, le capacità finanziarie, come noto alimentate anche grazie ai proventi derivanti dall’erogazione delle sanzioni pecuniarie rese dal Garante medesimo.
Obiettivo: aiutare enti e imprese ad adeguarsi
Tali sforzi, a detta dell’organo europeo, andrebbero rivolti al fine di aiutare enti e imprese ad attuare il regolamento in maniera meno gravosa ma più efficace; per questo, ha esortato le stesse Autorità di Protezione dei Dati degli Stati membri ad accelerare la risoluzione dei casi loro sottoposti e a utilizzare l’intera gamma di possibilità previste dal GDPR, con particolare riferimento ai casi di violazioni sistematiche e persistenti, anche con interesse proficuo e con il coinvolgimento di un gran numero di interessati, al fine di veder sanzionati pesantemente i comportamenti illecitamente posti in essere.
Il caso: verso nuovi strumenti di tutela
Sulla scorta degli auspici appena ricordati si pone un’interessante iniziativa, quella di Not with My Data – NOMYD, piattaforma digitale online, del tutto gratuita, che vede un team di esperti in ambito GDPR assistere gratuitamente chiunque abbia bisogno di aiuto per segnalare abusi o reclamare i propri diritti. Promossa da Civiltà Digitale e ANDIP, associazioni ben note operanti nel settore della protezione dei dati personali, la piattaforma online di NOMYD intende fornire uno strumento di supporto, sia per gli interessati, sia per i titolari/responsabili del trattamento, nella gestione delle richieste e delle problematiche che interessano il trattamento dei dati personali, le quali come noto necessitano di una serie di formalità.
Tramite il percorso guidato previsto nel sito, pubblicato a questo scopo, è possibile innanzitutto, per gli utenti/interessati, indicare quali richieste si desidera inoltrare nei confronti di chi gestisce i propri dati personali (ad esempio nel caso di proposte commerciali indesiderate, di volontà di esercitare il diritto all’oblio, e quant’altro previsto dal GDPR) ed eventualmente intavolare un dialogo tra interessato e titolare del trattamento.