scuola e privacy

Google Fonts, nuova “grana” per gli animatori digitali: il problema e le soluzioni

L’utilizzo di Google Fonts crea problemi ai sensi del Gdpr: ecco perché migliaia di pubbliche amministrazioni (tra cui diverse scuole) hanno ricevuto un avviso da Monitora PA, che ipotizza un trasferimento negli USA dei dati personali dei cittadini. Ecco cosa sta succedendo e cosa fare

Pubblicato il 16 Set 2022

Antonio Guadagno

Ingegnere, consulente informatico, docente, formatore

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Non c’è pace per gli animatori digitali delle scuole italiane. Dopo le problematiche relative alla pandemia, sembrava essere giunto il momento di dedicarsi di nuovo alle mansioni previste del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD).

E invece no: un nuovo “alert” ha colpito le Pubbliche Amministrazioni e in particolare gli Istituti Scolastici.
Dopo la bufera di Google Analytics, su cui il Garante per la protezione dei dati personali aveva già rivolto la sua attenzione, l’interesse si è focalizzato su un illecito utilizzo del servizio Google Fonts API.

Mentre nel primo caso il problema poteva considerarsi alquanto marginale, poiché per una scuola (e non solo) non è fondamentale analizzare nel dettaglio i comportamenti di navigazione dei propri visitatori, lo stesso non può dirsi per l’utilizzo delle web font della famiglia Google.

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AGID e il carattere Titillium Web

L’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID), in connubio con il Team per la Trasformazione Digitale, ha creato qualche anno addietro la piattaforma Docs Italia, una piattaforma basata sul progetto open source Read the Docs, per pubblicare documenti tecnici e amministrativi, e offre ai cittadini la possibilità di leggere e commentare documenti pubblici ed essere informati sull’andamento dei progetti.

A tale proposito, già nel 2017, sono state definite delle linee guida per il design dei servizi digitali che si inseriscono nel percorso europeo di miglioramento dei servizi nella vita del cittadino, al fine di rendere le amministrazioni e le istituzioni pubbliche più efficienti e inclusive.
All’interno di tali linee guide è presente, in corrispondenza della sezione relativa agli stili tipografici, un importante riferimento alle Web font di Google Fonts.

La famiglia di caratteri Titillium è nata all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Urbino ed è distribuita con licenza Open Font License (OFL) da Google Fonts; tale set di caratteri è composto da numerosi font di diversi pesi tipografici (dall’Extra-Light all’Ultra-Bold) garantendo così un’estrema flessibilità di utilizzo nelle composizioni dei testi.

La sua fama nasce dal fatto che è stata scelta quale identità visiva dei servizi pubblici digitali italiani, ovvero come carattere tipografico istituzionale per la pubblica amministrazione online.

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Il problema

Il servizio di Google Fonts può essere utilizzato da remoto, collegandosi al server di Google Fonts, o in locale, installando i font necessari direttamente nel proprio spazio web.
Nel primo caso occorre aggiungere un apposito link di stile al documento HTML, del tipo <link rel=”stylesheet” href=”https://fonts.googleapis.com/css?family=Tangerine”>.

Ogni volta che l’utente si collega alla pagina desiderata, il browser, per visualizzare i caratteri desiderati, deve inviare una richiesta verso il server fonts.googleapis.com.
Come specificato da Google, l’API Google Fonts è progettata per limitare la raccolta, l’archiviazione e l’utilizzo dei dati degli utenti finali solo a quanto necessario per la pubblicazione efficiente dei caratteri. Rimane registrato, naturalmente, tutto ciò che è legato alla richiesta HTTP, inclusi il timestamp, l’URL richiesto e tutte le intestazioni HTTP (incluse la stringa referrer e user agent) fornite in relazione all’utilizzo dell’API CSS; ma non gli indirizzi IP.

Ai sensi del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), gli indirizzi IP, gli ID pubblicità e i cookie sono dati personali protetti e quindi possono essere elaborati solo se sono soddisfatte tutte le condizioni previste dal GDPR stesso.
Ed ecco perché migliaia di pubbliche amministrazioni (tra cui diverse scuole) hanno ricevuto un avviso da Monitora PA, che ipotizza un trasferimento negli USA dei dati personali dei cittadini.

La soluzione più veloce per rimanere tranquilli è allora quella di evitare il più possibile di inserire codice esterno al sito web che crei connessioni verso server di terze parti, ma rimanere sempre nell’ambito del proprio dominio.
In altre parole, è sufficiente scaricare dal sito https://fonts.google.com/ il font desiderato e inserire i relativi file in una cartella del proprio spazio web; naturalmente la procedura è fattibile anche se non immediata per chi non abbia dimestichezza con la gestione remota di un sito e l’utilizzo dei fogli di stile (css).

Designers Italia in soccorso degli animatori digitali

Designers Italia è un progetto, a cura del Dipartimento per la Trasformazione Digitale in collaborazione con l’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID), che si pone come punto di riferimento per la progettazione dei servizi pubblici digitali.

In particolare, i tecnici di Designers Italia hanno definito un modello di sito per le scuole italiane, sia per rispondere alle esigenze della comunità scolastica che per creare uno standard a livello nazionale.

L’adozione di tale modello permette di aderire alle linee guida di design per i siti internet e i servizi digitali della PA, fornendo un’esperienza coerente tra le istituzioni e facilitandone l’uso per i cittadini che si spostano tra varie scuole: esso comprende l’architettura dell’informazione, i template HTML e i temi CMS, corredati da una serie di guide pratiche a supporto.

Per venire incontro anche alle logiche carenze degli operatori scolastici, a inizio estate è stato messo a disposizione anche un nuovo tema per WordPress “Design Scuole Italia”; esso imposta automaticamente lo stile grafico del sito, i layout delle pagine e il menu di navigazione, permettendo di velocizzare l’adozione tecnica del modello e di focalizzarsi sulla creazione dei contenuti sulle pagine.

La buona notizia, oltre alla piena rispondenza ai requisiti di accessibilità, riguarda la problematica relativa ai Google Fonts: le famiglie di caratteri “ufficialmente consigliati” (Lora, Roboto Mono e Titillium Web) sono già incorporate in una cartella del tema WordPress e quindi utilizzabili senza alcuna richiesta verso server remoti (come per esempio fonts.googleapis.com).

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