Siamo nel mezzo di una guerra commerciale per accaparrarsi le importanti commesse tecnologiche che si stanno affacciando, ora con il 5G e a breve con nuovi mercati.
Gli Usa stanno intensificando le accuse contro Huawei e Zte invitando gli alleati a non usare tecnologie cinese; l’ultimo noto tassello l’arresto di Meng Wanzhou, direttore finanziario della cinese Huawei Technologies con la motivazione (ancora non ufficiale) che Huawei avrebbe venduto tecnologia all’Iran aggirando l’embargo imposto dagli Stati Uniti.
L’arresto è segno di un’escalation della guerra: si passa dalle accuse e pressioni su alleati a una misura molto forte. Bisognerà vedere le basi giuridiche di questo esperto. Interessante anche come la guerra commerciale si stia basando sulle leggi (“lawfare”, si chiama negli Usa). Il diritto usato dai Governi per vincere non battaglie legali ma economico-commerciali.
Anche gli attacchi cibernetici sono sempre più usati, tra Stati, per supportare guerre economiche. Per esempio ora come stanno facendo gli Usa: instillando il dubbio che le tecnologie Huawei sono cyber insicure e così scoraggiarne l’acquisto. Lo scopo di fondo è sempre economico.
Adesso la Cina reagirà. Potrà ritirare l’ambasciatore cinese negli Usa, che sarebbe il segnale più duro da dare; reagire sul piano formale – usando a sua volta il diritto – e azionare campagne mirate di cyber attacchi, influenza informative. Il ventaglio della possibilità è ormai enorme.