allarme Copasir

Il 5G “made in China”? Quanto ci costa la mancanza di una visione strategica

Il 5G tocca principi costituzionali e valori culturali troppo delicati e divisivi per non prendere nella massima considerazione le preoccupazioni espresse dal Copasir. Non è troppo tardi, insomma, per impedire che in Italia e in Europa si legittimino aziende che organizzano la sorveglianza di massa

Pubblicato il 08 Gen 2020

Marco Mayer

Professore straordinario di storia dell'intelligence, corso di laurea magistrale in studi internazionali, Link Campus University

5g

Nel dicembre 2019 l’organismo di controllo parlamentare sulla attività dei nostri servizi segreti (Copasir) ha espresso forti preoccupazioni per i rischi connessi al ruolo che le aziende cinesi svolgono (e potranno ancor più svolgere in futuro) nella attuazione delle nuove reti e tecnologie 5G – da circa un anno in avanzata fase di sperimentazione in diverse città italiane.

Proviamo a delineare quali sono gli aspetti cruciali che ci consentono di comprendere appieno le preoccupazioni espresse unanimemente dal Copasir e perché tali preoccupazioni andrebbero tenute nella massima considerazione.

https://images.agi.it/pictures/agi/agi/2019/02/18/173632407-70223372-83ca-4067-9bd2-dd24b5748552.jpg

Figura1

Vulnerabilità e rischi del 5G

La materia è, in effetti assai delicata.  Da un lato (per un complesso di ragioni tecniche su cui non mi soffermo) il passaggio al 5G aumenta le vulnerabilità e i conseguenti rischi connessi allo spionaggio industriale e/o militare, dall’altro le reti mobili di nuova generazione consentono l’instaurazione di invisibili e penetranti sistemi di vigilanza e micro-targeting delle persone, delle famiglie e delle imprese.

Per spiegare bene questo secondo rischio basta un esempio: è come se un cittadino inconsapevole venisse sottoposto H24 – e per tutta la vita – alle misure di controllo a cui abitualmente è sottoposto quando deve prendere un volo in un aeroporto internazionale. Questo genere di monitoraggio non costituisce in verità un rischio puramente teorico.

Il Social Credit System cinese

Ben prima della realizzazione delle reti mobili 5G in numerose città e regioni della Cina vengono sperimentate una varietà di modelli di controllo e di valutazione (con relativi punteggi) del comportamento dei cittadini. Queste attività sperimentali hanno avuto inizio a livello locale nel 2009 e dal 2014 si svolgono nella cornice del progetto Social Credit System (SCR), da taluni definito uno dei più grandi programmi di ingegneria sociale mai realizzato. La sperimentazione è in fase conclusiva ed entro il 2020 il SCR dovrebbe andare a regime in tutto il territorio coinvolgendo l’intera popolazione: un miliardo e 400 milioni di cittadini cinesi. Dal 2014 ad oggi per chi detiene il potere non deve essere stato facile monitorare i comportamenti e misurare con appositi punteggi la reputazione sociale di milioni di cittadini cinesi assegnando premi e punizioni (divieto di viaggiare in aereo o in aereo per un determinato periodo, divieto di accesso a impieghi pubblici, ecc.) sulla base dei dati forniti dai loro cellulari e dalle decine di milioni di camere di sorveglianza.

Risultati immagini per China social card system score punishment

Figura 2

Nei prossimi anni, la diffusione del 5G insieme all’obbligo del riconoscimento facciale nelle SIM per cittadini e stranieri, alle attività di Big Data Mining, all’uso dell’Intelligenza Artificiale, ecc. favoriranno ulteriormente il monitoraggio capillare dei cittadini e la relativa distribuzione di premi e sanzioni. Le reti 5G e ancor più le molteplici tecnologie automatizzate di sorveglianza e raccolta di Big Data diventeranno il principale mezzo di controllo sociale che lo Stato ed il Partito esercitano al fine di assicurare sicurezza pubblica e stabilità  sociale.

Sorveglianza e sicurezza in Cina, non solo 5G

Tuttavia, l’approccio cinese alla sicurezza dello Stato non si limita ad utilizzare le opportunità offerte dalle nuove frontiere tecnologiche. Al di là della sorveglianza (la “pagella” compilata dal SCR per i cittadini) la più recente legislazione cinese in materia di Sicurezza Nazionale, Controspionaggio e Cyber Security introduce alcuni doveri stringenti per i cittadini, per le organizzazioni sociali e per le imprese. Queste normative prevedono l’obbligo di una collaborazione attiva di tutti i soggetti (persone fisiche e persone giuridiche) con gli organi di intelligence, indagine e repressione preposti alla Sicurezza Nazionale. Nella versione italiana potremmo dire che tutti i cittadini cinesi diventano potenzialmente pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio.

Riportiamo di seguito due articoli di legge la cui ratio appare piuttosto chiara:

L’articolo 7 della National Intelligence Law 2017  (国家情报法) recita:

“Any organization and citizen shall, in accordance with the law, support, provide assistance, and cooperate in national intelligence work, and guard the secrecy of any national intelligence work that they are aware off. The State shall protect individuals and organization’s that support, cooperate with, and collaborate in national intelligence work”

L’articolo 22 della Counter-Espionage Law 2014 (反间谍法) è altrettanto esplicito: “during the course of a counter-espionage investigation, relevant organisations and individuals’ must truthfully provide information and must not refuse. When State Security organs carry out the tasks of counter-espionage work in accordance with the law, and citizens and organisations that are obliged to provide facilities or other assistance according to the law refuse to do so, this constitutes an intention to obstruct the state security organs from carrying out the tasks of counter-espionage work according to law”.

La legislazione in materia di Sicurezza dello Stato e di Sicurezza Nazionale Cibernetica si salda dunque alla politica tecnologica del governo. Se la prima punisce severamente chi trasgredisce agli obblighi di collaborazione con i servizi segreti, l’introduzione del Social Credit System assume, invece, un ruolo più soft, ma altrettanto importante. La raccolta di dati provenienti da videocamere e smartphones è finalizzata e alla diffusione dell’ideologia del “cittadino modello” o – se si vuole – alla promozione del “modello di cittadino virtuoso”.

Questa combinazione di misure hard e soft indica che la concezione dello Stato etico (Reputation State per alcuni studiosi) prevale nettamente sui presupposti dello Stato di diritto: un approccio culturale decisamente diverso dal nostro. Tuttavia, dobbiamo rispettarlo perché esso affonda le sue radici nel passato. In Cina la reputazione sociale è per antiche tradizioni storiche profilo essenziale che dà senso e valore all’esistenza della persona.

Al di là delle più antiche tradizioni, le stesse riforme di Deng trovano il loro fondamento nella idea un riscatto e di una orgogliosa mobilitazione collettiva per combattere la povertà in cui la rapida crescita economica si collega ai valori del patriottismo e alla identità nazionale da perseguire con una strategia di lungo periodo. A 40 anni di distanza come non provare profonda e sincera ammirazione per i successi economico-sociali raggiunti dalla Cina negli ultimi quattro decenni.

Tuttavia la crescita così rapida e impetuosa ha anche prodotto difficoltà e nuovi problemi: diseguaglianze, rotture generazionali, scompensi familiari tra città e campagne, nuove gerarchie sociali; sono peraltro aumentati i comportamenti predatori e illegali, corruzione compresa. Sotto questo profilo ridare centralità al tema della reputazione sociale collegando allo sfruttamento delle nuove tecnologie è una strategia che la classe dirigente ha scelto per rispondere alle nuove domande sociali prodotte dal grande e reale balzo in avanti avviato nel 1979.

Totalitarismo digitale e anticorpi democratici

Tuttavia, non dobbiamo nascondere un dato di fatto: il modello di società simboleggiato dal Social Credit System è lontano dalla nostra cultura politica e oggettivamente in contrasto con il pluralismo e le libertà politiche e civili sanciti dalla Costituzione.  Questo è l’aspetto cruciale che ci consente di comprendere appieno le preoccupazioni espresse unanimemente dal Copasir sul ruolo crescente che le aziende cinesi stanno assumendo nel nostro paese nell’attuazione delle reti 5G e più in generale nelle aree sensibili.

Intendiamoci la tentazione dello spionaggio e dell’intrusione nella vita dei cittadini è presente in tutti i regimi politici. Tuttavia, nei paesi democratici esistono anticorpi efficaci (elezioni libere, regolari e pluripartitiche, libertà della informazione e della ricerca, segretezza della corrispondenza, separazione dei poteri, tutela delle minoranze e della privacy, libertà personali). Sono anticorpi preziosi per limitare il potere e per evitare che l’arrivo del 5G favorisca l’affermarsi di una nuova forma di totalitarismo: il totalitarismo digitale.

Il pericolo totalitario non si presenta peraltro solo sul piano strettamente politico. In Occidente e in Asia l’oligarchia dei Big Tech (da Amazon a Alibaba) con le loro sterminate miniere di dati attentano alle libertà economica oltre che alla privacy dei cittadini. Un motivo in più per porre le nuove tecnologie al servizio della libertà. Spesso i potenti del mondo dimenticano che la scienza e la tecnologia sono figlie della libertà. Senza libertà nella ricerca scientifica, senza libertà di insegnamento, senza libertà di pensiero i progressi della conoscenza (compresa l’attuale rivoluzione tecnologica con le sue straordinarie applicazioni) sarebbero impensabili.

L’Italia e le implicazioni negative del 5G

E’ dunque in nome della libertà – prima ancora che per la tutela della proprietà intellettuale e per i rischi di spionaggio – che il Governo non deve ignorare – come vorrebbe, invece, il Ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli – le preoccupazioni del Copasir  (come abbiamo già ricordato il fondamentale strumento che consente al Parlamento di controllare l’attività dei nostri servizi segreti). Per l’Unione Europea, per la NATO, per l’Italia difendere la sicurezza nazionale significa innanzitutto difendere libertà, Stato di diritto e democrazia.

Per quanto utile e promettente, la rivoluzione digitale (e domani la computazione e comunicazione quantistica) non può essere messa al servizio di un nuovo assolutismo che comprometta le difficili  conquiste di libertà originate dalle rivoluzione inglese, americana e francese. L’Italia – il paese di Galileo e Machiavelli – deve avere il coraggio di affrontare le implicazioni negative del 5G con la necessaria fermezza.

Ci sono sperimentazioni in corso che vedono le maggiori Telco ignorare i rischi a cui abbiamo fatto riferimento in questo articolo, ci sono gare in corso e frequenze già assegnate. Ma non è troppo tardi per impedire che in Italia ed in Europa si legittimino le aziende che organizzano la sorveglianza di massa. La libertà dei cittadini non ha prezzo; e la chiarezza e l’affidabilità pagano anche con le grandi potenze emergenti.

Il dialogo, la cooperazione ed il confronto con la Cina sono temi troppo importanti lasciarli ad un solo dicastero ovvero alla task force del MISE. Non si può andare avanti in modo ondivago e in ordine sparso, con “task force” troppo spesso espressione di interessi “particolari“. Né basta il riferimento ad atti amministrativi in itinere la cui efficacia – peraltro ex post – è tutta da dimostrare.

Come abbiamo appena illustrato il 5G tocca principi costituzionali e valori culturali troppo delicati e divisivi per non fermarsi in tempo come all’unanimità ha suggerito il Copasir. Non possiamo restare in mezzo al guado. Tutti devono sapere che l’Italia in queste settimane è sotto osservazione: il silenzio di Giuseppe Conte e di Luigi di Maio dopo la polemica del Ministro Stefano Patuanelli ha sorpreso le cancellerie occidentali al di là e di qua dall’Oceano Atlantico.

I potenziali terreni della nostra cooperazione bilaterale e multilaterale con il Dragone sono peraltro immensi ad iniziare dall’industria 4.0, dall’economia circolare, dalle aree marittime, dalle politiche urbane e ambientali, dalla sanità alla sicurezza alimentare. Ma per farlo l’Italia ha bisogno di una visione strategica chiara e lungimirante e deve parlare con una voce sola. Se non ora quando?

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 2