Aerospace e Defence

Il futuro dell’A&D italiano: le opportunità del piano Rearm Europe



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Il piano Rearm Europe stanzia 800 miliardi per potenziare le capacità difensive europee. L’Italia, con player come Leonardo e Fincantieri, può diventare protagonista dell’innovazione tecnologica nel settore Aerospace e Defence

Pubblicato il 26 mar 2025

Vincenzo E. M. Giardino

Financial Advisor & Venture Capitalist

Giuseppe A. Policaro

Professore Associato di diritto commerciale



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Night planet earth from space with light lines of communication and connection. Business and finance, concept. Global communications system and the World Wide Web. Technologies and communications.

Il settore Aerospace e Defence (A&D) sta vivendo una trasformazione radicale guidata dall’integrazione di tecnologie emergenti come intelligenza artificiale, big data, robotica avanzata, cybersicurezza e nuove capacità spaziali.

In un panorama globale caratterizzato da conflitti asimmetrici, minacce ibride e crescenti tensioni geopolitiche, queste tecnologie rappresentano una necessità strategica indispensabile per mantenere superiorità operativa e resilienza. Non sorprende, quindi, che l’Unione Europea abbia annunciato recentemente il progetto “Rearm Europe”, destinando circa 800 miliardi – di cui 650 miliardi in flessibilità di bilancio e 150 miliardi in prestiti – nei prossimi anni proprio all’innovazione tecnologica e al potenziamento delle capacità difensive autonome europee.

Secondo Deloitte (2024), il mercato globale A&D vale oggi oltre 900 miliardi di dollari, crescendo del 4% annuo grazie soprattutto a digitalizzazione e automazione dei sistemi militari e aerospaziali. In questo quadro, l’Italia si trova in una posizione strategicamente vantaggiosa per sfruttare tali innovazioni, forte della presenza industriale di colossi come Leonardo e Fincantieri e della sua posizione geografica centrale nel Mediterraneo.

Intelligenza Artificiale: il cervello digitale della difesa moderna

Come è noto, l’AI rappresenta ormai il cuore pulsante della nuova generazione dei sistemi di difesa.

Dai sistemi di comando e controllo intelligenti fino ai velivoli autonomi, questa tecnologia permette decisioni operative rapide e accuratissime, impensabili solo pochi anni fa. Al riguardo, non può non evidenziarsi come sistemi basati sull’AI gestiscano enormi quantità di dati provenienti da radar, satelliti, sensori termici e di sorveglianza ottica, identificando e analizzando in tempo reale minacce potenziali.

Ad esempio, Lockheed Martin utilizza algoritmi di AI per la manutenzione predittiva degli F-35, consentendo risparmi operativi fino al 30%. In Europa, il programma SCAF (Sistema di Combattimento Aereo del Futuro), che vede coinvolta Leonardo con Francia e Germania, sta sviluppando un caccia di sesta generazione totalmente integrato con intelligenza artificiale, capace di operare in sinergia con sciami di droni autonomi e sistemi robotizzati di terra e mare.

Anche sul fronte cyber l’AI appare indispensabile. Secondo ENISA, circa il 70% delle minacce alla sicurezza informatica ha una componente avanzata che richiede algoritmi AI per l’identificazione e neutralizzazione immediata. Tuttavia, questi sistemi sollevano importanti questioni normative ed etiche. Problemi che anche l’UE ha provato ad affrontare, approvando nel 2024 l’AI Act e classificando – di conseguenza – i sistemi militari basati su intelligenza artificiale come “ad alto rischio” (il tutto imponendo requisiti stringenti di trasparenza, accountability e supervisione umana).

Big Data e analisi predittiva: superiorità attraverso l’informazione

Anche i Big Data rappresentano una svolta epocale per il settore A&D.

La quantità di dati generati quotidianamente da reti militari, satelliti di sorveglianza e sensori ambientali è ormai misurata in petabyte. Questo scenario richiede strumenti analitici avanzati che sfruttano AI e cloud computing per trasformare enormi moli di dati in intelligence strategica utilizzabile immediatamente.

Solo al fine di esempio, Airbus Defence and Space ha implementato piattaforme analitiche predittive in grado di monitorare in tempo reale catene logistiche militari complesse, riducendo i tempi operativi fino al 25%. Ancora, in Italia Leonardo ha sviluppato Taranis, una piattaforma che integra fonti dati eterogenee per supportare missioni NATO e nazionali, cruciale per la sorveglianza del Mediterraneo, dove l’analisi rapida e precisa di flussi migratori, traffici illegali e minacce militari è vitale per la sicurezza nazionale.

D’altro canto, sul fronte normativo l’implementazione di queste tecnologie deve rispettare rigorosamente il GDPR e la Direttiva NIS2 del 2023, che regolano la protezione e la condivisione dei dati sensibili, ponendo sfide operative di compliance che le aziende A&D italiane stanno affrontando attraverso investimenti mirati.

Robotica e autonomia operativa: la nuova era militare

Proseguendo nell’analisi non può non accennarsi al precipuo ruolo della robotica, che sta rivoluzionando il modo di concepire le operazioni di difesa. Velivoli autonomi come l’MQ-9 Reaper svolgono già missioni di sorveglianza, ricognizione e attacco con minima supervisione umana, mentre progetti come quelli della DARPA sugli sciami di micro-droni promettono di cambiare drasticamente le strategie sul campo di battaglia.

L’Europa non è da meno: il programma Eurodrone, con Italia, Francia, Germania e Spagna protagoniste, mira a sviluppare entro il 2030 un drone autonomo europeo per sorveglianza strategica, con Leonardo tra i principali partner tecnologici.

E tuttavia, queste tecnologie aumentano drasticamente la sicurezza dei soldati e l’efficienza operativa, ma aprono anche dilemmi etici e giuridici. Il Parlamento Europeo ha (meritevolmente) già chiesto nel 2021 normative severe per limitare l’uso di armi autonome letali (LAWS), posizione sostenuta ufficialmente anche dall’Italia, bilanciando sviluppo tecnologico e responsabilità internazionale.

Cyber-sicurezza e spazio: dimensioni cruciali per la sicurezza nazionale ed europea

Infine, pure la cybersicurezza è ormai imprescindibile nel settore A&D, con attacchi informatici sempre più frequenti e sofisticati. Al riguardo, aziende europee come Thales e Leonardo lavorano intensamente alla crittografia quantistica, una tecnologia rivoluzionaria per proteggere reti e comunicazioni satellitari da intrusioni esterne.

Anche lo spazio assume crescente importanza strategica. Il mercato satellitare militare, valutato 15 miliardi di dollari nel 2024, cresce rapidamente, con nuove costellazioni dedicate a intelligence, comunicazioni e osservazione terrestre. In questo campo, l’Italia si distingue con progetti come COSMO-SkyMed e IRIDE, rafforzati dagli investimenti della Strategia Spaziale Europea per la Sicurezza e la Difesa (2023), che assegna circa 17 miliardi di euro fino al 2027 per garantire autonomia tecnologica e resilienza contro minacce spaziali e informatiche.

Italia: opportunità, sfide e prospettive

Alcune osservazioni, alla fine di queste veloci riflessioni, appaiono importanti.

La prima è che l’Italia è un attore chiave nell’A&D europeo, con un settore che genera 14 miliardi di euro annui e occupa 50.000 persone. Come accennato, si pensi solo a quanto sviluppato da Leonardo che guida progetti come SCAF ed Eurodrone, o a Fincantieri, in procinto di potenziare la flotta con fregate FREMM e sottomarini U-212, integrando tecnologie duali come sensori civili adattati alla difesa.

Un’altra, invece, è data dalla peculiare situazione “strutturale” che il nostro Paese affronta. Sebbene anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) stanzi diversi miliardi di euro per la digitalizzazione dell’Italia, il debito pubblico (140% del PIL, 2024) e la carenza di competenze – nel nostro Paese sono presenti “solo” 2.000 data scientist contro i 10.000 francesi (Eurostat) – purtroppo ne limitano il potenziale. È tuttavia vero che “Rearm Europe” offre 150 miliardi di prestiti per colmare queste lacune (finanziando formazione, infrastrutture e ricerca): l’auspicio è che la frammentazione industriale e la burocrazia non rallentino i potenziali progetti di sviluppo.

Un altro aspetto importante – che non può non richiamarsi – è che il Mediterraneo amplifica comunque il nostro ruolo con riferimento alla sorveglianza di rotte commerciali, flussi migratori e minacce navali, Per competere, l’Italia dovrà investire in talenti (raddoppiando gli specialisti AI entro il 2028) e sviluppare supply chain interne, riducendo la dipendenza da importazioni (40% dei componenti da fuori UE). Ovviamente, anche in questo caso “Rearm Europe” potrà contribuire a potenziare le tecnologie richieste.

Insomma, il futuro dell’A&D si basa su tecnologie emergenti e sul piano “Rearm Europe”, che unisce innovazione e sovranità strategica. L’Italia ha certamente le capacità per emergere come leader, ma dovrà bilanciare progresso tecnologico, conformità normativa ed efficienza economica.

La speranza è quella di vivere in un contesto senza guerre e tensioni, ma in un mondo oggi più che mai instabile, “Rearm Europe” è la chiave per una difesa europea autonoma: l’Italia potrà senza dubbio esserne un pilastro – ovviamente in una prospettiva di sola deterrenza – se riuscirà a sfruttare al meglio la sua industria d’eccellenza e la sua posizione geopolitica.

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