La “Relazione Annuale sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza”, di recente pubblicazione in riferimento al 2022, come ogni anno, vuole offrire una panoramica delle attività finalizzate alla tutela della sicurezza nazionale e i risultati ottenuti.
La breve nota introduttiva lascia subito spazio ai tre capitoli di cui la relazione si compone: “Il conflitto russo-ucraino e le sue ricadute”; “L’instabilità globale: teatri e fattori di crisi”; “La tutela della sicurezza nazionale”, arricchiti da un nuovo apparato infografico che ha l’obiettivo di rendere più immediati e sintetici temi e risultati raggiunti, per una maggiore consapevolezza collettiva dell’intelligence e del suo operato.
Cybersicurezza, l’Italia s’è desta: luci e ombre della strategia nazionale
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia
A un anno esatto dall’invasione della Russia sul territorio ucraino la relazione annuale 2022 non poteva non dedicare un capitolo al conflitto. Nella nota introduttiva si legge, infatti, che “L’aggressione militare perpetrata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina ha infatti rappresentato un tornante della storia che ha inciso in profondità anche sull’operare quotidiano degli Organismi informativi, evidenziando, nei suoi plurimi impatti sulla sicurezza dell’Italia, una sempre più stretta osmosi fra le dimensioni internazionale e interna della minaccia. Mentre la nozione stessa di “ordine mondiale” è stata messa radicalmente in discussione, al contempo l’ampio novero di ricadute geopolitiche e geoeconomiche del conflitto ha inciso su tutte le declinazioni della nostra sicurezza”. Da qui, la relazione sviscera i diversi aspetti che caratterizzano l’ambito della sicurezza nazionale, “dalla sicurezza economico-finanziaria a quella cibernetica; dalla prevenzione e contrasto della minaccia ibrida alle attuali forme del terrorismo jihadista, dell’eversione e dell’estremismo; dai profili dell’ingerenza criminale alla sicurezza ambientale”.
I numeri della Relazione 2022
La Relazione 2022 è stata presentata lo scorso 28 febbraio 2023 presso Palazzo Dante, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano, dal Presidente del COPASIR Lorenzo Guerini, dal Direttore Generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS) Elisabetta Belloni, dal Direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza esterna (AISE) Giovanni Caravelli e dal Direttore dell’Agenzia Informazione e Sicurezza interna (AISI) Mario Parente. Come affermato da Mantovano e Guerini in sede di presentazione, la presenza del presidente del Copasir, che rappresenta l’opposizione, è una novità che sottolinea l’importanza del controllo parlamentare del sistema.
Dal prospetto di output informativo AISE e AISI che chiude la nota introduttiva, emerge che per AISE le priorità sono state “Paesi”, con un 41%, rispetto a un 43% del 2021, a seguire “Terrorismo e estremismi” con un 29%, al 30% nell’anno precedente, “Immigrazione clandestina” con un 11%, al 10% nel 2021, continuando poi con “Spionaggio, ingerenza e minaccia ibrida” con un 6%, “Proliferazione di armi di distruzione di massa, di armamento convenzionale e tecnologie spaziali” al 5%, “Sicurezza economico-finanziaria” al 4%, “Spazio cibernetico” al 2%, “Sicurezza ambientale e del territorio” e “Criminalità organizzata” entrambe al 1%.
Nel caso di AISI, abbiamo “Terrorismo e estremismi” con un 66%, nel 2021 era al 69%, “Immigrazione clandestina” con un 17%, al 9% nel 2021, “Sicurezza economico-finanziaria” al 8%, come l’anno precedente, “Criminalità organizzata” e “Spazio cibernetico” al 3%, “Spionaggio, ingerenza e minaccia ibrida” con un 2% e “Sicurezza ambientale e del territorio” al 1%.
L’operatività dell’intelligence sul conflitto russo-ucraino
Nel primo capitolo della Relazione, come anticipato, il tema è il conflitto tra Russia e Ucraina iniziato a febbraio del 2022 e tuttora in corso. Viene sottolineata da subito l’operatività dell’intelligence italiana nel monitorare il prima e il dopo dell’invasione russa su territorio ucraino e i temi strategici principali su cui si è concentrata, ossia “i fattori principali che modificano la traiettoria del conflitto”, “le condizioni alle quali sarà possibile raggiungere una pace giusta e credibile”, “le implicazioni sull’architettura di sicurezza europea”, “il futuro dei territori ucraini occupati”, “come e sino a dove proseguirà la controffensiva ucraina”, “le condizioni necessarie a far cessare la campagna di bombardamenti russa contro la popolazione e le infrastrutture civili ucraine” e “la sostenibilità dello sforzo militare per ambo i belligeranti”. Vengono tracciate anche le linee caratteristiche del conflitto al 31 dicembre 2022, che vanno dall’assenza di una vittoria decisiva da parte della Russia, alla brutalità continua che si è scagliata contro popolazione e infrastrutture ucraine, ma anche un gran rafforzamento della controffensiva ucraina. Non mancano riferimenti alle conseguenze geoeconomiche della guerra, a partire dall’aumento del costo delle materie prime energetiche e le ricadute sulla produttività nazionale, e alle ripercussioni delle sanzioni economico-finanziarie inflitte alla Russia sul nostro Paese e il resto dell’Europa.
I fattori di crisi che pesano sullo scenario globale
Nel secondo capitolo sui fattori di crisi dell’instabilità globale, vengono affrontati aspetti dello scenario mondiale come il fenomeno dell’immigrazione irregolare verso Italia ed Europa, scaturito da instabilità politica, conflitti armati, cambiamenti climatici estremi e spinta demografica che caratterizzano Africa, Medio Oriente e Asia, e negli ultimi anni pandemia Covid-19 e conflitto russo-ucraino hanno contribuito alla pressione migratoria.
In questo caso l’intelligence italiana ha puntato l’attenzione “sull’analisi delle principali rotte e direttrici dell’immigrazione irregolare, sull’attivismo di trafficanti e facilitatori – incluso il profilo del falso documentale – che, individualmente o in forma associativa, alimentano i trasferimenti irregolari verso l’Italia e l’Europa” e su “eventuali infiltrazioni di estremisti nei flussi migratori, sebbene non siano emersi indicatori di un utilizzo strutturato dei canali dell’immigrazione irregolare per finalità di terrorismo”.
Si passa poi ad affrontare il tema della sicurezza alimentare globale, che ha subito un ulteriore duro colpo, dopo quello inferto dalla pandemia Covid-19, dalla crisi russa-ucraina con una maggiore pressione su produttori e consumatori di prodotti alimentari (ricordiamo che Russia e Ucraina sono tra i primi produttori ed esportatori, soprattutto di cereali e fertilizzanti). Infine, dalle dinamiche del Nord Africa e del Medio Oriente, che interessano la nostra intelligence per le proiezioni nazionali e la tutela degli interessi strategici nazionali, a quelle del resto dell’Africa e del Continente asiatico.
I settori strategici al centro dell’attenzione dell’intelligence
La Relazione 2022 si chiude con un terzo capitolo incentrato sulla tutela della sicurezza del nostro Paese in tutti gli ambiti, da quello economico-finanziario a quello cibernetico e ambientale.
Si torna a ribadire, immancabilmente, che “in un contesto economico profondamente segnato dagli effetti della pandemia e delle connesse politiche pubbliche di sostegno, a partire dall’inizio del 2022 il quadro macroeconomico si è progressivamente indebolito nei principali Paesi avanzati, prima per effetto del temporaneo peggioramento della crisi sanitaria e, dopo, per le conseguenze della crisi russo-ucraina”. I settori su cui la nostra intelligence si è concentrata sono stati tutti quelli strategici che rischiavano di risentire delle conseguenze belliche così come delle tensioni dell’area del Pacifico, con un raffreddamento degli scambi commerciali e tecnologici a livello internazionale. Dalla difesa all’aerospaziale, dal siderurgico all’automotive, dal farmaceutico e medicale alle telecomunicazioni e alle infrastrutture portuali, i nostri servizi informativi si sono mossi per prevenire qualsiasi tipo di interferenza a loro danno.
Il fronte della cybersicurezza
Sulla sicurezza cibernetica, vengono riportate statistiche che evidenziano le tendenze che hanno caratterizzato le “attività cibernetiche ostili nel 2022 verso assetti informatici rilevanti per la sicurezza nazionale” e nel 56% dei casi, con 32 punti in più rispetto al 2021, si è trattato di attacchi a “infrastrutture informatiche riferibili a soggetti privati, con particolare attenzione verso i settori delle infrastrutture digitali/servizi IT (22%, in aumento di 16 punti percentuali), dei trasporti (18%, stabile rispetto all’anno precedente) e del bancario (12%, in aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2021). Le azioni in danno di obiettivi pubblici (43%, in calo di 26 punti percentuali) hanno riguardato perlopiù le Amministrazioni Centrali dello Stato (62% del totale, valore in aumento di 6 punti percentuali rispetto all’anno precedente) e infrastrutture IT riferibili a enti locali e strutture sanitarie (per un complessivo 20% sul totale)”. L’obiettivo principale di queste azioni ostili che è stato individuato è stato l’inibizione dell’erogazione dei servizi, attraverso armi digitali capaci di eliminare dati e programmi presenti nei sistemi dei dispositivi attaccati. Registrato anche l’aumento di azioni volte al furto di identità e/o credenziali. Come si legge nella relazione “Sono state impiegate svariate tecniche d’attacco, tra cui software e script malevoli, e perseguite diverse finalità, tra cui lo spionaggio, il ritorno economico e il discredito dei target. In particolare, è stato rilevato un significativo incremento delle azioni in danno di obiettivi privati e un aumento dell’impiego di malware, inclusi i ransomware, e, in concomitanza con l’invasione russa dell’Ucraina, sono stati osservati nuovi trend di attacco”.
Dalla minaccia ibrida derivata da campagne condotte su più fronti, da quello diplomatico a quello militare, di intelligence e economico-finanziario, e caratterizzata prevalentemente dalla manipolazione delle percezioni da parte della Russia con la sua macchina di disinformazione a cui, però, i Paesi europei hanno reagito con buona resilienza, alla minaccia jihadista, che mostra una riduzione significativa in numero di attentati, ma un’esposizione ancora importante per Italia ed Europa.
Il fenomeno anarco-insurrezionalista in Italia
Degno di nota anche il fenomeno anarco-insurrezionalista in Italia, “la più concreta e vitale, caratterizzata da componenti militanti determinate a promuovere, attraverso una propaganda di taglio fortemente istigatorio, progettualità di lotta incentrate sulla tipica “azione diretta distruttiva””, con il rischio che questo fenomeno si converta in terrorismo interno.
Ultimo tema trattato, non per importanza, quello della sicurezza ambientale, fronte sul quale ormai sono impegnati tutti i Paesi, Italia compresa. Quest’ultima ha presentato a novembre scorso il suo impegno in materia in occasione della COP27, strutturato su sostenibilità, sviluppo sostenibile e Accordo di Parigi del 2015, sul contributo nazionale ai finanziamenti per il clima verso i Paesi in via di sviluppo e sulle misure di mitigazione per gestire il cambiamento climatico. Tuttavia, al contenimento della minaccia climatica si è affiancata anche la tutela del Made in Italy in ambito agroalimentare e il contrasto alle minacce CBRN, per contenere il rischio di dispersione nell’ambiente, e quindi di ripercussioni sulla salute pubblica, di materiale chimico, biologico, radioattivo o nucleare.