il provvedimento

Intercettazioni via trojan, stop dell’Antimafia di Milano: ecco gli effetti

Una circolare interna del Procuratore aggiunto Alessandra Dolci della Direzione distrettuale antimafia di Milano limita l’uso di strumenti di malware non gestiti direttamente nelle strutture dell’autorità giudiziaria per evitare di incorrere in eccezioni processuali. Le conseguenze sotto il profilo giuridico e giudiziario

Pubblicato il 26 Mag 2021

Massimo Borgobello

Avvocato a Udine, co-founder dello Studio Legale Associato BCBLaw, PHD e DPO Certificato 11697:2017

intercettazioni

In seguito alle indagini a carico dell’Amministratore delegato della Rcs, società fornitrice esterna dei trojan horses, la Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Milano dà lo stop all’utilizzo di malware non gestiti direttamente nelle strutture dell’autorità giudiziaria.

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Il caso

La notizia è riportata dal quotidiano “Il Riformista”: Alessandra Dolci, Procuratore aggiunto e “numero uno” della Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha inviato una circolare agli uffici, mettendo in chiaro i requisiti per l’utilizzo dei malware forniti da società esterne.

Nello specifico, i fornitori dovranno conoscere – e rendere chiaramente ostensibili – nel dettaglio le caratteristiche tecniche dei malware che verranno utilizzati in sede di indagine e le operazioni potranno essere effettuate esclusivamente per mezzo di server collocati presso le strutture della Procura della Repubblica.

Detto in altri termini, rispetto scrupoloso dei precetti del Codice, del GDPR e del Decreto Legislativo 51/2018 – normativa di recepimento della Direttiva UE 16/680 – che regolano il trattamento dei dati delle persone sottoposte a indagini.

Il business delle intercettazioni in Italia è fiorente: secondo “Il Riformista”, infatti l’Italia è il primo Paese al mondo per utilizzo di questo strumento e il volume d’affari della sola Rcs era di circa 30 milioni di euro all’anno.

Le conseguenze sotto il profilo giuridico e giudiziario

Dopo il decreto del Gip di Roma, che ha recepito i principi affermati dalla Corte Ue per evitare di incorrere in vizi di utilizzabilità dei tabulati telefonici, un altro provvedimento – questa volta una circolare interna – limita l’utilizzo di strumenti di indagine per evitare di incorrere in eccezioni processuali.

Non solo: il rischio è che le conversazioni e le chat intercettate con strumenti di cui non si ha il pieno controllo possano finire anche all’estero, come pare sia accaduto con gli apparecchi di Rcs.

Per quanto, infatti, le responsabilità delle società esterne siano da acclarare e restino in capo alle stesse, anche l’incauto affidamento ad un fornitore di servizi informatici non sicuri può diventare fonte di responsabilità dei magistrati – sul piano disciplinare e della carriera, quantomeno – e dei funzionari dei vari uffici interni.

La riforma delle intercettazioni

La riforma delle intercettazioni, al di là degli interventi voluti dai ministri Orlando – nel 2017 – e Bonafede – nel 2019 – resta una chimera.

La Cassazione, in varie occasioni, ha ora consentito l’utilizzabilità delle conversazioni captate avallando delle vere e proprie forzature del testo del Codice di procedura penale, altre volte limitato l’uso eccessivo di questo strumento di investigazione.

Il trend, dal 2018 in avanti, è per una limitazione dell’impiego dello strumento entro limiti di “ragionevolezza”, sia per l’ipertrofia di utilizzo dello strumento manifestata dalle Autorità giudiziarie, sia per il mutato contesto normativo europeo (l’entrata in vigore del GDPR e il recepimento della 16/680 solo lo spartiacque).

Il terreno di scontro politico, oggi, è e resta arenato su un decreto interministeriale che deve fissare i tariffari per il “noleggio” dei malware da società fornitrici – come Rcs.

È verosimile che nel più ampio contesto della riforma della giustizia penale, comunque, uno spazio venga riservato anche alla riforma – vera – delle intercettazioni.

Conclusioni

Passo dopo passo, il complesso di norme e di interpretazioni che rendeva utilizzabili, solo pochi anni fa, le intercettazioni e l’acquisizione di tabulati, sta venendo modificato in modo radicale quanto graduale.

È difficile che si arrivi, in tempi brevi, a una riforma strutturale dell’istituto; tuttavia, è vero che l’esigenza di riformare la giustizia per l’ottenimento delle risorse del Recovey found è un elemento che può giocare a favore di un riassetto serio.

L’utilizzo dei fondi per l’acquisto di una infrastruttura idonea per le Procure della Repubblica e l’assunzione di personale qualificato all’utilizzo delle stesse può portare anche a criteri interpretativi più stringenti per l’utilizzo in giudizio delle conversazioni oggetto d intercettazioni: una volta che i mezzi saranno disponibili, non sarà più possibile ammettere prassi scorrette, ammesse, in via interpretativa, solo per la scarsità delle risorse.

In epoca non molto risalente, ad esempio, a Venezia l’utilizzo di impianti esterni alla Procura della Repubblica era motivato – e ammesso – per il rischio dell’acqua alta…

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