Pochi giorni fa, la Central Intelligence Agency ha aperto ufficialmente un account su Instagram, postando un’immagine raffigurante una canonica postazione di lavoro di un dipendente dell’Agenzia.
Una utenza dalle forti aspettative si sarebbe auspicata dai tecnici di Langley un’immagine meno banale o semplicistica, come ad esempio la foto di una “situation room” imbottita di computer e schermi giganteschi con personale intento ad analizzare ogni singola informazione generata a livello globale.
Ma forse l’immagine postata vuole dire molto di più di ciò che sembra. Proviamo a capirne di più.
Nulla è ciò che sembra
La prima foto pubblicata sul profilo Instagram inaugurato ufficialmente dalla CIA il 26 aprile scorso sembra raffigurare la tipica postazione di lavoro di un qualsiasi dipendente dell’Agenzia. Un giudizio frettoloso o poco attento, porterebbe alla conclusione che l’immagine non trasmette alcun tipo di messaggio o pulsione.
Una scrivania comune, qualche libro e documenti sparsi sul tavolo, un orologio anni ’60, una pianta e un vecchio e desueto timbro in legno. L’unica nota che può destare un interesse è la didascalia che accompagna l’immagine: ”I spy with my little eye…”.
Un messaggio senza senso? O è forse un invito? E se fosse un sottile gioco la cui finalità è quella di stuzzicare le menti più curiose e raffinate? E se l’immagine contenesse dei messaggi nascosti? Forse la frase “Spio con il mio piccolo occhio” è un invito ad effettuare un’analisi degli elementi contenti nella foto?
Cosa dicono gli oggetti nella foto
Proviamo a condurre qualche attenta analisi e riflessione. Cominciamo dal badge che penzola dall’impermeabile appoggiato sulla sedia. L’immagine riportata nella card risale al 1985 e ritrae una giovane donna che ebbe la sua iniziazione nell’Agenzia nel 1947, o per essere più precisi il 18 settembre 1947. La foto è quella di una giovanissima Gina Haspel, l’attuale Direttore della CIA.
Per una semplice coincidenza (ma forse solo per semplice ironia), il numero impresso nel badge è 091947, ovvero il mese e l’anno del suo ingresso a Langley. Sulla scrivania troviamo una serie di oggetti che sembrano non contenere alcun tipo di indicazione o significato. In realtà hanno molto da dire.
Cominciamo dall’insolito contenitore con due gemelli da polso. Perché vi sono due coppie? La verità sembra essere quella che attribuisce l’appartenenza degli oggetti ad un agente della CIA e a una sua fonte, e che li abbiano utilizzati per identificarsi a vicenda durante una missione segreta.
Anche l’orologio da tavolo potrebbe nascondere un messaggio. Le lancette dell’orologio indicano le ore 8.46, lo stesso identico istante in cui l’aereo dell’American Airlines ha colpito la torre nord de World Trade Center l’11 settembre del 2001. Il salvadanaio con la scritta “I want to travel the world” identifica ciò che rappresenta una delle peculiarità che deve possedere un agente segreto: la disponibilità a recarsi in ogni angolo del globo terrestre per svolgere il suo lavoro. Passiamo oltre. La statuetta del gufo dorato posta potrebbe indicare la semplice simpatia per uno dei più simpatici volatili esistenti, ma è altresì vero che questo uccello rappresenta anche Atena, la dea greca della saggezza, peculiarità tanto cara quanto indispensabile a tutti coloro che lavorano nell’intelligence.
E forse non è neanche un caso che proprio accanto alla base del piccolo gufo sia posizionata un’agenda con un messaggio scritto in arabo che recita: ”Condividi ciò che possiamo, proteggi ciò che dobbiamo”. Il timbro di gomma quasi certamente contiene la dicitura “Classified”, dato che è posto su di una cartellina che lascia intravedere un documento classificato. Altro elemento interessante è la canonica “burn bag” o borsa infiammabile a strisce bianche blu, posta sotto la scrivania, utilizzabile da sempre per distruggere irrimediabilmente i documenti classificati. Resa famosa anche da molti film di genere, e rappresenta il principale accessorio che contraddistingue gli uffici dell’intelligence americana.
Altro contenitore visibile è quello con la scritta “top secret pulp”, utilizzato per distruggere altre tipologie di elementi informativi. La parrucca grigia, apparentemente trasandata, evidenzia uno dei riferimenti fondamentali su cui si basa l’attività di un agente: mascherare la propria identità e il proprio lavoro. Le mappe attaccate al muro indicano rispettivamente la Russia e la Cina, considerati i nemici storici degli Stati Uniti.
L’amuleto Evil eye, meglio conosciuto come “anti-malocchio”, è posto proprio sulla mappa della Russia, quasi a voler esorcizzare il rapporto con il governo di Mosca. La leggenda che avvolge il talismano sostiene che il suo possessore è certamente protetto dal malocchio, ma lo è anche da qualsiasi fonte dannosa che possa colpirlo, ivi compresa la gelosia di chi lo circonda e finanche il proprio orgoglio, che potrebbe condurlo a compiere gesti inconsulti o ad assumere decisioni errate. Una mappa del Golfo Persico è posta al centro della scrivania, quasi a ricordare che lo scacchiere mediorientale rappresenta ancora oggi uno dei punti focali su cui si concentra l’attenzione della CIA. E forse non è neanche un caso che il disegno più vicino a questa mappa ritragga l’agente Tony Mendez, che nel 1979 riuscì a portare in salvo ben sei diplomatici statunitensi durante la rivoluzione iraniana. Per quella operazione, denominata “Canadian Caper”, in quanto condotta in collaborazione con il Canada, fu insignito della Intelligence Star, una delle massime onorificenze conferibili dall’Agenzia. Ed è proprio a questa medaglia che si potrebbe collegare la piccola stella posizionata vicino alla pianta. Infatti è il simbolo dell’onorificenza della Stella ai caduti in servizio, che ricorda i tanti agenti segreti caduti in missione nel corso dei decenni.
La reale intenzione della CIA
Le chiavi di lettura finora evidenziate potrebbero essere semplicemente classificate come delle coincidenze fortuite, ma forse nelle intenzioni degli analisti della CIA vi era l’effettiva intenzione di verificare quali fossero le capacità intuitive (o di fantasia) degli utenti della rete. Ciò che è certo è lo sforzo dell’agenzia di spionaggio statunitense di utilizzare i social media per identificare e reclutare una nuova generazione di agenti ed analisti che abbiano una crescente dimestichezza con gli strumenti fruibili nel Cyberspace.