scenari

L’AI “fil rouge” nella lotta alla pedopornografia e alla criminalità ambientale: i progetti

Il progetto Protech, finanziato dalla Ue, mira a realizzare uno strumento di apprendimento automatico per l’individuazione e il blocco in real time del materiale pedopornografico. Il progetto Perivallon ha l’intento di sviluppare soluzioni tecnologiche di intelligence geospaziale per combattere i crimini contro l’ambiente

Pubblicato il 26 Apr 2023

Marco Santarelli

Chairman of the Research Committee IC2 Lab - Intelligence and Complexity Adjunct Professor Security by Design Expert in Network Analysis and Intelligence Chair Critical Infrastructures Conference

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La tecnologia per la tutela dei minori e l’intelligence ambientale: sono in partenza due progetti finanziati dall’Unione Europea, l’uno per limitare o prevenire la diffusione di materiale pedopornografico in rete, l’altro per la prevenzione della criminalità ambientale. Vediamoli nel dettaglio.

L’intelligenza artificiale per l’ambiente, così aiuta a ridurre le emissioni di CO2

Un software contro la pedopornografia: il progetto Protech

Si chiama Protech e il suo avvio è stato annunciato a fine febbraio dalla IWF, Internet Watch Foundation, organizzazione britannica per la sicurezza dei minori. Lo sviluppo del progetto, finanziato dalla Commissione Europea per 2 milioni di euro, durerà due anni e vedrà al lavoro un gruppo di ricercatori europei e del Regno Unito su uno strumento di apprendimento automatico, chiamato Salus, per l’individuazione e il blocco in real time del materiale pedopornografico sui dispositivi, il cosiddetto CSAM, Child Sexual Abuse Material.

Alla guida del progetto Protech l’ospedale universitario Charité – Universitätsmedizin Berlin (CUB), insieme ad altri importanti attori, come la Lucy Faithfull Foundation, Stop it Now Netherlands e la University Hospital Antwerp’s University Forensic Centre. Pertanto, gli ambiti che verranno messi in campo e che contribuiranno alla realizzazione del progetto vanno dalla protezione dell’infanzia, alla psicologia, all’ingegneria e alla salute pubblica.

Il software potrà essere installato sui dispositivi in maniera volontaria da parte di coloro che credono di essere a rischio di visione di CSAM online e sarà in grado di monitorare in tempo reale il dispositivo stesso, bloccando eventuale accesso a immagini o video, prima che l’utente possa visualizzarlo. Una volta individuato il materiale da bloccare, il software non segnalerà gli utenti alle forze dell’ordine, ma farà in modo di ridurre la disponibilità di questo materiale.

Secondo Dan Sexton, Chief Technology Officer dell’IWF, “Purtroppo la richiesta di immagini e video di bambini abusati sessualmente è incessante […] Ma sappiamo che trovare e rimuovere questi contenuti orrendi non è sufficiente nella continua lotta globale per fermare gli abusi sessuali sui bambini, ed è per questo che siamo lieti di svolgere il nostro ruolo in questo progetto per formare e testare un software che potrebbe rivelarsi fondamentale per ridurre la domanda di materiale criminale in primo luogo“.

Nei primi 11 mesi si svolgerà la fase pilota del progetto, che vedrà coinvolti 180 utenti di cinque Paesi diversi, ossia Germania, Paesi Bassi, Belgio, Irlanda e Regno Unito, al termine dei quali si valuterà la diffusione e l’impatto del progetto stesso e il suo inserimento nelle iniziative di prevenzione della salute pubblica.

Tutela dei minori e privacy

La questione della tutela dei minori sul web non è, ovviamente, nuova ai tavoli della Commissione Europea. Infatti, proprio lo scorso anno era stata avanzata una proposta che avrebbe permesso alle autorità giudiziarie di richiedere ai fornitori di servizi di comunicazione, quindi le app di messaggistica e mail, di attuare misure per il rilevamento delle CSAM. Tuttavia, nella discussione della proposta, è emersa una mancanza di compatibilità con la crittografia end-to-end, che serve a decifrare i messaggi delle sole persone coinvolte nella comunicazione. Il problema della privacy si ripresenta anche nel caso del progetto Protech, in quanto, come sostiene Ella Jakubowska, Senior Policy Officer di European Digital Rights (EDRi), potrebbe verificarsi che la tecnologia sviluppata venga utilizzata anche per la sorveglianza dei dispositivi da parte di terzi. Per questo motivo, è importante che esperti in materia di privacy, protezione dei dati e sicurezza informatica intervengano nel progetto, così da poter colmare i vuoti che potrebbe lasciare la tecnologia.

All’affermazione di Stefan Bogaerts, Presidente del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo dell’Università di Tilburg, secondo il quale “I dispositivi digitali possono contribuire a ridurre gli abusi sessuali online fornendo alcune funzioni e misure che migliorano la sicurezza degli utenti, come le impostazioni di sicurezza e privacy, le opzioni di segnalazione e di blocco”, si uniscono, a completamento, le parole di Ella Jakubowska: “Nessuna app può sostituire gli investimenti nell’istruzione, nei servizi sociali, nell’assistenza sanitaria preventiva e nell’affrontare i problemi strutturali che portano a commettere reati”.

Ambiente e criminalità: il progetto Perivallon

Altro tema caldo del momento è quello della criminalità ambientale, che consiste “in molteplici attività quali lo sfruttamento e depauperamento delle risorse naturali, la pesca illegale, il movimento transfrontaliero di rifiuti pericolosi, il taglio di legname ed estrazione di minerali illegale”, che “costituiscono una minaccia anche per la sicurezza alimentare e provocano un forte impatto sulla biodiversità, essendo pertanto essi stessi concausa dei cambiamenti climatici, per affrontare i quali si sta attuando una globale corsa contro il tempo per i danni ormai tangibili e sotto gli occhi di tutti”, come affermato da Emanuela Somalvico, analista ambientale esperta di ecomafie e fenomeni corruttivi.

Il progetto Perivallon, del valore di oltre 4 milioni di euro, ha l’intento di sviluppare soluzioni tecnologiche di intelligence geospaziale, di telerilevamento, di scansione, di monitoraggio online, di analisi, di correlazione, di valutazione del rischio e di analisi predittiva, attraverso anche l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nei campi della computer vision e dell’analisi multimodale, per l’individuazione e la prevenzione di ogni tipo di attività criminale in ambito ambientale e valutazione del suo impatto sull’ambiente. Inoltre, la condivisione dei dati su tecnologia blockchain favorirà, in tal senso, la cooperazione internazionale.

Il progetto, con a capo l’organizzazione spagnola Etra Investigación y Desarrollo SA, coinvolge 5 autorità di polizia e di guardia di frontiera, 3 autorità per la protezione dell’ambiente, 6 istituti di ricerca/universitari, tra cui il Politecnico di Milano, 8 partner industriali, di cui 7 PMI, un’agenzia dell’Unione Europea e una fondazione.

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