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Le big tech a caccia dei dati generati dal conflitto ucraino: ecco il tornaconto Usa



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Il campo di battaglia ucraino sta offrendo una grande mole di dati che sta spingendo le maggiori aziende tecnologiche di tutto il mondo a sviluppare prodotti gratuiti per potervi accedere, ma il governo ucraino non ha intenzione di renderli disponibili per poterli sfruttare per la propria industria militare

Pubblicato il 14 set 2023

Marco Santarelli

Chairman of the Research Committee IC2 Lab – Intelligence and Complexity Adjunct Professor Security by Design Expert in Network Analysis and Intelligence Chair Critical Infrastructures Conference



guerra ucraina

Dall’invasione russa del territorio ucraino nel febbraio del 2022, sono arrivati rinforzi militari ed economici da tutto il mondo: gli Stati Uniti hanno stanziato 39 miliardi di dollari, il Regno Unito ne ha stanziati 37,3 miliardi e l’Unione Europea 12.

Il tornaconto delle aziende tech

Dal punto di vista tecnologico, il supporto è giunto da diverse aziende del settore tech, che, tra le altre cose, hanno anche un tornaconto personale nell’intervenire nel conflitto. Infatti, la grande mole di dati attorno al conflitto russo ucraino sta portando le maggiori imprese tech a sviluppare prodotti free per accedervi.

L’azienda americana Draganfly, diretta da Cameron Chell, impegnata da sempre nel settore dei servizi di emergenza in Nord America con la vendita dei droni e del software dedicato alla consegna di attrezzature mediche o alla ripresa dall’alto degli incidenti stradali, è una di quelle che da un anno e mezzo circa sta destinando le sue risorse in Ucraina. 40 sono i droni di Draganfly sfruttati per missioni di ricerca e salvataggio di edifici bombardati, rilevazione di mine e altre attività militari non specificate.

Questa azienda, oltre ad avere avuto più di un contatto con il governo ucraino, partecipando anche alla raccolta fondi United24 del presidente Volodomyr Zelenskyy, ha anche aperto un ufficio in Ucraina.

Il prolungarsi dei combattimenti e il crescente numero di strumenti tecnologici utilizzati stanno contribuendo alla creazione di un’enorme quantità di dati sulle modalità di combattimento, sul comportamento delle persone, sulle strumentazioni e così via, che saranno preziosissimi per tutte le nuove imprese che vorranno produrre nuovi sistemi di guerra per i prossimi conflitti. Secondo Chell, “Tutti potrebbero avere lo stesso motore di intelligenza artificiale. L’unico elemento di differenziazione è la qualità dei dati in ingresso […] Assicurarsi che siano i vostri sensori a raccogliere i dati e ad alimentarli nel vostro software è assolutamente importante. È più importante che mai essere presenti”.

Questo “nuovo petrolio” dei dati, che sarà parte integrante dell’economia futura, servirà ad addestrare i software dedicati, come quelli dei droni, attraverso un numero indefinito di immagini, per esempio, per l’identificazione dei carri armati, che siano essi coperti da una mimetica o oscurati da cespugli o ancora sommersi dal fango, con lo stesso meccanismo che viene utilizzato per istruire, in questo caso con enormi quantità di parole, i modelli linguistici come ChatGPT. Quale luogo più propizio dell’Ucraina in questo momento storico per ottenere dati.

Big tech, è corsa ai dati generati dal conflitto

Draganfly è solo una delle tante aziende che si è accorta del potenziale dei dati generati dal conflitto ucraino. Dall’azienda tedesca Helsing, che si occupa di intelligenza artificiale, alla società di analisi di dati di Denver Palantir o alla Brinc di Seattle, che progetta droni, la corsa ai dati ucraini sta prendendo man mano piede allo scopo di poterli sfruttare a proprio vantaggio per perfezionare i prodotti da vendere in patria. Proprio la Brinc, conosciuta soprattutto per il drone “Lemur”, capace di sfondare le finestre degli edifici per accedervi, progettato per le forze dell’ordine in scenari di sparatoria attiva, sta sfruttando questo modello di drone su territorio ucraino per aiutare i sopravvissuti agli attacchi missilistici e ha appena rilasciato il “Lemur 2”, in grado di realizzare le planimetrie di un edificio mentre è in volo e mantenere la posizione in aria anche se il pilota toglie le mani dal controller. Questo nuovo sistema è nato sul campo, ma è destinato alle forze dell’ordine statunitensi. Ecco un esempio concreto che mostra che i dati raccolti in Ucraina portano benefici al di fuori dei suoi confini, alla propria azienda e alla difesa del proprio paese.

Disponibilità dei dati, il dietrofront dell’Ucraina

Se all’inizio del conflitto il governo ucraino era ben disposto nei confronti delle aziende tecnologiche americane, anche quelle già rifiutate dal Pentagono, e delle loro sperimentazioni a favore dei soldati ucraini, in questo momento, compreso il reale valore dei dati, sta tornando sui suoi passi. Il viceministro ucraino per la Digital Transformation, Alex Bornyakov, ha dichiarato che le aziende di intelligenza artificiale che stanno già utilizzando l’Ucraina come terreno di prova per i loro prodotti sono innumerevoli: “L’esperienza che stiamo vivendo in questo momento – come gestire le truppe, come gestirle in modo più intelligente e automatico – non ce l’ha nessuno […] Questi dati non sono certo in vendita. Sono disponibili solo se si offre una sorta di cooperazione reciprocamente vantaggiosa […] Dopo la fine della guerra, le aziende ucraine andranno sul mercato e offriranno soluzioni che probabilmente nessun altro ha”.

La forza tecnologica dell’Ucraina

È ormai noto che l’Ucraina, in occasione della guerra contro la Russia, ha dimostrato una grande reattività e rapidità nel mettere in piedi un sistema virtuale di comando e controllo, con mezzi economici e attrezzature ridotti e risorse umane anche senza un bagaglio militare. I loro strumenti sono diventati ben presto applicazioni mobili, stampanti 3D e droni di consumo, mentre l’Occidente è ancora risucchiato dalla lentezza e dalla pesantezza delle burocrazie, che rallentano anche l’applicazione rapida di nuove soluzioni tecniche che servirebbero nell’immediato.

Nataliia Kushnerska, responsabile del progetto statale ucraino Brave1 che permette alle aziende di tecnologia della difesa di proporre i loro prodotti alle forze armate, ha espresso la volontà da parte dell’Ucraina di costruire un’industria tecnologica della difesa molto forte, senza dimenticare la collaborazione con le aziende internazionali, ma spingendo maggiormente su quelle nazionali. 

Oltre alla piattaforma Brave1, la volontà di creare un’industria tecnologica nazionale ucraina è al centro anche di conferenze tecnologiche segrete tra dirigenti tecnologici ucraini e funzionari del Ministero della Difesa. Attualmente, anche grazie ad agevolazioni fiscali per i produttori di droni e alla motivazione a vincere la guerra, ci sono oltre 300 aziende tecnologiche in territorio ucraino, tra cui spicca AeroDrone. Partita come sistema di irrorazione delle colture con sede in Germania, è stata poi riorganizzata a seguito dello scoppio del conflitto russo-ucraino e ora i droni capaci di trasportare carichi pesanti fino a 300 kg sono in mano all’esercito ucraino.

Per ogni volo, l’azienda raccoglie dati che rispondono fino a 3.000 parametri, che permettono di conoscere cosa accade con ogni pezzo di equipaggiamento a bordo, considerando che le informazioni sul volo mentre sono bloccate o in condizioni meteorologiche diverse possono essere riutilizzate in altri settori o persino in altri conflitti.

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